Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 21 - 15 maggio 1899

412 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI serena; di cui crediamo far cosa grata ai lett0ri riproducendo il brano finale seguente: Ed in questa maniera Giovanni Bovio vien sempre opponendo vittoriosamente ad affermazioni leggere che hanno il carattere di una grave serietà, solamente per l'apparato che presentano di ~ottrine basate_ sull'esam~ dei fatti, una sua argomentazione che ha più forza d1 mille fatti raccolti, ma nei quali non è penetrata. una mente che abbia saputo filosoficamente accertarne 11valore. Ed egli respinge lungi dal genio_I~ tac~i~ d~ll'egoi: smò, e del!'individualismo, e quella d1 1rreh&1os1tà e d1 immoralità ; non perchè · (notiamolo bene) egli non possa tale apparire agli intelletti comuni, ma p~rchè la sua via è appunto così diversa da quella che 11 volgo percorre. Ed è questa la forza dimostrativa del bello e sereno libro, che abbiamo sotto gli occhi: l'aver fatto intendere questo, che agli uomini di genio non si pos-: sono applicare le medesime regole di esame .che ~gl! uomini del volgo, perchè sebbene cert~ ma1!1fes~az10m materiali sieno eguali negli uni e negli altn, diversa, opposta anzi, è la loro origine. . . Ed è anche questa la ragione per_ cm non ~1 sente bisogno, come altri ha desiderato, d1 una magg10re copia di prove. Non si tratta già qui di contrappor~e a~- fermazione ad affermazione, principalmente, ma ~1 cnticare tutto un metodo ma di mostrare con copia serrata di ragionamenti che tutto un indirizzo è fuor di strada. Ed a questo scopo provvede ottimamente questa prima parte del libro a cui seguirà una seconda_ che sarà, come pare, di applicazione e di prove. E n_o1l'at-: tendiamo ansiosi. L'attendiamo ansiosi, perchè G1ovinm Bovio è un uomo nei cui libri noi sentiamo ogni tanto vibrare un sentimento della nostra dignità civile, che ci pare cosi abbassato ogni volta che pensiamo cor~e \a coltura filosofica sia poca e trascurata presso d1 ~01; onde all'a:_1parire di tali opere udiamo con sorpr~sa I accusa di oscurita e di involuzione. Ma questo tnste costume dovrà pur presto passare se è vero che noi te~- diamo a riprendere nel mondo quel posto che_1~ tradizione par quasi sempre indicarci, tendendo ms1st~ntemente l'indice verso l'avvenire. Poiche noi attendiamo con fede « qualcuno che ci liberi da noi stessi, dalla mediocrità che sconfina dal pudore » non dimentic~i che dobbiamo operare in modo da meritarci questa liberazione. « Ricordi la nazione ( concluderò con le par~Je del libro) che il genio non è un miracolo, una provv1d~~z_a riparatrice agli ignari, una epilessia salutare ai paraht!ci: è invece creato ed ispirato da un popolo che lo menta, ;} sa in lui riconoscere un benefattore disinteressato, un conforto contro quella noia della vita che è la volgarità»· LUDOVICO BUCHNER Ludovico Biichner è morto. Il telegrafo, pronto ad annunciarci la morte d'un qualunque politicante, non ha creduto opportuno, questa volta, avvisare la triste notizia. Ma l'autore di For1,_ae materia, Teoria di 'Darwin, Luce e vita, Fatti e teorie ecc., non merita la solita ipocrita necrologia, che gettiamo sulla carta, tra un sigaro e l'altro, per la dipartita d'ogni uomo celebre. I ventiquattro volumi pubblicati costituiscono la gloria sua, e sono la prova evidente della natura· superba e coraggiosa dello scrittore, che tutta la vita consumò nella lotta. Poichè Ludovico Biichner ha combattuto per la idea sua fino all'ultimo : ancora pochi giorni prima, che la morte sedesse al suo capezzale, leggevamo nel 'Berliner Tageblatt un suo studio sulle relazioni tra la biologia e le scienze sociali. Che dire di lui? Non ricorderemo lo sdegno, col quale egli lasciò la cattedra e la patria, allor che l'opera sua con mezzi sleali vide combattuta. Non ricorderemo I, vi1a raminga vissuta in America,. tenendo sempre f.:rma, con conferenze, opuscoli, lezioni,.. la idea sua. Non ricorderemo il famoso discorso, da lui tenuto in Francia, per l'inaugurazione del monumento in onore di Diderot, quel discorso che tanto scandalo suscitò in Germania. Modesto, solo, tornò in patria, e continuò a lavorare, con fiducia sempre. Solamente in q.;esti ultimi anni, il venerando uomo cominciò a perdere questa giovanile speranza. E nell'ultimo volume, pubblica~o l'anno scorso a Giessen, con una melanconia disperata, egli gridava : - A che tanto progresso, tante scoperte propagate con riviste, giornali, opuscoli, confe,enze, se una enorme parte dell'umanità si nutre ancora di fantasimi, di spettri? A che giova la stampa, l'associazione, tutto il progresso politico, se gli eletti perdono il tempo in vane e puerili discussioni, se gli elettori ubbidiscono, e votano ciecamente un nome che viene imposto dall'alto? A che giovano tutti i progressi dell'Economia, tutte le riforme sociali, se la grande massa di lavoratori, si lascia attirare dalla parola di utopisti e facili promettitori di paradiso e felicità futura ? A che giovano i progressi della medicina, se c'è ancora gent~ che ha fiducia nel ciarlatano più che nel medico? A che giovano i progressi della morale, della religione se siamo in pieno Medio Evo con le persecuzioni contro gli Ebrei, con l'antisemitismo acutato dalla Chiesa romana? - Ed il libro, intitolato .All'agonia del secolo, nel quale veni vano esaminati tutti i moderni problemi, si chiudeva con questa amara invettiva, che dovrebbe essere scritta sulla tomba del vecchio lottatore : il secolo resta grande, ecl il grande momento trova una piccola umanità. - P. LE CITTÀ " PIOVRE ,, (Continuazione. Vedi Num. precedente) § 2. La rivoluzioneindustrialenelle campagne Le informazioni pubblicate dal Dipartimento del-- l'Interno nel Mrmiteur Beige del 1, maggio 1846, portano a 328,249 il numero d'individui di ogni età e di tutti i sessi, occupati nel 1843, nei diversi rami dell'industria linifera. In quel quadro che comprendeva quat-- tro province -- le due Fiandre, l'Hainaut e il Brabante - gli operai si suddividevano co,ì : 5782 1 tessitori l 9409 l filatori 76, ,7 gramolatori e diliscatori. 328249 Quasi tutti questi operai abitavano la campagna ecombinavano il loro lavoro con l'agricoltura : il suolo produceva la materia prima ; tutti i membri della famiglia concorrevano alle diverse manipolazioni del lino ; le occupazioni erano alternate : il capo di famiglia passava dalla cultura del campo al suo mestiere; la massaia abbandonava il filatoio per vegliare alle cure della casa ; ciascuno aveva il suo compito e nessun momento era perduto. Il ricavo della vendita della filatura della tela bastava al pagamento del fitto di casa e delle tasse. La piccola cultura associata alla filatura ed alla tessitura - dice Ducpétiaux _ appariva agli occhi di tutti, come l'espressione d'un sistema che era proposto come modello alle altre nazioni. Di questo sistema, si può dire che non restino se non delle sopravvivenze insignificanti.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==