372 'l{.lVIST A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl tidiane, alle ignote amarezze, alle ~o~tin~e. delus; on! 1 alla solitudine morale desolante, degh 10fehc1 proletam intellettuali. Ad essi manca spesso, nella trepida:done continua dell'incerta esistenza, l'energia della lotta; ma non manca mai - siine certo, o Barbato - il sentimento dell'ammirazione per i lottatori e la fede nell'Ideale; eh' è la religione nuova, vera, luminosa; perseguita come fede, come programma, come pensiero, senza i codici, o non ostante i codici, che vanamente predicano una cosa diversa. A. GUARNIERI VENTIMIGLIA. Vi è pace senza giustizia? È questo il titolo di un libro recent1ss1mo del prof. I. Scarabelh dell'Università di Ferrara (Ferrara, Edit. G. doti. Zuffe, 1899 pa/!. 332: L. 2,50). Forse che questo libro andrà a ruba com~ l'altro dello stesso autore : « Lot/4 di classe? », di cui si sta facendo la terza edizione ? Non lo sappiamo. Certo è che anche questo secondo libro ha carattere modernissimo ; è sua idea culminante che nei paesi civili odierni una classe sociale non si adatta più a tollerare grandi ingiustizie, nè i popoli civili più si prestano 2d essere trattati come mandre di bestiame. Questo libro dello Scarabelli è diviso in due parti. Nella prima egli dimostra non esservi pace imerna, stabile e duratura, finchè gravi ingiustizie si mantengano nei rapporti intersociali. - Forse che è sempre rispettata, dagli azzeccaapplausi presso i proletari, la proprietà dei fr_utt_i _dell'onesto lavoro ? E d'altro canto, forse che le classi dmgeotl· non hanno violato l'art. 25 dello statuto che impone dovere i regoicoli contribuire ai pubblici carichi in ragione dell'avere! Forse che mancano i disposti della legislazione civile, commerciale penale, amministrativa favorevoli alla classe capitalistica e' dannosi alla classe operaia? A questi quesiti l'A. risponde colle prime 66 pagine del suo libro. lodi (cap. IV) dimostra che non si deve rendere coll'ingiustizia più tormentoso il già tormentoso odierno pass:i.ggio dal vecchio mondo economico basato sulla piccola industria, al nuovo, basato sulla grande 'industria. Fa toccar con mano che il pericolo sociale è aggravato da quei dirigenti, i quali fio qui hanno agito in guisa da mostrar d'ignorare che le ingiustizie nei rapporti fra le classi sociali. sono fomite perpetuo di malcontento e di sommosse (cap. V) che le persecuzioni avvantaggiano sempre il partito dei perseguitati e provocano (cap. Vll) odii accaniti e rivolte. Non è vero che la rivolta col ferro e col fuoco sia necessaria per ottenere le giuste e opportune riforme; vedi la storia politico-economica dell'Ioghilterra, della Svizzera, degli Stati Uniti d'America (cap. VIII). I dirigenti, ostili alle riforme, (cap. VI) non possono essere più garamiti nè dalla stampa salariata, nè dagli elettori comprati, nè dall'ajuto dei preti, nè dai reggimenti dei soldati. Ai dirigenti dice l'A. : « Basatevi sulla giustizia, non sulle bajonette; basandovi su quella, renderete inutile l'uso di queste "· Le enormi spese, che impone l'odierna pace armata, sono fomite gravissimo di malcontento popol:i.re. O disarmo e diminuzione d'ag~ravio, perpetuo malessere e decadenza dell'Europa, e supremazia degli Stati Uniti d'America. Poi, !'A. facendo un confronto fra gli odierni popoli civili, osserva (a p. 147): « I teutonici e gli anglo-s,ssoni sono oggidì più potenti di noi, latini; ebbero meno di noi febbri politiche e sociali ; corsero meno di noi rapidamente innanzi, per ritornare il domani rapidamente indietro ; sono più forti di noi, perchè dispersero meno le loro forze"· li pericolo di tumulti è più grave in Italia, che in Germania, che in Francia (p. 150-155). L'A. conclude: ccUrge prevenirli. La guerra civile sarà evitata se si concedono presto le ritorme che sono imposte dalla giustizia, anzi tutte e sovra tutte, quelle imposte dai principii sanciti dallo Statuto Italiano "· Nella seconda parte l' A. tratta dei rapporti internazionali. Ha raccolto e chiaramente esposto molti fatti ed episodi bellici, donde emerge che la guerra è orribile carneficina, non gloriosa, ma ignominiosa. Dimostra che la guerra fra gli Stati europei diviene sempre più difficile, perchè : - i popoli europei cominciano a comprendere che la guerra è la suprema delle ingiustizie, che è l'assassinio e il furto immani, anzi è il compendio di ogni delitto contemplato dal codice penale comune (p. ;57-275) - • e i d:i.nni della guerra diventano sempre più gravi (176-191)- e non solo le popolazioni, ma anche le dinastie hanno ormai vitale interesse di evitare la guerra, la quale è divenuta un danno anche per il vincitore (p. 192-207) - e il militarismo viene atrofizzato dall'invadente industrialismo (p. 208-224), - ed è trapassato il tempo della poesia del campo di battaglia (225-236) - e già si costituiscono il cervello collettivo e l'anima collettiva dei popoli civili (237-245) - ed è in Eu-• ropa divenuta quasi impossibile la guerra di conquista (246-249) e infine dalla gente civile già si ritengono madornali sofismi gli argomenti dei guerrafondai (p. 250-265): - nondimeno~ - se l'ordine interno non basa sulla giustizia vi è ancora il pericolo di guerra non solo civile, ma anche internazionale (266-278); - se non si pone riparo alle ingiustizie prodotte dalle passate conquiste beliiche, non si avrà mai la pace internazionale sicura (279-29 3); - l'arbitrato risolverà ogni conflitto internazionale soltanto dopo che sia data l'indipendenza o almeno l'interna l,bertà ai popoli conquistati (294-300) -· e nè :i.oche la coofedera?.Ìone può assicurare la pace se mane:. la giustizia (301-305). Conclude : « Se si segue (p. 306-309) la concatenazione dei fatti si può vedere che le classi sociali e i popoli, che hanno commesso grandi ingiustizie, ebbero, presto o tardi, ma ebbebero quaggiù la loro pena, e talvolta tremenda "· Onde « giustizia I... Le idee (p. 311) che guidano e trascinano il popolo,. sono quelle semplici, chiare, che cooquidano non soltanto il cervello, ma anche il cuore, che non restano idee, ma diventano sentimento; e tali caratteri ha l'idea di giustizia ». Si può dissentire in qualche punto dall'egregio Prof. Scarabelli ; ma gli si deve dare lode non piccola per la sincerità e l'ardore che traspare da questo e da tutti i suoi scritti, nei quali mette al servizio della causa popolare una larga coltura. od altri pregi non pochi, che rendono utile e piacevole la lettura dei suoi libri. X. PERLARICERDCEALLPATERNIT CONTRO L'INFANTICIDIO Nella prima settimana del mese di Novembre scorso, un deputato al Parlamento di Francia presentò un disegno di legge il quale, abrogando l'articolo 340 del Codice Civile francese, autorizzerebbe la ricerca giuridica della paternità. L'egoismo ineffabile negli uomini, la tirannide dei rapporti e dei pregiudizi sociali, la miseria di amore, in modi diversi e per vie diverse hanno, tenacemente influito sulla « mente del legislatore>>- - come si direbbe con retorica stupidità - e nei paesi dove il popolo ha minore libertà politica, la ricerca dd padre è - generalmente parlando - ancora non consentita dalle leggi. D'altra parte, non ci mancherebbe altro! E poi non è vero? come mai si potrebbe appurare chi sia veramente il padre dei figlioli di certe donne? Così, si va alla spiccia: si considerano tutte le donne che hanno figliuoli ..• naturali come altrettante certe donne, e l'omo se ne lava le mani come meglio pulitamente gli riesce: per esempio, con una risata, una crudeltà, una calunnia. Alla sola donna - nella massima parte dei casi - restano cosr tutte le torture morali dopo l'irresistibile fatto, come se le sofferenze fisiche della maternità non l;,astassero. A questa condizione di cose, violenta alla donna, consegue la violenza della donna in tre modi di delitto: il suicidio; l'omicidio compiuto o mancato o tentato dell'uomo che non vuol sapere di nulla, e che vilipende, assai spesso, per non rendersi e per non sentirsi responsabile ; infine, più frequentemente, l'uccisione di un essere appena vitale o di una creatura appena nata. E tutto questo vuol dire che la spensieratezza o-
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