PJVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI noi l'accettiamo percbè pensiamo che la libertà vale sempre qualunque prezzo la si paghi. *** Ed ora vediamo il secondo aspetto delle concorrenza. L'idea della concorrenza come lotta per la vita, come strumento di selezione, come legge direttrice dell'evoluzione, tutti ne conoscono oggi la origine: Darwin e Spencer l'hanno lanciata nel mondo. lo non voglio discutere qui la questione del darvinismo dal punto di vista biologico; ma mi limiterò semplicemente a dire che si comincia a diffidare, in materia sociale, di tutti questi imprestiti fatti al regno animale. Gli economhti, trionfaati, pel nuovo argomento, dicono che la concorrenza è l'eliminazione degli incapaci, la sopravvivenza dd piu atti, la selezione dei migliori. Sì, ma tutto sta nell'intendersi. Chi sono questi migliori? Nel dominio della concorrenza animale sono quelli che hanno i muscoli piu potenti, le unghie piu acute, e, se si tratta delle volpi, quelle che avranno le zampe piu agili, l'cdorato più fino. Ma quando si tratta di uomini non son coloro che hanno quelle qualità i migliori, ma - lo riconoscono anche gli economisti - gli uomini buoni, gli uomini sociali, gli uomini che saranno disposti al bisogno a sacrificare il loro interesse personale all'interesse della generalità. E se e così, come si potrà sostenere senza mettersi a ridere che la lotta per la vita tra gli uomini, nel com· mercio e nell'industria, abbia per effetto di assicurare la vittoria ai piu scrupolosi, ai piu coscienzio~i, ai piu modesti? Eppure ci sono degli economisti che dicono che è appunto ai piu morali che la concorrenza assicura la vittoria. Nella Morale della concorrwza, lves Guyot dice che la funzione del produttore e del mercante non è che quella di preoccuparsi dei gusti e degli interessi dei suoi clienti, non dei suoi, dando origine cosi ali' nllruismo professionale. Il motore invece di ogni attività commerciale o industriale, non è il desiderio di render servizi altrui, ma quello di fare u,1 profitto, e siccome la con.:orrenza non potrebbe sviluppare altre qualità che quelle piu adatte al fine di raggiungere, essa non saprà spiegare che le qualità piu proprie a guadagnare del denaro. Notate però che io non sono cosi pessimista per pretendere che un negoziante non possa essere un uomo perfettamente onesto, coscienzioso e che metta tutte le sue cure per servire i suoi clienti, io intendo soltanto dire che se lo fa, sarà perchè pensa che l'onestà è qualche volta la migliore strada per riuscir negli affari, e se lo fa non è perchè la concorrenza ve lo costringa, come non lo costringeva all'antica probità commerciale ai tempi in cui la concorrenza non c'era. Ma domanda te allo speziale sull'angolo della via perehè vende delle derrate falsificate; domandate al negoziante di farine perchè fa v.:nire dei vagoni completi di gesso; dimandate ai laboratori municipali perchè oggi la falsificazione delle derrate alimentari è diventata un'arte; domandate ai nostr: grandi magazzini perchè dànno alle loro operaie per una camicia od un oggetto di biancheria un compenso derisorio, e tutti vi risponderanno : " E la concorrenza. Non si chiede di maltrattare gli operai e di sfruttarli, ma vi si è forzati per le nectssità della vita. » Ma che volete fare ? si dice, se accettate le concorrenze come libertà del lavoro bisogna l'accettate pure sotto la forma di lotta per la vita, che è il rovescio della medaglia. Io non accetto però questo dilemma. La libertà del lavoro non mi sembra necessariamente legata alle lotte per la vita; al contrario questa giunge al resultato di sopprimere la libertà del lavoro e della concorrenza. Giacchè parliamo di selezione naturale, prendete una dozzina di topi, chiudeteli in una gabbia e date loro il nutrimento di un solo, e poi ripassate ogni ventiquatt'ore. Da un giorno all'altro voi vedrete il loro numero diminuir finchè non resterà che un topo soltanto. È l'eletto, questo, è il selezionato ! Come è bello e grosso I Sfido esso ha mangiato tutti gli altri ! Ed ecco la concorrenza soppressa, poichè di tutti i concorrenti non ne resta che un solo: ed è appunto da ciò che viene la parola monopolio, monos, solo. Zola nel suo libro, li Paradiso delle signore, ci mostra come il Louvre e il 73on Marché hanno mangiato i piccoli magazzini. E se questi piccoli magnzini si associano la concorrenza è soppressa lo stesso. • Che possiamo noi fare ? La cooperazione può fare molto, e su di essa, in alcuni casi, piu che sullo Stato, i consumatori possono contare per difendersi. Quando vi saranno diverse cooperative di consumo in una stessa città, esse non si faranno concorrenza, non si mangeranno tra loro, ma si organizzeranno, si uniranno in federazione, s'intenderanno ; perchè il veleno della concorrenza che la fa generare in lotta per la vita, è soltanto l'aspra ricerca del profitto, mentre le cooperative hanno soltanto per principale preoccupazione di provvedere ai bisogni dei loro membri fornendo loro delle mucanzie della migliore qualità e al piu basso prezzo possibile. E noi contiamo anche sulle associazioni di produzione cooperative per far cessar lo nueating systemi, que,to sfruttamento degli opuai a mezzo di un intraprenditore o di sotto intraprenditore, perchè una volta gli operai saranno associati, o coi padroni o tra loro, nessuno potrà immaginare ch'essi possano sfruttarsi reciprocamente. Ma mi resta ancora un dubbio da dissipare. Si potrebbe temere che l'aiuto mutuo, avesse per risultato di indebolire l'iniziativa industriale, di generare un sentimentalismo senza nervi e senza vigore. Certo noi siamo d'accordo che la cosa essenziale è di f0rmare degli uomini • il nostro ideale è un ideale di energia ; ed io appu~to conto sulle cooperati\ e meglio che sulla concorrenza, per realizzare il maximum dell'energia, lo sviluppo integrale della versonahta umana. Uno dei fatti che mi rendono scettico sull'efficacia della concorrenza e della lotta per la vita dal punto di vista dello sviluppo dell'energia, è precisamente l'esempio dell'Inghilterra che si oppone a quello della Francia. Se l'Inghilterra è il paese del sdf help - e se ve n'è forse anche un po' troppo - essa è anche per eccellenza il paese della cooperazione e_dell'_assoc(azione, per le quali sta incontrastabilmente rn pnma l111ea. Quanto alla Francia la concorrenza e la lotta per la vita non vi fanno certo difetto. Il piccolo francese, avanti anche di mettersi i calzoni lunghi, l'impara, la lotta per la vita. Si può dire, senza es~~erare, che una gran parte degli sforzi nelle scuole cospm a formare guesto selelezionato che si chiama il N. r della vita. E quando il francese esce dalle scuole, la lotta per la vita continua. Impiegato co~cor~e per s~lire, a_gricoltore concorr~ per avere il premio d onore, rndustnale per la medaglia all'esposizione universa!e che ha luogo. o~ni dieci au~i, artista per la medagha al salon, provrnc1ale per vemre a Parigi, intellettuale per entrare all'Istituto, e se non si sa ehi sia concorre per esser decorato. Se la lotta per la vita dovesse generare il self-help, l'iniziativa individuale la Francia dovrebbe essere un focolare fiammante a/energie morali, e iavece di selezionati, di superuomini, come ci promett_e Nie~zs_che,non si trovano facilmente nemmeno deglt uom1m. E perchè queste lotte dànno così poveri resultati? Sarebbe forse perchè tutti questi sforzi non hanno per motore che il desiderio del profitto? o la soddisfazione della vanità? o forse anche la pigrizia? dal momento che vi sono delle persone che fanno tutti questi sforzi per avere un buon posto appunto per esser dispensati di farne per l'avvenire? . Tutti coloro che banno esperienza della vita cooperativa sanno che le associazioni hanno fornito in ogni tempo, e forniscono ancor oggi, delle individualità così
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==