'R_IVlSTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI POLEMICA CRITICA ED AZIONE :J.(ioonorevoleamico, Sono, mio malgrado, indotto da alcune proposizioni ,contenute nell'articolo del Dr. Nicola Barbato, pubblicato nella Rivista Popolare del 28 febbraio 1899, a pregarla di )ln pò di posto per mio conto. E per sapere dal D.r B:lrbato come e in che occasione egli abbia creduto di tenere con me un linguaggiosevero, mettendocomecondizionedella difesa... questo o q_uell'altro. L,inguaggio severo con me. egli o altri qualsiasi?! Il D.r Barbato non deve aver riflettuto che, così dicendo, farebbe intendere di avere io, come suo difensore, da lui preteso un contegno men che onorevole, facendo torto al suo carattere e alla mia dignità di avvocato. Ad onore del vero, e della nostra reciproca posizione d'imputato e difensore, bisogna dire che io non ho mai chiesta al mio onorevole amico alcuna dichiarazione che egli non avesse creduto giusto ed onesto di fare, nè mai egli ha posta condizione alla mia difesa, che liberamente è sempremai proceduta in conformità all'indirizzo che io ho creduto di darle. E d'altronde, a difendere il D.r Barbato non è mai occorso artificio di avvocato, poiché non è stato il caso di salvare un delinquente, politico o no, ma di oppormi a che la legge invocata dalla pubblica accusa avesse contro lui una falsa applicazione, checché pensi il mio bravo Antonio Guarnieri del fondamento positivo della repres.!' sione dei delitti politici. Io ho difeso nel D.r Barbato la · libertà di pensiero e dell'azione esercitata nei limiti dtlla legge, e con ciò non ho mai sentito bisogno di altra risorsa all'infuori di quella che mi viene da un po' di conoscenza del Codice penale : e in questi, come in tutti gli altri casi in cui ho esercitato il mio patrocinio, la mia coscienza di uomo è stata di accordo con quella di giurista. Nelle cause promosse contro il D.r Barbato ho avuto il vantaggio particolare di difendere le più nobili conquiste della iibcrtr. e del diritto: ecco perché mi è stato tanto grato di accettare il patrocinio di lui, e perché non egli a me ma io a lui devo essere riconoscente. Mi creda con la maggiore stima. Suo dev.mo G. B. IMPALLOMENI. Replica a NICOLABARBATO. Formulata ed esposta la teoria della « repressione politica », nel secondo numero dell'anno corrente di questa Rivista, sostenni : 1 ° Che il fondamento della repressione politica, non sia identico a quello della repres,ione nei delitti comuni. 2 • Che esso invece è relativo alle condizioni economiche della società in cui si vive e sorge dalla conseguente lotta tra il gruppo dominante e le classi diseredate ; onde « repressione politica » vale « persecuzione>. 3· Che il delitto politico non può dar luogo che ad un processo politico, ed è inutile e dannosa la difesa giudiziale. Barbato mi dirige un violento articolo di cinque colonne, intitolato : Critichiamo di meno ed agiamo di più. Egli scrive che io abbia fatto delle accuse ingiuste ed infondate e che abbia detto recisamentealle uuide: « la vostra condotta è biasimevole, voi man,:ate ai vo- « stri doveri, il partito ha dritto di pretendere da voi « che abbiate la coscienza della vostra posizione di ri- « belli.. .. » e che questa sia una lezione buona· per -gli « scolaretti ». Una lezione a Nicola Barbato? No, io non lascerò vincermi dal miserevole senso polemico per offuscare il mio giudizio sopra un uomo che è tanta forza del mio partito e che ha consacrato la sua esistenza alla causa del popolo. Barbato per la sua profonda integrità morale e per la sua non comune energia, è un'anima di precursore, che getta fasci di luce nel tenebrore dell'epoca presente. Una « lezione » a Barbato, « insegnandogli i suoi doveri » non si dà da, chi abbia un residuo di onestà civile od un residuo di cerebrazione ragionante. Egli e uomo da aver quindi dritto a quella tranquillità di spirito - che può mantenere costante anche quando accuse veramente gli si rivolgano - eh' è deplorevole che non abbia mantenuto affatto nell'articolo suo. Credendo ad una " lezione » egli, Barbato, è incorso in un equivoco palese. Quando affermai che la « difesa giudiziale " sia inutile e dannosa nei processi politici, io aggiunsi il caso recente del processo della « Federazione di Piana dei Greci». Era una « Federazione socialista », che non aveva commesso un reato di qualsiasi specie, e viveva in un comune dove la più perfetta tranquillità, in tutto il corso della vita della Federazione, si era mantenuta. Fu sciolta e processata: i componenti venivano quindi tradotti in Tribunale soltanto « per aver fatto parte di « un sodalizio socialista, cioè per essere socialisti ». Mi pareva un caso tipico d'imputazione politica, netta e precisa, da giovare a coloro cui spesso la complessità processuale toglie: la visione chiara del!' imputazione e della responsabilità, cioè del « fondamento della repressione • . Constatai come in tale occasione si ebbe una « difesa giudiziale », che riuscì soltanto ai quindici anni di reclusione che furono distribuiti dalla Corte d'Appello ai poveri ed eroici contadini di P.iana. Questa constatazione - d'altronde risultante dai resoconti del processo, stampati in un gran numero di giornali quotidiani - è rifermata da Barbato che cita, nominandoli, i valorosi avvocati ch'ebbero la difesa e sono i più noti parlatori di Corte d'Assise, che conti il foro di Palermo. Ed allora? Io non aggiungevo sillaba a questa semplice ed indubitata constatazione di fatto. Barbato scrive che il contegno dei contadini fu «eroico». Ma chi ne ha dubitato ? lo conosco non pochi dei contadini di Piana ed ho ammirato la profonda coscienza dei loro doveri, come cittadini e comt: socialisti : essi sono, veramenté, un esempio prezioso della buona propaganda, che forma ed eleva i popolani ; e se avessi dovuto occuparmi di loro, del contegno, dei sacrificii. ... oh! avrei aperto l'animo mio pieno di ammirazione e di affetto per questo magnifico esempio di fierezza popolana ; monito solenne, severo al pervertimento morale ed intellettuale delle classi benestanti. Ma come si poteva, in uno studio di Sociologia Criminale, semplice e breve, limitato cioè alla esposizione di una tesi scientifica, prendere in esame i contadini di Plana dei Greci e la loro condotta? * * * Scrive Barbato che io sostenga • l'abbassarsi dell'in- « telligenza e della condotta del ribelli, innanzi al pe- « ricolo del carcere »; cioè cosa che non soltanto risulta chiaramente esclusa da quel ch'io dissi, ma che stimo indegna di qualunque socialista onesto, come la più vile · calunnia ai proprii compagni, vittime di una insana persecuzione. Forti e sereni, come martiri ed eroi, hanno scritto e parlato e tu con essi, o Nicola Barbato; nè anima poliziesca ha potuto rilevar la paura. Questa è quindi roba che non mi riguarda, che respingo e che dà la misura
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