Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 20 - 30 aprile 1899

'RJVJST A POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIAll sono testimonianze irrefragabili e gloriose d'una ricchezza alla creazione della quale parecchie generazioni successive hanno contribuito. « Ma vi sono però pochi p1esi in cui il l<!nomeno che noi abbiamo segnalato - l'accre$cimento della parte prop,:irzionale delle ricchezze devolute ai proprietari - si sia manifestato in un modo co,i evidente come nel Bdgio. « L'individuo che al piincipiare di questo secolo avesse impiegato in questo paese una somma di drnaro in aqu:sto di terreni, avrebbe raddoppiato e più che raJdoppiato il suo capitale. Colui al contrario che, a datare dalla medesima epoca, avesse collocato e ricollocato successiv:1mente ad interesse, una somma eguale di denaro, non solo non possederebbe un capitale più grande d1 prima, ma si troverebbe ad avere una rendita ridotta a causa dell'abbassamento progressivo degl'intertssi e all I deprezzazione ddla moneta. E quanto ai lavoratori si può dire che essi abbimo avuto dei brillanti destini dagli accaparratori delle! terre? Assolutamente no» (1). i,' Arriva bene affamava però, che il salario real.: dei lavoratori, la loro « parte reale di cose prodotte • aveva un poco aumentato; ma basta gettare un colpo d'occhio sui diagrammi deli'Atlas économique di Ettore Denis, per convincersi che durante tutto questo periodo, il mo- -vimento ascendente, appena notevole dd salari, e specialmente dei salari uguali, non ha seguìto che molto da lontanJ Llzarsi progressivo dei prezzi delle derrate e dei fitti. La concorrenza dei paesi nuovi non agiva ancora sensibilme11tt! sul prezzo ddle derrate; l'accrescimento della pop:>laz'one e lo sviluppo dell'industria aumentavano cosuntemtnte la doma,1d1 dei prodotti agricoli; era l'ttà dell'oro dei proprietari fondiari; ma fu l'età di bronzo del proletariato, quando alla fine della quinta decade la rivoluzione capitalista dell'industria tessile, coincidente con dei cattivi raccolti, gettò delle migliaia di lavoratori sul lastrico. Nessuno può non riconoscere, scriveva Ducpetiaux, nel , 85 3 - nei suoi bilanci ecooomici della classe operaia - la gravità di questa situazione che si manifesta col prezzo elc:vato dell<: pigi,.ni, la concorrenza dei locatari, l'abbassamento graduale della condizione del contadino, lo sciopero frequente e la riduzione della giornata ddl'operaio agricolo. Fintanto che la piccola proprietà e la piccola cultura sono state considerate come l'espressione di un fatto nominale, come il segno di una specie di eguaglianza di comodità : fintanto che l'associazione del lavoro agricolo al lavoro manifatturiero, ha continuato ad esercitare la sua benefica influenza, si e potuto dissimulare gl'inconvenienti del sistema; si e potuto es1ltarlo e proporlo come modello con uoa certa apparenza di ragione. Ma, quando i proprietari, sedotti dalla speranza, hanno continuato e continuano a dividere i loro poderi; quando l'industria lanifera ha tolto al piccolo coltivatore la sua risorsa più preziosa ; quando la malattia ddle patate, continuando le sue rovine, minaccia seriame1.te l'esistenza dei disgraziati che sono forzatamente ridotti alla cultura di questo tubero, diventa sempre più urf(ente di pensare ai mezzi per ri,tabilire il rapporto tra l'estensione delle coltivazioni e il numero delle braccia necessarie per l'economi1 dei laqori, per rialzare così il salario dell'operaio ~gricolo, in moJo di metterlo in condizione di provvedere ai suoi bisogni più imperiosi. Insomma, in quell'epoca l'azione delle città sulle campagne si traduceva col rincarirnento dei prodotti agricoli, nell'aumento dei fitti dei poJeri, nella distruzione, a mezzo dell'industria meccanica, delle forme antiche della produzione. S'immaginerebbe difficilmente un più perfetto contrasto che questa situazione e la situazione attuale ddl'ag~icol- (1) Sur la condition dcs laboureurs et des ouvriers belges. pag. 4 Bruxelles 1845, tura che i lamenti di Ducpétiaux sulla condizione degli operai rurali, e quelle déi nostri agrari sulla loro propria condizione. N .:1 1853, la popolazione tutta intera soffriva dell'accrescimento della rendita, a profitto esclusivo dei proprietari fondiari ; questi gemono ora della deprezzazione delle terre e dell'abbass1mento dei fitti. Ci si lamenta oggi per l'avvilimento dei prezzi e per l'invasione dei cereali esteri : cinquant'anni or sono, il Ministro delle Finanze, al contrario, si spaventava del deficit dei nostri raccolti ( 1). Si deplora poi la rard1zione della mano d'opera agricola, l'impos~ibilità quasi assoluta di trovare dei buoni bifolchi, cre~cendo l'esodo dei lavoratori verso le città ed i centri inJustriali. Circa ottantacinque o ottantaseimik, operai che abitano la campagna, prendono la ferrovia, tutte le m mine, vers.1 Bruxelles, Liegi, Anversa, Chulc::roy ed altre lo:ahtà. DJl!a primavera fino all'mverno migliaia di Fiamminghi - mietitori, mattonatori, terrazzieri, sradicatori di barbabietole - si span • dono in tutta la Vallonia, nei dipartimenti del Nord e anche dd Centro della Francia, ovunque essi sperano di gudagnare di che vivere durante la cattiva stagione Sembra che questi « istinti nomadi • sieno innati nei Bdgi in generale, presso i Fiamminghi in particolare, eppure nella sua • Memoire sur le pauperisme des Firn:ires • Ducpétiaux considerava al contrario come loro caratteristica essenziale la « tendenza all'isolamento • la « ripugnanz1 di muoversi • le disposizioni sedentarie • che li attaccavano disperatamente alla gleba natale. (2) Per smuovere un rurale - questi operai rompevano il loro contratto di arruolamento dopo pochi giorni passati fuori di casa - e trasformarlo in nomade, è stato necessario un rovesciamento completo dell'attuale economia rurale. È ciò che accadde qurndo la concorrenza dell'industria ddle città, uccise, nell.: campagne, l'industria linifaa e altre industrie accessorie del lavoro agricolo. /Continua). E. V ANDERVELDE. (I) « D~I 1830 al 1839, le nostre importazioni di cereali (segaLl e frumento) sono state in media di 41 milioni per anno; dal 1840 al 1852 questa meJia s'è elevata annualmente a 102 milioni di ettolitri. « Se all'ombra della pace, la popolazione del Belgio continua ad accrescersi nella medesima proporzione, tra 10 anni il deficit dei nostri raccolti di cereali - io non oso quasi dire la cifra - sarà presso a poco 2 milioni di ettolitri. Io resto al di sotto della verità p;:rchè queste cifre non possmo essere contestate (Anoales parlementaires - Chamb~e d<::sRep,ésentants - 25 novembre 185 3). (2) « Allorquando l'opt'raio inglese o tedesco vede diminuire il lavoro e appross;marsi la miseria, cerca sfoggire al pericolo trasform1ndo la sua industriJ, chiedeudo altrove i mezzi di occupazione che vengono a n1ancare in cHa sua : s'ingegna p,r cavarsela, JottJ lino in fvnJo : l'operaio fiammingo, al contrario, si rassegna subito alle più dure privazioni; come niente fosse riduce il suo vitto quotidiano, vittima del troppo !avoco soccombe sul suo mes,iere, senza esser;i dato la pena di abbandonarlo. Come avrebbe !J velleità di andare a domandare l'impiego delle sue braccia in uo'.1ltra provincia o in un altro paese? N~ è il più delle volte impedito dJll'ostacolo ddla differenza di linguaggio; se questo osucolo non l'arresrn, il ricordo del villa?gio, d,lla famiglia, la uostalgia, non tardano a ricondurlo al suo domicilio. Si è invano cercato d'impiegare degli operai fiamminghi nei lavori di sterramento eseguiti nelle Fiandre; essi hanno rinunziato uno dopo l'altro ai vaot1ggi che erano stati loro offerti, pref.:rendJ di andare a riprendere il collare di miseria sospeso al focolare dome,tico. » Biblioteca della Rivista Popolare Dr. Napoleone Colajanni: Per la Razza Male.letta , . L. 0,50 Id. : La grande balta[[liadei lavoro " o, 75 Id. : Mo11veme11slsocia11xm ltalie » 1,- Id. ( Sellmtrio11ali e Meridionali Prof. Ettore Ciccotti ( Sette11trio11eeMez.zog-iodm'Iotalia r,-

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