Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 20 - 30 aprile 1899

'R...TfTISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCJENZE SOCIALI vitale : quello di ritenere che la Provvidenza ha aperto al popolo americano un nuovo e grande destino, che gl'impone gravi compiti, ai quali non può venir meno senza mancare ad un sacro dovere. E questo sacro dovere è quello di diffondere la civiltà tra popoli rimasti indietro che sono stati commessi a loro. Il popolo americano deve governare ed educare; il suo compito si riassume nelle parole: umanità, dovere, destino ed esso esige nuovi sacrifizi. All'ovest degli Stati Uniti si pensa che si possono governare le razze dipendenti; al Sud con maggiore esperienza si respinse questa ipotesi. E il v~scovo Doane, che cred~ che la sostituzione della civiltà inglese alla civiltà latina sia nei voleri di Dio, s'inganna nella interpretazione della volontà divina. Dio pemerà lui ai popoli che ha collocato nei tropici ed assicurerà a loro una civiltà propria. L'esperienza insegna che le razze cosidette superiori non sono riuscite ad educare le razze inferiori: le prime non sono riuscite che ad aggravare la dipendenza delle seconde. Una delle più grandi soddisfazioni che ho provato nei miei viaggi è stata quella di vedere che Dio ha fatto tutti i popoli felici in casa propria. Non ho trovato in alcuna parte del mondo un popolo che voglia cambiare la propria sorte con quella di un altro. Nemmeno i Lapponi vogliono mutare! E come del resto si potrebbe fare opera di civiltà nelle Filippine ? Là non manderemo e non mandiamo che soldati ; e la preseoza di soldati nei tropici è ..iisastrosa ai nativi e ai forestieri; il contatto della razza supe• riore colla razza inferiore demoralizza entrambe; e le epidemie fanno stragi della prima. E i soldati stranieri portati altrove hanno bisogno di buoni missionari più che i nativi. In conclusione la scuola religiosa dell'imperialismo vuole fare certamente pei Filippini il loro bene ; ma quando noi togliamo ad un popolo l'indipendenza per procurare loro i mezzi per progredire in civiltà noi togliamo loro con una mano molto più di quello che diamo coll'altra. Nel cuore di ogni umano consorzio è impiantato il sacro germe dell'iodipendenza come il mezzo più potente della Provvidenza per inalzarlo nella scala • dell'esistenza. (The 'N.,orth America,, ,·evie-w, Marzo). 'D. C. Boulger: La dissoluziondeell'impercohinese. È urgente che l'Inghilterra, gli Stati Uniti e il Giappone si mettano di accordo per impedire che la China venga assorbita dalla Russia. La China non può essere salvata dall'esistente governo e dalla dinastia Manchu: entrambi sono degennati e moribondi. Volgere le nostre speranze a Pechino è lo stesso, che gettarci nelle mani della Russia. Sono più di venti anni che il Generale Gordon avvisò i Chinesi di trasferire la capitale a Nanking, che per molte ragioni è il sito migliore da scegliere; ma invano. Se l'influenza Manchu è grande nel Nord, essa non è tale nella vallata del Yangtse. A Nanking ed Hankou sono installati due vicerè che non sono schiavi dell'imperatrice Dowager, o strumenti della Russia. Lin Kun Yi e Chang Chich Tung, i due vicerè in discorso, forse non sono gli uomini eccezionali di cui avrebbe bisogno la China; ma essi sono onesti e bene intenzionati e conoscono al giusto le terribili condizioni, nelle quali è stato ridotto il loro paese. È incerto, e la missione di Lord Beresford non ci dà sul proposito chiare notizie, se essi sono arrivati a comprendere che l'accettazione della cooperazione inglese fornisce il mezzo migliore per assicurare e migliorare la sorte dell'intera nazione. Essi intanto devono decidere immediatamente su questa quistione da :ottoporre loro: condurre un piccolo corpo di truppe chinesi guidate da ufficiali inglesi a Nankiog ed Hankow ; è il solo modo di assicurar~ la stabilità della China. L'obbiettivo degli Inglesi e degli americani dev'essere quello d'impedire che la China veuga annessa e che la Russia divenga la padrona del1' Asia. ( Tiie North A111erica1'R1__eview. Marzo). E. Ledraiti: La signoraMichele!. Vi erano delle eclissi oella amicizia della signora Michelet. Spesso passava un anno e due senza alcuna notizia di questa tlonna squisita, ma impressionabile e nervosa. Tutto ad un tratto, nel momento più inatteso, una parola di lei, molto toccante, vi richiamava alle antiche amichevoli relazioni. Non bisognava serbar rancore pel suo silenzio perchè se no ci si guastava con lei irreparabilmente. Quando è dato d'incontrare nella vita tanto spirito e tanta intelligenza si possono subire alcuni capricci. Io avevo adottato il sistema di sopportare e di non darmene per inteso, e quando andavo da lei la ritrovavo sempre amabilissima nella sua conversazione, ora mordace ed ardita, ora immersa nell'azzurro con dei sospiri d'arpa. Io non ho inteso mai Michelet, ma la signora Michele! resta per me l'essere umano di cui le labbra sono state le più spirituali ed ideali. Sarebbe interessantissima la pubblicJzione delle lettere che Michtlet e la sua signora si scambiarono durante il loro fidanzamento - essi, come si sa, si sposarono senza essersi prima conosciuti altro che per corrispondenza. Identificata con suo marito, nei cui scritti si sente tanto la sua influenza, essa aveva ereditato del suo spirito, del suo colorito, persino del suo giro di frase, tanto che gli scritti di lei quasi non si distinguono da quelli di lui. Soprattutto come scrittrice di lettere la signora Michelet fu davvero superiore. Esse sono dei capilavori di poesia e di delicata sensibilità, sono per delicatezza e sfumatura ciò che la lingua francese può mostrare di più raro : in essa le idee e le parole cadono come una pioggia di piume bianche che scendano da un cielo ideale. ('N.,ouvelle'R__evtte. Critica letteraria, I 5 aprile). Giova1111die Gellluiro: SintesiSociologica " transitoria. » Allo stato attuale della sociologia generale, uno sguardo scientificamente sintetico potrebbe sembrare ardito; è bene, però, raccogliere di tanto in tanto gli ultimi risultati in una specie di sintc<i transitoria la quale deve intendersi solo come coordinamento nel mezzo, orientamento nel fine, spoglia da ogni pretesa filosofica di concezione o interpretazione. Messi i due problemi più generali : lo statico ed il dinamico della società, si può rilevare il primo sintetizzato nella filosofia della storia, il secondo nella bio-sociologia. La filosofia della storia si è venuta mano mano compenetrando nella sociologia generale, ed è stata troppo infiltrata da quel concetto speoceriano dell'evoluzione, che si potrebbe dire geo111etrico. Plssate in rassegna le varie concezioni individualistiche e collettivistiche - la concezione antropogeografica, l'etnologica, quella della storia se, condo la civiltà, la concezione politica e le varie concezioni ideologiche - si viene alle materialiste o economiche secondo il Barth, fr., le quali è precisamente quella del materialismo storico, propria del marxismo. Scartate le esagerazioni degli epigoni, interpreti infedeli di Marx, il materialismo storico è stato ricondotto nel suo concetto più scientifico da Labriola, Croce, Loria, Sorel, Kautsky, Bernstein, Sombart e si può oggi definire tm ca1101c1/eJei11terpretale co11figurazio1so1ci iali, 111edia11te la interdipmdenza dei molteplici f allori, dai fisici ai sociali, asseg11andola premi11mzaal fattore economico. Nella bio-sociologia si possono suddistinguere l'ipotesi analogico-organica ed il darwinismo sociale. La prima, non ostante i sostenitori si chiamino Spencer, Schaeffie, Lilienfeld, Worms, Novicow ecc., si può dire troppo in ribasso ed all'ultimo Congresso dell'Istituto internazionale di Sociologia agli analogisti non fu dato alzar troppo la voce, Comunque, detta scuola, come ogni lotta, ha apportato qualche benefico eff~tto e si può accettare in ultima analisi : 1 ° il concetto che la società sia un organismo, nel senso espresso dal Sergi; 2° il principio della proporzionalità tra distribuzione del nutrimento e lavoro e del maggior perfezionamento di organizzazione io conformità di tale principio. Sotto il nome di dar-wi11is11s1o0ciale, oggi, si discutono le più importanti questioni di bio-sociologia e non a torto, se si considera che la sociokgia è la conticuazione della biologia. Determinati i fattori dell'evoluzione biol0gica-selezione, variazioni ed e,edità - e ricordato che la legge sociologica non è la pura estensione della legge biologica, è d'uopo studiare quali modificazioni questi fattori subiscono nell'evoluzione umana. Quanto all'eredità, si accentua sensibilmente quella psichica: ma le vive discordanze si manifestano negli altri fattori, volendo non pochi applicare alle socie,à umane la pura struggle /or li/e propria del mondo biologico. In proposito, i lamarckisti, in sociologia, hanno avuto più fortuna dei darwinisti e ddl'indirizzo lamarckiaoo si fa insuperato portavoce il ColJjaoni col suo libro il Socialis1110, dove ravvisa nella solidarietà e nell'altruismo la legge superiore dell'organismo sociale. Tratteggiata, infine, l'evoluzione ego-altruistica si rilern la tendenza ad una evoluzione in senso altruistico cioè verso il moralismo; ma ricordando l'insegnamento cardinale del materialismo storie::-, cioè la preminente importanza del fattore economico, si conclude che, pur mirando all'incremento di solidarietà e simpatia,ls'ha, però, da rivolgere l'attenzione alle condizioni economiche. Si possono, quindi, sintetizzare le ultime conclusioni della sociologia contemporanea, nelle belle parole di Vanderwelde : « L'ideale è un fiore che ha le sue radici nelle condizioni materiali di esistenza. » (Il PensieroNuovo, 31 gennaio). L. Ormt : Effetti dell'ambientesulla efficienzadei lavoratori. (Co11trastotra l'America e l'Europa). Confrontando l'azione dell'ambiente americano e di qudlo europeo il vantaggio rimane tutto al primo. I fanciulli nati nel nuovo mondo possono acquistare una educazione più elevata di quella che possono avere in Europa. Le innumerevoli s:uole di ogni genere e del tutto libere oflrono questa particolarità : i figli dei lavoratori vi vengono istruiti ed educati insieme a quelli appartenenti alle altre classi s~ciali; cosi avviene che talora tra operai e padroni si mantengono quelle relazioni sociali, che da principio si st3bilirono nella sçuola. Il lavoratore americano

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