394 'R..IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Che cosa egli sia stato, che sia, si riassume in una parola : selbstquiìler che difficilmente può venir tradotta nella nostra lingua, ma che serve a indicar proprio colui che, per una malsana curiosità, tortura il suo corpo, la sua anima, uccidendo l'una, abbattendo l'altro. Tutto ciò, e per una speciale disposizione ereditaria, e per le sensazioni della prima giovinezza, e per la soverchia coltura, e per le molteplici speranze distrutte, ad un tratto, bruscamente. Studiò musica e pittura, volle essere scienziato ed artista, tentò il giornale ed il teatro - fini regio bibliotecario. Fu proprio in questo punto che la triste dottrina di Federico Nietzsche ~li si presentò. Dovette essere un bel momento, per quell anima, che cominciava a provare i primi strazi della solitudine ! Subito all'opera: distrugge con affetto domestico, e sull'altare del cuore colloca il ~uo Io, innanzi al quale cade ginocchioni, assorto in piena estasi. « La famiglia è una Speiseistilution antieconomica, antisociale » ( 1 ). Via la famiglia ! Ha dei fratelli, e non ne parla che con indifferenza; ha un padre, e non lo nomina; ha una madre che gli voleva bene, molto bene, e mai, fra tanti spettri, mai gli comparisce, la dclce e buona vecchierella, goccia benefica in un campo bruciato dal sole ! Io, solo Io. A lungo andare, l'adorazione annoia. li bambino, cui si dona uno di quei giocattoli, che solamente la- vista debbono rallegrare, dopo la prima ammirazione contemplativa, prende in mano l'oggetto, lo volta, lo ri.volta, l'apre, lo smonta, fin che non sapendolo piu accomodare, piega il labbruccio superiore sull'inferiore, corre a nascondere il viso, singhiozzando, sul petto della buona mamma, per non veder l'opera a terra, disfatta. Cosi Strindberg. I figli? Mai egli ti parla di un biondo e roseo fanciullo, che con la sua vocina, con la sua manina, col suo angelico sorriso cancelli una ruga profonda, metta la pace in un cuore pieno di disperazione, apra a riso due labbra strette dall'odio. La figliuoletta che gli grida : papa, il sole I, non fa che ricordargli Osvaldo, il pazzo. Amare? Al pari di Federico Nietzsche, egli non ha amato. Mai mostra la espansione, la calda effusione dell'animo amante : concentrato, egoista, nulla dà e può dare, di sè, se ne togli il dolore e la tristezza, forze negative, delle quali è pieno tutto il suo essere. Fanciullo noc amò per paura, uomo fuggi la donna per disegno. Epperò - giusta punizione - egli che voleva esser libero, che voleva sollevarsi al disopra della medesimi natura, la quale una bar~iera gli sembrava, è caduto, servo, schiavo del suo Io. E caduto, e non come F. Nietzsche. Il maestro aveva un carattere forte e superbo: incominciò la lotta, perdette, sdegnoso, orgoglioso fin anco nella pazzia. Il discepolo era un debole : debole, si lascia prendere dalla perniciosa dottrina ; debole, non la sa combattere, pur sentendo che non va, che non è vera; debole, non ha almeno, come Nietzsche, la costanza di adattar l'anima ad essa. Cosi avvie.ne, che, non credendo, continui a pregare, abolendo ogni sentimento, seguiti ad odiare, volendo vivere tutto in sè e per sè, lamenti la solitudine, il vuoto. Vae soli I Guai a chi è solo ! - grida piu d'una volta. Se la preoccupazione dtl suo Io fosse stato sufficiente scopo della vita, egli non sospirerebbe questi lamenti, egli non sospirerebbe la pace, la felicità. Perchè strano ! - in mezzo a tante tenebre, c' è questo desiderio insoddisfatto di calma, di benessere. Dinanzi ad un quadro rappresentante un povero vec- ( I) De Vergaogenhcit I1I. chio che attraversa la campagna, carico d'un grosso fascio di legna, Giovanni si ferma, pensoso : « Dove vai? - dice egli. - Povero vecchio, non ti « spaventa la tempesta, che tra poco abbatterà tutto? « Tu segui imperterrito: quale speranza ti arride, quale « mèta ti aspetta ? Oh te felice ! Passi presso ad un ru- « scelletto, e non ti domandi donde esso venga, dove « vada. E via, via, sempre, o vecchio felice ! ,, La lotta doveva contmuare non interrotta nell'animo dtllo sventurato scrittore, ed ogni nuova contraddizione era il motivo di una nuova e piu profonda analisi, di un~ piu sanguinosa piaga. E per ubbidire in fine, al col!'ando imperioso del suo Io, che egli abbraccia la religione, nella quale non può, non deve credere : è per appagare questo Io, ch'egli, il libero, torna a invocare i santi! La monomania dalla quale egli, oggi, è afflitto, si potrebbe spiegare da buon positivista, parlando di una pietra, che lo Strindberg giovanetto ebbe sulla fronte. Potrei dire anche di una afasia che ebbe a soffrire lungamente. Che importa però, quando è noto che il dolore morale è disintegrazione della personalità, è disintegrazione del sist<!ma nervoso ? Che importa, quando lo stesm autore parla di una sovrapproduzione di pensieri, che si acca valiavano gli uni sugli altri ? Le crisi economiche, derivanti da sovrapproduzione possono trovare un rimedio, e cessare, dopo aver prodotto gravi danni alla società. Ma chi può togliere le barriere, che esistono in un simile cervello, e trovare uno sbocco alla folla di pensieri, di dubbi? Non è lo stesso Strindbcrg che ha tolto ogni comunicazione, ha rinunziato, o meglio, ha creduto rinunziare ad ogni scambio? La vita non e concepibile se non col ritmo del piacere, o nell'alternativa tra il piacere e il dolore. Uno stato dolororn dell'animo, che impedisca ogni vibrJzione piacevole nel presente, o per l'avvenire, non è conciliabile con l'esistenza. Che cosa può trovare Augusto Strindberg nel presente, nel futuro, e, si, anche nel passato ? Dubbio e dolo:e. L'ha detto. La soluzione? li suicidio o la pazzia. L'ascetismo non è una ferma di pazzia? Il monastero non e stato detto un sepolcro di vivi? All'infelice scrittore svedese, astrazion fatta dai difetti atavici, è mancato una donna, alla quale potesse scrivere una dedica, simile a quella che Fridiof Nansen pone in testa al suo libro, e un passato che potes5e fa rio sognare. È lo stesso Nansen che così conchiule la sua relazione: - Qual valore ha la vita senza sogni ? E i paurosi sogni di Augusto Strindberg sono noti. Che la religione abbia gran parte nella vita del nostro autore, è pure chiaro, se ricordiamo il grande movimento religioso dei paesi nordici, il gran numero delle sette che proprio in quell'epoc2, dal 49 al 70, ivi sorgevano, se ricordiamo che proprio in quel momento stavano a fronte Svedeaborg, Paludan-Muller, lbeffding, e Razionalisti, Battisti, MetodiHi. C'è ancora dippiu. Noi siamo in un periodo, senza dubbio, di trans1z10ne: ammalati di scetticismo, abbiamo bisogno di nuovi ideali. Idealismo, materialismo, paganesimo, cristianesimo, sono le due correnti, che si disputano il campo, e, fin che non si verrà ad una soluzione, fin che l'equilibrio non sarà ottenuto, drammi di popoli, drammi di singole anime, vi saranno sempre. Nietzsche e Tolstoi, dice il professor Nicolaus Grot (1), sono i rappresentanti delle due correnti. Se Nietzsche rappresenta tutto il materialismo pagano, se Tolstoi l'idealismo cristiano, Augusto Strindberg riassume entrambe le due corrrnti, con tutti i tormenti, con ( 1) Nik. Grot: Nietsche und Tolstoi - Z•.1ku11f1t.398.
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