RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZ:ESOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il I 5 e il 3o d'ogni mese ITALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nuDJ.ero separato s Oent. 20 AnnoIV. - N. 22 Abbonamento postale Roma30 Maggio1899. Som1nario Prof. IGNAZIOScARABELLI: Il Congresso all' Aja. Storia - Il Cardinale Ruffo. Prof. LurGI MARINO: Il parto (istantanea). Il discorso dell'on. Colajanni sulle comunicazioni Pelloux. La guerra è divenuta impossibile? ( Conversazionidi W. Stead con Bloch). E. VANDERVELDE:Le città " piovre ,,. Propositi di parte cattolica. GIOVANNI DE GENNARO: A proposito delle recenti pubblicazioni di Alessandro Groppali. SALVATOREFARINA: L'ombra d'un vivo d'ieri. A. O. OLIVETTI: Polemica personale. 'l(ivista delle Riviste. 'l(ecensioni. A giorni invieremo a tutti gli abbonati che non si sono ancora messi in regola coll'Amministrazione, l'ordine d'incassopostale per l'importo della somma dovutaci. Agli egregi amici che lo riceveranno saremo veramente grati se avranno la compiacenza di versare detto importo al portalettere, essendo questo il metodo più semplice, più sbrigativo e meno dispendioso per regolare certe piccole partite. L'Amministratore. IL CONGRESSO DELL'AJA Continuano i delegati di tutte le Potenze, ri1miti nel castellodei boschi vicino all' Aj a, a trattar delle quistioni loro sottoposte dallo czar, ossia Jei mezzi atti a rendere la guerra meno frequente e meno rovinosa. I reporters dei giornali sono lasciati inesorabilmente fuori dall'uscio ; perciò è d'uopo aspettare che il Congresso abbia terminato in qualche modo i suoi lavori per sapere alcun che di positivo. Ma, allo stato odierno, che cosa logicamente si può dedurre ? Subito dopo che lo czar aveva, l'anno scorso, lanciato per mezzo del suo ministro MuravieF, quel famoso memorandum ai capi di tutti gli Stati - il quale, per la sostanza, e anche in parte per la forma, assomigliava a un manifesto delle Società di Pace - molti ne furono altamente meravigliati. Alcuni dissero : " ecco lo czar dar ragione a quella pattuglia d'utopisti innocui che fanno parte delle Società di Pace ". Altri, che si vantano di essere cervelli macchiavellici, sentenziarono che lo czar riabilitava quegli ipocriti che parlano di pace mentre vogliono abbattere l'arca santa degli eserciti stanziali e, una volta avvenuto il disarmo, provocar vittoriose rivolte di plebi contro gli ordina• menti politici e sociali odierni. Altri sempre, fior di teste macchiavelliche in sessantaquattresimo, videro nella ufficiale proposta dello czar un mezzo ingegnoso e subdolo di far cadere, non sullo czar, ma sugli altri principi la responsabilità degli orrori della guerra, a cui preparasi l'autocrata mo• scovita ! E, fra quelli che hanno creduto essere st::ita fatta in piena buona fede la proposta dello czar, parecchi hanno affermato che questo potente sovrano ora giovane inesperto ed illuso, che toglieva incautamente al tro:10 suo il gran puntello del militarismo. E moltissimi conclusero che, per quanto buone fossero e siano le intenzioni di Nicolò II, il Congresso da lui bandito avrebbe avuto un completo insuccesso. Al punto che negli ultimi mesi dell'anno passato certi cc ben pensanti » vaticinarono che il Congresso non sarebbe neanche avvenuto. Ora si dice: è avvenuto unicamente per un riguardo che ogni sovrano non può che avere per lo czar. Intanto: è avvenuto. - Questo è già qualcosa. - E da cosa nasce cosa. Ma che mai è lecito sperare dai diplomatici e dai generali, i quali Eostituiscono la grande maggioranza dei delegati all' Aja ? Non son essi fior di conservatori e di retrogradi ? Forse che dessi non furono e non sono incensatori della gloria bellica ? L'equilibrio politico essi unicamente riposero, e ancora ripongono, sul contrappeso delle forze mi• litari degli Stati, non sulla indipendenza dei popoli, nè sul diritto di provvedere i popoli liberamente alle cose loro. Come volete che cotesti pl!rsonag~ gi propongano il disarmo, ossia la fine del militarismo e la liberazione dei popoli oppressi e la pace? Ciò renderebbe inutili i tenebrosi accordi e gli stratagemmi e le manovre della diplomazia. Sia pure. Ma i tempi sono mutati in gran parte. Tempi nuovi, fatti nuovi, nuovi ambienti politici,
422 RIPISTA POPOLARE DI POLITICA LETTEN.E E SCIENZE SOCIALI economici, intellettuali, impongono provvedimenti nuovi. La guerra in Europa diviene sempre più ·difficile e più antipatica.· Le società europee, mercè l'istruzione popolare e i progressi scientifici applicati alle arti, i quali centuplicano i risultati utiii del la- ,·oro umano, diventano meno barbare; e la guerra è la barbarie. Le società civili hanno vitale inte · resse di energicamente lottare contro quelle azioni che il codice penale chiama delitti; orbe:ie, la guerra è il compendio di ogni delitto. Le odierne micidialissime armi e l'odierna necessità di condurre sul campo di battaglia, se vuoL,i vincere, un enorme numero di combattenti, accrescono enormemente il numero dei feriti e dei morti. È noto che Bismarck aveva detto che la guerra del 187071, la quale tanti e sì atroci dolori aveva prodotto non solo al popolo francese, ma anche a quello tedesco, sarebbe stata un giuoco da fanciulli in confronto di una nuova guerra franco-germanica. Non vi è più guerra la quale non 5ia, anche per il vincitore, un immane disastro economico. Gli orrori di una grande guerra spaventano perfino i militaristi che non abbiano perduto il ben dell'intelletto. Non vi è più interesse per gli Stati europei a far guerre fra di loro per il possesso delle colonie ; invero, se per l'affare di Fascioda e dell'Africa equatoriale, la Francia e l'Inghilterra si fossero azzuffate in battaglie terre)tri o navali, avrebbé•ro ambedue subito danni cosi gravi che giammai potrebbero loro essere compensati dai lucri attinti ai possedimenti africani. Non vi è più dinastia la quale non tocchi con mano quanto oggidì possano esserle dannose le guerre non assolutamente necessarie. Non vi è più persona di buon senso, la quale non comprenda essere le enormi spese militari causa principale degli enormi debiti pubblici e delle tasse dissanguatrici e del malcontento, tal - chè, come ben disse lo czar nel suo memcraridum del 1898, " le crisi economichesono dovute in gran parte al regime degli armamentiad oltranza n e " gli es,rciti odierni sono un peso che semprepiu schiaccia i popoli ", ed u appare evidenteche, se questa situa-· z._z'onsie prolungasse,condurrebbea quel cataclisma stessoche si vuol scongiurare e i cui orrori fanno fremere antict'patamenteogni cuore umano "· Onde necessitano acconci e pronti provvedimenti. Colla proposta sua, lo czar mostra d'essere, non un utopista, ··ma un avveduto e positivo reggitore di popoli. In verità, è solo mercè la pace che l' imper_o russo diverrà potentissimo. Il suo immenso territorio è ancora, per la maggior parte, incolto, o mal coltivato. Molte sue popolazioni rurali sono decimate dalla fame, hanno bisogno di pane, di scuole, di case sane, di strade, di ferrovie, di capitali, che le odierne enormi spese militari rendono difficili, che la guerra renderà impossibili, e che solo· potranno dare la pace e il buon governo. La guerra di Crimea aveva costato al popolo russo 500 mila soldati circa, morti per la maggior parte di stenti e di malattie, e quattro miliardi di franchi; e subito dopo, e per alcuni anni seguenti la miseria squallida uccise a centinaja di migliaja i contadini russi, ridotti, per effetto della guerra e delle tasse esorbitanti, a non aver più qualsiasi alimento. E che cosa ha guadagnato il popolo russo colla sua guerra vittoriosa del 1877 contro i turchi ? insieme a una provincia di 300 mila persone, acquisto 3 miliardi di debito nuovo che gli costa ogni anno r 50 milioni di lire d'interesse! La Russia è un colosso che ha le gambe di un nano, perchè è molto povera. L1 miseria è la più desolante delle debolezze. È perciò che le miserrime popolazioni dell'India, 2 50 milioni di bipedi implumi, stanno sotto il piede di poche migliaja di dominatori anglo-sassoni. Ed è pure la miseria uno dei principali moti vi per cui un altro formicajo umano, quello della China, oggidì è debole. . Forse il senso delt'umanesimo, certamente la conoscenza del ben inteso interesse della Russia, indusse lo czar, a promuovere l'odierno Congresso per la pace. M.1 il Congresso, composto m maggioranza di diplomatici e di generali, non voterà, è possibile, il disarmo. Tanto più che, ancora pochi di fa, lo imperial sire di Germania pubblicamente parlava di nemici dell'impero suo, contro i quali è d'uopo ch'ei si premunisca. Per fortuna, l'industrialismo che fatalmente si avanza in ogni parte dell'Europa civile, va atrofizzando il militarismo. Fra gli Stati europei, quello fino ad oggi più industriale è l'Inghilterra e quivi il militarismo è già in gran parte atrofizzato. Anche in Germania l'industrialismo si sviluppa trionfalmente : a fianco delle grandi caserme militari vi sono già numerosi i grandi opifizi, che sono gran· di caserme iudustriali, e...ceci tuera cela. Per ora, i più potenti Stati del mondo sono due: l'Inghilter- . ra e gli Stati Uniti, e sono fra i grandi Stati i meno militaristi e i più progrediti economicamente. Gli Stati Uniti, che non ebbero al collo le grossa pietra degli armamenti, progredivono in questi ultimi lustri a passi giganteschi, e stanno per sopravvanzarci non solo nel campo economico, ma anche in quello intellettuale. Per l'Europa continentale ormai si affaccia inerorabile il dilemma : o disarmare,o decadere. È perciò che è lecito sperare che il disarmo verrà in tempo non lontano. * * * Intato è probabile che il Congresso dell' Aja affermi già fin d'ora la necessità dell'arbitrato internazionale. L'obbligazione di non rifiutare la proposta dell'arbitrato, sancita dal trattato di Parigi del 18 56, era stata, si può dire, quasi soltanto teorica. Ma non fu una dichiarazione affatto inutile. D'allora in poi la causa dell'arbitrato ha fatto, prin• cipalmente nelle Americhe, un grande progresso. E poichè tutti ormai riconoscono la necessità di evitare, per quanto è possibile~ la guerra, è possibile che il Congresso dell' Aja emani qualcosa di serio che concreti i mezzi acconci a risolvere i conflitti internazionali mercè l'arbitrato. Checchè avvenga, è certo che questa è la prima volta che si riuniscono i rappresentati di tutti gli Stati per discutere dei modi con cui prevenire il flagello della guerra. Il sovrano che avesse, un
W...IVI'STAPOPOLARE JJJ POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI secolo fa, lanciata l'idea di un simile Congresso, dell' Aja è un grande avvenimento nuovo, come fu avvenimento grande e nuovo il Congresso delle delle religioni tenutosi in Chicago nel I 894. Questi due Congressi mostrano che ormai si riconosce non solo dai filosofi e dagli economisti, ma anche dai potenti della terra che vi sono idee, sentimenti, aspirazioni, interessi proprii a tutti i popoli civili, e che dalle patrie isolate e ringhiose si puo e si deve assurgere all'umanesimo; mostrano che si apre una nuova fase non solo sociale, ma anche internazionale, annunziatrice di tempi meno tristi. IGNAZIO SOARABELLI. STORIA IL CARDINALE RUFFO L'ultimo sequesto che ha subito la Rivista umi- . lia chiunque vorrebbe che l'Italia stasse a livello dei popoli civili, ed addolora ed imbarazza chiunque deve scegliere eJ ordinare il materiale per compilarla. Quel sequestro ammonisce che non si puo parlare liberamente nemmeno dei ministri che la Carta Albertina dichiara soli responsabili ! Infatti, per quanto grande sia l'intenzione di scovare il reato nell'articolo incriminato non ci si riesce. Non eccitamento all'odio tra le classi sociali, non offese al' Re e alle istituzioni - nulla di sequestrabile, come fu rilevato nello stesso numero del 15 Maggio. Gli altri sequestri avvenuti contemporaneamente in Roma hanno fatto sorgere il sospetto che il Fisco abbia ricevuto una parola d'ordine dall'impareggiabile ministro Bonasi. Non osiamo affermarlo. Sia o non sia fondato siffatto sospetto, è certo che non si può scrivere con una relativisc:;ima libertà delle cose presenti, quando non si possiede la forza di cantare le lodi dei reggitori emeriti che si gode l'Italia. E percio che siamo venuti nel proposito di occuparci dt cose passate astenendoci anche da commenti e confronti, che si potrebbero giudicare offensivi pei viventi; e ce ne occuperemo riproducendo, quando è possibile, le parole e i periodi precedentemente pubblicati in libri non sequestrati. _In questa guisa speriamo di non destare le ire dei magistrati, che troppo preoccupati nel dare la caccia ai sovversivi non trovano il tempo di dare ~ddosso ai grandi ladroni, che fanno man bassa dell'onore e delle sostanze dell'Itali;i, nostra. Qualcuno penserà che certe nostre esumazioni hanno l'aria di volere riabilitare gli aborriti tiranni di una volta. Pensi pure ciascuno come vuole; noi non abbiamo che uno scopo : quello di ricercare e di far nota la verità, niente altro che la verità! Oggi cominciamo dal riprodurre dall' A, chivio storicoper le provincienapoletane (Anno VIII. 1883 p. 65 3) questa lettera dell'odiato - e un poco calunniato - Cardinale Ruffo, il capo delle orde della Santa Fede. Nel numero venturo l'intratterremo di un avvenimento più importante e più recente. Ecco la lettera : Dalla Reale Casina al Ponte dela Maddalena presso Napoli, 21 giugno 1799. « ..•. Il dover governare, o per dir meglio comprimere un Popolo immenso, avvezzo all'anarchia la più decisa; il dover governare una ventina di Capi ineducati, ed insubordinati di truppe leggiere, tutte applicate a seguitare i saccheggi, le stragi e la violenza, é così terribile cosa e complicata, che trapassa le mie forze assolutamente. Mi hanno portato ormai I 300 Giacobbini, che non so dove tenere sicuri, e tengo ai Granari del Ponte; ne avranno strascinati o fucilati almeno 50, in mia presenza senza poterlo impedire; e feriti almeno 200, che pure nudi hanno qui trascinati. Vedendomi inorridito da tale spettacolo mi consolano, dicendomi che i morti erano veramente Capi di Bricconi, che i feriti erano decisi nemici del Genere Umano. Spero che sia vero, e co&ì mi quieto :.m poco ». Così pensava e scriveva un capo di briganti! Dove trovare tra i ... moderni un uomo, che senta tanti scrupoli e tanta pietà per gli uccisi e che acquieti la propria coscienza nella speranza che essi siano dei bricconi ? Solamente in Inghilterra. Lo vedremo un altra volta. IL PARTO (istantanea). Parto laborioso! ma finalmente l'abile ostetrico è riuscito ad estrarre il feto. Il pericolo grave, l'operazione difficile, nondimeno la madre sopportò tutto senza emettere un grido, quasi fosse cloroformizzata od anestetica. Che donna! E i suoi figli? piu insensibili della madre, malgrado la vedessero straziare dai terribili ferri del mestiere e conoscessero la natura della prognosi. Ohe figli! In complesso l'I1alia - questo il bel nome della puer• pera - forte prima del parto~ forte nel parto, forte dopo il parto, rende immagine di un'alunna postuma degli Stoici, anzi di Epitteto a dirittura, che lo stoicismo conciliò col ..... cinismo. Un dì il padrone, torcendogli una gamba~ stava per rompergliela. « La rompei ai » - disse lo schiavo filosofo, tanto superiore del resto al filosofo schiavo di oggi; - e, quando l'ebbe rotta, saggiunse serenamente: « Non te l'avevo io detto? )) Epitteto consigliava l'insensibilità, in cui, con l'aggiunta di un'assoluta indiflerenza rispetto alle cose esterne, faceva consistere la grandezza d'animo. Certamente di caratteri vigorosi non ne mancavano al tempo suo ; ma non è prova forse di vigoria quella che ha dato l'Italia? Epitteto trasformò il fatalismo stoico in un perfetto quietismo. Per lui, la volontà di Dio, separata dal mondo, è l'online del mondo, e libero è chi vuole quanto Dio vuole. Non si muove foglia che Dio non voglia; dunque l'uomo non è provvidenza a se stesso: la provvidenza - Bossuet anticipato - non muove la staria dal di dentro, sibbene dal di fuori. Dall'homo sapiens, com'è concepito da Epitteto, all'homo sapiens, CO· m'è concepito da Schopenhauer, la differenza è lieve: l'uno insegna che il sapiente salva la sua vita perdendola; l'altro che il sapiente deve morire senza cessare di vivere. E l'ideale della perfezione, secondo Tolstoi, non è la non resistenza al male? 11 cinismo (daccapo!) non è superato; semplicemente si è ito modificando, è sempre nello stato di ricorso a grado a grado perfezionandosi. In sostanza, l'indifferentismo dell'Italia è il prodotto dell'ambiente sociale, donde la forza indomita che trae l'Inghilterra, il Giappone, la Germania, la Francia, perfino la Spagna a cinesizzarsi. Il neonato, manco a dirlo, non si sottrarrà alla legge di retaggio biologico e somiglierà al fratellino dianzi morto, non vissuto che un anno appena - povero citto/
<J{IPISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI - però la sua vita fu bre.-e e gloriosa come quella di Ercole. Insegna la fisiologia, che quando l'anitroccolo sboccia dall'uovo e vede l'acqua di uno stagno vicino, vi salta dentro e comincia a nuotare. Ebbene,· se sapere e prevedere, posso affermare che il neonato alla vista della baia vi salterà dentro, perchè nel suo asse ctrebro-spinale preesistono ca tene di cellule e di fibre, onde i movimenti riflessi si determinano. Non manca che l' eccitazione perche si destino le onde molecolari nervose, le quali hanno già delle correlazioni con le cude della baia. Ci è dunque la possibilità d'insorgenza dd movimenti riflessi, che finiranno con quel determinato movimento: il salto dell'anitroccolo. E ·;i poi ..... Catania 15 Maggio '99. Prof. LUIGI MARINO N. B. Questo articolo arrivò tardi per essere pubblicato nel numero precedente; ma per assestare scudisciate sulla faccia degli italiani si è sempre in tempo. Ecco perchè lo pubblichiamo. La 'l{_edazio11e Il discorso dell'on. N. Colajanni sulle Comunicazioni Pelloux Pubblichiamo per intero il resoconto stenc:rgrafico, ufficiale - noti bene il R. Fisco! - del discorso pronunziato alla Camera dal nostro Direttore sulla discussione delle Comttn:cazioni del 2. 0 gabinetto extraparlaml:!ntare Pelloux, perchè questo discorso sottolinea il significato vero della importantissima votazione segreta ( r) che alla Camera si è raccolta, in difesa delle alte prerogativeparlamentari, sul nome di Giuseppe Zanardelli; e perchè le dichiarazioni fatte il giorno 3 1 dall'on. Pelloux, e l'impenetrabile suo successivo silenzio - nemmeno scosso dalla scudisciata Bovio denunziante l'agguato - hanno confermato quel che ha detto per primo nel suo discorso l'onorevole Colajanni, e cioè che il ministero è un ministero comandato. « Il ministero è qm llo che è - esso si è formato pc-r poter raccogliere una maggioran~a che gli permettesse di lavorare - la sua maggioranza è unicamente composta dai difensori delle istituzioni - » ha detto Pelloux spiegando il mistero della sua 2.a incarnazione : e se il ministero Pelloux non si sa quel che sia, se non sì può penetrare ancora il programma che vuol lavorare, se il nuovo Salvatore schi~ra tra i sovversivi persino Zanardelli, Giolitti, Coppino e Nasi, passati decisamente all'opposizione, che vuol dire ? Piace a chi comanda .... e basta. È vero che il ministero per non esser cacciato via ha dovuto sconciamente nascondersi dietro il paravento delle dichiarazioni di Visconti V enosta, dichiarazioni sibilline che hanno potuto contentare Rudini, che trepidava per la contradizione, perchè gli son parse anti- espansioniste, e nel temµo stesso nel dubbio, hanno potuto far astenere Alessandro Fortis che aveva inchiodato alla gogna dei voltafaccia Pelloux, Baccelli e Lacava; ma che importa? Il ministero del generale si è salvata la pelle, e quanto alla dignità penserà a comodo suo. LA REDAZlONE. (1) Le votazioni pubbliche successive dell'opposizione, sempre più assottigliantesi, sono l'esponente del coraggio civile dei rappresentanti della Nazione. N. d R. Colajannl. Onorevoli colleghi, non è facile il compito del, l'oratore poco fortunato che deve prendere a parlare immediatamente dopo chi milita nel proprio partito: accade, naturalmente, a questo oratore: poco fortunato di trovare che il terreno è stato, in gran parte, occupato dall'oratore precedente. Ed io sono lieto che l'oratore precedente abbia toccato alcuni punti, e li abbia toccati bene, mentre forse io li avrei trattati m..,Jto male. Sulla politica coloniale, di cui si parla in questa discussione, non ho che da fare dichiarazioni brevissime ; non ho che da esprimere desideri chiari, netti ed ardenti. Io vorrei che di politica coloniale si parlasse, una buona volta, ex-professo, nella Camera, e si dicesse chiaramente al paese: questi sono gli obblighi, questi i s:.icrifizi di un popolo che vuole imprendere virilmente la politica coloniale; questi sono i benefici che potrà aspettarne. Per quanto io mi sia studiato di conoscere il pensiero della Camera su questo argomento, ho veduto sempre che, nelle discussioni tutte, dal 1885 in poi, salvo guizzi vivaci, c'è stato sempre l'equivoco ; non si è mai detto chiaramente sin dove si voleva arrivare. Si son fatte nascere molte speranze nell'animo del popolo; ma, certamente senza volontà di coloro che erano la causa diretta ed immediata del fatto, si è ingannato il paese. Io credo che l'uomo il quale più energicamente volesse la politica coloniale, ed a ve,se più chiara la visione dei fini da raggiungere, sia stato l'on. Crispi. Però, egli ebbe un torto molto grave : quello di esseni associato un ministro del tesoro, che io stimo moltissimo appunto per le sue qualità speciali di ministro del tesoro, ma che stringeva la borsa, quando l'onorevole Crispi le voleva molto allargare. (Interruzione a bassa voce del deputato Crispi). L'onorevole Crispi m'interrompe sommessamente, per dirmi che l'onorevole Sonnino non volle mai stringere la borsa. È questa una contestazione nella quale io non mi cimento; certamente, fra loro, si possono intendere meglio. Certo si è che ci fu una voce, in quei tempi, non ismentita, che ci fosse in seno del Ministero contrasto vivissimo tra chi voleva spendere troppo e chi non voleva spendere (ed aveva ragione; ma aveva il torto di stare con l'onorevole Crispi) e chi non voleva spendere tutto quello che gli si domandava. Crispi. Non è vero I Colajanni. A tempo debito non avete smentito. E poi voi siete infallibile. (Si ride). Ma lasciamo stare tutto questo e veniamo una buona volta alla sincerità politica; diciamo nettamente quello che si vuole e dove si vuole andare. Così al popolo faremo comprendere a quali sacrifici si deve preparare. Il popolo risponderà se vuole o no affrontarli. Ho detto il mio pensiero sulla politica coloniale rapidamente e non mi occupo dell'episodio chinese, cominciato nel modo deplorevole che tutti conoscono, con un atto di vassallaggio verso un'altra potenza, e continuato a svolgersi in un modo che non mi permetto di qualificare con la parola che vorrei adoperare, perchè troppo dura ed io non voglio affrontare l'ira di molta parte della Camera. Vengo, quindi, alla questione di politica generale e di politica interna, alla quale mi riferivo precisamente allorquando, appena iniziata la crisi, mandai un'interpellanza alla Presidenza in proposito. Tratto della qu~stione politica un poco nella sua forma costituzionale, perchè essa si impone ed ieri si è imposta, in un modo eccezionale, alla coscienza pubblica. Comincio col fare un'osservazione all'amico mio Barzilai, E badate che non è la prima volta che non vado d'accordo. in più o in meno, cogli amici di questa parte della Came:-a, poichè io sono una specie di insubordinato, di indisciplinato, quindi non vi farà meraviglia. Comincio coll'osservare all'amico mio Barzilai, che egli ha torto e molto nell'aver tentato (tentato solamente e con molta prudenza) di attenuare il valore, il significato del voto di ieri. Diciamolo schiettamente : è uoa bastonata che questa parte della Camera, la Sinistra, ha ricevuto col bastone àella Destra, maneggiato abilmente e nobilmente dal braccio di ferro, che si vanta essere stato uno dei capi della Sinistra. Questa è la verità. Ma, giacchè siamo in tema di sincerità, confessiamo ancora di più : la Sinistra ha meritato la bastonata. Questa è una verità che risulta dal voto di ieri e che nessuno può nascondere. D'altronde perchè la Sinistra ha meritato la bastonata? Perchè essa ha prodotto molti disinganni nel paese : ha promesso libertà ed a tempo debito ha poi tolto quella che c'era; ha pro• messo una finanza democratica e purtroppo la democrazia e l'aristocrazia hanno finito per ispogliare 11 popolo; ha promesso una riparazione generale, ed a quale misera cosa questa riparazione si sia ridotta tutti lo conosciamo. (Bene I) Ma la Sinistra l'ha meritata ancora di più, perchè essa (lo lascino dire i colleghi a me che non risparmio all'occorrenza
'R.JVJSTA POPOLARE Di POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI me stesso) ha dato esempio doloroso di indisciplinatezza e di caudillaje. Coloro che conoscono la storia della Repubblica Argentina e di altre Repubb:ichette del mezzogiorno dell' America sanno che cosa è 11 caudillo. Si segue un piccolo capo, si seguono tanti capi, si smarrisce la retta via che è quella che semplicemente deve essere contenuta nel programma. Questa è la dolorosa verità. Ed io non posso che deplorare vivamente che ieri si siano trovati oltre sessanta deputati i quali siedono su questi banchi, a fa r fare la figura di essere i banchi più numerosi della Camera, per votare poi in favore della Destra. Ed ha tutta la mia ammirazione quella parte della Camera dove ieri non un solo deputato ha votato contro sè stesso ; perchè ieri si è ripresentato qui su quei banchi, dopo il 1876 un Ministero puramente e semplicemente di Destra. Questo il nobile esempio che la parte opposta da noi ci ha dato, è questo l'esempio che non hanno voluto seguire gli uomini che seggono a Sinistra. Ed io che non ho risparmiato mai l'onorevole Crispi, (OohI) lasciatemelo dire, ieri ha avuto, per quanto esso non l'abbia voluta, la mia ammirazione. Egli ieri avrebbe potuto sfogare odii, risentimenti, rancori..., Crispi. Non nè ho. Colajanni. Tanto meglio, se non è così, caso mai ritornasse al potere non si sfogherà contro di me. (I11terruzioni del deputato Crispi). Santini. L'avete conosciuto troppo tardi! Colajanni. Io gliene supponeva, lo credetti uomo, ma vedo che mi sono sbagliato e che sembra Dio. (Si ride). Dunque ieri ammirai l'onorevole Crispi che ha dato l'esempio, ha capito, ha intuito l'avvenimento e, non sentendosi la forza di votare per quelli che io, umanamente, supponeva suoi avversari, si è astenuto. Quella astensione aveva un altissimò significato, che gli uomini i quali siedono in questa parte della Camera .non hanno capito o non hanno voluto assolutamente capire. E loro la responsabilità degli a ·;venimenti che si vanno maturando. ('Bene ! - Commenti). Onorevoli colleghi, nello schema del mio discorso, (poichè io mi ficcio uno schema sapete, non improvviso) nello schema del mio discorso, avevo preparato qualche cosa circa i l « Torniamo allo statuto » dell'onorevole Sonnino. Taglio, perchè non avrebbe più ragione di essere questo mio accenno, dopo che tanto opportunatamente ne discorse il collega Bar - zilai. Ma poichè sono in tema di auguri sulla politica coloniale e sulla sincerità politica della Camera, a me non resta che manifestare un augurio sincero, ed è che egli che, d i fronte a questo Gabinetto, fa la parte di protettore, assuma come fece Gambetta in Francia, prima quella presidenza alla quale si vorrebbe inchiodare l'amico Palberti, per poi rifare egli il grande Ministero. Non dico che egli voglia la caduta del Ministero presente, ma a questa posizione netta egli, che ha il merito grandissimo, che manca a molti suoi colleghi, di dire chiaro quello che vuole e di chiamare le cose col proprio vero nome, egli si dovrebbe acconciare e cogliere l'occasione per prendere quella successione all:t quale tutti gli hanno appianato la via. Questo è il mio vo:o quanto a lui. ( Commenti). Ma sulla crisi l'onorevole Barzilai ha accennato a qualche cosa e permettetemi di tornare un momento indietro per dire una sola parola che ha la sua importanza, perchè vuol<! significare il valore della cosa. L'amico Barzilai, e me lo ricorda l'onorevole caritano Radice che vedo qui v:cino (Si ride), l'amico Barzilai disse, e ne faceva lode al suddetto capitano che i calcoli suoi :;i erano ieri verificati: è la prima volta che si verificano. (Ilarità). Aspettate, si sono verificati i calcoli suoi (e bajate altrimenti non avrebbe valore la const 1tazione che voglio fare; sarebbe un incidente troppo m~schin 1, mentre invece serve a significare quale è la posizioce della Camera) per una semplice ragione: egli che conosce la Camera sapeva che questa non vota contro il Governo; era quindi a lui fa - cilissimo di preannunziare e prt!ci ;are la maggioranza che non è mancata mai ad alcun Governo, che non mancherebbe anche all'onorevole Andrea Costa se egli fosse al Ministero rnche colle istituzioni vigenti ... Voci. No, no! A Lampedusa. Colajanni. Veniamo alla crisi sulla quale io aveva presentato un'interpellanza. Anche su questo punto ha mietuto il mio amico l'onorevole Barzilaì ; io debbo, quindi, spigolare mettendo i punti sugli i. Mettiamo, dunque, i punti sugli i. Certamente non devo, non poss", nè voglio sollevare dubbi sulle intenzioni dell'onorevole generale Pelloux ; 1 itengo che tutto ciò che ha fatto l'abbia fatto a fin di bme ; ritengo che l'ha fatto, perchè così ha creduto di rendere un servizio alle istituzioni e alla p.itria. Ma, siamo sinceri, lo spettacolo di eclettismo elevato all'ennesima potenza, (non dico fin de siècle, perchè il secolo sta per morire e non vale più) questo eclettismo dimostrato dall'onorevole Pelloux, per il quale in un certo momento si credeva abbracciato come un fratello siamese all'onorevole Giolitti, più tardi lo si suppose intimo dell'onorevole Sonnino, poi dell'onorevole Prineni; questa facilità io otto giorni di passare attraverso tutti i settori della Camera è veramente meravigliosa. Ma c'è di più, onorevole generale ... Una voce di sinistra. Che generale I Presidente del Consiglio. Colajanni. Sarà e dovrebbe essere Presidente del Consiglio, ma il modo come ci tratta è non da ministro, ma è semplicemente da generale ... (Oooh ! Oooh ! a destra). Presidente. Non raccolga le interruzioni ! Colajanni. M'interrompono ed io ho la debolezza di raccogliere le interruzioni. Dunque, onorevole Presidente dd Consiglio, cosi mi metto in armonia coll'onorevole Sciacca della Scala, Ella senza accorgersene ha commesso atti che certamente nella buona società, in una quadriglia, le avrebbero procurato un biasimo solenne. L'onorevole Barzilai accennò appena appena al contrasto spiccato delle persone e delle cose che c'era nella sostituzione dell'onorevole Booasi all'onorevole Finocchiaro-Aprile; accennò pure al contrasto delle cose che ci doveva essere un tempo, credo che non ci sia più ora, tra l'onorevole Canevaro e l'onorevole Visconti-Venosta, il quale, checchè si pensi e si dica , non è più di quello di pochi mesi or sono. (Commenti). Ma c'è di più : c'è qualche cosa che risente, non so... si direbbe .. . la sconvenienza. Ma trovatemi voi una parola più mite, più blanda. Come mi spiegate voi la sostituzione dell'onorevole Nasi, che mi spiace di non vedere, perché io non esiterei a dargli lode pièoa ed intera per l'atto suo di sincerità politica compiuto ieri ? Egli non è venuto qui con la solita ipocrisia, ma è venuto qui ed ha votato contro il Governo ed ha compiuto il suo dovere di uomo politico e di cittadino. Io perciò lo lodo (Interruzioni) e cosi dovrebbero far tutti. E che cosa vi pare, ripeto, della sostituzione dell'onorevole Di San Giuliano all'onorevole Nasi? E che cosa dire della sostituzione di Bettòlo a Palumbo, di uno che vuol vendere le navi all'altro che le vuole comprare? (Ilarità - Commenti). E che cosa vi p.1re della sostituzione dell'onorevole Boselli all'on. Vacchelli antagonisti? E trovate molto corretta la sostituzione dell'onorevole Salandra all'onorevole Fortis, cioè della sostituzione a queito di uno dei più fieri oppositori anche in quelle leggi el io quelle questioni nelle quali la Camera consentiva con l'oo. Fortis? lo non so veramente, onorevole Pelloux, quali criteri vi abbiano guidato. So bene, lo dico francamente, che le persone le quali vi stanno accanto, come persone, sono veramente eccellenti ; d i esse e del Ministero si può ripetere quello che uno storico latino (se ci fosse presente l'onorevole B:iccelli direbbe che di latino me ne intendo poco) ha detto : :Ministri boni viri, rni,iisterium ... autem mala bestia. (Interruzioni vivi:sime - '!{_umori). Aggiungo ancora una ?arola, e poi concluderò, sul valore politica dd cambiamenti ministeriali, del passaggio da!la sini - stra alla destra. Molti si giustificano col dire che ci sono ancora i rappresentanti della sinistra nel Ministero. C'è l'onorevole Baccelli il quale è un illustre medicò, e biologo, e saprebbe benissimo il valore preciso della parola che vogliono adoperare e che si può pronunziare senza sollevare scandalo ; i ministri di sinistra nel Ministero, i quali sono i cosiddetti corpi obsoleti, sono il caput mortuum, rappresentano organi senza funzione (Ilarità vivissima - Interruzioni). Voci. Lacava ! Lacava i Colajanni. Dunque per concludere vi dirò che non arrivo a comprendere tutte le giustificazioni accampate ieri da mol1 i che nei corridori erano vergognosi del voto dato e dicevano .. . Voci. Chi sono ? Colajanni. 1 colleghi che vogliono sapere chi sono, vogliono cenamente far nascere cento questioni personali ... Presidente. Ma non raccolga le interruzioni ! Colajanni. .. dicevano dunque che per un incidente non valeva la pena di votare. Ma, signori, i Parlamenti serii, che s i rispettano, votano precisamente su questi incidenti, perchè questi incidenti, escludendo tutte le qi.estioni personali e re - gionali. danno iutero il carattere politico alle votazioni, che si voglio.no provocare. Voci. E verissimo! Colajanni. Io Inghilterra si eliminano certe que5tioni perturbatrici e si dice: noi votiamo sulla diminuzione di IO lire sterline sul tal capitolo del bilancio. Questo si fa io Inghilterra, ma non si fa menomamente da noi. Dunque non c'è che dire; quelli, che vot:1rono ieri in favore del Ministero,
RIVISTA POPOLARE 'IJI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC..\ALl votarono per la destra. Ogni altra attenuazione non è che un'ipocrisia, per non dire una menzogna. Io senza insistere sul valore delle dichiarazioni dell'onorevole presidente del Consiglio, che sono già state esaminate, vengo alla conclusione. La conclusione è questa, che, attraverso tutto questo chassezcroiser di persone, attraverso . tutte queste piccole, diremo, sconvenienze, e' è qualche cosa che non ferisce le persone, ma ferisce più in alto, forisce cioè le cose, ferisce le istituzioni. Badate, io non sono tenero di certe forme delle istituzioni però sono tenerissimo del regime rappresentativo. Ora il regime rappresentativo, qui e' è un pubblico elettissimo che mi intende, va al di là delle parole dello Statuto, va al di là del Re, o del Presidente delJa Repubblica, è qualche cosa di più alto, di più nobile, di più elevato e generale. Tutto quello eh' è avvenuto ferisce, dico, le istituzioni reppresentative, perchè conduce fatalmente a quest'altro fatto, veramente scandaloso nella nostra vita pubblica, che cioè non v' è continuità di pensiero tra il deputato ed il ministro; perchè conduce a quel dissidio permanente con sè stessi, di coloro, che oggi siedono al banco dei ministri e che ieri sedevano al banco di deputato. Questa contraddizione permanente fa sì che il popolo non creda più alla sincerità ed alla lealtà delle manifestazioni sia al momento del voto, sia quando vede andare al potere uno degli eletti. E solamente per alcuni uomini di questa parte della Camera, che si hanno votazioni senza carattere personale, senza secondi fini, ma per tutto il resto delle votazioni, fatte le debite eccezioni, noi sappiamo da qual criterio siario determina te, certo con l'assenza completa del bene della Patria. Voci. Oooh I Oooh ! ( Rumori vivi~simi - Benissimo I all'estrema sinistra). Crispi. Domando di parlare per fatto personale. Dunque, onorevoli colleghi, dato questo discredito de]]e istituzioni parlamentari, fatto doloroso, che noi tutti dovremo impedire, lasciatemi, che, prima di venire alla conclusione, io vi narri di un grande oratore, che fu anche un grande uomo di Stato, di Thiers. Si discuteva nel corpo legislativo frantese, il 2 aprile I 869, delle condizioni interne della Francia e delle istituzioni, che l'impero aveva dato alla Francia, del bisogno urgente di riforme, del bisogno impellente di libertà: e vedremo se Thiers avev;:i..ragione e dove arrivò. Molti lo interruppero, e queste interruzioni si capiscono quando si dicono delle verità che non riescono a tutti gradite. Thiers diceva : vedete in Inghilterra con la monarchia non ci sono repubblicani, è il solo paese in cui repubblicani non ci siano! E sapete perchè non ci sono? Perchè l'essercene sarebbe un non senso. (Questo h dissi altra volta alla Camera, e dal banco della Presidenza mi richiamarono, quasi che io avessi fatto un insulto alle istituzioni). Molti interruppero il Thiers, gli dissero : ma cosa andate contando voi che avete scavato la fossa alla monarchia di Luigi Filippo ? Non vedete che le istituzioni inglesi non sono possibili sul continente europeo ? . on vi accorgete che hanno fatto cecca dappertutto ? Ma non vi persuadete che la Francia non è adatta? Ed il Thiers allora in una magnifica improvvisazione disse come e perchè le istituzioni inglesi, il regime rappresentativo costituzionale quale si è andato svolgendc in Inghilterra, non fossero attecchiti cul continente europeo. Onorevoli colleghi, non mi interrompete in quello che sto per dire e lasciatemi finire; dopo lapidatemi, moralmente si intende I Il Thiers disse dunque: allora quando le irresponsabilità da un lato e le responsabilitàministeriali dall'altro diventano una finzione, il popolo presto o tardi conosce che di finzione si tratta. E soggiungeva: la casa dellamonarchia. (È il Thiers che lo diceva ....) Voci. Si sai Colajanni.... è una casa di cristallo, dove tutti vedono,-ed è di cristallo, soggiungeva lui, e percio molto fragile. Dunque non attecchiscono fra noi le istituzioni rappresentative, che riescono alle adulterazioni deplorevoli perchè le irresponsabilità da un lato e le responsabilità dall'altro sono una finzione da tutti conosciuta. E conchiudeva il suo discorso volgendo al ministro presidente : Dateci la libertà (e voi non ce la potete dare onorevole Pelloux, perchè non è in vostra facoltà di darla), dateci le libertà, perchè potrà venire il giorno in cui i figli della Francia siano chiamati alla frontiera a versare il loro sangue per una causa che non sanno quale essa sia I Parlava così il 2 aprile r 869, e voi sapete che non passarono che un anno e Sedan distrusse l'Impero e produsse la rovina della Francia. Io non voglio fare il profeta, non ne ho la virtù ... (U!J! uh!) Jo dico semplicemente: non vi lamentate del popolo, se il popolo quando avrà perduta 1n. fede in noi, la fede ne]]e istituzioni, penserà a provvedere alla propria salute. (Approvazioni all'estrema sinistra. - Rumori). Per la solita sovrabbondanza di materia siamo costretti a rinv1are ai prossimi numeri degli articoli gia preannunziati. La guerra \ e divenutiampossibile ? Conversazione di W. Stead con Bloch. Chi sia "\V. Stead i nostri lettori più o meno lo sanno: è l'apostolo della pace in Inghilterra dove fece una splendida campagna contro la corruzione dell'aristocrazia e dell'alta borghesia nella 'Pali Mall Gazzette. Meno noto è il signor Bloch: è un banchiere di Varsavia che ha scritto un libro che gli acquistò subito una grande celebrità, è la cui lettura si dice che abbia suggerito allo Czar la circolare Mouraviefl. eh' è riuscita al Congresso dell'Aja. , Il futuro della guerra - il libro di Bloch - proibito da principio in Russia è stato tradotto in francese e in inglese. Era naturale che in questo momento il banchiere polacco fosse intervistato, e niuno aveva maggiore autorità di farlo quanto lo Stead, che del colloquio dà relazione nel supplemento della Review of reviews del 1 5 Maggio. Ne diamo un largo riassunto di cui siamo sicuri che ci sapranno grado i nostri lettori. « Ci chiamano utopisti, idealisti, visionari, cominciò Bloch, perché noi crediamo che la guerra sia alla sua fine ! Ma che. cosa è un utopista nel senso offensivo della parola? E un uomo che vive sognando l'impossibile; ma io sono pronto e preparatoa provare che i veri utopisti sono coloro i quali credono nella guerra; coloro che l'attendono sono dei visionari della peggiore specie ! >> « .Ma questo è un paradosso, soggiunge Stead; ultimamente abbiamo avuto la guerra ispano-americana; e un anno avanti la guerra turco-greca. Quando divenne impossibile la guerra?>> « Oh ! replicò Bloch con vivacità, non alludo a queste affermando che la guerra è divenuta impossibile e nemmeno alle guerre coloniali contro i barbari. La guerra impossibile è quella fra le grandi nazioni che s'impegnino con tutte le loro forze in una lotta per la vita o per la morte ». « Del resto si ammetterà volentieri che la guerra sia divenuta impossibile anche tra piccoli Stati. Se la intraprendessero il Belgio o la Danimarca per la loro temerità sarebbero soppressi dalle maggiori potenze vicine. Questi piccoli Stati sono oramai nella condizione dei signori feudali i quali non poterono più esercitare il diritto di fare la guerra privata appena si sviluppò un forte potere centrale. >> << La guerra impossibile intanto è anche quella che da circa trent'anni preoccupa gli spiriti: quella tra la Francia e la Germania - o se si vuole tra la 'Duplice e la Triplice >>. « La guerra è divenuta impossibile dal triplice punto di vista militare, economico e politico. Il grande sviluppo del meccanismo della guerra l'ha resa una operazione impraticabile. Le dimensioni degli armamenti moderni e l'organizzazione della società hanno reso la sua prosecuzione una impossibilità economica ; chi volesse intraprenderla andrebbe incontro ad una catastrofe, che distruggerebbe la sua organizzazione politica. Cosi ogni tentativo di fare la grande guerra sarebbe un suicidio. « Questo giudizio si dirà che ha poca autorità perchè viene da un incompetente - un banchiere non può saperne quanto un generale - ; ma i libri moderni di
RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl scienza militare, che ho letto e i militari interrogati concludono tutti in tale senso. E il libro sul Futuro della guerra venne giudicato favorevolmente da una commissione di militari russi, che ritennero possa contribuire molto al successo della Conferenza dell' A j a. « Nella parte tecnica una quistione che sollevò qualche obbiezione fu quella sull'uso della baionetta. Nella guerra franco-tedesca soltanto l'uno per cento dei tedeschi cadde di baionetta; la proporzione tu un poco p:ù elevata tra i francesi. Ma è certo che in una futura guerra la baionetta sarà un arma fuori uso. A questa idea si ribella il generale Dragomiroff, un veterano della vecchia scuola; come si ribellavano, aggiunge Stead, i vecchi ammiragli all'idea di non dovere più adoperare le vele sulle navi. La baionetta che costringeva a combattere corpo a corpo era assai micidiale ; ma armi assai più micidiali ora sono in uso e la guerra scomparirà, come scriveva Rudiard Kipling, quando sarà im·entata una macchina, che spazzerà infallibilmente il 50 °(0 dei combattenti dal campo di battaglia. Allora la guerra cesserà da se stessa. La stessa idea manifestò lord Lytton nella novella : The coming race (la razza futura) nella quale si dice che la guerra scomparirà definitivamente quando si scoprirà una macchina, che potrà distruggere un intero esercito appena che H dito di un fanciullo tocchi un bottone elettrico. E ad Omdurman i dervisci hanno già sperimentato - e non vor;;-anno ritentare la prova - che la distruzione inflitta delle armi inglesi arriva al So 0 [ 0 , Intanto le continue scoperte della scienza e le sue applicazioni all'arte della guerra faranno sì che durante la pace armata costringeranno le nazioni a spese enormi, che esauriranno le risorse economiche. Così non si avranno battaglie, ma fame e bancarrotta delle nazioni e dell'intera organizzazione sociale. La qui- ~tione economica si sovra ppom\ a tutte le considerazioni militari. La impossibilità della guerra nell'avvenire viene meglio dimostrata da qoesti dettagli. 1. - Impossibilità militare. I progressi recentissimi nelle armi da fuoco e sopratutto il nuovo fucile! a ripetizione colla rapidità, col lungo tiro e colla maggiore precisione hanno reso più micidiali i loro effetti che non siano quelli dei cannoni Maxim, come si sperimentò ad Omdourman. La polvere senza fumo e che non produce detonazione farà il resto, perchè la morte mieterà le sue vittime tra i ranghi di un esercito senza che si oda e si veda d'onde viene. Ciò che produrrà effetti morali enormi sui soldati. E le palle lanciate dai fucili moderni sono assai più penetranti e più micidiali delle antiche : possono trapassare parecchi uomini messi in fila ! I progressi nelle artiglierie inoltre sono più rapidi e più terribili di quelli dei fucili. Un corpo di 10,000 uomini può essere ora distrutt0 da una sola batteria nel1' attraversare lo spazio di un miglio e mezzo. Dal 1870 in poi i progressi sono stati giganteschi nel numero dei proiettili, che possono scagliare a · grande distanza. In una battaglia futura la cavalleria avrà poco da fare e le armi saranno tali che gli assalitori dovranno essere almeno nella :1roporzione di otto contro uno per potere sperare nel succtsso. Gli assaliti penseranno a mantenersi dietro trincee. La guerra futura sarebbe una guerra di trinceramento; l'artiglieria e i nuovi formidabili esplodenti rappresenterebbero la parte principale. L'impossibilità militare della gUtrra risulterebbe anche dal numero grandissimo dei combattenti: in una guerra tra la Duplice e la Triplice i combattenti sarebbero IO milioni circa. Si deve provare che si possono dirigere i movimenti di queste masse e che si possono approvvigionare ; e si deve riflettere inoltre che la massima parte delle truppe sarebbe rappresentata da riserve inesperte: ciò che aumenterebbe enormemente le difficoltà di una blttaglia che dovrebbe avere una fronte di alcune miglia. Nè a tali masse pel comando si possono trova. e ufficiali sufficientemente preparati ed adattati: Appena cominciata la guerra, poi, il numero degli ufficiali riuscirebbe più deficiente per la grande mortalità che c' è tra i medesimi nelle battaglie moderne. Cod non si avrebbero più eserciti colla loro specializzata organizzazione; ma folle disordinate e tumultuanti. Non si può, inoltre, ritornare ai piccoli eserciti, perchè le condizioni della guerra moderna esigono che si conducano eserciti il più numerosi possibilmente e nel più breve tempo; ciò è indispensabile specialmente nell'attacco. I grandi eserciti sono pure indispensabili pel pericolo crescente di vedere interrotte le comunicazioni. 2. - Impossibilità economica. Dimostrate le difficoltà enormi per la guerra futura che derivano dai progressi continui nelle armi e dall' incremento enorme delle masse inorganiche che si devono dirigere dobbiamo occuparci dell'ostacolo economico. ::,1 ponga bene in mente che la futura guerra dovrebbe essere una guerra lunga. Moltke pensava che non si potrebbe avere un risultato decisivo prima di due anni. _La guerra futura non avrebbe fine per le battaglie, ma per la fame. Gli ostacoli che i Russi incontrarono a Plewna in una guerra moderna si cent~plicherebbero perchè si dovrebbe espugnare non una sola fortificazione ma una serie successiva di linee di fortificazioni. Si avrebbe una guerra di assedi, nella quale i vantaggi starebbero dalla parte della difesa e i pericoli crescerebbero per gli assalitori man mano che si avanzerebbero nel territorio nemico. Aumenterebbe di mo!co il numero degli ammalati e dei morti per malattia. .Nell'ultima guerra di Cuba per ogni morto in battaglia ce ne furono dieci morti di malattia. Le malattfe au!-llenterebbero c~lle lunghe guerre per l'esaurimento fisico e morale dei soldati. Sicuramente mancherebbero le cure pei feriti. Dopo Gravelotte alcune volte vi furono soltanto quattro medici per curare 10,000 feriti I Secondo B11lroth oggi occorrerebbero tanti infermieri quanti sono i soldati combattenti ; e pei feriti le sofferenze furono inaudite e saranno maggiori in una guerra futura in cui dovrebbero essere abbandonati sul campo per mancanza di ospedali e di personale adatto. Le qualità morali per la resistenza alla sofferenza a tanti mali colla educazione e colle condizioni di vita moderna verrebbero meno. Fisicamente le popolazioni non potrebbero provvedere alle esigenze della guerra futura. Oggi, infatti, collo sviluppo delle ferrovie, dei telegrafi, della navigazione a vapore ecc. le nazioni non sono più degli organismi isolati, ciascuno dei quali basta a se stesso; eccettuate la Russia e l'Austria sono tra loro in reciproca dipendenza e tutte e per la carne e pel pane devono provvedere al di là delle frontiere ; ed ogni giorno cresce la mutua dipendenza tra le nazioni per tutto il necessario alla vita. Le difficoltà dell'alimentazione per la Germania sarebbero gigantesche se essa venisse ad una guerra colla Russia. Se fosse possibile provvedersi all'estero degli oggetti per l'alimentazione - e nel caso della Germania colla unione delle flotte della Francia e della Russia sarebbe difficilissimo - sarebbero sempre deficienti i mezzi per pagarli. Data la base presente del n<!dito la deficienza del denaro in una guerra futura non sarebbe riparabile. Le migliori autorità calcolano oggi che ogni soldato in guerra viene a costare dieci franchi al giorno; per la <JJuplice la Triplice, quindi, occorrerebbero circa quattro milioni di sterline al giorno ; in un solo anno di guerra, perciò, le cinque potenze spenderebbero um miliardo e 460 milioni di sterline. Tutte le guerre passate da Waterloo alla guerra Russo- Turca rnvece non costarono che 1,250,000,000 di sterline. Nessuna potenza potrebbe andar<; inçontro ~ tale spesa,
'R...I'P"ISAT POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Il male si aggraverebbe se si ricorresse alla carta mo• neta a corso forzoso perchè si avrebbero ingigantiti i danni degU assegnati. E come distribuire i meizi per l'alimentazione nel popolo se le ferrovie venissero addette al servizio della guerra.? · L'approvvigionamento collo sviluppo dell'industria moderna diverrebbe difficilissimo. I grandi centri industriali moderni nulla producono per l'alimentazione. Il pericolo aumenterebbe in tali centri in senso politico perchè gli operai, in gran parte socialisti, dovrebbero essere assai malcontenti per l'aumento sensibile nei prezzi degli oggetti di prima necessità e per la loro mancanza. · Le ferrovie non solo sarebbero monopolizzate per . l'uso di guerra, ma esse verrebbero disorganizzate per la mobilizzazione delle truppe. E gli alimenti mancherebbero altresì perchè la mobilizzazione toglierebbe all'agricoltura le braccia più abili per la produzione. Gli uomini di Stato non pensano di ordinario a queste cose come gli uomini in generale non pensano alla morte. · Solo una volta, quando Bourdeau fece parte del ministero francese fu incaricata una commissione economica di esaminare come funzionerebbe l'organismo sociale in una guerra futura e come si provvederebbe di pane giorno per giorno la popolazione francese. Ma tosto cominciate le investigazioni, cessarono in seguito alle proteste dell'autorità militare. In conclusione per quanti combattimenti diano i soldati in una guerra futura, chi ne deciderebbe le sorti sarebbe sempre la fame/ 3. - Impossibilità politica. Questa mancanza di alimenti colpirebbe più che gli eserciti combattenti le popolazioni. Che cosa sarebbe delle popolazioni di Berlino o di Parigi o di una grande regione manifatturiera della Germania se fosse raddoppiato il prezzo delle sostanze alimentari accompagnato dalla grande stagnazione del1'industria e di tutte le febbrili incertezze e dell'eccitamento della guerra ? Il pericolo sarebbe maggiore pel fatto che le caratteristiche dell'Europa moderna sono: la mancanza di flemma e di stoica apatia e il grande sviluppo di nervosità. L'Europeo moderno è più sensibile, più eccitabile e impressionabile dei suoi antenati; esso non sopporterebbe le miserie e gli orrori della guerra; tanto più che l'aumento delle tasse nello stesso tempo esporrebbe le classi dirigenti e governanti più che ad una decimazione per mezzo delle mani dei nemici. ,La guerra per tutto ciò non sarebbe possibile che a prezzo di un suicidio politico e sociale. Un'inchiesta politica, economica ordinata dalle potenze i cui rappresentanti sono riuniti all'Aja, riuscirebbe a tali constatazioni. Le nazioni non possono sopportare a lungo la spesa di 250,000,000 di sterline all'anno per armamenti. Quali miracoli non si otterrebbero se tale somma venisse consacrata al miglioramento del popolo ? È la educazione che soprattutto dovrebl,e essere curata; ed in questo senso l'or,era è più necessaria e più urgente in Russia. vi il 90 °1° dei coscritti è ancora analfabeta e c'è tutto da fare per migliorare le condizioni della vita dei contadini. Eppure la Russia più che le altre nazioni può guardare a questa impossibilità della guerra precisamen~e perchè essa è meno altamente organizzata e meno avanzata e sviluppata in civiltà. La Russia non solo produce le sostanze alimentari per la sua popolazione, ma ne esporta quattro milioni di tonnellate; e la guerra impedendo l'esportazione metterebbe questa immensa massa di cibo a disposizione del popolo; ci sarebbe da soffrire per la pletora ~nzichè per 1~ çarestia. Ciò pop.dimeno non sarebbe prudente esporre la sua nascente civiltà alla violenza tremenda di una guerra. Che cosa sia il costo della guerra e cosa si potrebbe ottenere evitandola ce lo dice la guerra di secessione dell'America del Nord. Se si fossero emancipati gli schiavi pagandoli L. 5000 per uno la spesa sarebbe stata di 4,100,000,000; invece la guerra costò 2 5 miliardi; perciò ogni schiavo venne a costare L. 30,000. Ora la condizione dei contadini in molte provincie della Russia non è migliore di quella degli schiavi; essi furono emancipati, ma invano perchè sono senza educazione e sono costretti a vendere miseramente il loro lavoro. In sostanza sono rimasti schiavi. Chi conosce lo squallore della miseria dd distretti rurali della Russia specialmente quando vien meno il raccolto non può che desiderare che ad essi vecga consacrata la immensa ricchezza assorbita attualmente dalle spese per una guerra impossibile. I figli dei contadini russi vengono al mondo come i bruti ; e se vengono da bruti al mondo in tutti gli ulteriori stadi della vita continuano ad essere trattati come tali. D'onde una grande mortalità di bambini accompagnata dalla grande natalità, inversamente a ciò che avviene in Francia. Ma accanto agli svantaggi vi sono dei vantaggi : in Russia tale mortalità produce una selezione progressiva dal punto di vista demografico contrariamente a ciò che avviene in Francia. In quanto alle spese navali si deve osservare che per una nazione che non . ha la supremazia sui mari i suoi legni di guerra sarebbero preda del nemico. La spesa, al più tale nazione dovrebbe limitarla alla difesa delle coste e alla costruzione d'incrociatori. Il giudizio del capitano Maham, che la forza marittima sia divenuta dominante nei destini delle nazio~! non è fondato sui fatti e non si può generalizzare. A che cosa servirebbe alla Germania la sua supremazia navale in una guerra contro la Russia ? A che cosa servi alla Francia la sua supremazia navale sulla Germania nella guerra del 1870 ? A nulla; ed a nulla servì la vittoria navale di Lissa all'Austria. Le sue sorti vennero decise a Sadowa. L'Inghilterra, però, è in una eccezionale condizione, perchè essa possiede sostanze alimentari soltanto per tre mesi ed ha bisogno della supremazia navale per procurarsele ; ma la sua posizione perciò non è invidiabile. Il tallone di Achille dell'Inghilterra sta in questo : nonostante la sua grande prosperità molti elementi della sua popolazione lasciano molto da desiderare e la situazione diverrebbe terribile colla chiusura dei mercati e colla crisi industriale conseguente. Il fattore economico, come si vede, nella quistione è sempre dominante e decisivo. La decadenza della guerra in conclusione per tutti questi fatti non è una utopia. Non c'è dubbio: l'elemento militare va giù e l'elemento economico s'innalza; l'umanità ha progredito e non è lontano il giorno in cui essa si sottoporrà tutta ad una Suprema Corte di Appello. Ogni servizio mil1tare ha perduto il suo fascino ed è finito il tempo in cui poeti e pittori non trovavano altro tema che l'eroismo del. valore individuale. La guerra è divenuta una quistione di accomodamento meccanico; tutta la pompa e le circostanze della guerra gloriosa sono scomparse colla scoperta della polvere senza fumo. Come professione il militarismo ha perduto ogni attrattiva. La continuazione nella spesa folle attuale pel militarismo non può che riuscire a questo risultato : essa preparerà il trionfo della rivoluzione socialista l Per cambiamenti d'indirizzo, od altro che riguardi l'amministrazione della Rivista, dirigersi al sig. GIOACCHINO MONTALBANO - Via d~Ua VH~N: 74? Romç1,,
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