RIVISTA POPOLARE D1 POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl " superficie sociale è quieta (se pure è), è una " grande illusione; pan a quella di chi, con gli " stati d'assedio, coi tribunali militari e con le ri- " gorose condanne dispensate a piene mani, nello " scorso anno, credeva di avere assicurata la pace " per l'avvenire ... Ripeto: le cause della rivdta bi- " sogna rimuovere, sopprimere anzi. Altrimenti " sarà tutto inutile; e la quiete presente non farà " altro, da una parte, che addormentare sempre più " gl' indolenti e i gaudenti, che vogliono vivere " grassi e tranquilli, e dall'altra, che lasciar pre- " parare meglio la riscossa ai rivoltosi. Io vorrei " avere la voce del più autorevole cittadino, per- " chè essa suonasse come uno squillo di tromba " sul capo degli italiani, indifferenti, accidiosi, im- " memori, e li scuotesse e li richiamasse alla evi- " denza del pericolo. > Come avranno visto i nostri lettori il moderato e monarchico scrittore non dissente dai repubblicani della Rivista nd richiamare l'attenzione di tutti sulle cause che gènerarono le ultime rivolte ; e consente con noi nel giudicare severamente gli italianL Noi non speriamo molto che l~ sua voce sia ascoltata dal paese; e diremmo quasi che ne disperiamo in questa triste ora presente. Minore fi ducia poi c'inspirano i governanti ; i quali s1ono che i tumulti del 1898 furono cagionati dalla miseria, dall'analfabetismo, dalla fede venuta meno nella amministrazione della giustizia; eppur<! non trovano altro da fare, lasciando immutate le cause, che affilare le armi della reazione; di quella reazione, che ha perduto tutti i regimi che ad essa ciecamente si affidarono! LA RIVISTA ~~ AMMONIMENTI D LL'ESPERIENZ ! PEI PARTITI POPOLARI Avevo preparato per la Rivista questo scritto fin dal- !' Aprile dell'anno scorso, prendendo argomento da un articolo pubblicato già da un noto scrittore socialista sotto il titolo « nell"avvicinarsi del I 0 Maggio•. Gli avvenimenti dolorosi che turbarono il paese, in quei giorni mi dissuasero dal pubblicare l'articolo mio. Ora però rileggendolo trovo che non ha perduto la sua opportunità e mi pare anzi che nell'attuale momento, in cui tutti i- partiti popolari hanno bisogno di riorganizzarsi e di trarre profitto dall'esperienza del passato, esso torni piu acconcio che mai e possa anche essere di qualche utilità. In esso è sopratutto messa in rilievo la condizione psic0logica del partito Marxista nell'ambiente italiano, e ci sono notati i pregiudizi che, a parer mio, si erano introdotti nel suo metodo di organizzazione e di lotta, e le deficienze di un metodo integrale anche nei partiti affini. Vi sono eziandio considerazioni critiche, che dopo le pubblicazioni recenti del Colajanni e del Merlino in Italia, dopo quelle del Sorèl in Francia, del Vandervelde nel Belgio, del Bernstein e di altri, e dopo le ultime risultanze del congresso socialista in Germania, potranno portare un contributo (per quanto lieve) ad un nuovo e salutare mutamento di tattica nei partiti popolari stessi e ad un nuovo orientamento di essi. L'articolo dello scrittore socialista non prevedeva i moti del Maggio I898i quali del resto non furono una prova dell'energia, e della buona costituzione dei partiti popolari, e lamentava anzi l'ordinaria atonia del 1° Maggio in Italia, atonia che attribuivasi al carattere italiano, il quale alle soluzioni estreme preferisce il mezzo termine. Noi, diceva l'articolista, ponevamo questo dilemma o fare del I0 Maggio una manifestazione di classe o can• targli il miserere. Il proletariato italirno è sgattaiolato fra corno e corno. Le cagioni generali sono nell'economia del paese ancor poco industrializzato, ma poichè nei grandi centri, ove l'industrialismo esiste, il fenomeno lamentato non è meno evidente, vi deve essere una qulkhe colpa nel partito; e questa bisogna indagare e correggere. E dall'indagine emergerebbe che le due correnti del movimento proletario, la politica e l'economia diversero sino a perdersi di vista a vicenda. Della qual cosa devesi accagionare l'essere stato il partito poco proletario e l'essere il corporativismo stato poco sviluppato e troppo poco indirizzato a preparare alle rivendicazioni gli elementi che la massa interessata sola può dare. Si lamentava, poi conseguentemente che l'organizza• zione del partito socialista italiano avesse il carattere prevalentemente politico: mentre l'organizzazione economi~a era tisica e gH stessi mezzi tentati nella pratica per 1atiivarla (il corporativismo, colle leghe di resistenza, le cooperative, le aziende operaie ecc.) fallissero allo scopo. E si constatava che mentre il movimento politico cr.1 sorto, come reazione al corporativismo esclusivo, ed in• fecondo per integrare e infonder l'anima in quello, fini poi per sopraffarlo. Onde il pericolo di fare un partito piccoloborghese e confusionario, uni democrazia sociale rinverniciata. In queite considerazioni spicca una sincerità pari al• l'acume con cui vennero fatte; e da esse sorge l'opportunità di riflettere a molte cose, per le quali ci sembra ovvio il pensare che il difetto lamentato risponde p .ir• troppo ad una condizione inprescindibile dell'ambiente it 11ianoe impone ai socialisti, non solo di distinguer meglio l'organizzazione politica dall'organizzazione economica, e di stabilirne i rapporti ed il nesso indissolub le, ma di uniformare un pò piu il metodo loro ai fatti e di mostrarsi quindi piu positivi. Piu volte ho io avuto occasione di ricordare ai socialisti della mia regione, ove l'industrialismo non esiste e l'unica industria è l'industria agricola, condotta a mcz - zadria, che non debbono confondere, come .fanno, il partito politico colla funzione economico sociale, col cor• porativismo. I circoli socialisti composti di piccoli bor• ghesi e di artigiani vissero e vivono al di fuori della vita dei lavoratori, che rimangono, alla loro volta, estranei al movimento socialista. Le associazioni socialiste furono quasi sempre e sono ..> essenzialmente elettorali e politiche, e non avendo avuto mai un adentellato, una base nel corporativismo, che non sorge spontaneo e che esse! sono impotenti a promuovere o non si curano di promuovere, si sono illuse di poterlo sostituire. Si è creduto invero che l'organizzazione dei socialisti coscienti, come si chiamano i so• cialisti militanti rappresenti il proletariato nell'esercizio della lotta di classe, specialmente diretta alla conquista dei poteri ; e si è immaginato che a raggiungere lo scopo, che è la socializzazione del capitale e. l'emancipazione sociale e politica dei lavoratori, basti la lotti elettorale e la propaganda. Ma cosi senza avvedersi essi hanno rappresentato una vera democraziasocialerinverniciata e si sono distinti dai rfpubblicani solo per un fras1rio nuovo involuto ed equivoco e per l'illmione di credersi il partito del1a classe pro!( taria, destinato a impiantare il collettivismo, e di credersi altresi la leva della redenzione economica e politica dei lavoratori, i cui bisogni sono appena toccati alla superficie dalla sterile, propaganda dei teorismi che fu per troppo lungo tempo quasi, la sola base vitale dell'organizzazione e dell'attività socialista presso di noi. Pertanto si sono messi al posto dei veri interessi dei nostri lavoratori, e come espressione dei loro biso-
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