Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 21 - 15 maggio 1899

RIPISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALI !Mlnas Tchéra{: I martiri _armeni d_inanzl alla c~nf~re~za di Aja. La conferenza internaz10nale d1 Aia che s1 n~msc~ 11 r 8 maggio farà op~ra utile o si contenterà soltanto d1 dich1a_- razioni di pace e dt fratellanza uni versale ? Prenderà delle misure per liberare i popoli da questa pace armata che è pegg10 della guerra, come un'agonia senza fine è peggio dell~ m~rte, o lascerà le cose presso a poco come stanno ? Vent anni or sono si riuniva a Balino una conferenza avente per fine la pace di Oriente, e le sue deliberazioni hanno concluso_ ad un trattato, le cui clamole, più o meno, sono state eseguite, eccetto che per la Mace fonia e l' Armeni~: e oggi. le quest~oni macedone e armena minacciano un mccna10 rn T urch1a e fuori. La Macedonia che è nel continente europeo e di cui la maggioranza della popolazione ,è slava e _d1 rehgione cristi_ana ortodossa trova facilmente un eco d1 sunpana nelle naz1om europee ; 'ma non è così per l' Arm;oia il cui territori? è in Asia, la popolazione non è affine ali europ~a, e la rehg1one è nazionale. Eppure, come sempre, la _vita, I onore, le sostanze degli armeni sono alla mercè dd ,pnmo mussulmano venuto. I più agiati sono rovinlti! e .i poveri sono ndoni a mendica_re. L'emigrazione cresce ogni giorno, e tanto che 1 bey turchi e curdi hanno dovuto dirigere una petizione al governo ottomano in cui dicono, che, se gli armen_i con_tinuano ad abbandonar': il paese essi finir.,nuo col morire dt fame. Le persecuz1001 sono feroci. A Diarbékir le autorità turche hanno pro1b1to agli allievi dell'orfanotrofio armeno p~ote~tan_te. d'_imparare a leggere e scrivere. Atamat _Pacha_ obbliga 1 cnsuam.a lavorar<:! . gratuitamente nella costruz101;1edt un~ ~<:!rr?v1a.Qu10d1c1 pngionieri politici tssendo. evast ~alle png1_om,dt Bm1s le aut~~ ritè hanno carcerato dei pretesi comphc1 e mfhtte loro tornb1h torture : p2recchi sono stati senz'altro bagnati d1 petroho ~ bruciati vivi e ad altri sono state strappate le parti gemtah. La confereu;a dell' Aja riconoscerà che lo schiacciamento del1' Armenia è la più grande iniquità del secolo ? Non comprenderà che una pace reale _e,durevole n?n è fOSsibile, hncnè il sangue di 300,000 martm e le lac~1me dt 100,000 vedove e 50,000 orfani griderà vendetta al cielo e alla ter~a? P.:r pacificare l'Oriente, l'Europa deve fare per l' Armema e per la Macedonia ciò che ha fatto per Creta. ( 'R_evueàes 'R._evues, 1 maggio). G. De :J.(oli11ari: La convenzione franco-inglese. La convenzione firmata il 21 marzo ha terminato felicemente la con\eS.i che era sorta tra la Francia e l.'lnghilterra riguardo alle f,outiere dei loro possedimenti e delle loro sfen: d'influenza tn Africa. In base ad essa 1\ stensione dei posse;,i ddla Francia, attuali ed evrntuali (perchè una parte è appena scoperta benchè sia già appropriata) ammonta alla cilra di 10,326,000 kmq. (Algeria 600,000; Tunisia 130,000; Sahara occidentale 4,000,000; Africa occidentale francese, Senegal, Sudan francese, Guinea francese, Costa d'Avcrio, Dahomey, 2,000,000; Congo francese 3,000,000; Madagascar 590 ooo; Obock e Costa dei Somali 6,000). È un bel dominio. Si tratta ptrò di farlo fruttare « Se servirà soltanto allo sbocco dei militari di prof<:!ssione, ,, dei funzionari, dei doganieri, come il passato ddla politica « 11era ci autorizza a ttmere, sarà un acquisto specialmente « minaccioso per le no;tre finanze » Noi dimentichiamo infatti che le nostre spese coloniali, senza tener colllo delle sptse d, conquista. sono raddoppiate da 15 anni in quà, e che tssc si elevano fino alla metà delle nostre esportazioni. Vi è però un articolo della convenzione che non maucherà di esercitare un azione favorevole sullo svilu;,po agricolo e commerciale di quelle vaste regioni, quello cioè che concede, in tutto ,I paese compreso tra il lago Tchad e il Nilo, l'eguaglianza di tr"ttamento tra la Francia e l'Inghilterra, il regime della porta aperta come nelle regioni dd Niger. I consumatori del!' Africa francese, più fortunati dei loro confratelli della metropoli, non saranno cioè soggetti al protezionismo, il che sarà a tutto bentficio delle loro finanze. (]ottma/ des Eco110111istes - Cronaca, 15 Aprile). C. Boug/é: La bancarotta della Filosofia delle razze. In un discorso pronunziato l'anno scor;o al congresso delle Socittà scientifiche, Darlu diceva : « Da quando l'idea delle razze è • stata bandita dal gabinetto degli scienziati, è discesa nella cc strada, agitata da giornalisti ignoranti ». Mai infani i giornalisti hanno sfruttato con più cinismo le ipotesi antropologiche. R,zza inammissibile, è la f,ase prediletta dei nostri na• zi"nalisti. Quando ce l'hanno con qualcuno, per ragioni che non possono confessare pubblicamente, dichiarano che la sua razza lo rende indegno di far parte della nazione francese e mettono cosi le loro liste di proscrizione sotto il patrocinio dell'Antropologia. I tedeschi hanno nel sangue il bisogno dell'indipendenza, i semiti hanno il cranio monoteista, l'uomo latino ama l'unità ereditariamente, le razze anglo-sassoni sono predestinate all'iniziativa e al sei/ go11vememe11t, ecco alcuni campioni di tesi volgarizzate dalla Filosofia delle razze. Il po· stulato comune a queste aff<::rnrnzioni è che un certo insieme di caratteri materiali produce fatalmente, e quasi meccanicamente, un certo insieme di caratteri spirituali, come l'organismo dd pensiero, il tono dei sentimenti, le tendenze delle abitudini mentali. Possono soltanto fvrmare delle società omogenee gl'individui aventi le medesimi tendenze, i medesimi gusti, il medesimo genio, cioè la stessa struttura della razza ; le divisioni politiche di:vono essere dunque calcate sulle distinzioni antropologiche. Ma come provare che a tali proprietà biologiche co:rispondono tali proprietà nazionali, se è vero che: tutte le: nazioni sono inquinate da altre razze? Gl'ioglesi sono un miscuglio di Celti, Germani, Scandinavi e Franc:si. Non vi sono razze latine: la lingua e la civiltà romana furono adottate, più o meno volentieri, dalle rane più diverse: Liguri, Iberi, Celti, Illirici. Le distinzioni antropologiche in Austria Ungheria non sono che delle bandiere per coprire le differenze di idee, di sentimenti e di finalità. I due popoli nemici di Boemia, gli slavi ed i tedeschi, fisicamente non hanno differenze. L'antropologia ignora le distinzioni tra serbi e croati. Il popolo ungherese non è una razza. Il fondo celtico della na• zione francese è stato modifica:o dalle invasioni dei romani, visigoti, burgundi, franchi, saraceni e normanni. Ma ciò, si dice, se vale per l'antropologia antica, non vale per quella rin novellata, l'antroposociologia. ,Questa parla di razze brachicefale e dolicocefale ; che là ove dominano i dolicocefali domina l'iniziativa e l'indipendenza, mentre, ove dominano i brachicefali, domina la pecoraggine. Per provare ciò bisognerebbe penetrare nei cervelli e dimostrare che la tale disposizione di cellule poru con sè quei tali sentimenti e quelle tali idee, altrimenti è veramente un abisso quello che separa questi aforismi c!alla scienza. In queste teorie è il fondo scientifico appunto che manca, ed è per questo che sono abortite. È poco probabile che qualche scoperta inattesa fornisca alla filosofia delle razze le leggi generali che le mancano, perchè la scienza, invece, vi si allontana ogni giorno di più: la frenologia è f,llita, e Lombroso non è riuscito a stabilire nemmeno il tipo criminale su basi reali. La scienza ha rinunziato a cercare nella filosofia delle razze le ragioni determinanti la condotta degli individui e dei popoli ; queste ragioni l'ha trovate altrove e in termini più intelligirili: nella potenza degli amb:ecti. Se è la natura che pianta, è la scienza che innesta, e sono le qudlità dell'innesto più che di quelle ddla pianta che si ritrovano nel fiore. ('R..cvueSocialiste, Aprile). Il Bibliotecario: L'Unità della patria e i repubblicani. L'unità della patf'ia venne fatt1 coll'opera dei repubblicani e, se corresse perico_lo, sarà ancora salvata, non dai forcaioli, ma dai repubblicar1. È vero che nè Mazzini, nè Garibaldi, uè Alberto Marin, nè i valorosi della spedizione di Sicilia e della battaglia del Vulturno in1endevano di fare delle varie regioni nn feudo ddla dinastia ; nè prevedevano che san bbero state poi sempn: trattate come terre di ,onquista: essi vokvauo l'unità nazionale, non l'unità feudale, l'unione dei popoli, non l'unità regia, sacrificando, pel momento, i loro idesli antidioastici e offrend, la loro vita. Sen,a quella costellazione di vittorie che condusstro Garibaldi a Napoli e ad idrangere irreçarabilment<:! la corona dei Borboni sotto Capua, I unità politica SJrebbe ancor oggi un pio desiderio, tanto più che il Gran Re era ben lontano allora dal. pensarci. È noto, infatti, come mentre Garibaldi era in Sicilia, il m rnstro C 1vour 1ip1gliava le trattati,·e d'alleanza cui Borbcne, già avviate da Dabormida nd gennaio 1860. li 27 giugoo - quando Garibaldi era in Si,ilia - Cavour telegrafava a Villamarina : « La rinuncia esplicita dd • Re di Napoli ad ogni intimità di rapporti con l'Austria, un « pronto accordo fra i due governi per so~p ngtre il Papa a « praticare una politica italiana e liberale, as,entire una m~g- " giore estensione territoriale al vicari..to dd re di S,rdo:gua « ndle Romagne ccc. Il governo del re di Sard, gnJ non ~i • opporrebbe a che un Principe della C. sa H,ale d, >l,1rol1 « fosse eletto a Re dai siciliani » Alberto Mario nd suo libru Garibaldi provò come il governo del Piemonte os:c~~ias,e la spedizione dei Mille e l'Unità della nazione, e come l':1. esse subita. Infatti Cavour ottenne che Napoleone JU pr, p, nesse all'Inghilterra che: « si autorizzassero i comandJnti ddlc uavi cc francesi ed inglesi, nelle acque di Sicilia, a dichiarare fcr- " malmente al gtnerale Garibaldi che tenev.ino l'ordine di cc interdirgli il passaggio dello stretto (Touvenel a Persigny 24 luglio 1860). L'Inghilterra però rispose, che: « i napoletani cc dovevano esser lasciati liberi di respingere o di accogliere cc il generale Garibaldi » tRussel a Cowley). Se il Russe) avesse accettata la proposta di Napoleone, sospiro del Ca-

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