1(1'/TISTA'POPOLAREDI ·POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI sprecati m Africa - le migliaia di figli suoi morti laggiù non contano: è grande la fecondità delle sue donne ! A Massaua se qualche poco di commercio si svolse in seguito alla nostra impresa, si svolse a benefizio del!' Austria e dell'India. Noi non vi guadagnammo che la rapida carriera di B1rattieri colla relativa pensione guadagnatasi da lui ad Abba Carima. Non incontrerebbe migliore sorte conquistando San Mun ed anche - si può essere generosi colla roba altrui - tutto il Ce Kiang coi suoi dodici milioni dt abitanti. Non potrebbe importarvi uomini; perchè gli uomini abbondano in China. E i Chinesi dell'Asia rass0migliano per le loro qualità e rei loro difetti ai Chinesi di Europa, gl'italiani. Contro i Chinesi dell'Asia ci sono già leggi negli Smi Uniti che ne respingono l'importazione perchè pericolosa ; contro i Chinesi di Europa sappiamo già che negli stessi Stati Uniti pende sul capo la proposta di legge Lodge. Importeremo prodotti m China .... Q..1ali ? QtJe11i di cui abbisogna la China, noi stessi li importiamo dalla Germania, dalla Francia, dall'Inghilterra. D1 olio, di vino, di frutta nell'e~tremo Oriente non si sente il bisogno. In quanto ali' esportazione ci riesce utile la seta I ma l'on Gavazzi ci ha fatto sapere che senza conquistare San Mun molta seta grezza della China viene a dar lavoro in Italia. È da os· servarsi, in verita, che la constatazione dell'industriale lombardo potrebbe somministrare un argo• mento in favore di coloro che vogliono le conquiste coloniali. Questi potrebbero dire: « il commerciJ dell i seta sarà deuiato dal nostropaese - sarà richiamato a Lione, ad esempio - in seguitoalle conquisie degli altri; assicuriamoceloconquistandoanche noi. n Ma per assicurare un lavoro di una decina di milioni è buon ca'colo spenderne qualche centinaio? E poi : il possesso di San Muu servirebbe a mantenerci tale commercio? Mmco per sogno. In China non si possono collocare assai proficuamente che i capitali, m1 sono proprio i capitali quelli che ci mm ·ano! * • Non occorre oltre dilungarsi nella discus~ione sotto questo aspetto, precisato e eh aritJ magistral• mente dalla conferenza del Profèssore Ricchieri ria~sunta nel penultimo numero della Rivista. Allarghiamo la sfera di osservazione per dimostrare che allo stato attuale delle cose ed al punto cui pervennero la civiltà e lo sviluppo economico dell'Europa - e.:cettuata forse la Russia, che potrà aprirsi nuovi e grandiosi orizzonti colle sue ferrovie transiberiana e cranscaspiana - non c'è il tornaconto per veruno degli Stati. La fine miseranda della Sp~gna, eloquentemente e coraggiosamente iìlustrata da una sua figliJ, dalla signora Emilia P,1rdo Iìazan, dovrebbe a tutti servire di grande ammaestramento. La ricchezza e h1 potenza politica non dipendono dalla estensione del dominio coloniale, altrimenti la Spagna che in principio di questo secolo ne possedeva uno vastissimo, su cui non tramontava mai il sole, non sarebbe ridotta adesso alla miseria squallida ed all'impotenzl dolorosa. Le ultime sue colonie: le Antille e le Filippine le servirono per arricchire i W t yler, i Bianco e gli altri generali e per disonorarla al cospetto <leIla storia e dell'umanità. Viceversa la civiltà, il benessere, l'espansione commerciale della Svezia e Norvegia, della Svizzera e del Belgio - e pel solo commercio si potrebbe anche aggiungere l'Austria-Ungheria - senza che esse possedessero colonie provano luminosamente che non c'è alcuna relazione come tra causa ed eff.:tto, tra il dominio coloniale, la prosperità economica e la grandezza politica. Per noi ha importanza specialissima 10 spettacolo, che ci offre la Francia; ce l' ha perchè l' Italia è posseduta oggi dal demone della conquista per gelosia ed invidia delle conquiste della vicina repubblica. Ebbene qual'è il profitto che ricava la Francia dalle sue colonie? Nelle conq liste profonde uomini e milioni e man mano che si allarga la superficie del dominio suo in Africa, e in Asia diminuiscono quasi in ragion diretta la sua vitalità economica e il suo movimento commerciale! Lo hanno dimostrato con esuberanza di prove, a base di cifre inesorabili, parecchi scrittori celebri appartenenti a tutte le scuole economiche e a tutti i partiti polic1ci. L'amico Louis nelle Revue Socialiste e nella Revue Bianche, il Pelletan nella 'R_evuedes 'R..evues hanno ripetuto la dimostrazione, e questa viene quasi ogni anno rinnovata con dolorosa monotonia dai relatori del bilancio delle colonie. La Francia continua la conquista coloniale e si constituisce un grande impero asiatico ed africano e non raccoglie che la rovina del bilancio e dei contribuenti, i trionfi del suo abbietto militarismo. Non c'è da dubitarne: la sorte della Francia non sarà di versa da quella della Spagna, se non muta strada al più presto possibile, se ancora ne è- in tempo. E si venga in ultimo alle due più grandi nazioni, che oggi si disputano il primato commerciale cd industriale: l'Inghilterra e la Germania. I p1ragoni tra la Germania e la Francia non sono piu possibili: quello che i patrioti foincesi denunziano ancora angosciosamente sotto il nome di <JJangerAllemand non si può più scongiurare. La Germania lasciossi indietro, e a molta distanza la repubblica nemica, in quanto a commercio e ad industria; ma quello che pareva sogno pochi anni or sono oggi è una rraltà: la Germania minaccia il colosso inglese; e al di là della Manica ora nessuno deride più il grido di allarme di W1lliams emess') dapprima nel: Made in Germany f Ed ecco l'ultimo insegnamento: la Germania raggiunge prima la massima potenzialità politica e poscia quella commerciale ed industriale senza possedere un palmo di dominiocoloniale. Cosl è infatti; oggi la Germania ha colonie in Africa e in Asia perchè cosl ha voluto lo spirito feudale del suo imperatore; ma la potenza politica e la prosperita economicahanno precedutoqueste conquiste, che non richiamano più emigr:i!lti e non ingrandiscono che in misera proporzione il volume del suo commercio. E che cosa rappresentano dopo tutto i tre milioni circa di miglia quadrace di cattive terre, coi suoi pochi milioni di abitanti che ha conquistato ia Germania, di fronte all'impero coloniale inglese, che nel r 896 contava una estensione di undici milioni di miglia quadrate in superficie e quattrocentotrentatremilioni di abitanti? Eppure la Germania minaccia l'Inghilterra e la stringe da vicino e questa si sente malsicura!
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