Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 22 - 30 maggio 1899

RIPISTA 'POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALl Siamo brutali - qualche volta a esser brutali si è generosi - la èolpa è dei giovani. Sono essi che fanno nel nostro paese la pioggia e il bel tempo, essi che si sono presi appena la briga di nascere ma non ancora di studiare le opere dei morti, di leggere almeno le opere dei vivi ; essi, i nostri cari monelli, sfasciati appena, trovano subite, la Rivista e il Giornaletto dove versare i loro propositi e i loro spropositi, affermando con sicurezza tutto quanto par loro d'avere indovinato, imitando e copiando lo stile dell'ultimo libro francese, armati di tutto punto per scopare le scritture di coloro i quali hanno avuto la disgrazia di metterli al mondo. Mi direte che io sono pessimista ; io vi risponderò che tutta la vita mi avete detto il contrario, e anche vi dirò che, pessimista ed ottimista, fui sempre ammalato dello stesso male, la since1ità. Ho vissuto un pezzo nel mondo letterato, vi ho vi~suto solitario~ e vi assicuro che vent'anni fa, tal quale come oggi, toltene -poche eccezioni, ho incontrato l'odio dei genH primaticci contro l'opera dei nati prima. Ma anche vi so dire che più tardi ho riveduto, a dozzine li ho riveduti, i precoci di un tempo, placati dalla vecchiaia imminente, chiedere scusa ai più vecchi. Naturalmente si confessavano a bassa voce, ma erano davvero pentiti delle impertinenze stampate nti loro giornaletti e gridate forte nei loro comizi. E perchè questa gioventù non analfabeta va guastando da oltre un ventennio tutta quanta la letteratura? perchè la letteratura (si dica pure il contrario d1 chi è portato a suon di tromba da un editore potente) è in Italia un balocco; perchè i non più giovani se ne saziano presto per darsi alla· politica, e così le lettere rimangono e rimarranno un trastullo vano in pttgno della gentetta piccolina. Ho detto trastullo vano, ma più proprio è il dire trastullo cattivo. Leopoldo Marenco ne sa qualche cosa. SALVATORE FARINA. Polemica personale Benchè rileggendo la nota - un pò troppo vivace, questo si - che Ar:uro Labriob ha messo al suo studio Sul regionalismoin Italia, non vi abbiamo trovato nulla che potesse intaccare la reputazione dell'egregio Olivetti, pur nonostante aderiamo al suo desiderio e pubblichiamo per intero la sua lettera. Onorevole Signore, Lugano, 24-5-99. Speravo, secondo Ella mi annunciava nell'ultima soa cartolina, trovare nella ~ivista Popolare la mia dichiarazione in risposta al signor Labriola, ma con molta mia meraviglia invece non ho letto nulla che mi con-• cernesse. Ora, capirà Ella stessa, che dopo un mese e mezzo, nel prossimo numero della Rivista, la c,osa non avrebbe più alcun valore, e finirei ancora col farci io la più ridicola delle figure. La prego quindi, e mi affido per questo alla Sua lealtà, di· non inserire più la dichiarazione della quale si tratta. Piuttosto la richiederei di un favore. Per quanto concerne la polemica che potrei chiamare di merito, poco m' importa dei giudizi del signor Labriola. Sto preparando da anni un libro a base di statistiche vere e proprie sul Mezzogiorno e il Settentrione, e quando questo mio lavoro sarà. esposto sul rnercat0 della pubblicità, allora si vedrà se le affarnazioni del Labriola e di altri che la pensano come lui siano serie o meno. Ed ancora si vedrà se si possa attribuire un valore biblico e quasi assoluto a delle osservazioni unilaterali, compiute sopra -:.insolo ordine di fenomeni, per un breve periodo di tempo, come quelle del Pantaleop.i. Tutti i difensori della Italia meridionale quando van• tano la ineguaglianza tributaria a danno del Mezzogiorno, giurano sopra un equivoco. Essi si basano sulla ticchezt._a accertata, e trovano che in confronto a quella le tasse pagate dal Mezzogiorno sono eccessive. Ma non pensano e non riflettono, ciò che io proverò matematicamente, e a base di cifre, che, mentre nel Settentrione governi più illuminati procedettero a catastazioni regolari, si che l'estimo più si avvicina alla realtà., nel Mezzogiorno invece gli apprezzamenti di valore risalgono a tempi in cui per molteplici cause economiche quel che oggi vale 20, valeva I. Tutti gli atti e le discussioni per la Perequazione Fondiaria stanno a provarlo. Se Ella del resto avesse la pazienza di rileggere il mio opuscolo, vedrebbe come il fine di tsso non sia antimeridionale ma antidinastico, come io non voglia fare il processo al Mezzogiorno, che non ha nessuna colpa della sua inferiorità. sociale, ma il processo alla . . . . italiana. E dopo aver fatto, io socialista di vecchia data, anche dispiacendo agli amici miei, le più ampie dichiarazioni repubblicane, mi si accusa di intransigenza marxista, e di feticismo verso il mater:alismo storico, al quale credo as~ai limitatamente, come esplicherò in un mio prossimo articolo sulla Rivista di Sociologia ! - Il più bello si è che io ho pre;cisamente incominciato a riflettere sul problema meridionale per effetto di qualche suo libro, e soprattutto di qualche suo discorso parlamentare, on. Colajanni I Bisogna che io confessi che mi hanno giudicato con più equità i magistrati regi, i quali mi processano, e presto dovrò comparire alle Assise di Milano, per questo opusct lo, benchè stampato all'estero, originariamente su riviste tedesche, poi in Svizzera. Nemmeno m'importa che il signor La briola, a me che mi occupo da vari anni esclusivamente di scienze eco - nemiche e sociali, dia con presentuosa sicumera un patente d'ignoranza, che sta solo a rappresentare la sua spasimante immodestia. Di fronte al biasimo del signor Labriola, mi tengo pago delle congratulazioni, per non dire di altri, di Achillè Loria. Quel che men posso sopportare è l'insinuazione personale che il Labriola si permette a mio carico. Quella frase « autorizz..erebbqeualunque sospetto », che cosa vuol significare ? Se il signor La briola non ha 1 ·onore di conoscermi chieda con chi ha a che fare, ed imparerà. che ha insolentito gratuitamente un modesto ma devoto e vecchio, non di anni, ma di lotta, soldato della causa socialista per la quale ha sacrificato molto più di tanti che battono la grancassa, ha subìto sette od otto processi, s' è rovinato finanziariamente, ed è ridotto a vivere in terra straniera con povere risorse. Ella stesso, del resto, mi ·ha scritto deplorando le , frasi del Labriola. Veda dunque Lei, e non glie ne mancherà. il modo, in una nota di far sapere ai lettori della Rivista i quali non mi conoscessero, che in realtà. non sono l'individuo equivoco che il Labriol ... vorrebbe far credere. Vede che mi affido al suo senso di lealtà e di equità, perchè, francamente, credo sia meglio riservarsi ad altre lotte. Le sarò grato di un cenno di risposta. Suo A. O. 0LIYETTI. RIVISTADELLERIVISTE 'l(obcrto Dvfirabelli: Il diritto italiano. Il I 3 giugno 1863 un ministro dell'interno, il Peruzzi, stigmatizzò il programma di un sodalizio democratico perchè invocante un pattonazionale dettato da tutti, votato da tutti, supremo ptr tutti ed esclamò: « Signori, io credo che di patti nazionali l'Italia non ha bi- « sogno. Ne ha uno: lo Statuto. Non ne vuole altro. » E un deputato (Crispi): « Lo voleva Cavour >>. Onde il Peruzzi : « lo non credo che Cavour volesse questo. Per me o signori 1

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