Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 21 - 15 maggio 1899

'RJVIST A POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALJ 4rr :nova, Pisa e Venezia e muove concorrenza vittoriosa ai -moderni principi mercanti d' Inghilterra e di Germania. Questo scritto ha dunque un duplice scopo: dimostrare come nell'America latina e sovratutto nell'Argentina l'emigrante italiano abbia saputo compiere opere grandi -ed abbia dato origine ad una meravigliosa efflorescenza di « capitani dell'mdustria »; e scegliere poi fra questi numerosissimi « self made men » uno, il quale fosse quasi l'incarnazione viva delle qualità intellettuali ed organizzatrici destinate a trasformare la piccola Italia attuale in una futura « più grande:Italia », pacificamente espandente il suo nome e la au 1 schiatta gloriosa in un continente più ampio dell'antko impero Romano. Ho scelto Enrico Dell"Acqua ad oggetto dei miei studi non solo perchè è l'in,arnazione tipica del principe ·mercante, ma anche perchè esso è un esempio singolare -di organizzatore di capitali e di uomini. li lettore delle pagine che seguono vedrà meravigliando, attraverso a quante lotte, a quanti ostacoli numerosi ed ognora risorgenti Enrico Dell'Acqua abbia costretto il capitale italiano a seguirlo nella sua impresa dì conquista del- !' America latina. Ed il lettore delle relazioni di viaggiatori della casa pubblica in appendice al presente scrit- ,o dovrà convincersi a poco a poco che per vincere nella lotta commerciale non basta avere una grande forza di animo ed una grande capacità intellettuale, ma occorre possedere eziandio il sacro dono dell'intuito degli uomini. Questo intuito Enrico Dell'Acqua sembra possedere ·fo una misura veramente singolare. Io non ho potuto leggere le relazioni dei viaggiatori della casa dell'Acqua ,senza una commozione profonda. Se l'Italia possedesse cento commercianti ed industriali, i quali possedessero, come il Dell'Acqua, la capacità di circondarsi di una coorte di commessi viaggiatori intelligenti ed abili a sorprendere i gusti e le abitudi dei paesi lontani, a sag- .giare le minime variazioni della domanda, a fare delle diagnosi acute degli stati di crisi e di prosperità economica, la fortuna del nostro paese, come nazione industriale e commerciante, sarebbe assicurata, senza stimoli .artificiali e senza interventi governanti. Io spero che le pagine da me scritte saranno non inutile ammaestramento alle classi governative· e diri- .genti d·Italia. Sovratutto a queste. Il nostro paese ha bisogno che i possessori del capitale non ozino, contenti -del quattro per cento fornito dai titoli di consolidato o -dai fitti terrieri, garantiti dal dazio sul grane, ma si avventurino in intraprese utili a loro ed alla nazione intiera. Il paese ha bisogno che le classi dirigenti non ,continuino ad avviare i loro figli alle carriere professionali e burocratiche, già ingombre di aspiranti insoddisfatti, ma li avviino alla fortuna sulla via delle industrie ·e dei commerci. Il mondo è ampio; e ·te terre incolte d'Italia e d'America hanno sete di capitali e di coloni .ardimentosi. Finchè noi seguiteremo a dare al mondo all'interno l'esempio di uno Stato feroce tassatore ed -oppressore di ogni iniziativa privata, di un proletariato miserabile e ignorante, e di classi dirigenti oziose, fa. stose e timide, ed all'estero lo spettacolo di una emigraz:one povera e v..gante apparentemente solo per -adempiere alla funzione economica di fare ribassare il -saggio dei salari, noi rimarremmo sempre un popolo di ·malcontenti e di impotenti, malgrado la lustra di un .grande esercito e delle colonie africane. L'esempio di alcune regioni italiane assurte per tenacia di lavoro e per genialità artistica ad una invidiabile prosperità economica e l'esempio della colonizzazione italiana nell'Argentina dimostrano che negli Italiani con- ·temporanei esiste la stoffa di un popolo grande. Accanto ai grossi libri che fanno la diagnosi dei mali del nostro paese, è bene che sia scritto anche un piccolo libro improntato all'ottimismo ed alla speranza. Lo studioso di co,e economiche in Italia e troppo spesso oppresso dalla visione di un presente disvaziato e doloroso perchè non gli debba essere lecito qualche volta -di librarsi a contemplare un avvenire migliore del passato. È bene provare che già nel presente esistono f germi di questo avvenire radioso e splendido; è bene mindare nei momenti di sfiducia e di scetticismo, quando un raggio di luce si scopre alla mente dell'affaticato indagatore, un saluto alla rinnovata grandezza d' Italia, augurando che allo spirito di intrapreridenza, alla energia produttrice, alla genialità artistica ed alla potenza colonizzatrice del nostro popolo più non si oppongano all'interno le vessazioni e le dilapidazioni fastose ed oziose delle classi politicanti e dirigenti, ed all'estero le pazzie africane, le avventure cinesi e la incuria colpevole delle colonie spontanee, dove si matura la formazione di nuove Italie, più grandi dell'antica. L01G1 E1NAUD1. IL GENIO DI GIOVANNI BOVIO Parecchi amici ad una volta ci hanno promesso uno studio sull'ultimo libro del nostro illustre amico e collaboratore. In questa gara c' è già un indizio certo dell'alto valore del Genio di Giovanni Bovio. Non abbiamo premura di dare il nostro giudizio, perchè ci piace, in questa circostanza, conoscere prima quello degli altri ; così, quando lo daremo noi, nessuno dirà, se sarà favorevole, che si tratta di taglierini fatti in casa. Intanto notiamo con grande compiacimento nostro che gli avversari politici e scientifici dell'il - lustre filosofo napoletano, o lo lodano incondizionatamente, o procedono ad un esame critico, elevato e rispettoso, quale mai per lo passato adoperarono verso le precedenti opere sue. Il 'IJon Chisciotte fu tra i primi, appena pubblicato il Genio, a sentire il bisogno di dichiarare che aveva trovato eccellente il libro ; e - cosa assai significante - il brioso giornale romano confessava non essere stato mai tra gli ammiratori di Giovanni Bovio. Uno speciale interess~ nella quistione agitata nel Genio ha l'attitudine della scuola del Lombroso. Si può trascurare quello che dice un fanatico discepolo dell'eminente psichiatra di Torino nel Germinai perchè dello stesso scrittore abbiamo letto altri saggi della sua leggerezza ed intramigenza scientifica; siamo rimasti invece assai soddisfatti del contegno di due dei più valorosi sostenitori Jella scuola di antropologia criminale : di Scipio Sighele e di Adolfo Zerboglio. Il primo ne fece la critica deferentissima nella Tribima; il secondo, con maggiore calore, ne scrisse nel Secolo, per arrivare a questa conclusione: u la revisione del pro- " cesso al genio invocata da Giovanni Bovio con u tanto splendore di analisi, arricchita nel contesto u dd libro di pagine di una meravigliosa bellezza u artistica, non condurrà a debellare la parte fonu <lamentale dell'edifizio, messo su col lavoro pau ziente ed acuto di Lombroso e dei suoi, ma darà u alla critica antropologica ed ai suoi risultati un u rigore ed una correttezza di cui si prova, dav- " vero, attualmente il bisogno n. • Notiamo, infine, che abbiamo trovato l'apologia del Genio in una rivista, nella quale non l'avremmo creduta possibile : nel d'Annunziano Marzocco di Firenze. G. S. Gargano nel N. del r6 Aprile, consacra un lungo leader articolo e lo intitola: Una voce

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