Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 21 - 15 maggio 1899

'/<)VISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl riportano in questo angolo perduto del Limbourg, i costumi, il fare e la toilette delle operaie di Parigi. Non c' e niente di più curioso che vedere, la domenica, sulla piazza di Roclange-la-Bdle la quantllà di queste ragazze tutte attillate, il cui vestito stuo1.a singolarmente con quello delle contadine dei dintorni. Quanto agli operai maschi, supplantati dalle donne, gli uni sono entrati negli stabilimenti industriali, altri la,;orano presso gli ortolani nelle: vicinanze di Liegi, abi infine, dopo che le donne fanno il lavoro degli uomini, si sono ridotti a fare il lavoro delle donne, e per dei salari derisori si dedicano alla treccia. Anche questa mesch1~a risorsa e pe_rò li per_sfoggir loro: . I' industria della treccia, usuale, 1mmob11Izzata da un quarto di secolo, cede sempre più dmanzi alle concorrenze del Giappone, della China e dell'Italia. Tutti i mercanti della valllta del Geer, quasi senza un'eccezione, non hanno più che un articolo di vendita, il semplice: sept-bouts, vale a dire la treccia fatta con sette festuche di paglia intrecciate.>. Che uno dei paesi concorrenti trovi il modo d' imitare il sept-bouts e l'industria locale sarà finita. Mentre il lavoro della treccia tende a sparire, la fabbricazione capitalistica dei cappelli, comincia a~ impiantarsi nella vallata del Geer. Allo scopo d1 utilizzare sul posto, le attitudini acquistate dagli operai cappellai, parecchi industriali hanno fondate recentem.,nte delle !ab· briche di cappelli a Roclange e_nei villaggi vi_cini. Ma, cosa caratteristica. queste fabbriche non 1mp1egano, u quasi, le trecce del paese ; esse pmttosto aovanu 11vantaggio nel mettt're in opera le m_atene pnme for~Jte dal Giappone e dalla China, mentre I sept-bouts deH rndustria locale sono esportati principalmente agh StatlU niti. Infine l'evoluzione regressiva e completa: le pasrnre rimpiazzano le culture di farro ; le macchrne riducono il numero dei cappellai ; gli operai senza lavoro aumentano la sopraproduzione delle uecce e avviliscono il salario delle trecciaiuole; in uca parola, in una cappelleria in paglia, come nel!' industria tessi!.: e nelle altre industrie rurali, il lavoro casalingo fa posto alla prcduzione capitalistica, e una quant:tà di lavoratori, ormai disoccupati, sono res:,inti verso i centri industriali, intieramente staccati dall'agricoltura. Riassumendo dunqu<', la rivoluzione industriale completa l'opera cominciata coll'al;enazione dei beni comunali e la soppressione dei diritti d'uso che consolidavano prima i piccoli lavori rurali. Al sorgere del regime capitalista - e noi ci riferiamo in questo punto ai ct!ebri capitoli del Capitale di Marx - era lo strappo brutale dei contadini che formva agli industriali la mano d'opera a buon mercato: si espellevano i sublocatori (clearing of estates) e si derubavano i comunalisti (inclosure of commons). Oggi i medesimi resultati sono ottenuti, automaticamente, per così dire, con lo sviluppo tecnico dell'industria e dell'agricoltura: le industrie rurali arcaiche spariscono; le industri<: nuove che si stabiliscono nella campagna - fabbriche di zuc• chero, fabbriche di cicoria, lattnie a vapore ecc. occupano un personale che non partecipa piu in un mcdo permanente alla cultura dd suolo. la luogo di operai impiegati tutta l'annata, la popolazior:e agricola si compone sempre più, di un piccolo numero di operai fissi, ai quali vengono ad aggiungersi in certi momenti, delle masse numerose di operai avventizi. Nelle vicinanze delle città, le culture ordinarie indietreggiano per far posto alle pasture ed ai rimboscamenti. Le macchine agricole rilucono la mano d'opera necessaria o, più frequeutemente, servono a colmare i vuoti prodotti dall'attrazione dei grandi centri, perchè, in questa completa trasformazione, le cause e gli effetti si allacciano; se gli operai rurali e i piccoli coltivatori sono stati prima costrètti a cere.ire del lavoro in città, per non trovare a casa loro i mezzi d'esistemia sufficenti, non è dubbio che oggi, e soprattutto dopo la crisi agricola, la facilità dei trasporti, l'allettamento dd salari piu alti, il contagio dell'esempio, il fascino esercitato dallo ~plendore della vita cittadin2, costituiscono dei fattori essenziali dell'esodo rurale. Le città piovre uon assorbono più solamente la sovrab:.ondanza delle campagne: esse tolgono all'agricoltu•a l:t fo1za del lavoro di cui esse hanno strettamente bi,ogno. Ed è così, per tutto, nelle vicinanze delle grandi città, che la popolazione agricola tende a ridursi, la coltura tradizionale a trasformarsi, la proprietà rurale infine a sparire, a profitto della proprietà parcel'are o della proprietà capitalista. I Continua). E. V ANDERVELDE. Americanismo o Im11erialismo i Si è scritto tanto prò e contro del così detto imperialismo americano, che parrebb~ ozioso aggiungere ancor' altro. Ma la questione è co,ì ampia e di così grave momento per l'Europa, che non sarà forse fuori d1 proposite il rilevare alcuni lati di essa, fra cui di speciale importanza mi sembrano i seguenti: 1) La politica di espansione: al .di là del continente americano implica la rinunzia alla teoria di M0nroe? 2) L'avvento degli Stati U nlti come nuovo fattore d'Or1e11te altera le sue relazioni risprtto alle potenze europee eJ implica la rinunzia alla politica del non in• tervento nelle questioni europe.i, fin'oggi costaat~mente seguita? 3) La possessione di territorio insulare obbliga gli Stati Uniti a seguire la politica colonfak dt'gli Stati Europei, e fa cambiare in alcun verso la polinca economica oggi in vigore ? I. Se per poco si guarJi nella storia degli Stati Uniti, si osserverà un fenomeno costante, che I' ha informata fin dall'inizio. Lo spirito, cioè, d'intrapresa che spinse gli Americani individui isolati in gruppi, verso l'Ovest, ed il vigore con cui gli uomini di stato affermarono i diritti di sovranità sulle contrade che i pionieri aprivano al commercio, mentre con le conquiste e con gli acquisti esp~nJevano i confini dell'Unione dove l'opera dei pioneri non erasi sviluppata. Alla fine del secolo scorso la superficie degli Stati Uniti era poco più che 8.:io mila miglia quaarate: il 1803, con l'annessione della Luisiana, Jeffersoa ne in• corpcrò più che un altro milione e piè ancora con la succtssiva occupazione dei territori dell'Oregon e del Washington. Il 1819 Monrce favori, con l'annessione della Florida, acquisto di oltre 200 mila miglia, e Polk, nel 1845, ne aggiunse altri 750 mila con il Ttxas ed il temtorio messicano. Il 1l:168 fu comprata l'Alasca dalla Russia ; il 1898, in conseguenza della guerra, gli Stati Uniti succedevano alla sovranità spagnuola nell'ultimo avanzo di quell'impero coloniale. Cmi la superficie ddla Confederazione è diventata quattro volte quelli iniziale alla distanza di poco più che un secolo. Ai giorni di Jeflerson l'Europa si trovava alle prese con Napoleone e troppo distante dall'America per occuparsi del gigantes:o movimento che quivi iniziavasi; Napoleone stesso si contentò di U'l compenso pecuniario per la cessione della Luisiana, che non avrebbe potuto difendere contro l'Inghilterra In tale modo le condizioni politiche europee fecero porre la pietra angolare dell'impero americano. Se non in Europa, negli Stati Uniti si gridò allora all'imperialismo, ed a quei tempi la parola suonava as-

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