Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 21 - 15 maggio 1899

'R.H'ISTA POPOL4RE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI calor:te un pochino, chi ascolta mostra di convincersi per cortesia. ,, Se dicessi che l'ingenuità di certe persone - e persone per bene - si spinge fino a dubitare del1' esistenza in Sardegna delle cose più comuni, molti la crederebbero una esagerazione: e non la è. Una bella attrice non poteva quasi convincersi che in Sardegna ci fossero teatri come da per tutto. E una buona signora, con una curiosità tutta infantile e con un candore d'angelo, mi chiese una volta, a tavola, se dalle mie parti ci sono delle rape! La domanda era troppo sincera per crederla una adulazione in metafora. Ancora. L~ madre di un soldato il cui reggimento era destmato in Sardegna, preferiva che il figlio domandasse di andare in Africa, tanto l'impauriva la nuova residenza. E potrei seguitare, citando ancora fatti e aneddoti a mostrare come sia incerto, mal fermo, ibrido ~ falso il concetto che la maggior pane degli itahani della penisola hanno dei loro connazionali isolani. *** Ciò che più di tutto screditò la Sardegna, in Italia e fuori, è la triste rinomanza del suo briga_ntaggi? (1) _dovuta in parte alle gesta di alcuni sc1aguratt, e rn parte alla deplorev-ole leggerezza con cui in Sardegna si parla e si scrive di cose sarde. Un furto, una rissa, un ferimento, un omicidio, fatti frequentissimi nelle grandi città del continente, sono materia che si esaurisce con poche parole nella cronaca dei giornali di colà. In Sardegna, invece, uno di questi fatti si racconta minutamente quasi fosse la notizia ghiotta del giorno. Si scrive una colonna o due di roba ci si pianta sopra una intestazione a caratteri eh~ potrebbe leggerli un cieco, e si architettano diciture che sembrerebbero studiate a bell'apposta per spaventare i lettori; e via su questo andare per due, tre, quattro giorni, rifriggendo le stesse notizie in mille modi diversi. Fin qui pazienza ancora. Si sa bene che i giornali quotidiani, specie quelli di provincia, sono come certi fiumi : un periodo di piena straripante, o uno di siccità completa. Naturalissimo quindi che trovandosi cbrti a materia, faccian loro il motto di Molière: je prends mon bien ou je le trouve. f: sempre un guaio, ma non è il peggiore. Il danno veramente grande e rovinoso deriva dai corrispondenti. Ecco gli autori d'un'opera spesso incosciente, ma sempre nefasta e terribile; ecco uno fra i principali elementi responsabili della triste fama che grava sull'isola. Non so perchè, moltissimi di essi hanno una preferenza spiccata per tutto ciò che è materia di delinquenza. - C'è una festa? uno spettacolo straordinario? l'inaugurazione di una scuola? muore un personaggio illustre ? Si commemora un anniversario patriottico, o una illustrazione della Sar- (1) Brigantaggio è la parola che tutti usano parlando di qualsivoglia crimine commesso in Sardegna. Ma per proprietà di linguaggio è assai più esacto parlare di delinquenza anzichè di brigantaggio organizzato, il quale ~ 01.1ordel vero, non è mai ~sistito nell'Isola, N. d. A. degna ? - II corrispondente, quando ne ha voglia scrive al proprio giornale poche righe magre stentate e tutto finisce lì. Se invece scoppia una rissa e ad un facchino tocca una coltellata, il corrispondente spedisce subito un telegramma. Se poi i carabinieri catturano un latitante, oh,· allora è una vera bazza! Parte immediatamente un telegramma d'annunzio poi uno di conferma, poi un terzo che promett; notizie particolareggi·ae; e finalmente spicca il volo una bella corrispondenza pom.ata, elaborata, ingemmata di espressioni reboanti e di considerazioni umanitarie e filosofiche con tanti di quei punti ammirativi, che sembran paracarri da scansare lungo la lettura. ·Manco a dirlo, nella corrispondenza, il latitante catturato diventa subito, di punto in bianco, un celebre bandito, (i banditi sardi sono come i tenori e le prime donne : tutti celebri!) e il cornspondente pur di crogiolarsi allo scintillio del proprio stile, e di fare un bel periodo con frase sonante e tornita, dice cose... cose che sembran case! Qualche giorno di poi, a grande onore dell'isola, tutte le gazzette del continente hanno articoli con questa intestazione, ch'è divenuta oramai una formula : Il brigantaggioin Sardegna! E il pacifico lettore, a furia di veder ripetute queste parole con insistenza implacabile; a furia di sc:ntir menzionare quest'isola solo colle gesta dei malandrini, finisce col non poter più pensare alla Sardegna senza pensare ai briganti, e viceversa. Non solo. Ma è così ribadita nella mente dei più la convinzione di questa triste rinomanza (che grava su l'Isola come un marchio d'infamia) che un crimine qualunque, se commesso in Sardegna, assume proporzioni spaventose di malvagità e di ferocia ; quasi che i reati di sangue perpetrati colà, stampino le macchie di colore più rosso che gli altri consumati altrove. La delinquenza è cerro uno dei tanti mali che affliggono la Sardegna; ma non e nè il peggiore, nè è tanto grande da meritarle il triste primato di mostruosa ferocia che le si vuol attribuire. La miseria e la vendetta sono le principali cause che trascinano tanti sciagurati alla macchia, i quali poi, di transazione in transazione finiscono, il più delle volte per uccidere col cinismo ogni scrupolo e ogni moto della coscienza. Ma da questi malfattori ( non lutti sardi) che vivono di rapine e uccidono per vendetta, alle brigantesse della Basilicata e di Palermo (1) che inventano sevizie inaudite, mostruose, compiute con la ferocia e il cinismo più implacabili; dai banditi sardi più temuti, allo Spadolino che si doleva morendo di aver ucciso solo 99 uomini ; al Mammone che beveva il sangue per diletto, e quando non ne aveva dell'altrui beveva il proprio ; al Tortora che quando non riusciva ad ammazzare alcuno, scannava pecore e a un disgraziato cadutogli in mano succhiò i!' sangue colleproprielabbra, da 28 ferite ; dai peggiori banditi sardi, dico, a questa razza di mostri, ci corre e quanto! E non parlo dei Tiburzi, dei Viola, dei Del Pero e di tutte le associazioni di gente rotta a mal fare come. la Camorra, la Mafia, gli accoltellatori ecc., ecc., ehe commettono delitti tenebrosi e crudelissimi1 in regioni e in çeptri dov' è forte nerbo di

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