'R..l~IST.A.'POPOLAREDI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.A.Ll nare suli'argomento, per ribattere le accuse ed ins'stere sulla opportunità vera della quistione risollevata solennemente in un ambiente ufficiale. Non c' è dubbio da parte di chi, come me, crede che l'insegnamento scientifico universitario non debba, e non deve, astrarre dalle contingenze della vita reale, sulla opportunità di svolgere un tema tutto fatto di realtà e di vita vissuta. La scienza, che rimane sempre teorka, non attrae e non appassiona molto e molti; e nelle scienze politicosociali sopratutto, l'utilità dell'insegnamento è davvero scarso quando i discepoli non acquistano la convinzione, che a qualche cosa, immediatamente e direttamente, serva quello che apprendono nelle aule universitarie. Ben fece, adunque, il Nitti, inaugurando il corso di scienza delle finanze, a presentare la tela di uno studio, che in ogni temp0 avrebbe suscitato un vivo interesse e che doveva destarlo vivissimo in un momento in cm le dolorose condizioni dei contribuenti italiani richiamano l'attenzione sulla ripartizione dei tributi. Certo : il Nitti fece opera savia e di buona politica rinunziando ad una dissertazione accademica, che poteva mettere in evidenza la sua erudizione e le sue teorie, senza lasciare traccia alcuna nella mente degli udit0ri, per imrattenersi di scienza applicata, ch'è cosa viva e palpitante di dolorosa attualità. Ma parlando delle regioni d'Italia nel bilancio italiano si risuscita forse lo spettro dell'Italia in pillole e si spalancano le porte agli austriaci per ritornare nel Lombardo-,·eneto, ai Lorena in Toscana, ai Borboni a Napoli? Oh I finiamola con questa rettorica barbogia, ch'è servita a far fare l'apologia degli errori più disastrosi, e ad invocare, vittoriosamente, il silenzio e l'oblio sulle maggiori turpitudini e su i più audaci delinquenti.... E per finirla davvero cominciamo con una constatazione istruttiva, la cui evidenza può essere negata soltanto dai ciechi e dai bricconi, che, pur di sfruttare il presente, non si preoccupano menomamente del futuro, anche quando apparisce non remoto. La constatazione dolorosa è questa: il sentimento unitario in Italia è in grande decadenza. Altravolta lo dissi alla C.1mera e suscitai le solite proteste patriottiche; ma l'affermazione, prima e dopo di me, è stata tante volte ripetuta da uomini appartenenti ai più opposti partiti politici di ogni regione della penisola che oramai ha acquistato la evidenza di un assioma. Vediamo. Si lascino ùa canto le affermazioni antiche e raccogliamo le più recenti, perchè sono le più significanti per essere messe in relazione col momento presente. Nell'appelloagli Italiani del Mezzogiorno che fa parte dell'opuscolo SettentrionalieMeridionali, ecc. oltre le antiche affermazioni del Jacini, del Gabelli e del Marselli sulla profonda diversità economica, antropologica e intellettuale tra le diverse regioni d'Italia, vennero ricordate le recentissime del 'Don Chisciotte liberale, dell'Avanti socialista, del Mattino moderato, della Riforma sociale di Torino, della Nuova Antologia e della Rivista politica e letteraria di Roma, del Vidari, del Castagnino, del Siliprandi ( r) ; tutti - ad eccezione del!' Avanti - ·-··(1) Ercole Vidari fece la prima dichiarazione nella N11ova ..A11tologia; l'ha ripetuta nel libro di cui si occupò la 'R...ivista. monarchici di quattro cotte. Si potrebbero citare molti altri opuscoli, giornali ed uomini politici, e si omettono queste citazioni per amore di brevità. Ma, benchè altraYolta rammentato, si deve ripetere che Ruggero Bonghi commemorando nella Nuova Antologia le nozze di argento dell'Italia con Roma. nel Settembre 1895, scrisse che il sentimento unitario era sensibilmente diminuito; e poscia l'on. Bertolini aggiunst che << scema tutti i giorni nei • riguardi dell'interno e dell'estero la vigoria della « coesione nazionale. > (Note parlamentariintornoal problemaregionale.Nuova An 'ologia r. Ottobre 1896); e !'on. Damiani - il più autentico seguace di Fr. Crispi - in un discorso alia Camera deplorò « l'abb.1ssamento di quei sentimenti che una volta « fecero la nostra forza e ri.:ordano altre glorie e « grandezze »; e l'on. Spirito, altro convinto unitario, in una relazione parlamentare - se non erro in quella su1la istituzione del Regio Commissarioin Sicilia - aggiungeva angosciosamente : « se da « una parte il tempo e l'opera legislativa hanno « cementato l'unità d'Italia dall'altra le speranze « fallite, le sventure nostre ed il disagio economico « hanno di molto intiepidita la fede delle nostre « popolazioni .... Il sentimento unitario fu la poesia « della nostra rivoluzione perchè fu sentimento alto « di sacrifizio e di abnegazione. Ma ora quellapoesia « tacee la sua nota è dimessanel cuoredi molti, i « pochi sifanno audacie si odeda lontanola vocedegli « interessicolpiti dalla rivoluzione•.. » Impossibile, adunque, mettere in dubbio la realtà della decadenza del se11timento unitario. Ma se questo fenomeno è un male, di cui si deve guarire se si vuole salva l'Italia: qual'è il primo, il grande dovere di quanti amano davvero la patria? Additare le cause del fenomeno stesso per poterle rimuovere e studiarne la distribuzione politica e geografica. Ha minima importanza la seconda parte del compito, che dovrebbero assegnarsi i veri, gli onesti patrioti ; ma la sua precisa conoscenza non può trascurarsi per rendere più sicura l'azione dei rimedi da adoperare nella cura. E per darla giusta questa conoscenza ai lettori della Rivista mi corre l'obbligo di correggere alcuni errori in cui è caduto l'amico Arturo Labriola nell'articolo che ha visto la luce nel precedente numero. Altra volta risponderò allo stesso Labriola intorno ai criteri erronei che dovrebbero guidare le singole parti di uno stato nell'associarsi per vivere ed agire iu comune; ora mi limito a rilevare ch'egli sbaglia ritenendo che nel Mezzogiorno sia esistito un vero movimento regionista. Pur troppo la cosa è diversa. In Sicilia vi furono dei regionisti - alcuni dei quali eminenti pel cuore e per la intelligenza e pel liberalismo sincero; ma fu sempre circoscritto a Palermo. Dove, pure, sorse violenta e spesso cavalleresca la protesta contro i mali modi adoperati dai fratelli dell'Alta Italia, che credettero trattar l'isola da terra barbara e conquistata ; e rimasero celebri le sfide e i duelli numerosi tra cittadini e ufficiali dell'esercito dopo le insolenti e calunniose asserzioni del generale Govone contro la Sicilia. Gli uomini del Mezzogiorno, che n'ebbero il moPer Castagnino si legga: Il disagioitalia110D. iag11osei rimedio. E. Loescher. Roma 1898. Per l'ex deputato Siliprandi si ri• scontrino i suoi : Capitoli teorico-praticidi politica sperimentale. M:mtova 1898. Voi. 3° p. 223 e seg.
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