Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 20 - 30 aprile 1899

·R_ITTISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI quella materiale, cioè de la questione politica e di quella economica; de la questione che si risolve ne la liberrà di pemino, di studio, di parola, di coscienza, di stampa ecc., e di quella che si risolve ne la libertà fisica, di lavoro, di godimento, ne la proporzione de 'I frutto al lavoro, ne l'equa teoria de 'l valore, ne l'abolizione de 'I capitalismo ecc. onde la :iuestione sociale à in sè la questione educativa, la questione religiosa, quella politica, quella d'integrità fisica, quella proprietaria ecc. ecc. E mirare a la risoluzione de la questione sociale non si può senza ordinatamente dare occhio a risolvere tutte le questioni minori in che essa si scinde. Ora tutti veggono (e qui il nostro discorso non è certo nuovo) che, come da la parte repubblicana si tengono ben presenti i problemi educativi, religiosi, politici, mentre quelli economici si trascurano alquanto; da la parte socialista si tengon ben presenti i problemi economici, mentre quelli politici si trascurano alquanto. Ed allora noi ci domandiamo : « Perchè ciò? se il fine cui dicono di tendere cotesti partiti e lo stesso per rntrambi: la libertà tutta quanta, intesa cioe come autonomia de la ragione e subordinata soddisfazione de gli istinti, perchè mai , ssi non battono una medesima via per raggiungerlo? » A volere spogliare di tutte le accademie la diflerenza di veduta fra i due partiti, e risolverla invfce ne l'aspetto finale in che si dimostra, a noi pare che essa si presenti cosi, che i socialisti cercano di dare a gli uomini la possibilità economica cioè materiale di aspirare a tutta )a libertà o al benessere completo, mentre i repubblicani cercano di dar loro la possibilità politzca, cioè spirituale, di ragionevolmente sistemarsi per economicamente attingere lo stesso benessere completo, che è poi lo svolgersi de la vita ne le sue manifestazioni materiali e morali. E non si accorgono entrambi che non è possibile trionfare iiolatameote nè ne l'una maniera nè ne l'altra, poichè ogni vittoria economica presuppone una vittoria politica come ogni vittoria politica presuppone una vittoria economica, o più esattamente perchè la sistemazione politica e quella economica rispetto al fine ultimo che è la libertà tutta intera, debbono andare di pari passo Nè potrebbe essere diYersamente, poichè come per il natural principio di causal.tà, ogni causa ha effetto determinato, e come per il con(eguente principio di recipro~ità, ogni efletto da una stabile causa trae origine, cosi chi mira ad un dtterminato fine (la libertà) non può per diverse vie giungervi o ciascuno con mezzo proprio, diverso da l'altro, ma per una sola via, che è poi il complesso dei diver;i mezzi di ciascuno. È per questo che noi sorridiamo quando, e continuamente ci accade di ascoltare specie fra i gregari, altri dice: ,, i fini sono gli stessi ma i mezzi ci dividono » o viceversa: « uniamoci ne i mezzi anche mirando a fini diversi » .... maniera fatua questa di parlare che, volendo ingenu1mente contradire la più grande de le leggi naturali, cioè di rigida correlazione fra cause (mezzi) ed effetti (fini), si risolve in una affermazione vuota di pratico valore. * * * Adunque lo accordo fra il partito socialista e quello repubblicano dee trarre ori1:!'.inenon da ragioni di opportunità, ma da ragioni di principio, da ra11ioni di intenti comuni, da ragioni di necessità fatale e la facile confusione de 'l momento deve cedue il posto a la ragionevole fusione a venire. Nè deve ciascuno, pur movenclosi ;nsieme a l'altro « restare nel proprio campo di idee • come alcuni dicono, ma dee ciascuno, con tutta sincerità. riconoscere la parte che gli manca per assumere la completa fisonomia di partito comblttente per la libertà, e sinceramente aggiungerla ne 'I proprio. programma. D·ebbono i repubblicani riconoscne il grave peso de la questione economica e sinceramente accettarne le teorie nuove, che sono certo un progresso natevele rispetto ai principii intraveduti da i loro immortali Maestri; debbono i socialisti riconoscere la necessità de la questione politica ed investirsene con ardore pari a quello che pongono ne la questione economica, debbono cioè i primi riconoscere ne le linee generali de 'I collettivismo, la forma logica de 'I sistema economico, dt bbono i secondi riconoscere ne la repubblica la forma logica de la democrazia, e debbono entrambi per quanto a ciascuno consente la possibilità di evolvere o meglio allargare le proprie convinzioni verso il Vero Bene, lealmente stringersi in un unico e grandioso partito politico-sociale che opponga, sia ne 'I campo spirituale che ne 'l materiale, a la supremazia l'eguaglianza, al dominio la libertà, a l'egoarchia, l'autarchta, e vegga ne la propaganda cumulativa, ne la comune azione, ne lo sforzo concorde, il trionfo degli ideali di cui la Città Eterna è degna di promuovere la soluzione, dico Roma l Ing. FILIPPO LACCETTI, LE ISTITUZIONI ITALIANE giudicate da un conser1·atore Signor "Direttoredella Rivista Popolare, Ho letto con piacere quanto voi avete scritto nell'ultimc., numero della Rivis1a sul libro del Professore Vidari; permettetemi, però, che io richiami la vostra attenzione sui giudizi che lo stesso scrittore dà con molta prudenza e quasi in forma reticente sul presente nostro ordinamento politico. Ptemesso un brano del Principe di Macchiavelli nel quale si stabilisce che le dinastie antiche riescono a mantenersi in sella se coloro che le rappresentano sono appena appena mediocri - di ordinaria industria, diceva il segretario fiorentino - il Vidari sentenzia: se anche questa - la mediocrita - manca, non c'e più rimedio. Un poco più in là dopo aver constatato che la responsabilità ministeri1le sancita dall'art. 36 dello Statuto si è riridotta una vera burletta soggiunge : u E si che, u massime durante il governo di Crispi, ragioni u gravi di accusa non mancarono. Ma un pò una u falsa piera ; un po' troppe alte protezioni; un po' u il convincimento di una colpa comune e del gou verno e della Camera, un po' infiue la mancanza u di una legge la quale faccia muovere codesta u macchina irruginita della responsabilità ministeu riale ; fatto è che, per questo riguardo, pur quelu l'articolo dello Statuto non fu applicato mai n. (p. 85 e 86). A pag. 94 dopo avere enumerato i casi di vio • !azione di vari articoli dello Statuto, conclude: u Ebbene questi ed altrettali attentati allo Statuto u dovrebbero sempre essere impediti o repressi da u chi risiede supremo custode di quello; perchè u nulla più dis1mora il popolo dalle istituzioni pou litiche, che al veder questo lud·brio dei ministri u e il doversi persuadere che non c' è freno conu tro il prepotere di essi ..... n È più esplicito e giusto sulla irresponsabilità in un regime costituzionale, come può rilevarsi da questo brano: « Pure, nonostante ciò, non è da « credere che anche in quest'odine di cose l'uffì- « cio di un Principe costituzionale sia scevro di « gravi difficoltà e di responsabilità morali, e che « ad esso basti farsi scudo dei propri ministri. La « finzione legale della irresponsJbiJirà giuridica di « e,so, vale qutllo che vale; perchè il popolo che

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