'R..IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 395 tutte le torture, che dal cozzo continuo di due idee tanto contrarie debbono derivare. Cosi possiamo intendere la tragedia che si è svolta nell'animo dello sventurato uomo, cosi possiamo finalmente intendere perfettamente l'artista, e spiegarci il con:etto che informa l'opera tutta di A. Strindberg, e le contraddizioni, CJntinue. L'epilogo? Augusto Strindberg e entrato in monastero. Il signor Franz Servaes afferma che non l'abito di monaco, ma quello del pazzo lo scrittore svtdese abbia indossato ( r ). Che giova? Al manicomio, al monastero, suicida, pazzo, egli è uscito dalla scena, egli che tutto si preoccupava del suo Io, si riconosce finalmente insufficiente nella guerra, che natura e società muovono alla vita ed alla felicità individuale. Al manicomio, o al monastero, è forse finito il dramma? Ricordo la fine dell'ultimo romanzo ..An offener See. L'istruttore Borg, di notte lascia la desc rea isola, nella qnale s'era rifugiato, su di un piccolo canotto, e va via, via, pel mare immenso, solo, guidato da una stella, che egli ritiene, per la luce che e::mana, guida sicura (d infallibile. In quell'uomo riconosco Augusto Strindberg. Non si è anche egli affidato al mare, in una leggera imbarcazione, guidato da una Hella ingannatrice? Il manicomio ed il monastero non sono che delle fermate. li corpo resterà, tremante sospettoso, piegandosi sotto la potenza del Dio vendicatore, ma l'anima si solleverà al disopra del triste edifizio del Lund, della pacifica Chiesa belga, e volerà via, e continuerà il cammino, pel mare immenso e profondo. Fin che un alito di vita soffierà in quel corpo già disfatto, la stella falsa ed allettatrice splenderà, chiamandolo, dando coraggio al misero che, le mani insanguinate, la fronte bagnata di sudore, il petto anelante, vogherà, col rosario tra i denti, avanz2ndo, avanzando, con gli occhi sempre fis,i alla stella, che deve condurlo alla terra sospirata e promessa, su cui siede, circondato dalla sua aquila e dai suoi serpenti, il vecchio Zamhustra (2). GrùsEPPE PARATORE (1) Die Zeit 1898 - Pubblicando questo scritto ho potuto sapere che veramente l'infelice scrittore è passato in manicomio, e non posso fare ammeno èi ricordare la sorte simile del Corradi altro noto scrittore, da poco morto 1·ell'ospedale dei pazzi. Oh la triste dottrina I (2) Mentre rivedo le bozze di stampa, leggo un articolo di Felix Poppenberg nella 'N.,eue deutsche 'R._rmdsc/Jait (Aprile '99) dal titolo : ,, La nuova fase dell'anima nordica " L'egregio A. vorrebbe dimostrare come tutta la influenza sinistra esercitata dallo Strindberg, sui giovani letterati nordici, sia finita, con la scomparsa del paz.z.oimpuro (unreinerthor). L'anima nordica s'è finalmente sollevata a migliori aure I La rinneuazione, la liberazione è completa I E quel silenzio, quella solitudine, quella notte, che r,egnava eterna nell'Infinito, è svanita ad un tratto. Il sole. è tornato, la vita ha ripreso il suo corso, col suo gajo rumore, come la ruota del mulino, in una felice alba di Maggio. Io non divido la idea del signor Poppenberg. Il nuovo lavoro di Jonas Lie, il romanzo di Yvar Lyth, la novella di Ring, la poesia di Jacobsen rappresentino pure una reazione bella e potente contro il naturalismo. Ma in questi giovani scrittori, i quali, non è molto, correvano alla stazione, per dare, seguiti dal popolo, un rumoroso benvenuto al :J.<agister, che tornava da Parigi, non possono esser spenti i ricordi di un peri0do, sia pur breve, di vita, di lavoro. In codesti nuovissimi scritti, inf,tti, che vorrebbero essere l'inizio della nordica rigenerazione, che co(tituirebbero la prova della liberazione già avvenuta, non manca l'alito di A. Strindberg. Non sarà vento infuocato, che brucia e distrugge; sarà sempre sof. fio che scuote leggermente la pianta, e l'albe.ro, nella cima superba. Del resto un uomo ed un opera, non vien cancellato, come un moJello di calligrafia, dalla lavagua ! L'anima nordica attraversa, attraverserà, una nuova e più alta fase, alla quale, però, avrà portato il suo contributo e il misero scrittorello e il grande autore del Padre. Basterebbe solo ricordare la gran parte, che in questa giovanissima letteratura vien d~ta alla religione - fatto che può esser considerato indipendente dalle Co11fessio11i, dall' lnfemo - per conchiudere. Di Augusto Strindberg non può restare il ricordo solo dell'occhio vitreo, della bocca irr;gidita, che mormora: ;,;d.na peÌ Tutto passa. Ma il presente non è concepibile senza il passato, come il passato raggiunge il primo scopo nel presentP., e l'ultimo nel futuro. Nessuna liberazione e nessuna rinnegazione ! RIVISTADELLERIVISTE V. L'Italia in China. Anzitutto bisogna precisare in quali limiti - per ora almeno - si esplichi l'azione dell'Italia in China. Immaginazioni forvid~ hanno già vista l'Italia padrona, ad un tratto, di vaste province chines1, e ne hanno numerato le migliaia di Kmq., i milioni,di abitanti, le ricchezze agricole e minerarie, Viceversa poi in questo momento tutto si riduce alla baia di San Mun. Che cos' è essa ? La baia di San Mun si presenta come una profonda insenatura, circondata all'ingresso da un gran numero di isolette, nella quale si vers~i:o parecchi fiumi di piccola importanza relativamente alle altre arterie della China. La popolazione è rada, comincia soltanto a 250 Km. dalla costa su fiumi navigabili soltanto con barche; essa è quindi fuori del ,·aggio immediata di azionedellenavi da guerra. - Può l'Italia aspirare ad una parte importante del movimento economico della China? Per raggiungere un tal fine è necessario, è utile l'occupazione della baia di San Mun? L'Italia non potendo disporre che di capitali limitatissimi non potrà ottenere che resultati meschini, tanto più che il solo capitale che potrebbe esportare, sarebbero le braccia che la China ha sovrabbond~nti e al massimo buon mercato. L'Inghilterra ha in China ricchi mercati perfettamente aperti a tutti, eppure l'Italia in fatto di commerci occupa l'ultimo dei posti: non basta che il gioielliere esponga le più belle perle orientali e i più lucenti diamanti. quel che occorre è avere i mezzi per poterli acquistare. Può l'occupazione di San Mun cambiare questo stato di cose? Se una potenza occupasse un tratto desarto delle coste della Dalmazia o della Turchia, quale speranza potrebbe avere di attirarvi i commerci dell'Europa, di spostarli dai grandi porti di Genova, di Marsiglia, o di Amburgo? Cosi è per San Mun. Per deviare il traffico di Kon-Kong e avviarlo a San Mun occorrerebbe : 1° costruire un porto; 2° stabilire un'amministrazione permanente e fabbricarvi le case per gl'impiegati; 3° costruire banchine, magazzini, docks; 4° impiantarvi banche e case commerciali; 5° collegare San Mun coll'Italia a mez_zodi una linea di navigazione; 6° aprire verso l'interno strade ordinarie e ferrovie, con prezzi miti per tar concorrenza agli altri trasporti fluviali in comunicazione coi porti liberi ; 7° infine. tenervi la forza militare necessaria. Bisognerebbe quindi farvi affluire parecchi milioni come ha fatto la Germania per Kia-Ciao, noi che, in Italia, non riusciamo a impiantare nemmeno un'istituto di credito senza il concorso attivo d operoso del capitale straniero. Bisogna organizzarsi forti in casa prima di espandersi all'estero - . E l'importanza militare della baia di San Mun quale può essere ? In tempo di pace la stazione navale con relativi depositi di carbone è perfettamente inutile, perchè le nostre navi si possono liberamente provvedere di carbone nei porti della China e del Giappone e delle varie potenze che hanno possedimenti territoriali. ln caso di guerra che avverrebbe? A così grande distanza dal Mediterraneo nessuna potenza, è certo, si potrà impegnare in operazioni militari serie senza avere dei punti di appoggio e di rifornimenti vicini. E al!ora che avverrà ? O l'Italia sarà alleata ad una delle potenze stabilite io quei mari, come l'Inghilterra e il Giappone, e potrà quindi rifornirsi liberamente, o si troverà sola nella guerra. e allora la baia di San Mun, specie se indifesa e sprovvista di tutto, non gioverà a nulla, se non sarà addirittura una debolezza. Per avere un utile punto d'appoggio per la flotta occorreranno arsenali con depositi e bacini, fortificati e difesi per terra e per mare. Ma chi può credere che l'Italia che non ha mai potuto compiere la difesa dei suoi arsenali, e specialmente di quello cii Taranto, possa andare a spendere diecine di milioni. ... in China? L'occupazione di San :\fon sartbbe più una debolezza che una forza dal punto di vista militare perchè, ogni spesa fatta a San Mun significherebbe rallentare le costruzioni marittime in Italia, e la dimi-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==