,ss RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI < vede associato nelle leggi e negli atti del Go- Crediamo di far cosa gradita ai lettori della « verno il nome del Principe a quello dei ministri, Rivista dando un esteso riassunto dell'ultima con- « non pub continuarein quellafinzione e separarere- ferenza tenuta dal Gide nel Museo sociale di Pa- « sponsabìlitache moralmente sono indivisibil.i... » rigi e ch'è stata pubblicata nel numero ultimo (p. 93). del Musée socia/ tanto bene diretto dal Prof. MaIl meglio viene, laddove parla del valore delle billeau. I nostri lettori vedranno come anche tra istituzioni politiche « che tanto valgono, quanto è gli economisti trovino oppositori vigorosi quelle « il bene che sanno procacciare ; è naturale che applicazioni delle dottrine darvinistiche trionfai- « sianogiudicatecattivequellechefruttanomale... » (p. mente combattute nel Socialismo del nostro ColaI 55) e quando scongiura i governanti a rimuovere janni. le cause dei mali presenti perchè solo « allora i « partiti sovversivi non troveranno più l'ubi consi- Ecco il riassunto della conferenza del Gide : < stere nell'universale malcontento, per dare la leva Cooperazione o concorrenza? Con queste due parole e della rivolta al paese, e l'opinione pubblica, Ien- io ho voluto simbolizzare e caratterizzare due scuole, « 'tamente sl, ma costantemente, ritornerà all'amo- l'una che comprende la maggior parte degli economisti « re delle istituzioni e delle libertà da queste or- francesi, l'altra nella quale non figurano che pochi eco- « ganizzate. Oggi,comeoggi,fra paesee istituzioni se nomisti, ma soprattutto dei sociologhi, dei filosofi, degli « non c'é ostilità dichiarata, e'é molta dilriden,.,a · e uomini politici, anche alcuni anarchici, un pò tutti, e JJ' " a nome dei quali io vi parlo. « chi si lascia illudere da certe obbligare e stereo- Siccome io ho l'onore di appartenere da quindici anni « tipate dichiarazioni officiali, ovvero dai chiassi alla Società d'economia politica, io non avrò il cattivo <( di gente che, per dirla con una frase famosa, gusto di dirvi male dei miei confratelli che ritengo per « nulla seppe mai nè imparare, nè dimenticare, dei valorosi che hanno lottato molto coraggiosamente « scambia le apparenze di una minoranza interes nel passato, e lottano presentemente, per molte nobili <( sata colla realta effettiva delle cose cioè coi giu- cause, per la Libertà, per la Pace sociale e internazionale <( dizi e coi propositi della gran maggioranza del e per la Giustizia ancora; ma io non credo di dir male ,, paese Ja q le si' 0 t' e t h" d d di loro se io mi limito a constatare che essi dicono "' ; ua va c n muam n e e 1e en o II spegso male di noi. <( se que e istituzioni valgono proprio i denari che lo non voglio moltiplicare le citazioni, il che mi sa- « ci costano ed i gravi sacrifici che c'impongono, rebbe molto facile, ma io non posso dimenticare un fatto « dal momento che non sanno più assicurare al •· recentissimo, una seduta della « Società d'economia in- « paese ne ordine, né giustizia, nè sicurezza,nè pro- dustriale » nella quale Yves Guyot ha detto che ciò che e fitto del lavoro~. noi facevamo era del • socialismo paterno », e nella quale e Nessuno dimentichi Napoleone III; il quale, un altro membro, il segretario della Società stessa, chiu- « mentre appena nel maggio dei 1870 aveva otte- deva e riassumeva tutta la discussione con questa for- ·« nuto un plebiscito di otto milioni di voti, ap- mula d'una concisione lapidaria: « Il Museo Sociale è un male sociale •. « provanti il nuovo indirizzo liberale del suo go- Perchè tutti questi attacchi ? Semplicemente perche « verno, auspice l'Ollivier, nel settembre dello nella seconda scuola, di cui vi devo parlare, noi non ere- « stesso anno era prigioniero a Sedan. La qual diamo che la concorrenza basti a tutto, ch'essa assicuri « cosa ricordo, non a titolo di neppur lontano av- la libertà, il buon mercato, il progresso morale ed eco- « vertimento, che sarebbe irriverente; ma perchè nomico. « nessuno dimentichi, che degli applausi delle folle, Tra le due scuole non vi potrebbe essere un semplice « o in giacca, o in guanti, non c'è da fidarsi mai, malinteso? Forse: e m'e sembrato quindi non del tutto <( mai ». (p. 257). tempo perso questa discussione. * * * Questi ed altri rassomiglianti giudizi sulle istituzioni vigenti ed altre previsioni simili sulle loro sorte in altri tempi era lecito a tutti emetterli e farle; oggi è privilegio di pochi monarchici di grido Io esporli lib<!ramente. Se li enunciasse di s □a iniziativa la Rivista non le mancherebbe un sequestro, e procurerebbero la destituzione a chi glieli suggerisce se esso fosse, come me, un povero. TRAVET. CONCORRENZA O COOPERAZIONE ? Charles Gide, l'eminente nostro collaboratore, è uno dei pochi economisti che in Francia contir:ua e sviluppa il pensiero di quei nobili scrittori, che, staccandosi dal dogmatismo ortodosso, l'economia vollero accomunare colla morale preludendo al socialismo di stato. Charles Gide alle sua tendenze ha dato una forma concret? e determinata facendosi l'apostolo del principio cooperativo ch'egli ha propugnato in vaiÌ scritti e in molte conferenze con larshezza cli vedute ~ con srande ardore, Anzitutto bisognerebbe sapere ciò che è la concorrenza; ma siccome non vi ha niente di più noioso in una conferenza delle definizioni, dirò che quel che io vedo chiaramente è che la concorrenza si presenta sotto due aspetti, l'uno queIlo della libertà del lavoro, l'altro quello della lotta per la vita. Ebbene! il primo nc>il'accettiamo, il secondo no: ecco tutto il soggetto ch'io mi propongo di svolgere. Sotto l'aspetto della libertà del lavoro accettiamo la concorrenza, perchè è sotto questa aureola che essa è sorta, veramente radiosa, alla fine del secolo scorso, succedendo ad un sistema corporativo che, per quanto avesse avuto i suoi bei giorni, era giunto a una specie di ossificazione senile. Ma, anche da questo punto di vista, la concorrenza non ha forse mantenute tutte le speranze che si fondavano su di lei. Esso non ha dato il buon mercato che si prometteva; lo prova il pane che da cinquant'anni non è ribassato di prezzo per quanto i fornai sieno, soltanto a Parigi, in questo tempo triplicati. Essa non ha nemmeno realizzato quell'ordine naturale che sognavano i Fisiocratici, perchè noi vediamo una certa anarchia nella ripartizione delle ricchezze e delle funzioni: i medici, per esempio, nelle campagne sono tanto rari che i malati non possono trovarli, mentre a Parigi sono talmente numerosi che sono essi che non trovano i malati.. Non si può dire nemmeno ch'essa sia livellatrice perchè noi vediamo oggi un tipo assolutamente scono- ~ciuto prima, quello çioè del miliardario. Ciò nonostante
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==