'RJ'fTISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClAU rali dell'organizzazione politico-sociale, sono argomenti dai quali emerge che nel nostro ambiente ogni scuola progressiva, per quanto animata della nuova fede sociale, è costretta ad assumere un aspetto prevalentemente politico. per l'imponenza di enti problemi fondamentali di libertà e dell'affrancazione del paese da complesse orga• nizzazioni politico-economiche che illanguidiscono ogni sorgente di benessere e che isteriliscono e sfruttano ogni attività a profitto di pochi privilegiati e monopolizzatori. Certo, nonostante ciò, accanto all'organizzazione di indole politico-sociale occorre attivare una organizzazione d'indole schitttamente economica, in cui il lavoro si affermi di fronte al capitale e trovi le vie maestre della sua emancipazione nel campo suo proprio, nel campo dell'economia. Ma occorre per questo uscire dalle astrazioni e dagli equivoci dottrinari, e studiare le vere e reali esigenze dell'ambientr, le vere e reali maniere, con cui qui il capitale sfrutta il lavoro ed isterilisce per suo tornaconto le sorgenti del'a vita nazionale. E accanto ad una energica lotta polit:ca radicale, fa d'uopo istituire quelle forme di resistenza e di associazione, che sono più proprie alle condizioni storiche e locali delle nostre classi lavoratrici e del no3tro popolo. Sopratutto è necessario armonizzare gli intenti, proporzionare i mezzi al fine ; e non dissimulare nè confondere le distinte funzioni. A tale effetto parmi che sarebbe necessario che il par - tito socialista definisse più esattamente la fisonomia ed allargasse il contenuto del suo programma politico e si adoprasse a ridurre al suo vero campo la lotta economica, ponendo ogni sua cura a dare a questa, con acconci studi positivi un carattere italianamente storico ed un ordinamento opportunamente vario e conforme alla natura specifica dei fatti e- ai bisogni del paese. Così pure credo che il partito Mazziniano dovrebbe con maggiore attività e solerzia, dedicarsi pur esso a quest<' genere di studi e a questo genere di azione, allargando il contenuto economico del suo programma politico-socia le. Se generalmente ai socialisti italiani è mancata una concezione integrale del problema sociale una chiara nozione della distinzione armonica delle funzioni della lotta, e S<ldifettarono di un metodo veramente sicuro e positi,o nell'ordinamento dell'azione economica a profitto specialmente dei lavoratori, mentre ne sentono tutta la necesdtà ed hanno vivo il desiderio di attivarla; ai mazziniani; che hanno nella loro scuola buona tradizione di metodo e che intendono l'armonia e la connessione distintiva dei vari elementi del problema socia le e la reciproca attinenza delle diverse relative funzioni, mancò una sufficiente tendenza ed attività per scendere collo studio e colla az:one nel campo d'una intensa e proficua lotta economica. Fa d'uopo pertanto che le due scuole, animate in fondo dalla stessa fede, si completino e si correggano, per ciò che si riferisce al metodo; e forse dalla stessa reciproca influenza e dalle stesse loro differenze nascerà la loro integrazione. E allora, soltanto allora quando il nostro popolo, le nostre classi lavoratrici troveranno tratteggiate in un programma integrale le loro naturali aspirazioni, quando non solo, colle parole ma coi fatti, saranno chiamate sulla via tracciata dai loro veri e reali bisogni; il l' maggio non avrà più il significato di una atonica cerimonia artifi · ciosamente celebrata, ma sani la vera festa della libertà e del lavoro. E allo splendore gagliardo e civile di questa festa risponderà in breve il trionfa reale dei diritti delle classi ]a\'oratrU, intorno a cui si orienta il movimento attuale della storia. Prof. F. Bu0Ass1 Dc1nttato ctl Pa,rlctn1.ento Sul Regionalismo in Italia I. Se la tanto abusata ed in sè stessa assai vuota espressione del D'Azeglio: fatta !'Itali t dobbiamo fare gli italiani, può mai avere un significato positivo, è senza dubbio riferendola ali' innegabile tffiorescenza del sentimento regionalistico degli italiani, mai quietato e sempre in via di nuove affermazioni. È stato tante vo:te rilevato dagli stranieri che quando gl'italiani son richie• sti del loro paese di origine rispondono quasi sempre indicando o la regione o il luogo nel quale sono nati. Ed in verità il sistema di accentramento ad ogni costo prescelto dal nostro regime polit:co lungi dall'affievolire il sentimento regionale vi ha dato nuovo alimento tra• sformando l'affetto per il « natio loco » in una antipatia per le altre regioni. Questo sentimento è rilevabile persino in quei socialisti e repubblicani che dovrebbero rappresentare la parte più evoluta Jella coscienza nazionale. Ora se c' è mai un sentimento assurdo e meno razionalmente giustificabile è certamente quello regionalistico. Il regionalismo in Italia assume forme assai diverse e complicate e degenera, come è naturale, assai spesso nel campanilismo. Sono note le antipatie fra paese e pa1..S·! e fra circondario e circondario; ma la sua manifestazione più, dirò così, acuta e grave è in quel determinato sentimento di antipatia che corre in generale fra l'Italia Settentrionale e quella Meridionale. L'Italia Centrale e restata ad un dipresso quasi immune da questo sentimento per l'istessa ragione che ci spiegherà fra poco l'affievolirsi dei sentimenti di antipatia del mezzogiorno verso il settentrione e l'acuirsi della stessa passione nel caso inverso. La già rilevata corrente di antipatia si manifesta in mille incidenti della vita quotidiana, nel tentativo di impicciolire e diminuire tutto quanto di buono si fa nel mezzogiorno, di esagerare tutto quanto vi si fa di male, nel farsi reciprocamente i conti addosso e determinare fino a qual punto si concorra alle spese comuni, nel porre in contrasto le cifre che si riferisccn.1 allo S\•iluppomorale delle due parti d'Italia e così via ( 1). L'opposizione e la corrente di antipatia fra il settcutrione ed il mezzogiorno ha avuto tre fasi ben distinte: la prima, immediatamente consecutiva all'unificazione, si contraddistingue per la gran violenza degli attacchi del mezzogiorno contro il settentrione, accusato di aver fatto dell'unità d'Italia un affare ; la seconda, consecutiva al trionfo parlamentare della Sinistra ( 1876), in seguito al quale gli uomini politici del Mezzogiorno raggiungevano il potere, si risolve in una serie di attacchi contro il mezzogiorno, accusato di sistematica immoralit:\ e spirito turbolento; la terza, finalmente, l'attuale, non muo• ve più dall'opinione pubblica ufficiale, ma pure avendola per base, parte sovrattutto dalle file del radicalismo, econo• mico e politico che accusa il mezzogiorr. o di costituire la riserva della reazione italiana. In tutte e tre le fasi si ha poi un grande sfoggio di ricerche economiche per stabilire chi ha guadagnato e chi ha perduto nell'unificazione dell'Italia e per vedere da qual lato penda la bilancia dei favori goduti dallo Stato. Parallelamente a queste tre fasi si h~ uno spostamento regionale del sentimento unitario, che dopo essere stato il vanto e la merce tli esportazione ul!i• (1) Un esempio delle strane aberrazioni a cui questo sentimento può dar luogo si può avere in un opuscolo del signor A. O. Olivetti sugli ultimi avvenimentid'Italia (Lug.1110 1898). L'A. - che è un socialista! - si com,iace di raccogliere tutte le immondizie che per solito si scaglianoal Menogiorno e decora pomposamente il tutto di « interpetrazionc materialistica della Storia ». Se la parte teorica dell'opusc0lo, io cui si parla delle influenze del dazio sui cereali, non ci rivelasse tutta la dt'plorevole impreparazionedell' A., lo strano alterameoto della verità che dentro l'opuscolo si avverte potrebbe dar luogo a qualsiasi sospetto circa le intenzioni dell'autore.
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