RIVISTPAOPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il I 5 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nu:m.ero separato I Oent. ~O AnnoIV. - N. 19 Abbonamento postale Roma15 Aprile1899. SOMMARIO: On. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI: In Sardegna. LA RIVISTA: I consigli e i giudizi di un conservatore onesto, On. Prof. F. BuoASSI: Ammonimenti dell'esperienza per i partiti popolari. ARTUROLABRIOLA:Sul regionalismo in Italia. G. B. IMPALLOMFNI ( Polemica A. GUARNIERIVENTIMIGLIA ( . X.: Vi è paèe senza giustizia? B. SALEMI: Per la ricerca della paternità contro l'infanticidio GrusEPPE PARATORE: Tragedie nell'Arte. 'l{_ivistadelle Riviste. - 'l{,ece11sio11i. IN SARDEGNA La Stefani compiacentemente e i corrispondenti speciali con molta cortigianesca sollecitudine, mandano ai giornali del continente notizie iperboliche sulle accoglienze che Cagliari e i sardi hanno fatto nel viaggio trionfale dei Reali d'Italia attraverso ali'isola derelitta. Le notizie odierne insegnano che i sardi contemporanei sono di più facile contenta• tura di quelli di Quarto S. Elena del 1841. Quelli, quando Carlo Alberto visitò l'isola, ~on vollero fa~e feste; " perchè non volevano che s1 creassero illusioni al Re e fare apparire ricchezza dove non si aveva che miseria » (1). Non imiterò i maligni, che mettono in dubbio l'entusiasmo di quei disgraziati italiani, per quanto esso, a chi conosce la storia, possa sembrare assolutamente ingiustificato; lo ·creJo reale e sincero ed è facile rintracciarne vari coeflì cienti. I sardi in grandissima maggioranza - come i s:cilìani e come i meridionali in genere - sono monarchici, perchè retti da secoli e secoli a mo.iarchia; i sentimenti ereditati, perciò, non hanno subito alcuna interruzione attenuatrice. Cosi è; e benchè ai sardi e ai meridionali si possa ricordare ·che in questa ininterrotta influenza :;i può scorgere la causa precipua della presente loro inferiorità, pure si spiega che in loro ci sia una esplosione di gioia alla vista del simbolo del regime politico da loro prediletto : esplosione forte e spontanea perchè da anni ed anni non si pre- (r) Rilevo questo anedJoto dalla Nuova Sardegna di Sassari (10 aprile 1899). Questo valoroso giornale sta sempre sulla breccia per d,f~nJere Cl n amore pari alla intelligenza gl'inte• ressi della sua regione. sentò ad essi l'occasione di manifest;ire quello che sentono. Si spiega ancora l'entusiasmo dei sardi con ciò che suole avvenire dappertutto quando il Capo dello Stato - in repubblica e in monarchia - vi• sita una regione raramente onorata dalla sua presenza. Solo le popolazioni che hanno coscienza piena da un lato dei propri diritti, e dall'altro dei doveri, che incombono a chi ha in mano, comunque - per eredità o per elezione - la somma dell.: cose, possono commisurare le accoglienze ai meriti intrinsici del festeggiato. In Sardegna e in tutta l'Europa - eccettuata la Svizzera dalla repubblica educata per tanti secoli alla libertà e alla dignità vere - il servilismo, consolidato dalla trasmissione ereditaria per lunghissima serie di generazioni, si sostituisce ad ogni altro criterio di giustizia e di proporzionalità. Il valore storico e politico di siffatte dimostrazioni equivale a zero : tutte le dinastie e tutti i regimi anche alla vigilia della loro caduta furono fatti segno a clamorose manifestazioni di gioia : clamorosissime quelle che ricevette Isabella di Spagna nel 1868.... Infine la Sardegna infelice, che invoca invano rimedi e provvedimenti opportuni da oltre cinquant' anui spera che il viaggio dd Reali d'Italia possa segnare il principio di una nuova era; e nella speranza, con una leggerezza imperdonabile, viene incoraggiata dalla stampa monarchica del continente, che per nulla ammaestrata dai precedenti analoghi si sbrodola in promesse e in un lirismo indegno di uomini forti e liberi e consiglia i sardi ad aspettare ancora cavallerescamente la salute dal Re! Ptr giudicare cosa "Valgono le promesse e quanto fondata sia la speranza della loro realizzazione riassumerò ciò che nella Rivista è stato esposto ripetute volte sulle condizioni della Sardegna (1). Ivi la malaria, il latifondo e la polverizzazione delle proprietà ad un tempo, la mancanza di strade inter- ( I) La Rivista 'Popolare, benchè non incoraggiatavi dalla collaborazione dei sardi, si è occupata della Sardegna a preferenza delle altre regioni d'Italia. Si leggauo: Dr. Littarru Zanda: La Sardegna (Anno 1° N. 13); Sicu1o: Per la Sardeg11~ 'Anno 2° N. 8); N. Colajanni: Per la razza maledetta (Anno 3° N. 6); Prof. Sansò: Per la Sardegna (Anno 3° N. 17).
RIPISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI comunali e vicinali, l'analfabefr,mo, la deficenza ,\i capitali, l'usura, le imposte insopportabilmente esaurienti, la rottura delle relnioni commerciali colla Francia nel 1887, la sistematica denegazione della giustizia ecc. crearono o aggravarono un immiserimento biologico, economico e morale da fare spavento e da fare temere prossima la dege• nerazione completa e la scomparsa degli abitanti. Non tenterò qui, e adesso, uno studio sociologico per indagare il nesso genetico dei vari fenomeni succennati; basta assodarne la coesistenza e ricordare sinteticamente che la dominazione romana, la saracena, la spagnuola, e •.•..... l'italiana da venti e più secoli gareggiarono nella spogliazione economica e nella tirannide politica; generarono le condizioni menzionate e queste alla loro volta, agendo complessivamente, produssero la scarsa densità della popolazione e l'emigrazione, la grave mortalità, l'estrema miseria, l'altissima delinquenza. Raramente tali fenomeni si riscontrano in tale desolante armonia e con tanto parallelismo nella intensità; sicchè le cifre, che li rispecchiano a chi le paragona con quelle <lei paesi civili producono un vero senso di sconforto e quasi •di terrore. E lo sbalordimento si alterna colla indignazione quando ::i pensa che i governanti dell'Italia nuova han.no tollerato tutto ciò con loro indelebile vergogna! Con una popolazione la cui densità sorpassa di poco i 30 abitanti per chilometro quadrato - quanti se ne trovano nelle contrade più sterili e sotto i dimi più rigidi o in una fase di evoluzione, che rasenta la barbarie - parrebbe impossibile che vi si determinas5e una corrente di emigrazione. Ep • pure da qualche anno i sardi, attaccatissimi all'isola e che soffrono di nostalgia, cominciano ad emigrare in cerca di pane e di lavoro, quasicchè la terra natia non potesse darne a loro sufficientemente .... Questa specie di paradosso demografico - popolazione poco densa vivente su terra non arida, ed emigrazione - basterebbe a dare un idea della miseria degli abitanti della Sardegna; ma i dati sulla mortalità completano il cupo quadro; infatti mentre la mortalità del regno, secondo la Statisticadellecause di mortepelr897è discesa a22,16 e quella speciale per malaria a 01381 in Sardegna si mantiene a 24,16 e arriva a 2,38 - la più alta quota che si abbia nell'Europa civile I -- quella delle febbri palustri. E la emigrazione e la mortalità sono effetto ed indice ad un tempo della grande miseria economica. Questa alla sua volta viene eloquentemente dimostrata : dalle espropriazioni per inadempiuto pagamento delle imposte e per insolvenza di debiti privati, dai salari bassissimi e dai consumi molto scarsi. Le espropriazioni sono in numero enorme ; ben trentacinquemila proprietari vi sono stati ridotti in p0chi anni allo stato di proletari; interi villaggi sono passati in proprietà del Demanio; e i beni messi all'asta non hanno trovato compratori. Cosa fareL>bedi più e di peggio il collettivismo tanto temuto da molti? La misura del salario non può che corrispondere a siffatto stato di cose. Il lavoro delle miniere per cause indipendenti dal governo è male retribuito e peggio ancora lo è quello delle campagne deserte e male coltivate In media la giornata di lavoro non si paga più di una lira al giorno ; ma il problema la cui soluz10ne è difficilissima è quello di trovar lavoro. Si capisce, da tutto ciò quello che possono es,ere i consumi: ce lo fece conoscere !'on. Pai, affermando che in alcuni luoghi e a ce1te epochev'è chi vive di fichi d'India e di erbe selvatiche t Quando su questa gran<l<!miseria si è innestato il malefico tronco dell'analfabetismo si avrà ragione dell'altissima delinquenza delli Sardegna : delinquenza contro la proprietà, che supera, con la logica inesorabile delle cose, quella della m1ggior parte ddle altre contrade d'Italia; delinquenza contro le persone, che è sempre spaventevole, ma che per l'omicidio si è ridotta inferiore a quella della Sicilia. Ed t!cco come per un insieme veramente eccezionale di fattori sociali si riesce ad una criminalità barbara, che non ha bisogno dell'intervento di una razza maledetta per essere spiegata. .. * * Contro questo insieme di mali profonJi e inveterati si studiarono e si propongono ora rimP.di innumerevoli; si assicura anzi che il generale Pelloux si sia messo in viJggio con una valigia piena zeppa di prog~tti. ~on si saranno dimenticati quelli esposti dal Prof. Todde, che rappresentano la quintessenza del liberismo economico e riassunti dal Prof. LittarruZanda. (Rivista Popolare Anno I. N. r 3); informati a moderato intervenzionismo dello Stato sono gli altri esposti <lJl libro di Vinelli e dalla relazione Pais (Rivista Popolare Anno Jl. N. 8). Non è il caso di ripeterli perchè i lettori della Rivista mi lusingo che li rammentino ; ma per somministrare all'ammalata tali farmaci occotrono questi veicoli - oltre il decentramento ed altre opportune modificazioni legislative - : denaro,denaro,denaro I Il denaro occorre per fare davvero; e di altro denaro deve disporre il governo sotto altra forma, cioè: sgravando le imposte, che schiacciano la povera Sardegna più delle altre regioni d'Italia, che stanno esse pure assai male. Il fiscalismo : ecco il grande nemico che si deve debellare I Data la diagnosi e data la cura sinteticamente esposta quale valore può avere il viaggio del Re e della Regina in Sardegna ? Se il capo dello Stato possedesse le virtù taumaturgiche che si attribuivano nel medio evo ai rampolli di certe dinastie ci potremmo lusingare di assistere al miracolo della rigenerazione economica della povera isola appena Umberto e Margherita vi avranno messo piede. Ma la fede nei miracoli è venuta meno in tutti, perchè miracoli più non si vedono; e molto meno del genere di quelli, che occorrono nel caso presente. Con ciò non è detto che il Re non potrebbe esercitare una benefica influenza visitando la Sardegna: uua influenza più duratura e meno effimera che non sia la sospensione - semplice sospensione veh! - delle vendite all'asta ordinata in questi giorni dal ministro delle finanze. Il suo interessamento potrebbe indurre i ministri allo studio dei problemi, che la riguardano; ma in questa specie di azione egli è stato prevenuto: libri e studi dei privati, inchieste e relazioni ufficiali sulla Sardegna ce ne sono a bizzeffe e sono davvero e,aurienti : non c' è un lato solo della quistione che non sia ben nota!
'R._IP'IS'_[APOPOLARE Di POLI1ICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Dell'altro e di p:ù efficace potrebbe fare il Re: commosso Jallo spettacolo di tante miserie e di tante soffèrenze dei suoi sudditi fedelissimi - di quei suddi~i ~he con~ervarono il regno alla din~- stia, da cm discende, dur:iute la tormenta della nvoluzione e del primo impero francese - egli potrebb:! ordinare che venga cons1crato alla Sirdegna il denaro, - e si tratta di alcre centinaia di milioni ! - che si spenderà nel!' Eritrea, nella B1ia di San Mun, nella Tripolitania .... Lo farà? ...• Non oso anticipare risposte; e non voglio che quelle che mi vengono in mente siano giudicate irriverenti e sequestrabili. Però a certi meticolosi custodi dello Statuto, che potrebbero trovare incostituzionale q 1esto intervento del Re farò osservare: 1° che ben altri strappi, e a tutto danno degli italiani, si sono dati alla Carta Costituzionale ( 1); 2° che proprio in tema di occup~- zione di territorio str.'lniero, che implica la qut• stione del diritto di guerra e di pace, l' iniziativa spetta precisamente al Re. Il Re rinunziando a quelle costose intrap~ese potrà rendere possibile ai ministri il rinvenimento dei mezzi indispensabili per potere provvedere a fatti e non altrimenti ai mali della Sardegna. Non è chiaro? * * • Ho esposto una ipotesi; e dichiaro subito che non presto alcuna feJe alla sua realizzazione. Temo forte che gli scrupoli dei farisei de)la Costituzione - di quei farisei che ne hanno v10hto tutti gli ani coli per fue ~e! male -;:- non _consentiranno al Re, se ne manifesterà 1 10tenz1one, questo mutamento d'indirizzo ~ol!tico, che re;1derebbe possibile dal lato finanziano la sai vaz1one della Sardegna. A questa_ non resterà alt~o d_a_far~ che aspettare <lopo la visita. del Re cl~e i m101stn trovino i milioni occorrenti e conservmo la buona intenzione, se l' h:1nno avuta e l' hrnno ancora, di spenderli in Sardegna. Intanto i sardi avranno aumentate le proprie miserie colle sre,e fatte_ per onorare i Reali.... che feste costose non vogliono. Aspettare ho detto. M1 da qumto temp.J asp~tta giustizia riparatrice la po,-era Sardegna ? Da Circa un secolo sotto la sola dinastia sabauda .... Qnesta cieli' aspettare oramai è un_antifona tanto abusata ch6 l'on. Pais nella relaz·one altravolta esaminata in questa '!<)vista mmifc:stò la paura che i s1rdi si siano stancati e scrisse: « dovrebbe e forse rammaricarsi la Sardegna di cotesta su 1 ·« virtù (la nssegnaziooe), che invece di benefizi e < di privilegi che non chiede, non le ha fruttato « altro che continui disinganni ? Non lo credo, « perchè il governo potrebbe facilmente anda~e « incontro a pericoli tanto più gravi quanto più « impreveduti. » Aspettare !... ed aspeitare cavallerescamente come consiglia con retorica intonazione il sigoo: Orano -nel 'Don Chisciotte. MI può aspellare chi se n~ muore di fame e di malaria ? può aspetta~e, clu per avere pane e per isfuggire ai miasmi mici- (1) Il Prof. Vidari nel l,bro, di ~ui ~el se~u~nte artico(o si occupa la Rivista, enumera pJrecchie viola~iom_ f!Jgra_nti dello Stat,:to. Notiamo ciò per r~nd~rne avvertito il Regio Fisco, che potrebbe prender<! in mah rarte l'os;ervazionc del direttore della 'R..ivista. N. d. R. diali è costretto ad emigrare, a rubare, ad uccidere? Ed aspettando cavallerescamente... e tranquillamente i sardi attenderanno gli anni di M1tusalemme ! Ne sono convinto e dopo due anni e mezzo nessuno oserà d ;re che ingannava si Siculo quando scrivendo Per la Sardegna avvertiva : « I sardi colla loro supina fedelta ebbero a quello « che meritarono e la loro sorte può servire d'in · « segnamento a tutti. « Riforme e miglioramenti non si ottengono dai cc governi e dille classi dirigenti se non si chie- « dono » (1)•.... insistentemente. Dr. NAPOLEONE CoLAJANNl. Deputato al Parlamento I CONSIGLI E GIUDIZI DIUNCONSERVATORE ONESTO Dl mohi anni in I□ghilterra con vece assidua nella pubbica opinione si alternano le preoccupazioni sulla politica interna e quelle sulla politica estera coll'alternarsi dei due grandi partiti, che volta a volta creano e rispecchiano le due grandi correnti che si svolgono e succedono nel paese. L'imita~ione e la solidarietà internazionale, che si sviluppa ~empre più, fanno sì che le preoccu: pazioni di un popolo si ripercuotono presso gli altri. Constatiamo senza discutere ampiamente il va1,,re del fenomeno, limitandoci per ora ad affermare che noi vorremmo veder sempre prevalere lo studio dei problemi interni : il solo atto ad assicurare la pace tra gli organismi politici e ad au• mentarne il benessere. Non si può negare, però, ..:he questo succedersi dello interessamento per le quistioni ora interne ?ra ester;1e al di_ là della Manica prcs :nta car atten normah e sa;11. , . Ben altro e doloroso spettacolo c1 offre 1Italia; dove, quando la politica estera forma il tema principale delle discussioni nella stampa o nel Parl~- mento non tacciono quelle sulle dolorose condizioni interne; valgono anzi a complicare ed aggravare la situazione. Così, mentre la spartizione deJ. l'impero Chinese e la delimit~zione delle sfore _di influenza in Africa tra l'Ioghtlterra e la FranC1a, altrove asso, bono l'attenzione generale, tra noi valgono soltanto a stimolare appetiti malsani, . che non si possono sodJisfare 1 ed a provocare sc~nche di recriminazioni astiose, smza potere attutire le ansie che destano i gravi problemi interni. I quali menomano, se non paralizzano, l'azione,. che. vorrebbe e potrebbe esercitare nello scacchiere mter. nazionale il nostro paese. Infatti mentre i megalomani, dimentichi di Abba Carima e dei tumulti dello scorso anno, che col primo aYvenimento hanno una relazione _inti1;11a,si agitano per la Tripol1tania e per la baia d1 Sa~ Mun, solo per imitare gli err_ori e le colpe, degli altri Stati e senza speranzl. d1 _tra:re ben_efi~1rea_lt, realizzazione delle loro asp1raz1001 1 moln st chiedono quale sarà la soluzione del grave problema ( 1) Siculo : Per la Sardrgua. Rivista Popolare. 30 Ottobre 1896.
RIAPISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI tributario e dell'altro non meno interessante della teressati - somministra un largo conti ogente alle libertà insidiata vilmente e disonfstamente dagli forze sovversive; che in Italia il suffragio elettouomini che stanno al governo. raie è tanto largo da avvicinarsi all'universale ecc. I due problemi si connettono strettamente; e co- Ercole Vidali non è benevolo col Parlamento e loro che assicurano di voler fare una politica con- meno ancora colla sinistra; e nessuno saprebbe darservatrice ed una finanza democratica o sono in aperta gli torto: tanto più che egli le origini dei difetti malafede o s'illudono in modo sì miserevole da fare e dei gravi falli dei nostri partiti politici le riscondisperare delle sorti di u:1 paese che viene aflìdato tra nel paese, che li genera e li alimenta. Ma riad uomini di poco cuore e di mente ancora più pete un ingi.1sta accusa Ji carattere astiosamente piccola. regionale quando afferma che la rovina d'Italia in Ciò che pensa la vera democrazia sul sistema gran parte è da attribuirsi al preponderare,per la tributario, c.he esaurisce le forze economiche della vicinanzae il numerr, dapprima lento,poi soverchiante Nazione, e sui progetti politici, che vorrebbero ri- e fatale dell'elementomeridionale. cacciarlo indietro di oltre cinquant'anni nella evo- Qui non si è aff tto teneri degli uomini politici luzione sociale, questa Rivista con poca fortuna si, del mezzogiorno; ma delle presente corruzione e ma con tutta la franchezza consentita dal Regio del pen-ertimento del regime rappresentativo le Fisco, lo rip, te da quattro anni senza mai ct>ntrad- cause dirette ed ultime bisogna ricercarle nel tra• dirsi e - quello ch'è più - senza mai essere con- sformismo e in Depretis suo grande pontefice. Ciò traddetta dagli avvenimenti. che in diversi punti ed esplicitamente riconosce il Alle nostre parole, ai nostri moniti, dall'esperienza nostro autore. quotidiana che ne riprova l'onestà e la giustezza, Se volessimo segnare, però, tutte le consideradovrebbe· venire una grande autorità; ma l'analfa- zioni del \'idari nelle quali ci tro.viamo d'accordo, betismo - che non è solo quello dei di-graziati, dovremmo riprodurre gran parte del libro; ma che non sanno leggere e scrivere - l'amnesia, !'in- facendo plauso allo spirito di equità, che ne incoscienz1 della grande maggioranza degli italiani forma l'insieme e riferend0ci ai problemi più urtolgono alla nostra voce quella forza, che la do- genti e più interessanti ci fermeremo sui metodi vrebbe far penetrare negli amici e renderli operosi elettorali, che hanno reso una indegna mistificazione verso un indirizzo migliore, essenzialmrnte divtrso il nostro sistema rappresentativ0, e sui pericoli che dall'attuale. Non ci nascondiamo, altresì, che al- nascondono e creano i criteri di governo applicati l'azione nostra toglie efficacia l'artificio disonesto con predilezione da qualche tempo in qua, ma che dei nostri avversari, che fanno nascere ed accre- trovano precedenti nella storia tutta del regno ditano tra gl'inesperti e i pusilli questo sospetto : d' Italia. essere le nostre critiche e i nostri consigli sugge- Quando si fanno le elezioni, scrive il professore riti dall'ira di parte e dal desiderio di mutare !'or- di Pavia, non s'intende provvedere già ali' intedinamento politico dello Stato, anzichè del vivo e resse dell'uno o dell'altro partito, bensi a quello sincero amore pel bene pubblico. di tutto il paese. Le elezioni sono un grande e so• Consci di queste male arti dei nostri avversari, leone giudizio che esso pronunzia sul proprio goche sono i veri nemici del paese, perciò, poniamo verno .... Ora sarebbe cosa veramente molto strana, ogni studio nel mettere in evidenza il pensiero de- che chi ha da essere .giudicato, potesse scegliersi gli uomini autorevoli, che non militano nella parte i propri giudici; imperocchè nessuno potrebbe crenostra, ma che respingono ogni solidarietà cogli dere alla indipendenza e al disinteresse loro, anzi attuali reggitori dello Stato; e ciò facciamo nella qualunque giudizio loro sarebbe sempre ragionesperanza che trovi credito la loro parola non so- volmente sospettato.» Intanto il Governo non inspettata e non sospettabile di avversione alla vi- tende l'alto ufficio suo, e scambiando le carte in genti istituzioni. E l'accordiamo oggi assai volen- tavola si tramuta nelle elezioni da giudicabile in tieri ad un moderato del vecchio stampo, che da giudice. » tempo parecchio e senza atttendere gli ultimi tristi I metodi elettorali in onore in Italia non nuoceventi agli amici suoi ed al paese va dicendo dure ciono soltanto col dare complici e non giudici al verfrà, che se avessero trovato accoglienza più for-_ governo; ma ancora di più e in modo peggiore tunata, · avrebbero risparmiato e potrebbero tuttavia contribuiscono a generalizzare ed a rendere insari,parmiare al paese molti e seri malanni. - ~ •wn • nabile la corruzione « perchè gli 'amici del MiniI!. moderato cui accenniamo è Ercole Vidari, che « stero, che lo aiutarono a salire, vogliono essere gli scritti pubblicati nella Nuova Antologia,nell'Idea e compensati in qualche guisa dei loro servigi. ~ liberale e in giornali quotidiani ha riunito, fonden- E veniamo, per concludere, alle osservazioni doli, in un libro ( r). sui metodi di governo, che l'on. Pelloux vorrebbe In questo volume Ji attualità dell'illustre giuri- rendere, per così dire normali e costituzionali, che sta dell'Ateneo di Pavia anche da tutto ciò in cui contengono un giudizio severo ed anticipato su consentiamo con lui abbiamo poco o nulla di nuovo quelli infausti progetti politici reazionari, coi quali da apprendere e parecchie cose inesatte o del tutto si vorrebbe impedire la ripetizione dei tumulti sanerronee, vi abbiamo riscontrato, che gli tolgono guinosi dello scorso anno. pregio. Non si può, invero, con lui onestamente « Nonostante l'apparente tranquillità, nota il consentire quando afferma che i nemici delle isti- « Vidari, il fuoco cova ancora sotto la cenere, e tuzioni nel setteutrione provocarono gli ultimi tu- " coverà sempreminaccioso,fino a quando non samulti; che repubblicani e socialisti se la intendono " ranno rimossele cause che lo tengono acceso. Le coi clericali, che la massoneria - b11ialegadi coin- " amnistie, gl' indulti, le grazie possono asciugare " molte lagrime, non vincere quelle cause. Ep- (1) La presmte vita italiana politica e sociale N. Hoepli. Mi- " però credere alla pacificazione sociale, perchè la lano 1899. L· 4,50.
RIVISTA POPOLARE D1 POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl " superficie sociale è quieta (se pure è), è una " grande illusione; pan a quella di chi, con gli " stati d'assedio, coi tribunali militari e con le ri- " gorose condanne dispensate a piene mani, nello " scorso anno, credeva di avere assicurata la pace " per l'avvenire ... Ripeto: le cause della rivdta bi- " sogna rimuovere, sopprimere anzi. Altrimenti " sarà tutto inutile; e la quiete presente non farà " altro, da una parte, che addormentare sempre più " gl' indolenti e i gaudenti, che vogliono vivere " grassi e tranquilli, e dall'altra, che lasciar pre- " parare meglio la riscossa ai rivoltosi. Io vorrei " avere la voce del più autorevole cittadino, per- " chè essa suonasse come uno squillo di tromba " sul capo degli italiani, indifferenti, accidiosi, im- " memori, e li scuotesse e li richiamasse alla evi- " denza del pericolo. > Come avranno visto i nostri lettori il moderato e monarchico scrittore non dissente dai repubblicani della Rivista nd richiamare l'attenzione di tutti sulle cause che gènerarono le ultime rivolte ; e consente con noi nel giudicare severamente gli italianL Noi non speriamo molto che l~ sua voce sia ascoltata dal paese; e diremmo quasi che ne disperiamo in questa triste ora presente. Minore fi ducia poi c'inspirano i governanti ; i quali s1ono che i tumulti del 1898 furono cagionati dalla miseria, dall'analfabetismo, dalla fede venuta meno nella amministrazione della giustizia; eppur<! non trovano altro da fare, lasciando immutate le cause, che affilare le armi della reazione; di quella reazione, che ha perduto tutti i regimi che ad essa ciecamente si affidarono! LA RIVISTA ~~ AMMONIMENTI D LL'ESPERIENZ ! PEI PARTITI POPOLARI Avevo preparato per la Rivista questo scritto fin dal- !' Aprile dell'anno scorso, prendendo argomento da un articolo pubblicato già da un noto scrittore socialista sotto il titolo « nell"avvicinarsi del I 0 Maggio•. Gli avvenimenti dolorosi che turbarono il paese, in quei giorni mi dissuasero dal pubblicare l'articolo mio. Ora però rileggendolo trovo che non ha perduto la sua opportunità e mi pare anzi che nell'attuale momento, in cui tutti i- partiti popolari hanno bisogno di riorganizzarsi e di trarre profitto dall'esperienza del passato, esso torni piu acconcio che mai e possa anche essere di qualche utilità. In esso è sopratutto messa in rilievo la condizione psic0logica del partito Marxista nell'ambiente italiano, e ci sono notati i pregiudizi che, a parer mio, si erano introdotti nel suo metodo di organizzazione e di lotta, e le deficienze di un metodo integrale anche nei partiti affini. Vi sono eziandio considerazioni critiche, che dopo le pubblicazioni recenti del Colajanni e del Merlino in Italia, dopo quelle del Sorèl in Francia, del Vandervelde nel Belgio, del Bernstein e di altri, e dopo le ultime risultanze del congresso socialista in Germania, potranno portare un contributo (per quanto lieve) ad un nuovo e salutare mutamento di tattica nei partiti popolari stessi e ad un nuovo orientamento di essi. L'articolo dello scrittore socialista non prevedeva i moti del Maggio I898i quali del resto non furono una prova dell'energia, e della buona costituzione dei partiti popolari, e lamentava anzi l'ordinaria atonia del 1° Maggio in Italia, atonia che attribuivasi al carattere italiano, il quale alle soluzioni estreme preferisce il mezzo termine. Noi, diceva l'articolista, ponevamo questo dilemma o fare del I0 Maggio una manifestazione di classe o can• targli il miserere. Il proletariato italirno è sgattaiolato fra corno e corno. Le cagioni generali sono nell'economia del paese ancor poco industrializzato, ma poichè nei grandi centri, ove l'industrialismo esiste, il fenomeno lamentato non è meno evidente, vi deve essere una qulkhe colpa nel partito; e questa bisogna indagare e correggere. E dall'indagine emergerebbe che le due correnti del movimento proletario, la politica e l'economia diversero sino a perdersi di vista a vicenda. Della qual cosa devesi accagionare l'essere stato il partito poco proletario e l'essere il corporativismo stato poco sviluppato e troppo poco indirizzato a preparare alle rivendicazioni gli elementi che la massa interessata sola può dare. Si lamentava, poi conseguentemente che l'organizza• zione del partito socialista italiano avesse il carattere prevalentemente politico: mentre l'organizzazione economi~a era tisica e gH stessi mezzi tentati nella pratica per 1atiivarla (il corporativismo, colle leghe di resistenza, le cooperative, le aziende operaie ecc.) fallissero allo scopo. E si constatava che mentre il movimento politico cr.1 sorto, come reazione al corporativismo esclusivo, ed in• fecondo per integrare e infonder l'anima in quello, fini poi per sopraffarlo. Onde il pericolo di fare un partito piccoloborghese e confusionario, uni democrazia sociale rinverniciata. In queite considerazioni spicca una sincerità pari al• l'acume con cui vennero fatte; e da esse sorge l'opportunità di riflettere a molte cose, per le quali ci sembra ovvio il pensare che il difetto lamentato risponde p .ir• troppo ad una condizione inprescindibile dell'ambiente it 11ianoe impone ai socialisti, non solo di distinguer meglio l'organizzazione politica dall'organizzazione economica, e di stabilirne i rapporti ed il nesso indissolub le, ma di uniformare un pò piu il metodo loro ai fatti e di mostrarsi quindi piu positivi. Piu volte ho io avuto occasione di ricordare ai socialisti della mia regione, ove l'industrialismo non esiste e l'unica industria è l'industria agricola, condotta a mcz - zadria, che non debbono confondere, come .fanno, il partito politico colla funzione economico sociale, col cor• porativismo. I circoli socialisti composti di piccoli bor• ghesi e di artigiani vissero e vivono al di fuori della vita dei lavoratori, che rimangono, alla loro volta, estranei al movimento socialista. Le associazioni socialiste furono quasi sempre e sono ..> essenzialmente elettorali e politiche, e non avendo avuto mai un adentellato, una base nel corporativismo, che non sorge spontaneo e che esse! sono impotenti a promuovere o non si curano di promuovere, si sono illuse di poterlo sostituire. Si è creduto invero che l'organizzazione dei socialisti coscienti, come si chiamano i so• cialisti militanti rappresenti il proletariato nell'esercizio della lotta di classe, specialmente diretta alla conquista dei poteri ; e si è immaginato che a raggiungere lo scopo, che è la socializzazione del capitale e. l'emancipazione sociale e politica dei lavoratori, basti la lotti elettorale e la propaganda. Ma cosi senza avvedersi essi hanno rappresentato una vera democraziasocialerinverniciata e si sono distinti dai rfpubblicani solo per un fras1rio nuovo involuto ed equivoco e per l'illmione di credersi il partito del1a classe pro!( taria, destinato a impiantare il collettivismo, e di credersi altresi la leva della redenzione economica e politica dei lavoratori, i cui bisogni sono appena toccati alla superficie dalla sterile, propaganda dei teorismi che fu per troppo lungo tempo quasi, la sola base vitale dell'organizzazione e dell'attività socialista presso di noi. Pertanto si sono messi al posto dei veri interessi dei nostri lavoratori, e come espressione dei loro biso-
RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC..\ALl gni, formule astratte, che non li esprimono se non genericamente e niente affatto in modo positivo; ed è accaduto che si è fomentata la diffidenza delle mnse lavoratrici col volersene rlppresentare artificiosamente la funzione economica, che venne confusa colla funzione politica, e col volere adattare ad esse metodi di lotta, che non sono conformi al loro stato, ai loro bisogni e alla natura dell'ambiente, e che solo possono essere buoni dove l'industrialismo è sviluppato. Onde non altro s'è avuto se non una contraflazione del socialismo fo. restiero, una vera confusione di idee e di intenti, una serie di vani e convulsivi conati, -di delusioni e di insuccessi, che attribuendosi vicendevolmente a colpe di partiti affini fomentarono discordie e recriminazioni ingiustissime e intransigenze dolorose e tali da rendere antipatico il principio il piu santo. Nell'alta Italia fu meno sentita la gravità dell'inconveniente, perchè ivi è piu agevole l'organizzazione socialista, nel suo duplice aspetto politico ed economico, essendo, colà passabilmente sviluppato l'industrialismo e con esso il proletariato, cosidetto tipico ; ma anche là è mancata l'at monia fra l'una e l'altra organizzazione e si è verificatò il dift tto della base reale €Conom!d!-all'organizzazione politica. I lamenti dell'articolo surricordato danno prova di ciò. In quell'articolo in ultima analisi si deplorava la deficienza di un movimento corporativista, di una orga• nizzazione economica, che desse al partito socialista, all'organizzazione politica il vero substrato e ne determinasse il carattere e ne costituisse il fulcro. Ma quest9 difetto ha causa dall'indirizzo del partito socialista? E un errore riparabile per atto di volontà, un errore cui possa rimediarsi aitificialmente, o è una condizione di cose determinata dalla natura dell'ambiente, un <ffetto immancabile delle attuali contingenze econom:co-morali del paese? E i socialisti errarono essi perchè non diressero tutti i loro studi, le loro forze alla organizzazione economica corporativista, o perchè dettero all'organizzazione poli1ica un significato, uno scopo un contenuto che non ebbe mai e che non può avere? O sbagliarono per l'uno e per l'altro modo? Certamente dei lamentati inconvenienti· una parte di colpa deve attribuirsi ai fatti, una parte agli errori delle persone. La mancanza presso di noi di organizzazione economica, di attività corporativista, è senza dubbio dovuta allo stato dell'economia del paese. Quello istesso proletariato tipico che potrebbe dar vita e dar colorito e forza alle istituzioni operaie, alle camere di lavoro, alle associazioni cooperative di resistenza etc. in Italia non è diffuso, e non è fra i lavoratori l'elemento iL piu preponderante. Il nostro contadino mezzadro, che è la più considerevole parte della popolazione operaia, merita appena sotto questo riguardo. , il nome ,li proletario. In questa massa incosciente e sparsa non è facile che sorga spontaneamente il desiderio, il bisogno dell'organizzazione. La propaganda resta sterile ed è neutralizzata, paralizzata dall'educazione catechistica e borghese, ed è frain • tesa sempre anche quando le si fa buon viso. Le stesse società di mutuo soccorso non si sono potute impiantare nelle nostre campagne e i contadini rifuggono da quelle istituite fra gli artigiani e i piccoli industriali di città! Ma deve pur farsi grave addebito agli errori dei Marxisti, specie in certi luoghi. La maggior parte di essi non solo trascurarono di fare. uno studio positivo dei bisogni speciali delle classi lavoratrici e dei vari modi del loro sfruttamento nell'ambiente particolare, in cui vivono; non solo non pensarono se fosse possibile ed in qual modo attivare la lotta economica e svegliare nei lavoratori quel senso del proprio interesse, che potrebbe, nella loro particolare condizione, stimolarli ali associazione. Ma moltç volte fççero peg~io e pret~sero di adattar~ ag uq ambiente le classificazioni e le organizzazioni proprie clel socialifmo così detto tipico nei paesi industriali. (r) O credettero di poter dare all'organizzazione politica il contenuto economico. Questo, che è il caso piu frequente, dette luogo ad equivoci e malintesi dannosissimi. Onde si è sentito talvolta sostenere che nel partito socialista possono appartenere anche dei cattolici, perchè prolttari, e solo se comprendono di essere sfruttati; e che il partito socialista si occupa esclusivamente dell'interesse economico del proletariato, ed è l'organizzazione proletaria; mentre in realtà in alcuni circoli, dei veri proletari non si vede talvolta nemmeno l'ombra. In certe associazioni si pemò che la trasformazione economica altro non avesse da essere se non l'effetto della trasformazione politica; non nel senso della conquista dei poteri e dell'indirizzo della legge a favorire la liberlà ad abbattere i privilegi delle classi direttive, e ad agevolare la fo1mazione della coscienza e dell'organizzazione sociale del proletariato, per la sua emancipazione dalla tirannide del capitale, ma nel senso di una espropriazione forzosa e di un vero impianto del collettivismo per forza di decreto o per mero atto di volontà leg'slativa, che esser deve come il corollario della generica formola: la conquista dei poteri. È avvenuto pertanto che il male, che deriva dalla natura delle cosr, in'\'ece di trovare un rimedio n!!ll'attività del partito socialista, nel suo indirizzo, vi trovò sovente qualche aggravamento. Si ha un bel gridare che il partito socialista vuole e deve essere un partito rivoluzionario a base jorlemente proletaria e che non si vuole avere una democrazia sociale rinverniciata, quando la base proletaria, come la si intende convenzionalmente, quasi del tutto manca, quando non è facile orgfoizzare il proletariato, corporativamente, economicamente, e quando per giunta non si studiano i modi piu acconci per rendere possibile l'organizzazione dei lavoratori e degli sfruttati, e per dare alla medesima quell'assetto che può essere piu conforme all'ambiente e piu atto ad incarnare nelle condizioni del nostro paese il nuovo principio sociale, che è l'emancipazione dell'attività umana sotto qualsiasi forma dalla tirannide pur multiforme del capitale. (2) Volere che il socialismo abbia quel dato sviluppo, preconizzato da Marx ai vari paesi, sulla base dello studio della società inglese, volere che abbia una determinata maniera di organizzazione, e non riconoscere tbe l'essenza sua non istà nelle forme, nei concetti positivi delle scuole e che anzi esso è una generale tendenza dell'epoca, è un principio di giustizia universale, che può adattarsi in ogni paese civil1: e alle più svariate guise di oppressione e di sfruttamento, è un errore gravissimo e fondamentale. I Marxisti esclusivi per essere logici sono costretti a cadere in questo bivio, o di dover dichiarare che non è possibile socialismo dove non si banno le distinzioni di classe tipiche prodotte dall'industrialismo; (onde debbono concludere, che le , condizioni del socialismo bisogna crearle, favorendo lo sviluppo dello sfruttamento borghese e della grande industria, quando non si voglia tenersi in disparte in un quietismo mussulmano. lasciando che il fatto prepari gli eventi) o di dover for;1.are i fatti a piegarsi alle esigenze della dottrina, ad essere insomma quel che in concreto non sono. A guardare bene a fondo alle cose, l'indole prevalentemente elettorale, che quasi loro malgrado, assunsero tra noi molte associazioni socialiste; e la lamentata difficoltà dell'organizzazione economica, onde fallirono certi tentativi sistematici e si adulterarono le funzioni natu- (1) E deve aggiungersi ora nei paesi dove la libertà non è un ironia ; poichè dove questa manca la prima lotta da farsi è per la sua conquista, essendocnè il metodo di lotta del socialismo e i suoi scopi solo si confanno in un ambiente di piena libertà. (2) Oggi si vede che le previsioni Marxiste falliscono in gran parte rispetto alla stessa Inghilterra dove il socialismo si fa strada in modo div~rs9 da quello preconjz~ato nell~ l~\Jri:\ çat~strofiça, ·
'RJ'fTISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClAU rali dell'organizzazione politico-sociale, sono argomenti dai quali emerge che nel nostro ambiente ogni scuola progressiva, per quanto animata della nuova fede sociale, è costretta ad assumere un aspetto prevalentemente politico. per l'imponenza di enti problemi fondamentali di libertà e dell'affrancazione del paese da complesse orga• nizzazioni politico-economiche che illanguidiscono ogni sorgente di benessere e che isteriliscono e sfruttano ogni attività a profitto di pochi privilegiati e monopolizzatori. Certo, nonostante ciò, accanto all'organizzazione di indole politico-sociale occorre attivare una organizzazione d'indole schitttamente economica, in cui il lavoro si affermi di fronte al capitale e trovi le vie maestre della sua emancipazione nel campo suo proprio, nel campo dell'economia. Ma occorre per questo uscire dalle astrazioni e dagli equivoci dottrinari, e studiare le vere e reali esigenze dell'ambientr, le vere e reali maniere, con cui qui il capitale sfrutta il lavoro ed isterilisce per suo tornaconto le sorgenti del'a vita nazionale. E accanto ad una energica lotta polit:ca radicale, fa d'uopo istituire quelle forme di resistenza e di associazione, che sono più proprie alle condizioni storiche e locali delle nostre classi lavoratrici e del no3tro popolo. Sopratutto è necessario armonizzare gli intenti, proporzionare i mezzi al fine ; e non dissimulare nè confondere le distinte funzioni. A tale effetto parmi che sarebbe necessario che il par - tito socialista definisse più esattamente la fisonomia ed allargasse il contenuto del suo programma politico e si adoprasse a ridurre al suo vero campo la lotta economica, ponendo ogni sua cura a dare a questa, con acconci studi positivi un carattere italianamente storico ed un ordinamento opportunamente vario e conforme alla natura specifica dei fatti e- ai bisogni del paese. Così pure credo che il partito Mazziniano dovrebbe con maggiore attività e solerzia, dedicarsi pur esso a quest<' genere di studi e a questo genere di azione, allargando il contenuto economico del suo programma politico-socia le. Se generalmente ai socialisti italiani è mancata una concezione integrale del problema sociale una chiara nozione della distinzione armonica delle funzioni della lotta, e S<ldifettarono di un metodo veramente sicuro e positi,o nell'ordinamento dell'azione economica a profitto specialmente dei lavoratori, mentre ne sentono tutta la necesdtà ed hanno vivo il desiderio di attivarla; ai mazziniani; che hanno nella loro scuola buona tradizione di metodo e che intendono l'armonia e la connessione distintiva dei vari elementi del problema socia le e la reciproca attinenza delle diverse relative funzioni, mancò una sufficiente tendenza ed attività per scendere collo studio e colla az:one nel campo d'una intensa e proficua lotta economica. Fa d'uopo pertanto che le due scuole, animate in fondo dalla stessa fede, si completino e si correggano, per ciò che si riferisce al metodo; e forse dalla stessa reciproca influenza e dalle stesse loro differenze nascerà la loro integrazione. E allora, soltanto allora quando il nostro popolo, le nostre classi lavoratrici troveranno tratteggiate in un programma integrale le loro naturali aspirazioni, quando non solo, colle parole ma coi fatti, saranno chiamate sulla via tracciata dai loro veri e reali bisogni; il l' maggio non avrà più il significato di una atonica cerimonia artifi · ciosamente celebrata, ma sani la vera festa della libertà e del lavoro. E allo splendore gagliardo e civile di questa festa risponderà in breve il trionfa reale dei diritti delle classi ]a\'oratrU, intorno a cui si orienta il movimento attuale della storia. Prof. F. Bu0Ass1 Dc1nttato ctl Pa,rlctn1.ento Sul Regionalismo in Italia I. Se la tanto abusata ed in sè stessa assai vuota espressione del D'Azeglio: fatta !'Itali t dobbiamo fare gli italiani, può mai avere un significato positivo, è senza dubbio riferendola ali' innegabile tffiorescenza del sentimento regionalistico degli italiani, mai quietato e sempre in via di nuove affermazioni. È stato tante vo:te rilevato dagli stranieri che quando gl'italiani son richie• sti del loro paese di origine rispondono quasi sempre indicando o la regione o il luogo nel quale sono nati. Ed in verità il sistema di accentramento ad ogni costo prescelto dal nostro regime polit:co lungi dall'affievolire il sentimento regionale vi ha dato nuovo alimento tra• sformando l'affetto per il « natio loco » in una antipatia per le altre regioni. Questo sentimento è rilevabile persino in quei socialisti e repubblicani che dovrebbero rappresentare la parte più evoluta Jella coscienza nazionale. Ora se c' è mai un sentimento assurdo e meno razionalmente giustificabile è certamente quello regionalistico. Il regionalismo in Italia assume forme assai diverse e complicate e degenera, come è naturale, assai spesso nel campanilismo. Sono note le antipatie fra paese e pa1..S·! e fra circondario e circondario; ma la sua manifestazione più, dirò così, acuta e grave è in quel determinato sentimento di antipatia che corre in generale fra l'Italia Settentrionale e quella Meridionale. L'Italia Centrale e restata ad un dipresso quasi immune da questo sentimento per l'istessa ragione che ci spiegherà fra poco l'affievolirsi dei sentimenti di antipatia del mezzogiorno verso il settentrione e l'acuirsi della stessa passione nel caso inverso. La già rilevata corrente di antipatia si manifesta in mille incidenti della vita quotidiana, nel tentativo di impicciolire e diminuire tutto quanto di buono si fa nel mezzogiorno, di esagerare tutto quanto vi si fa di male, nel farsi reciprocamente i conti addosso e determinare fino a qual punto si concorra alle spese comuni, nel porre in contrasto le cifre che si riferisccn.1 allo S\•iluppomorale delle due parti d'Italia e così via ( 1). L'opposizione e la corrente di antipatia fra il settcutrione ed il mezzogiorno ha avuto tre fasi ben distinte: la prima, immediatamente consecutiva all'unificazione, si contraddistingue per la gran violenza degli attacchi del mezzogiorno contro il settentrione, accusato di aver fatto dell'unità d'Italia un affare ; la seconda, consecutiva al trionfo parlamentare della Sinistra ( 1876), in seguito al quale gli uomini politici del Mezzogiorno raggiungevano il potere, si risolve in una serie di attacchi contro il mezzogiorno, accusato di sistematica immoralit:\ e spirito turbolento; la terza, finalmente, l'attuale, non muo• ve più dall'opinione pubblica ufficiale, ma pure avendola per base, parte sovrattutto dalle file del radicalismo, econo• mico e politico che accusa il mezzogiorr. o di costituire la riserva della reazione italiana. In tutte e tre le fasi si ha poi un grande sfoggio di ricerche economiche per stabilire chi ha guadagnato e chi ha perduto nell'unificazione dell'Italia e per vedere da qual lato penda la bilancia dei favori goduti dallo Stato. Parallelamente a queste tre fasi si h~ uno spostamento regionale del sentimento unitario, che dopo essere stato il vanto e la merce tli esportazione ul!i• (1) Un esempio delle strane aberrazioni a cui questo sentimento può dar luogo si può avere in un opuscolo del signor A. O. Olivetti sugli ultimi avvenimentid'Italia (Lug.1110 1898). L'A. - che è un socialista! - si com,iace di raccogliere tutte le immondizie che per solito si scaglianoal Menogiorno e decora pomposamente il tutto di « interpetrazionc materialistica della Storia ». Se la parte teorica dell'opusc0lo, io cui si parla delle influenze del dazio sui cereali, non ci rivelasse tutta la dt'plorevole impreparazionedell' A., lo strano alterameoto della verità che dentro l'opuscolo si avverte potrebbe dar luogo a qualsiasi sospetto circa le intenzioni dell'autore.
'R..I'fTlSTA 'POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIAll ciale del settentrione passa ad essere il credo dell'Italia meridionale. È una verità innegabile infatti che il mezzogiorno sia oggi preponderatemente unitario, mentre il settentrione è oggi preponderatemente federalista. Le cause del regionalismo italiano sono varie e complesse, ma possono agevolmente ridursi a tre : una causa economica, il prevalere della proprietà fondiaria su quella mobiliare; e due cause, in ultima istanza, morali: la differenza delle condizioni psicologiche degli i italiani e la loro diversa capacità economica, per cui l'una parte esercita un predominiomorale sull'altra. In conclusione poi tutte e tre queste cause debbono considerarsi come non specifiche della sola Italia. II complesso delle condizioni storiche del nostro pae~e, le ha portate a manifestarsi come una opposizione regionalistica. Altrove, per esempio in Fran- .cia, esse hanno portato all'antisemitismo. Dovunque, in un paese, vi sono delle differenze etniche, eterogeneità delle tradizioni storiche, squilibrii nelle relazioni econo• miche fra i diversi gruppi sociali, si ha una lotta interiore che difficilmente si lascia inquadrare nel predisposto schema della lotta delle classi. Due parole per spiegare l'intreccio già detto delle cause del regionalismo italiano. Il Pantaleoni, che è stato in Italia il solo a trattare teçricamente e praticamente il problema del regionalifmo (1), assegna come causa preponderante di questo fenomeno il prevalere della pro• . prietà fondiaria sulla mobiliare. Egli dice : cc la vera ragione della persistenza di sentimenti regior alistici in Italia sta nel fatto che la proprietà immobiliare vi sta alla mobiliare come 60: 40 o come 70 : 30. La proprietà immobiliare è quella che non può emigrare, seguendo le correnti economiche... Ecco perchè i proprietari sono i veri rappresentanti del patriottismo, che è un sentimento regionalista e i capitalisti seno internazionalisti ». Ma se questa ragione ci spiega l'affetto per il luogo dove si è nati e si vive, non spiega l'antipatia verso le altre ragioni. Piu e meglio ci spiegano il secondo fenomeno le due cause morali già dette. La prima delle quali ci induce a cons;derare tutto ciò che è diverso da noi come ostile a noi, e la seconda matura il senso di antipatia spontaneo e reciproco del superiore verso l'inferiore e viceversa. E l'una e l'altra di queste cose si è verificato nei rapporti dell'Italia meridionale e settentrionale, e l'una e l'alt,a delle due cose spiegano molta parte della politica italiana, ufficiale e non ufficiale. Ma le tre cause in parola sono in sè stesse insufficienti a spiegarci l'evoluzione del sentimento unitario delle diverse regioni italiane. Occorre dunque aggiungere un quarto motivo ed è l'utilità ricavata dalle rispettive regioni del processo di unificazione nazionale. Ora nei riguardi dell'Italia meridionale sono a notarsi due fasi distinte : la prima, quella immediatamente consecutiva all'unità, implicò una enorme pertubazione dell'equilibrio regionale, distruzione di ricch~zza, delapidazioni amministrative e simili: la seconda un ristabilimento dell'equilibrio perturbato, un insieme di progressi che inconsapevoli alla coscienza diretta delle masse non sono perciò meno reali e positivi. Infatti i progressiche nella vita italiana il mezzoigiornocompìfurono di uran lunga superiori ai progressicompitidal1ealtreparti J• ltalia. Per quanto le frasi fatte suonino il contrario, non perciò meno questa è la verità. La ricchezza pubblica, quella sana ed onesta, si è accresciuta nel mezzogiorno piu rapidamente che nel settentrione, il quale anzi, sotto certi riguardi, è venuto mano mano regredendo. La dimostrazione statistica data qualche anno addietro dal professor Pantaleoni è sempre di attualità. I calcoli del professor Pantaleoni per determinare la ricchezza delle rispettive regioni sono stati condotti in (r) V. gli scritti : « Sui massimi edonistici individuali e collettivi » nel Giomale degli Eco11omisti, Serie Il, Voi. IV, e l'altro: " Delle regioqi çl'lt~lia in ordine ;dia l9ro ricçhezza » id111, Voi ll, · un modo assai semplice: dato l'ammontare della ricchezza totale di un paese, la quota di ricchezza delle singole regioni è proporzionale alle somme pagate a titolo di imposta successione ed è pure ovvio che le variazioni annue nel riparto della ricchezza regionale sono proporzionali alle variazioni del riscosso per ciascuna regione. I calcoli del professore Pantaleoni si riducono ai due quinquennii 1879-83 e 1884-89; ma per molte ragioni è presumibile che le variazioni rilevate per i due quinquennii in parola abbiano posteriormente mantenuta la stessa distanza. Ecco i dati. Differenzasul Zone 1879-83 188489 primoquinquennio Italia Sett. 14,213,000 16,216,000 + 1,887,000 Italia Cent. 7,066,000 8,066,000 + 1,338,000 Italia Mer. 7,508,000 9,508,000 + 1,589,coo La conclusione è che mentre la ricchezza dell'Italia settentrionale è quasi il doppio di quella dell'Italia me• ridionale, il tasso di accrescimento della ricchezza è assai maggiore per l'Italia mnidionale anzichè per l'Italia settentrionale.·« Infatti, scrive il Pantaleoni, - l'Alta Italia perde in un quinquennio l' 1, 47 010 di ricchezza relativa, l'Italia centrale guadagna il 0,49 010, e l'Italia meridionale il 0,98 di ricchezza relativa ... E può _sostenersi che mentre l'Alta Italia ha fatto un passo tendente a toglierle il rango relativo, l'Italia meridionale nè ha fatto invece uno tendente a migliorare il suo posto nella graduatoria ,, (Pantaleoni - Delle regioni in Italia in ordine alla loro ricchezza, pag. 64). E deve ritenersi che se i protezionisti lombardi non fossero giunti, con la complicità dei ministri meridionali, a separare l'Italia economica dalla Francia e dall'Austria, i progressi della ricchezza nell'Italia meridionale sarebbero statfassai mag• giori ed in breve si sarebbe colmata la differenza economica delle due regioni ( 1). Cosi si spiega la conversione del mezzogiorno all'unitarismo. Le istesse cause del male precedente - l'unità nazionale - hanno prodotto conseguentemente il bene. È questa la legge di tutte le associazioni, come ora mi sforzerò di chiarire. II. La polemica regionalistica in Italia predilege due specie di argomenti : la dimostrazione che l'una parte di Italia è piu favorita dell'altra dal potere centrale, e la dimostrazione che le due parti d'Italia si trovano in uno stato diverso di evoluzione dvile. I termini della polemica lasciano dunque intravedere una opinione teorica non espressa dai contendenti ed è che l'associazione non sia possibile se non fra termini omogenei ed essa abbia per iscopo un eguale massimo benessere per tutti gli associati. Il primo termine della proposizione involge un grossolano errore di ovvia osservazione, perchè noi tuttodi vediamo costituirsi associazioni volontarie o coattive di termini omogenei (società commerciali, Trades-Unions, associazioni professionali) e di termini eterogenei ( associazioni per la partecipazione ai profitti, cooperative di consumo, e, nel caso piu generale, associazioni produttive di fatto fra capitalisti ed operai). Astrattamen!e non (r) GI'ignoranti dei procedimenti statistici contrappongono le cifre relative alle diverse regioni d'Italia e poi ~i dilettano a trarne tutte le conclusioni possibili.Queste cifrenon dicono nulla se non ci ragguagliano sulla tmdenza del movimento e sul saggio di questo movimento. Non significa nulla provare, come fa il Pullè, che l'analfabetismo, il delitto, la prostituzione (le quali due ultime cose crescono, per altro, in ragion diretta dello sviluppo della civiltà!) siano più numerosi nell'Italia meridionale. Trattasi illvece di vedere quale é il " saggio » di eliminazione di quei mali. lJna indagine in questo senso proverebbe che il Mezzogiornoha relativa111e11te progredito più svelto del Settentrione. La qual cosa, del resto, non proverebbe nessuna sua superiorità, come tutti gli statistici sanno. L'istessa deve dirsi della pretesa corruzionepolitica del Mezzogiorno, la quale anche se reale non prova nulla rispettivamente alla sua civiltà. Gli A~istididel Settentrione hanno mai lçtto il 2° volume del Bryce - AmericanCo111mo11we(lllb?
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