Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 20 - 30 aprile 1899

RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.ALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il I 5 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7 j semestre lire 4. Un nu:rnero separa-te> 1 Oent. ~ AnnoIV, - N. 20 Abbonamento postale Roma30 Aprile1899. SOMMARIO: l.:.A RIVISTA: Il dovere dell'Estrema sinistra. On. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI: La decadenza del sentimento unitario in Italia. Iog, FILIPPOLACCETTI: Fusione, non unione. (Aproposito dell'accordo dei partiti estremi). TRAVET: Le istituzioni italiane giudicate da un conservatore. CHARLESGJDE: Concorrenza o cooperazione ? (J.fost!esocia/). E. VANDERVELD.ELe città " piovre ,, DINo RoNDANI: I ferrovieri inglesi e la organizzazione. GIUSEPPEPARATORE: Tragedie nell'Arte. 'l{jvisla delle Riviste. - 'l{.ece11sio11i. ~ Il nuovo premio agliabbonati della RIVISTAPOPOLARE Vedere avviso nell'ultima pagina Ildovedrell'Estrema sinistra Mentre scriviamo non si può prevedere se si discuteranno i progettipolitici presentati dal governo e ai quali ha voluto aggiungere parecchio del suo la Commissione parlamentare, scelta dagli uffizi della Camera alla fine della discussione sulla prima lettura dei medesimi. Il dubbio non è suggerito dalla indignazione suscitata dalla relazione dell' on. Grippo sul progetto della Commissione, perchè nel nostro paese non è possibile ciò che sarebbe il .caso ordinari<;>in qua: lunque altro educato a libertà e con coscienza dei propri destini. Ministri e deputati, tra noi, si ridono della accoglienza ostile a qualunque mostruoso progetto di legge : essi sanno che la pubblica opinione P fiacca, e che le sur proteste si riducono ad un misero fuoco di paglia. Meno ancora si preoccupano dei giudizi della stampa - eccezionalmente unanimi contro il progetto della Commissione. Sanno del pari, che la stampa ha poca presa sul paese, e che i giornalisti, che sembrano i più feroci, nell'avversione, a tempo debito, illuminati dai raggi di qualche Dio onnipotente, troveranno accomodamenti, e sotterfugi, e giustificazioni per mutare di avviso e indorare le pillole amarissime, che si vogliono fare inghiottire agli italiani, le cui fauci gigantesche sono adatte per fare un sol boccone di un ippopotamo. Non si è visto anche il PopoloRomano, assumere le difese della libertà ? Ciò che oggi fa dubitare della sorte dei progetti politici, è quel!' imprevisto, che nella vita pubblica italiana rappresenta quotidianamente il deus ex machina non di raro benefico. E fa oggi la parte del- !' imprevisto la politica coloniale, di cui la compra delle navi non è che un episodio. Si prevede, infatti, che la discussione prossima - che forse sarà terminata quando verrà pubblicato questo numero della 'R..ivista - sull'_imbroglio chinese potrà riuscire ad un voto contro un ministero militaresco, la cui memoria passerà alla storia per la insipienza e per la cocciutaggine nel male. Un ministero siffatto, immediamente dopo la sua costituzione rivelatosi impotente al bene e goffamente energico nel male, avrebbe dovuto essere spazzato non appena si chiari per quello che è; ma l' assenza di partiti a base di programmi politici, nel Parlamento, e le meschine gare tra i capi gruppo per la eredità del potere da raccogliere, lo tennero in vita, su basi assolutamente negative, con grave danno e disdoro di questa Italia, inerte e smemorata. Adesso, pare che l'accordo tra gli aspiranti alla successione sia intervenuto; ma non se ne conoscono le condizioni. Quali che esse siano, si comprende che i maggiorenti del Parlamento non volendo pregiudicarsi nelle alte sfere con un atteggiamento ostile ai progetti politici - pei quali quasi tutti hanno assunto una certa responsabilità - abbiano scelto come pretesto la politica coloniale. Battuto su questa il generale Pelloux non avrebbe nemmeno il pretesto plausibile, decente di domandare ed ottenere lo scioglimento delle Camera ; con ciò gli oppositori, non potendo dar prova di rettitudine e di correttezza politica, met• tono in mostra la loro abilità ... Più che l' accordo tra i caudillos parlamentari, infine, fanno intravedere prossima la caduta del ministero il linguaggio e l' atteggiamento degli ascari: nell'uno e nell'altro si scorge, di primo acchito, che essi hanno fiutato il cadavere; e il loro fiuto è più forte cli quello di un setter che va a scovare la selvaggina. * * • La grande probabilità della caduta del ministero Pelloux non esclude affatto il dovere di discutt:re sui progetti politici, e sulla condotta che deve te-

RIVISTA 'POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC1AL1 nere l'Estrema Sinistra nel caso ehe si passi alla loro discussione in seconda lettura. Dati i precedenti dei possibili successori, e date le influenze misteriose, che li fecero germogliare, si deve temere che essi vengano ripresentati con leggeri ritocchi, che non muteranno la sostanza, se pur non la renderanno peggiore. Tutto è pos.:ibile in Italia ! I cosidetti provvedimentipolitici hanno dato occasione ad un curioso fenomeno : molti critici, più o o meno sinceri, si. sono sbizzarriti a sfogare la loro ira contro l'on. Grippo relatore della Commissione parlamentare, •1uasichè esso solo fosse il responsabile delle modificazioni introdotte nel primitivo pro· getto del governo, mentre è a tutti noto che la relazione venne approvata all'unanimita - compresi i liberali Palberti e Gianolio - dai commissari nominati dagli Uffizi col concorso efficacissimo del governo. Il pazz.o da affidare alle cure dgli psichiatri Bianchi, Bonfigli e Venturi non sarebbe, a-lunque, uno solo ; e c'è di peggio: i medici, probabilmente, avrebbero bisogno anch'essi di venire curati! Serva ciò a disilludere gl'ingenui che sperano nel Governo o nella Camera per il mitigamento del progetto della Commissione. Ma quest'ultimo rappresenta poi un vero peggioramento in senso reazionario di quello militaresco del Ministro dell'Interno ? Checchè ne pensi e ne dica l'on. Grippo, che si mostra assai seccato ,ielle accu'le e dei rimproveri che gli movono gli amici, che ne apprez1.ano l'integrità personale e il grande valore giuridico, non si può negare che egli - e noi lo riteniamo il gerente responsabile della Commissione - si sia mostrato piu realista del re, piu reazionario dell'on. Pelloux. Ciò che sembra un colmo L'on. Grippo e la Commissione si vantano di avere precisato tutto ciò ch'era confuso e indeterminato nel progetto del governo, ma quest'opera di revisione ha reso piu feroce e piu temibile l'azione della legge. Tutti i dubbi, è vero, sono stati tolti; ma mettendo della precisione nella reazione, come gli ha osservato il 'Don Chisciotte, e sostituendo talora la polizia alla magistratura. Ora pur troppo è vero che i nostri giudici per equid, indipendenza e intelligenza sono al disotto delle guardie di pubblica sicurezza; ma in dò non sarà certo !'on. Grippo a consentire. Il progetto della Commissione, inoltre, è piu te• mibile perchè è più organico e di piu facile applicazione. Al suo attivo la Commissione parlamentare potrebbe invocare la soppressione della censura e delle misure preventive che disonoravano il progetto del governo. Però il miglioramento si riduce ad una insidi,,sa parvenza colla r~sponsabi · lità pecuniaria addossata al tipografo; il quale se non vuole vedersi rovinato eserciterà lui stesso una censura piu rigorosa di quella, che avrebbe potuto esercitare il magistrato. *** Negli anicoli dell'on. Barzilai e di Felice Albani altra volta qui si fece una critica sommaria dell'antico disegno del governo,e fu riassunta la discussione della prima lettura ; poco adesso resta da aggiungere in attesa della seconda lettura; e questo poco, in una parte principalr, lo riassumeremo colle parole di un giornale monarchico non sospettabile di tendenze sovversive. Gli articoli del progetto della Commissione che si occupano delle riunioni e degli assembrameuti pubblici sono i primi e parlano delle vida e delle manifestazioni sediziose con tanta pre:isione (!?) che lasciano arbitri la polizia di arrestare, e i magistrati di condannare chiunque porti un cappello alla Lobbia, una crav.ttta rossa, una medaglia di Marx ecc. Sotto i Borboni si aveva molta antipatia pei baffi e pcl pizzo; ora, forse, sarà dichiarata sovversiva anche Lt barba dell'on. Gattorno ... E il polizia che può vietare qualunque riunione... per ragioni di ordine pubblico, dove la mettete? In quanto alla stampa - la parte piu discussa sinora dai giornali - con la responsabilità finanziaria del tipografo, si sopprimeranno di un colpo, tutti i piccoli giornali di provincia - i piu utili per la propagmda - e con la sopp· essione del gerente si darà l'ultima mano alle misure liberticide dimenticando le ragioni che in Francia lo fecero adottare sotto il regime monarchie<'. Si comprenderebbe la soppressione del gerente in un regime assoluto di liberta - come in Inghilterra, in Francia, in !svizzera - nel quale il governo non ha modo di impedire la manifestazione libera del pensiero; ma l'istituzione del gerente è un'ipocrisia, un1 finzione necess.,ria dove si può colpire l'autore di un articolo, che non va a· versi ai superiori. N' aa convinto Cavour, e ai clericali, che ne chiedevano la sop· pressione nel Parlamento subalpino rispondeva chiaro: « che nei momenti supremi delle lotte politiche e delle appassionate discu5sioni l'obbligo della firma degli articoli (e peggio ancora la responsabilità assoluta del direttore) toglie alla discussione il carattere impersonale che ne è in certe contingenze la forza precipua ». Le misure reazionarie contro la stampa non colpiranno soltanto i giornali repubblicani e socialisti, ma qualunque giornale di opposizione sotto un ministero senza scrupoli, .:eme quello del!' on. Pelloux; e la soppressione del Mallìno e del!' Osservatore Cattolico dovrebbe servire di avvertimento a tutti, e far sorgere vigoroso il sentimento della solidarietà. Manca nel Codice nuovissimo della reazione la grande trovata del Gener::le Afan de Rivera : la militarizzazione degli imDiegati ferroviari; ma per la buona rag:one che la Commissione parlamentare vi ha sostituito la soppressione del diritto di sciopero. Lo sopprimono, infatti, coli' art. unico sulla tutela dei pubblici servizi, che va a colpire tutti gli impiegati, agenti ed operai addetti alle ferrovie, tranvie, poste, telegrafi, telefoni, semafori, illuminazione pubblica, distribuzione delle acque ecc. anche se tali servizi fossero esercitati per mezzo di privati o di assuntori... Qui la Commissione non solo ha precisato; ma ha allargato spaventosamente. E si badi : chi abbandona il lavoro deve essere punito anche se agisce isolatamentee senza concerto con altri. E dire che in Inghilterra la consuetudine consente il picketing! :È chiaro: con questa tutela dei servizi pubblici si ritorna alla schiavitu. I lavoratori cosi verranno ridotti alle soggezioni economica; assolutamente. E forse l'avranno meritato per aver tollerato la soggezione politica. Di che cosa siano capaci, infine, questi pazzeschi reazionari italiani, lo dimostrano gli articoli sul dirittto di associazione coi quali si permette lo scioglimento e la confisca del patrimonio di qualunque

RJP-ISTA POl:'01.ARE D1 POLITIC.A LETTERE E SCIENZE SOCIALJ associazione che non riesca simpatica alla polizia - non escluse quelle autorizzate dal Codice di Commercio... L' enormità qui è tale e tanta che la Stampa del Senatore Roux dice che il progetto < attenta iniquamentealla classe lavoratricenelle sue « socielà di mutuo soccorso,nelle sue 1asrnciazionidi «: fratellanza operaia, che sono onore e vittoria della «: solidarietàumana, dell'affettofra i nostripopolani» E conchiude: « Ma tutto questo è enorme. Se tutto questo passa, se questa legge disgraziata ridotta ai minimi termini vuol proprio dire che un prefetto può sciogliere, le poche Società operaie riconosciute giuridicamente con una lustra di ricorso, e le molte non riconosciute, eppure ottime, può irrevocabilmente disperdere per impadronirsi violt:ntemente del patrimonio di tutte, e darlo, sia pure, a Congregazioni di carità ; se tutto ciò è vero. come è vero pur troppo, oh allora uniamoci tutti insieme, noi veri uomini dell'ordine; uniamoci non solo per noi, ma anche per le nostre innumere Associazioni operaie che abbiamo salutate tante volte esemplari e benefiche e tante volte abbiamo visto sventolore i loro bei gonfaloni attorno al capo del Re, e per esse e in nome di esse gridiamo: « Fermatevi sul cammino della reazione. o gravi giorni preparate alla patria nostra l • (N. del 22 aprile 1899). Ogni nostro commfnto guasterebbe davvero e noi lo risparmiamo volentieri ai nostri lettori. .. * * Questo scellerato disegno di legge, che non arriverebbe all'onore della discussione in alcun altro paese civile di Europa, non constituisce soltanto uno stolto attentato contro lo Statuto e contro il codice Civile e di Commercio, ma è la smentita più bestiale alla parola del Re c.he tant<! volte e con tanta solennira, ha promesso il miglioramento degli umili. I ministri vogliono preparare questo miilioramento riducendo i lavoratori nella servitù ..... Il peggio, poi, è questo : le leggi reazionarie proposte non riguardano un breve tempo, ma hanno carattere definitivo. La legi::e Pica, la legge Crispi del 1894 - e Crispi adesso può passare per un grande liberale! - erano leggi di eccezione, che dovevano durare per limitati e determinati periodi. Le leggiPelloux pretendono regolare il presente e l'avvenire del 110\tro dis~raziato paese! Esse vo - gliono spegnervi ogni alito di libertà per farne una tomba, per ridurlo allo stato della Turchia, condannandolo alle convulsioni esaurienti degli impotenti. In noi è scarsa la speranza nel fallimento dell'insano tentativo reazionario e solo ci conforta l'insegnamento che ci viene dalla storia: l'Inghilterra per circa quarantavolte in ottani'anni applicò feroci leggi di eccezic ni contro l'Irlanda; ma non riusci a sopprimervi lo spirito di libertà, L'isola verde tornò alla calma e non vi fu più bisogno di sottoporla a leggi eccezionali solo quando le fu resa parziale giustizia colla g~ande legge riparatrice del 1881 promossa e condotta a termine da G. Gladstone. Gl'italiani saranno da meno degli irlandesi; si curveranno essi sotto il giogo che vogliono impor loro i loschi e abbietti gnomi, che si sono messi al servizio della reazione ? Noi vogliamo augurarci, che ciò non sarà. Ad ogni modo~ contro questi dissennati che al po;:iolo che ha fame vogliono dare pio111boe manette; che al popolo che ha sete di giustizia rispondono col tentativo mostruoso di togliergli ogni diritto e ogni libertà, nel Parlamento e nel paese deve sorgere fiera e vigorosa la falange sacra, che da tanti anni combatte pel diritto, pel progresso, per la libertà : la falange della Estrema Sinistra. Noi siamo convinti che la Estrema farà, come sempre, il proprio dovere e darà una grande battaglia in difesa della essenza stessa della democrazia e della civiltà moderna. Essa non si lascerà deviare dal proprio compito altissimo nè da lusinghe, nè da min.icce, nè da curialeschi artifici. Essa deve adoperare con risolutezza l'unica arma che le resta: l'ostruzionismo, senza lasciarsi commovere da ipocriti e insidiosi suggerimenti di pseudo amici. Essa farà il proprio dovere ; ne siamo fermamente convinti. Intanto l'attentato della reazione ha partorito questa benefica conseguenza : ba riunito in un solo corpo per combattere questa grande battaglia sotto la guida di Pantano, di Basetti e di Costa quella E.trema Sinistra, ohe non avrebbe dovuto mai di• vidersi; e non avrebbe dovuto dividersi perchè l'Italia non possiede ancora l'arma vera per combattere pel proprio miglioramento economico : la libertà politica. Alla conquista della libertà politica, adunque, uniti tutti quanti militano nelle file della democrazia, entro e fuori Montecitorio, per seguire il consiglio che diva il recluso di Pallanza all'indomani degli avvenimenti di Sicilia : « Il quaran• totto italiano compiuto poi od 60, non fu neppure politico, fu strettamente nazionale e meschinamente unitario· e dinastico. L'Italia attendeancora il suo quarantotto politico che !e dia le condizioni essenziali della vita moderna e le permelladi studiare il passosulla via già percorsadalle nazioni sorelle. » LA RIVISTA LADECADENZA DESLENTIMENTO U I ARIO IN ITALIA Francesco Saverio Nitti - altra volt.i fatto segno ad iniqui attacchi da uomini diversi e per diversi motivi, nè elevati, nè disinteressati - inaugurando nella Università di Napoli il suo corso ufficiale di scienza delle finanze, trattò, con eleganza di forma e con giustezza <licontenuto, delle 'I(egionid'Italia nel bilancio italiano. Anche in questa occasione non gli mancarono le critiche astiose. Gli si rimproverò di avere trattato un argomento che non aveva che vedere colla di~ciplina che doveva imegnare; e carico maggiore gli si fece dai patrioti del vecchio stampo - di quei patrioti, che hanno avuto il raro merito di avere discreditato il palriottismo - per avere, disy sero essi, sventolato il sinistro vessillo del regionalismo. li Professore Nitti non ha bisogno delle mie difese ; e a lui basta la soddisfazione dell'accoglienza fattagli da un pubblico eletto e numeroso che ammirò l'elevatezza del suo sentimento unitario e che, forse, potè rimanere malcontento della soverchia riservatezza nelle conclusioni. Ragioni scientifiche e politiche, però, m'inducono a ritor-

'R..l~IST.A.'POPOLAREDI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.A.Ll nare suli'argomento, per ribattere le accuse ed ins'stere sulla opportunità vera della quistione risollevata solennemente in un ambiente ufficiale. Non c' è dubbio da parte di chi, come me, crede che l'insegnamento scientifico universitario non debba, e non deve, astrarre dalle contingenze della vita reale, sulla opportunità di svolgere un tema tutto fatto di realtà e di vita vissuta. La scienza, che rimane sempre teorka, non attrae e non appassiona molto e molti; e nelle scienze politicosociali sopratutto, l'utilità dell'insegnamento è davvero scarso quando i discepoli non acquistano la convinzione, che a qualche cosa, immediatamente e direttamente, serva quello che apprendono nelle aule universitarie. Ben fece, adunque, il Nitti, inaugurando il corso di scienza delle finanze, a presentare la tela di uno studio, che in ogni temp0 avrebbe suscitato un vivo interesse e che doveva destarlo vivissimo in un momento in cm le dolorose condizioni dei contribuenti italiani richiamano l'attenzione sulla ripartizione dei tributi. Certo : il Nitti fece opera savia e di buona politica rinunziando ad una dissertazione accademica, che poteva mettere in evidenza la sua erudizione e le sue teorie, senza lasciare traccia alcuna nella mente degli udit0ri, per imrattenersi di scienza applicata, ch'è cosa viva e palpitante di dolorosa attualità. Ma parlando delle regioni d'Italia nel bilancio italiano si risuscita forse lo spettro dell'Italia in pillole e si spalancano le porte agli austriaci per ritornare nel Lombardo-,·eneto, ai Lorena in Toscana, ai Borboni a Napoli? Oh I finiamola con questa rettorica barbogia, ch'è servita a far fare l'apologia degli errori più disastrosi, e ad invocare, vittoriosamente, il silenzio e l'oblio sulle maggiori turpitudini e su i più audaci delinquenti.... E per finirla davvero cominciamo con una constatazione istruttiva, la cui evidenza può essere negata soltanto dai ciechi e dai bricconi, che, pur di sfruttare il presente, non si preoccupano menomamente del futuro, anche quando apparisce non remoto. La constatazione dolorosa è questa: il sentimento unitario in Italia è in grande decadenza. Altravolta lo dissi alla C.1mera e suscitai le solite proteste patriottiche; ma l'affermazione, prima e dopo di me, è stata tante volte ripetuta da uomini appartenenti ai più opposti partiti politici di ogni regione della penisola che oramai ha acquistato la evidenza di un assioma. Vediamo. Si lascino ùa canto le affermazioni antiche e raccogliamo le più recenti, perchè sono le più significanti per essere messe in relazione col momento presente. Nell'appelloagli Italiani del Mezzogiorno che fa parte dell'opuscolo SettentrionalieMeridionali, ecc. oltre le antiche affermazioni del Jacini, del Gabelli e del Marselli sulla profonda diversità economica, antropologica e intellettuale tra le diverse regioni d'Italia, vennero ricordate le recentissime del 'Don Chisciotte liberale, dell'Avanti socialista, del Mattino moderato, della Riforma sociale di Torino, della Nuova Antologia e della Rivista politica e letteraria di Roma, del Vidari, del Castagnino, del Siliprandi ( r) ; tutti - ad eccezione del!' Avanti - ·-··(1) Ercole Vidari fece la prima dichiarazione nella N11ova ..A11tologia; l'ha ripetuta nel libro di cui si occupò la 'R...ivista. monarchici di quattro cotte. Si potrebbero citare molti altri opuscoli, giornali ed uomini politici, e si omettono queste citazioni per amore di brevità. Ma, benchè altraYolta rammentato, si deve ripetere che Ruggero Bonghi commemorando nella Nuova Antologia le nozze di argento dell'Italia con Roma. nel Settembre 1895, scrisse che il sentimento unitario era sensibilmente diminuito; e poscia l'on. Bertolini aggiunst che << scema tutti i giorni nei • riguardi dell'interno e dell'estero la vigoria della « coesione nazionale. > (Note parlamentariintornoal problemaregionale.Nuova An 'ologia r. Ottobre 1896); e !'on. Damiani - il più autentico seguace di Fr. Crispi - in un discorso alia Camera deplorò « l'abb.1ssamento di quei sentimenti che una volta « fecero la nostra forza e ri.:ordano altre glorie e « grandezze »; e l'on. Spirito, altro convinto unitario, in una relazione parlamentare - se non erro in quella su1la istituzione del Regio Commissarioin Sicilia - aggiungeva angosciosamente : « se da « una parte il tempo e l'opera legislativa hanno « cementato l'unità d'Italia dall'altra le speranze « fallite, le sventure nostre ed il disagio economico « hanno di molto intiepidita la fede delle nostre « popolazioni .... Il sentimento unitario fu la poesia « della nostra rivoluzione perchè fu sentimento alto « di sacrifizio e di abnegazione. Ma ora quellapoesia « tacee la sua nota è dimessanel cuoredi molti, i « pochi sifanno audacie si odeda lontanola vocedegli « interessicolpiti dalla rivoluzione•.. » Impossibile, adunque, mettere in dubbio la realtà della decadenza del se11timento unitario. Ma se questo fenomeno è un male, di cui si deve guarire se si vuole salva l'Italia: qual'è il primo, il grande dovere di quanti amano davvero la patria? Additare le cause del fenomeno stesso per poterle rimuovere e studiarne la distribuzione politica e geografica. Ha minima importanza la seconda parte del compito, che dovrebbero assegnarsi i veri, gli onesti patrioti ; ma la sua precisa conoscenza non può trascurarsi per rendere più sicura l'azione dei rimedi da adoperare nella cura. E per darla giusta questa conoscenza ai lettori della Rivista mi corre l'obbligo di correggere alcuni errori in cui è caduto l'amico Arturo Labriola nell'articolo che ha visto la luce nel precedente numero. Altra volta risponderò allo stesso Labriola intorno ai criteri erronei che dovrebbero guidare le singole parti di uno stato nell'associarsi per vivere ed agire iu comune; ora mi limito a rilevare ch'egli sbaglia ritenendo che nel Mezzogiorno sia esistito un vero movimento regionista. Pur troppo la cosa è diversa. In Sicilia vi furono dei regionisti - alcuni dei quali eminenti pel cuore e per la intelligenza e pel liberalismo sincero; ma fu sempre circoscritto a Palermo. Dove, pure, sorse violenta e spesso cavalleresca la protesta contro i mali modi adoperati dai fratelli dell'Alta Italia, che credettero trattar l'isola da terra barbara e conquistata ; e rimasero celebri le sfide e i duelli numerosi tra cittadini e ufficiali dell'esercito dopo le insolenti e calunniose asserzioni del generale Govone contro la Sicilia. Gli uomini del Mezzogiorno, che n'ebbero il moPer Castagnino si legga: Il disagioitalia110D. iag11osei rimedio. E. Loescher. Roma 1898. Per l'ex deputato Siliprandi si ri• scontrino i suoi : Capitoli teorico-praticidi politica sperimentale. M:mtova 1898. Voi. 3° p. 223 e seg.

RlPISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI nopolio politico - le masse veramente non pensarono e non pensano, ed ancora rimangono nella antica attitudine di passività - furono sempre unitari; anzi fanaticamente unitari, a tipo lmbriani o Crispi, a qualunque partito essi appartenessero. Questa la verità. Viceversa il regionalismo in tutte le sue gradazioni - e nella forma volgare e in quella altissima vagheggiata da Cattaneo, da Ferrari, da Rosa e da Mario, che volevano il regime federale nello interesse della intera collettività italiana e per rendere più sicuro e rapido 11 progresso sociale e politico - fu ed è il prodotto esclusivo e caratteristico ddl' Alta Italia e specialmente della Lombardia. f Nè è vero, come asserisce il L1briola, che il ederalismo sia proprio dei radicali, contro i quali scaglia inopportune frecciate; es;o venne e viene, più o meno apertamente, in una misura più o meno attenuata, caldeggiato da tulli i partiti politici : dal socialista - ne fa fede la Criticasociale del Turati - e dai moderati; dai repubblicani e dai monar.:hici. Non cade dubbio sulla tendenza federale dei repubblicani, che ne vanno orgogliosi - e con ragione. Pei moderati, se altre testimonianze occorressero, basterebbe quella esplicita ed autorevole del Siliprandi, ex deputato per Mantova, e militante attivamente nel partito monarchico moderato. Ciò premesso si venga alla indicazione delle cause, che hanno determinato la decadenza del sentimento unitario. Non è il caso di esaminare l'azione esercitata dalla propaganda repubblicana nella genesi del fenomeno perchè ben scarsi sono i pro,eliti fatti. Il federalismo propugnato dai repubblicani lombardi del resto non ha niente di morboso: ha base positiva in una altissima idealità politica e sociale. che non si può e non si deve confondere con quel regionalismo con base negativa, che deriva da malcontenw, da disgusto delle comeguenze della presente organizzazione unitaria accentratrice italiana; di cui giova e urge anche intrattenersi senza ipocrisie, senza infingimenti, senz1 stupide p1ure di offendere il patriottismo ed il sent11nento nazionale. Le cause del malcontento, che si traduce in disgusto e in diminuizione del sentimento unitario, sono di varia indole: politiche, morali ed economiche. Si ritiene nel settentrione - e più intensamente in Lombardia - che le popolazioni incolte, e retrograde e immorali del mezzogiorno rappresentino una palla di piombo attaccata al piede Jelle regioni più colte e più progredite dell'Italia superiore; che le prime favoriscano, se non impongano, una politica pazza ali' estero, reazionaria all'internC', e tutta intessuta o maculata di simonie, di prepotenzJ, di corruzione. D'altra parte si crede che il mezzogiorno paghi meno imposte di quello che dovrebbe e che viva quasi da misero e pigro accattone, parassitariamente, alle spalle delle regioni settentrionali. Data questa origine della decadenza rapida del sentimento unitario, vegg1 chiunque conserva sana la mente e chiara la percezione del decorso dei fenomeni sociali, se, nell'interesse supremo della conservazione della compagine nazionale, non sia dovere strettissimo di quanti serbano ancora caldo e sincero il culto per la p1tria, di studiare con diligenza e con perseveranza le accuse formulate contro il mezzogiorno. O esse sono vere, e biso• gna farle conoscere agli accusati per provvedP-re opportunatamente; o esse sono false, e si devono ricondurre alla ragione gli accusatori. L'amore e la stima reciproca tra le parti; l'armonia vera tra loro, che deve risultare dal consenso spontaneo e non dalla violenta coazione, non possono scaturire che dall'esame sincero dell'intricato problema. Questa è la verità; contro la quale non devono e non possono prevalere i sofismi e le malignazioni dei farisei del patriottismo, che designano come regionisti nemici dell'unità nazionale i cittadini onesti e volonterosi, che affrontano la calunnia e la designazione all'odio ed al disprezzo degli ingenui per compiere il loro dovere. Dr. NAPOLEONE CoLAJANNI. Deputato al Parlamento Per cambiamenti d'indirizzo, od altro che riguardi l'amministrazione della Rivista, dirigersi al sig. GIOACCHINO MONTALBANO - Via della Vite N. 74, Roma. Fusione, non unione A proposito de lo accordo de i partiti estremi Chi di noi guardi, con occhio reso necessariamente frettoloso da le cure aspre de 'l vertiginoso crescere de i propri bisogni, ne la vita pubblica italiana, crederà, con suo compiacimento grande, lungo cammino avere i partiti estremi percorw in questi ultimi tempi su la via de lo accordo. Infatti, molti organi da ambo le parti con- ~tltano eJ invocano sempre più la « unione n, « la ne• cessità di st.ingere le no;tre file », « il dovere di dirigere tutte le forze affini io uni data direzione »,. la utilità del « colpire u01ti » e molte altre cose, ragionevolissime, de 'l genere di queste. Tuttavia gli organi stessi disvelaoo conttmporaoeamente a le buone intenzioni loro, tutto quello che vi à di alquanto superficiale ne lo accordo, e lo disvelaoo ne le cause e ne le ragioni che gli assegnlllo. Infatti egli è un ripetersi continuo di ciò: che nei momenti attuali, stante la manomissione generale de le più elementari libertà, stante ii soffocamento de le libere voci ne 'l fondo di carceri obbrobriosi, stante i provvedimenti odiosi che si cercano attuare a rinnovellar la tirannide debellata co 'I purissimo sangue di tanti martiri, stante la fiscalità feroce, stante insomma le « gravità dell'ora » è utile, è bene, è necessario unirsi e combattere solidali! Ciò viene ad evidenza dimostrato da la rapidissima esposizione che tentiamo de la polemica ultim.. seguita su questo accordo. Infatti: partendo da una sincera e ra- ~ionevole querela mossa da !'on. Colajanni su questa Rivista (pag. 62) a la campagna de i ~ociali_st_icontro i rc:pubblicani, passando per una base d1 poss1b1le entente dal Travet (pag. 102) form~lata in ~ost~nza co~I: Per parlare di accordo debbono 1 repubbhca01 non smgolarmente ma complessivamente: 1. smetterre di trattare i socialisti da usurpatori de le loro conquiste, 2. decidersi ad essere incondi1Jonatamented'opposiz,.ione, 3. pamettere o riconoscere ai socialisti la lotta di classe, su la quale base d'entente il Colajanni pare non dissenta, poichè ritorce ai socialisti la prima questione, spiega l' opportrmismo a fin di bene contenuto ne la seconda, ed accetta in massima la terza... dopo le parole de l'oo. Ferri su la « Nuova Terra » in pro de la « comune difesa e non alleanza confusionista » che, ci pare, non sono però avvalorate da le altre su la « libertà d'azione » nella organizzazione, nella propaganda, nel movimentJ eletto-

386 RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI raie ... » le quali valgono per noi lo stesso di... nessun! tcorrispondente a la fatalità, a la necessità di cui lo si accordo perchè, in fatto di libertà, non si concepisce una 'drconda: e gli guarderemo in faccia serenamente, invidifesa che non sia azione diretta a conquistare o man- tando i volonterosi a fare altrettanto, per vedere se la cosa tenere la libertà stessa, ... dopo una considerazione Sac- non sia da risolversi favorevolmente al nostro assunto. chi-Colajanni (1>onChisciolle e Rivista Popolare pag. 162)! , Egli è legge ineluttabile naturale da per tutto risconsu l'azione de i radicali, i quali a parer nostro, cercando) trare non la pluralità ma la dualità, onde i principii ficontemperare termini repugnanti, fatalmente e ben presto sici di azione e reazione, di causa ed effetto, di materia dovranno o involversi od evolversi per prendere fisono• e di forza, di spazio e di tempo, si rivelano ne la vita mia decisa, mentre così come ora sono tengono piu da ~ociale ne la lotta fra gli istinti ( che l'uomo porta na• la parte opposta a la nostra che da questa... dopo che scendo con se e che traggono origine da la sua natura Enrico Ferri ne l'Avanti! (n. 764) parlando de 'I con- animale) e la ragione (che l'uomo acquista con la vita gresso di Stuttgard dice che il partito socialista nostro e trae origine da la sua natura umana) e si tramutano non deve piegare nè a destra nè a sinistra, ma prose- poi ne la costante, perenne lotta sociale fra la supreguire dritto per la sua strada, che consiste essenzialmente mazia e l'eguaglianza, fra il dominio e la libertà, fra ne 'I formare coscienze socialiste, e, invitato da una N. l'aristocrazia e la democrazia. Nascono perciò naturald. R. a dire se crede possibile l'avvenimento di una de- mente due grandi partiti in lotta fra loro, lotta perenne mocrazia che non ostacoli la propaganda socialista, ag- dicevamo e che infatti non si risolverà mai, poichè equigiunge (.Avanti n. 768), che per ora non lo crede, onde librio assoluto in natura non esiste, bensì che dovrà fai! partito socialista avrebbe, secondo lui, bisogno di qual- talmente sempre piu avvicinarsi, in un equilibrio rela• che altro anno di consolidament.c.. mentre altra N. d. R. tivo, a la sua risoluzione. ribatte all'on. Ferri che per il momento le coscienze so• Cotesti due part,ti per effttto de i tempi e de le con• cialiste già formate potrt bbero aiutare la costituzione di fusioni ch'essi apportano ne le epoche di scadimento o una Italia democratica favorevole a gli ulteriori sviluppi di prerinnovamento, pfrdono spesso la loro fisonomia ed de la libertà ... mentre « Il Pessimista » (.Avanti n. 772 appariscono come raggi in prismi: tuttavia sussistono in e seg.) in una serie di articoli notevcli prima richiama fondo costantemente, onde, perchè il cammino verso la il Ferri a la impossibilità materiale, nel dilagare de la risoluzione de la lotta fra essi, sia fatto il più che è pospresentereazione, di formare coscienze socialiste, poi di- sibile evolutivamente, cioè per mezzo di equilibrio stamostra l'assurdità de la tattica esclusivamente elettorale bile, e non rivoluti vamente, cioè per mezzo di equilibrio usata da i socialisti invece de la tattica politica piu com- instabile, e perchè, di più. tal cammino si compia con prensiva, indi spiega che la conquista de la libertà po- moto acct!erato, cioè si affretti ne '1 tempo il piu che litica è la base di qualunque altra riforma, e, considerate è possibile (poichè il nervosismo fin de siècle in fretta le diverse forze liberali, conchiude con la utilità. di col- vuol vivere), è necessario sopra tutto che sia eliminata pire uniti anche marciando divisi... dopo che l'Avanti I la confusionede le idee da essi generata, e che i principii (n. 793) conclude analogamente in risposta all'on. Sac- informatori de la lotta stessa, ritornino chiari a la duachi ... doro un ritorno in campo de 'l « Pessimista » lità donde nascono, e che si veggano perciò di fronte, contro i Ciccotti ed altri, onde la discussione si allarga per quanto piu si può decisamente, aristocrazia e demoalquanto ne la critica de i principii informatori de 'l so- crazia l cialismo (1)... si giunge finalmente a la « idea chiara » che E ci piace qui gettare un grido d'allarme perchè non L'Italia. vuol portare in mezzo a l'attuale generale sia presa allegramente in burletta la levata di :cudi che demolizione, « idea che deve essere politica e sociale ad molto argutamente da gli apostoli, sebbene le masse an• un tempo » e per il trionfo de la quale !'on. Socci con cora inconscie, si va facendo per la sistemazione de la la lode del Gen. Garibaldi, invoca la « solidarietàdel idea aristocratica, auspice Nietzscke. Essa, sebbene sia co,mmepei·icolo I " svisata da i seguaci suoi, merita pure grande considera- /,. zione come dottrina la quale, depurata da la parte egoiOr se lo accordo de i partiti estremi dee trarre ra- stica che i facili interpetri le assegnano, à valore di at• gione solo da la feroda de i tempi, e, a chi guarda di- trarre grandemente ed accresce perciò in noi la necesritto in fondo, si rivela essenzialmente occasionato e so- sità ed il dovere di sistemare la idea democratica in un stenuto da ragioni de 'l momento, bene è avvertire che solo grandioso programma a propugnarsi da tutte le linon è questa tutta l'opera di che i buoni vanno in cerca, bere forze ! e che ben più vitali ragioni sono da mostrarr, perchè E ci piace ancora insistere in ciò, che la vera confu'. questo accordo si muti in ordinata fusione, e che oene- sionedi idee, è proprio l'attuale condannevole stato di cose, tri ne la coscienza di tutti la persuasione de la neces- creato e perdurante per la divisione de i partiti estremi, sità non solo de la unione o de la collegazione, ma de avendosi a parlare, come noi facciamo, invece che di alla compenetrazione de i due partiti in un tutto unico ed leanza, di ordinata fusione, la quale poi, proprio in quearmomco. sta Italia, sarebbe consona a la gloriosa tradizione reBen sappiamo che la semplice enunziazione di questa pubblicana sua. tesi farà sorridere quelli che allorchè parlano di accordi Prima di andare oltre intanto, vogliamo notare una aggiungono immediatamente la protesta che ciascun par- coincidenza molto significativa che porta immediatatito debba restare con la fisonomia propria. Tenteremo mente il nostro discorso de la lotta fra aristocrazia e vagliare questa specie di dogma nè utile, nè sopratutto democrazia dal campo teorico in quello pratico. Dice « Il Pessimista » (Avanti! N. 777): • In Italia non è il ( 1) Leggiamo ne l' « Educazione Politica " una disanima in caso di parlare nè di borghesia che opprime il proleta• contraddittorio su la ragione storica e la essenzia de i partiti riato, e nemmeno di classe industriale che opprime la repubblicano e socialista io Italia, e sul « Germinai » (N.• 8) classe agricola O viceversa; in Italia c'è una piccola una classifica de le~tendenze politiche in Italia. h r Sono cotesti scritti anche frutto de la polemica intorno a Oligarchia e e diventa tanto più 1eroce quanto più lo accordo de i partiti popolari ma il primo riducesi ad una sente crescere la propria debolezza• Non si mostra eviquasi divagazione che se porterà il benefizio di farci meglio dente con questa constatazione che, anche in mezzo a conoscere e vagliare scambievolmente non potrà contribuire la confusione generata da 'l moltiplicarsi de le sottocosì come è avviato ad una intesa cordiale e stabilita su ra- specie dei partiti, a chi addentra lo sguardo si rivela il gioni, il secondo che concepisce tre partiti corrispondenti a duplice ne la lotta sociale: domi□io e libertà? tre classi sociali : conservatrice, radicale e socialista, onde Ed allora procediamo. secondo esso deve : « il partito più avanzato spingere a colpi di fune quello immediatamente più vicino, perchè questo alla sua volta vinca l'inerzia dell'altro dappresso, e Ili mas;a si muova tutta ", a noi pare poco corrispondente a quel che dovrebbe essere l'intiqia natura de la l9tta soçiale, .. * * La questione che va generalmente sotto il nome di questionesociale, corrispondentemente a la natura umana, e essenzialmente formata de la questione spirituale e di

·R_ITTISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI quella materiale, cioè de la questione politica e di quella economica; de la questione che si risolve ne la liberrà di pemino, di studio, di parola, di coscienza, di stampa ecc., e di quella che si risolve ne la libertà fisica, di lavoro, di godimento, ne la proporzione de 'I frutto al lavoro, ne l'equa teoria de 'l valore, ne l'abolizione de 'I capitalismo ecc. onde la :iuestione sociale à in sè la questione educativa, la questione religiosa, quella politica, quella d'integrità fisica, quella proprietaria ecc. ecc. E mirare a la risoluzione de la questione sociale non si può senza ordinatamente dare occhio a risolvere tutte le questioni minori in che essa si scinde. Ora tutti veggono (e qui il nostro discorso non è certo nuovo) che, come da la parte repubblicana si tengono ben presenti i problemi educativi, religiosi, politici, mentre quelli economici si trascurano alquanto; da la parte socialista si tengon ben presenti i problemi economici, mentre quelli politici si trascurano alquanto. Ed allora noi ci domandiamo : « Perchè ciò? se il fine cui dicono di tendere cotesti partiti e lo stesso per rntrambi: la libertà tutta quanta, intesa cioe come autonomia de la ragione e subordinata soddisfazione de gli istinti, perchè mai , ssi non battono una medesima via per raggiungerlo? » A volere spogliare di tutte le accademie la diflerenza di veduta fra i due partiti, e risolverla invfce ne l'aspetto finale in che si dimostra, a noi pare che essa si presenti cosi, che i socialisti cercano di dare a gli uomini la possibilità economica cioè materiale di aspirare a tutta )a libertà o al benessere completo, mentre i repubblicani cercano di dar loro la possibilità politzca, cioè spirituale, di ragionevolmente sistemarsi per economicamente attingere lo stesso benessere completo, che è poi lo svolgersi de la vita ne le sue manifestazioni materiali e morali. E non si accorgono entrambi che non è possibile trionfare iiolatameote nè ne l'una maniera nè ne l'altra, poichè ogni vittoria economica presuppone una vittoria politica come ogni vittoria politica presuppone una vittoria economica, o più esattamente perchè la sistemazione politica e quella economica rispetto al fine ultimo che è la libertà tutta intera, debbono andare di pari passo Nè potrebbe essere diYersamente, poichè come per il natural principio di causal.tà, ogni causa ha effetto determinato, e come per il con(eguente principio di recipro~ità, ogni efletto da una stabile causa trae origine, cosi chi mira ad un dtterminato fine (la libertà) non può per diverse vie giungervi o ciascuno con mezzo proprio, diverso da l'altro, ma per una sola via, che è poi il complesso dei diver;i mezzi di ciascuno. È per questo che noi sorridiamo quando, e continuamente ci accade di ascoltare specie fra i gregari, altri dice: ,, i fini sono gli stessi ma i mezzi ci dividono » o viceversa: « uniamoci ne i mezzi anche mirando a fini diversi » .... maniera fatua questa di parlare che, volendo ingenu1mente contradire la più grande de le leggi naturali, cioè di rigida correlazione fra cause (mezzi) ed effetti (fini), si risolve in una affermazione vuota di pratico valore. * * * Adunque lo accordo fra il partito socialista e quello repubblicano dee trarre ori1:!'.inenon da ragioni di opportunità, ma da ragioni di principio, da ra11ioni di intenti comuni, da ragioni di necessità fatale e la facile confusione de 'l momento deve cedue il posto a la ragionevole fusione a venire. Nè deve ciascuno, pur movenclosi ;nsieme a l'altro « restare nel proprio campo di idee • come alcuni dicono, ma dee ciascuno, con tutta sincerità. riconoscere la parte che gli manca per assumere la completa fisonomia di partito comblttente per la libertà, e sinceramente aggiungerla ne 'I proprio. programma. D·ebbono i repubblicani riconoscne il grave peso de la questione economica e sinceramente accettarne le teorie nuove, che sono certo un progresso natevele rispetto ai principii intraveduti da i loro immortali Maestri; debbono i socialisti riconoscere la necessità de la questione politica ed investirsene con ardore pari a quello che pongono ne la questione economica, debbono cioè i primi riconoscere ne le linee generali de 'I collettivismo, la forma logica de 'I sistema economico, dt bbono i secondi riconoscere ne la repubblica la forma logica de la democrazia, e debbono entrambi per quanto a ciascuno consente la possibilità di evolvere o meglio allargare le proprie convinzioni verso il Vero Bene, lealmente stringersi in un unico e grandioso partito politico-sociale che opponga, sia ne 'I campo spirituale che ne 'l materiale, a la supremazia l'eguaglianza, al dominio la libertà, a l'egoarchia, l'autarchta, e vegga ne la propaganda cumulativa, ne la comune azione, ne lo sforzo concorde, il trionfo degli ideali di cui la Città Eterna è degna di promuovere la soluzione, dico Roma l Ing. FILIPPO LACCETTI, LE ISTITUZIONI ITALIANE giudicate da un conser1·atore Signor "Direttoredella Rivista Popolare, Ho letto con piacere quanto voi avete scritto nell'ultimc., numero della Rivis1a sul libro del Professore Vidari; permettetemi, però, che io richiami la vostra attenzione sui giudizi che lo stesso scrittore dà con molta prudenza e quasi in forma reticente sul presente nostro ordinamento politico. Ptemesso un brano del Principe di Macchiavelli nel quale si stabilisce che le dinastie antiche riescono a mantenersi in sella se coloro che le rappresentano sono appena appena mediocri - di ordinaria industria, diceva il segretario fiorentino - il Vidari sentenzia: se anche questa - la mediocrita - manca, non c'e più rimedio. Un poco più in là dopo aver constatato che la responsabilità ministeri1le sancita dall'art. 36 dello Statuto si è riridotta una vera burletta soggiunge : u E si che, u massime durante il governo di Crispi, ragioni u gravi di accusa non mancarono. Ma un pò una u falsa piera ; un po' troppe alte protezioni; un po' u il convincimento di una colpa comune e del gou verno e della Camera, un po' infiue la mancanza u di una legge la quale faccia muovere codesta u macchina irruginita della responsabilità ministeu riale ; fatto è che, per questo riguardo, pur quelu l'articolo dello Statuto non fu applicato mai n. (p. 85 e 86). A pag. 94 dopo avere enumerato i casi di vio • !azione di vari articoli dello Statuto, conclude: u Ebbene questi ed altrettali attentati allo Statuto u dovrebbero sempre essere impediti o repressi da u chi risiede supremo custode di quello; perchè u nulla più dis1mora il popolo dalle istituzioni pou litiche, che al veder questo lud·brio dei ministri u e il doversi persuadere che non c' è freno conu tro il prepotere di essi ..... n È più esplicito e giusto sulla irresponsabilità in un regime costituzionale, come può rilevarsi da questo brano: « Pure, nonostante ciò, non è da « credere che anche in quest'odine di cose l'uffì- « cio di un Principe costituzionale sia scevro di « gravi difficoltà e di responsabilità morali, e che « ad esso basti farsi scudo dei propri ministri. La « finzione legale della irresponsJbiJirà giuridica di « e,so, vale qutllo che vale; perchè il popolo che

,ss RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI < vede associato nelle leggi e negli atti del Go- Crediamo di far cosa gradita ai lettori della « verno il nome del Principe a quello dei ministri, Rivista dando un esteso riassunto dell'ultima con- « non pub continuarein quellafinzione e separarere- ferenza tenuta dal Gide nel Museo sociale di Pa- « sponsabìlitache moralmente sono indivisibil.i... » rigi e ch'è stata pubblicata nel numero ultimo (p. 93). del Musée socia/ tanto bene diretto dal Prof. MaIl meglio viene, laddove parla del valore delle billeau. I nostri lettori vedranno come anche tra istituzioni politiche « che tanto valgono, quanto è gli economisti trovino oppositori vigorosi quelle « il bene che sanno procacciare ; è naturale che applicazioni delle dottrine darvinistiche trionfai- « sianogiudicatecattivequellechefruttanomale... » (p. mente combattute nel Socialismo del nostro ColaI 55) e quando scongiura i governanti a rimuovere janni. le cause dei mali presenti perchè solo « allora i « partiti sovversivi non troveranno più l'ubi consi- Ecco il riassunto della conferenza del Gide : < stere nell'universale malcontento, per dare la leva Cooperazione o concorrenza? Con queste due parole e della rivolta al paese, e l'opinione pubblica, Ien- io ho voluto simbolizzare e caratterizzare due scuole, « 'tamente sl, ma costantemente, ritornerà all'amo- l'una che comprende la maggior parte degli economisti « re delle istituzioni e delle libertà da queste or- francesi, l'altra nella quale non figurano che pochi eco- « ganizzate. Oggi,comeoggi,fra paesee istituzioni se nomisti, ma soprattutto dei sociologhi, dei filosofi, degli « non c'é ostilità dichiarata, e'é molta dilriden,.,a · e uomini politici, anche alcuni anarchici, un pò tutti, e JJ' " a nome dei quali io vi parlo. « chi si lascia illudere da certe obbligare e stereo- Siccome io ho l'onore di appartenere da quindici anni « tipate dichiarazioni officiali, ovvero dai chiassi alla Società d'economia politica, io non avrò il cattivo <( di gente che, per dirla con una frase famosa, gusto di dirvi male dei miei confratelli che ritengo per « nulla seppe mai nè imparare, nè dimenticare, dei valorosi che hanno lottato molto coraggiosamente « scambia le apparenze di una minoranza interes nel passato, e lottano presentemente, per molte nobili <( sata colla realta effettiva delle cose cioè coi giu- cause, per la Libertà, per la Pace sociale e internazionale <( dizi e coi propositi della gran maggioranza del e per la Giustizia ancora; ma io non credo di dir male ,, paese Ja q le si' 0 t' e t h" d d di loro se io mi limito a constatare che essi dicono "' ; ua va c n muam n e e 1e en o II spegso male di noi. <( se que e istituzioni valgono proprio i denari che lo non voglio moltiplicare le citazioni, il che mi sa- « ci costano ed i gravi sacrifici che c'impongono, rebbe molto facile, ma io non posso dimenticare un fatto « dal momento che non sanno più assicurare al •· recentissimo, una seduta della « Società d'economia in- « paese ne ordine, né giustizia, nè sicurezza,nè pro- dustriale » nella quale Yves Guyot ha detto che ciò che e fitto del lavoro~. noi facevamo era del • socialismo paterno », e nella quale e Nessuno dimentichi Napoleone III; il quale, un altro membro, il segretario della Società stessa, chiu- « mentre appena nel maggio dei 1870 aveva otte- deva e riassumeva tutta la discussione con questa for- ·« nuto un plebiscito di otto milioni di voti, ap- mula d'una concisione lapidaria: « Il Museo Sociale è un male sociale •. « provanti il nuovo indirizzo liberale del suo go- Perchè tutti questi attacchi ? Semplicemente perche « verno, auspice l'Ollivier, nel settembre dello nella seconda scuola, di cui vi devo parlare, noi non ere- « stesso anno era prigioniero a Sedan. La qual diamo che la concorrenza basti a tutto, ch'essa assicuri « cosa ricordo, non a titolo di neppur lontano av- la libertà, il buon mercato, il progresso morale ed eco- « vertimento, che sarebbe irriverente; ma perchè nomico. « nessuno dimentichi, che degli applausi delle folle, Tra le due scuole non vi potrebbe essere un semplice « o in giacca, o in guanti, non c'è da fidarsi mai, malinteso? Forse: e m'e sembrato quindi non del tutto <( mai ». (p. 257). tempo perso questa discussione. * * * Questi ed altri rassomiglianti giudizi sulle istituzioni vigenti ed altre previsioni simili sulle loro sorte in altri tempi era lecito a tutti emetterli e farle; oggi è privilegio di pochi monarchici di grido Io esporli lib<!ramente. Se li enunciasse di s □a iniziativa la Rivista non le mancherebbe un sequestro, e procurerebbero la destituzione a chi glieli suggerisce se esso fosse, come me, un povero. TRAVET. CONCORRENZA O COOPERAZIONE ? Charles Gide, l'eminente nostro collaboratore, è uno dei pochi economisti che in Francia contir:ua e sviluppa il pensiero di quei nobili scrittori, che, staccandosi dal dogmatismo ortodosso, l'economia vollero accomunare colla morale preludendo al socialismo di stato. Charles Gide alle sua tendenze ha dato una forma concret? e determinata facendosi l'apostolo del principio cooperativo ch'egli ha propugnato in vaiÌ scritti e in molte conferenze con larshezza cli vedute ~ con srande ardore, Anzitutto bisognerebbe sapere ciò che è la concorrenza; ma siccome non vi ha niente di più noioso in una conferenza delle definizioni, dirò che quel che io vedo chiaramente è che la concorrenza si presenta sotto due aspetti, l'uno queIlo della libertà del lavoro, l'altro quello della lotta per la vita. Ebbene! il primo nc>il'accettiamo, il secondo no: ecco tutto il soggetto ch'io mi propongo di svolgere. Sotto l'aspetto della libertà del lavoro accettiamo la concorrenza, perchè è sotto questa aureola che essa è sorta, veramente radiosa, alla fine del secolo scorso, succedendo ad un sistema corporativo che, per quanto avesse avuto i suoi bei giorni, era giunto a una specie di ossificazione senile. Ma, anche da questo punto di vista, la concorrenza non ha forse mantenute tutte le speranze che si fondavano su di lei. Esso non ha dato il buon mercato che si prometteva; lo prova il pane che da cinquant'anni non è ribassato di prezzo per quanto i fornai sieno, soltanto a Parigi, in questo tempo triplicati. Essa non ha nemmeno realizzato quell'ordine naturale che sognavano i Fisiocratici, perchè noi vediamo una certa anarchia nella ripartizione delle ricchezze e delle funzioni: i medici, per esempio, nelle campagne sono tanto rari che i malati non possono trovarli, mentre a Parigi sono talmente numerosi che sono essi che non trovano i malati.. Non si può dire nemmeno ch'essa sia livellatrice perchè noi vediamo oggi un tipo assolutamente scono- ~ciuto prima, quello çioè del miliardario. Ciò nonostante

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