'RJP'ISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 343 timento di giustizia; altre possono essere additate come riproduttive, ptrchè aiutando lo sviluppo dell'economia nazionale farebbero riprendere dallo Stato colla sinistra mano ciò che esso dà colla destra. Ma come si possono giustificare le ingenti e nuove spese militari? come non accorgersi che il disavanzo previsto diverrebbe spaventevole .::olla balorda intrapresa Chinese ? I s1cerdoti del vampiro contemporaneo rispondono ordinariamente che le spese militari rappresentano il migliore e piu indispensabile fattore della prosperità perchè sono il premio di assicurazione per la vita della nazione. Questo certamente potrebbe rispondere l'on. Sonnino; ed egli dimentichertbbe con ciò che non si rende più sicura la difesa dello Stato quando gli armamenti sono sproporzionati alle condizioni economiche della nazione, e che la ridda infernale delle nuove scoperte scientifiche e delle applicazioni tecniche nel campo belligero costringe ad incessanti trasfqrmazioni e fa trovare sempre impreparate le nazioni, che sono economicamente esaurite nel momento dello scoppio di una guerra. Nulla, davvero nulla, ha insegnato agli italiani, la sconfitta tragica della Spagna militarhta? * * * Non si limitano a quelli suesposti gli errori dell'on. Sonnino. Egli respinge l'idea di una riforma tributaria e si aftìda all'adagio: queta non movere. Ma di questa riforma è tanto eviden:e la necessità che s'impone a lui stesso, che l'accetta sebbene in forma remissiva ed a denti stretti, come ha osservato l'Economista di Firenze. E non può non imporsi in nome della giustizia quando si sa che i minori introiti e le spese pre • viste dallo stesso Sonnino per la perequazionefondiaiia, per la protezione accordata agli zuccheri ecc. equivalgono ad un benefizio dei proprietari, degli industriali, degli speculatori. E i proletari, e i lavoratori magg· ormente oppressi dal peso schiacciante delle imposte indirette non hanno diritto ad un sollievo, anche piccolo e temroraneo? Queta non movere !... E se rispettando uno statu quo iniquo si pote se essere sicuri che la tranquillità verrebbe mantenuta e sarebbe duratura :;i potrebbe passar sopra alla iniquità stridente. Ma i tumulti e le repressioni sanguinose della primavera del 1898 tolgono la sicurezza anche ai più crudeli politici, che per mantenere la tranquillità si affidano al cannone, ai tribunali strnord:nari, e alla galera! D'onda l'assoluta necessità di una riforma tribu• tarìa, di cui sarebbe un primo acconto l'abolizione del 'dazio sulle fitine. M1 questa misura intaccherebbe la solidità del bilancio dello statO ed arrecherebbe un colpo irrepirabile nel bilancio di moltissimi comuni - specialmente del mezzogiorno - eh'! nel dazio sulle farine trovino il loro principale cespite di entrata. Non si p1,ò, dunque, abolirlo senza trovare adeguati compensi; e nella impossibilità di sostituirlo con altre imposte, ne soa• turisce evidente la indicazione - esposta dagli amici G1ravetti e Pantano in seno alla Commissione dei Quindici - di addossare tutta al'o Stato la conseguenza finanziaria di tale abolizione e di riparare la larga falla che si aprirtbbe ntl suo bilancio con altre c-conon,ie pos,ib;li solr~nt0 nei dne mini~t •ri milit1ri a vantaggio dei q t1ali l'on. Sonnino consiglia uuove sp( se! Del resto è bene ripetere che certi sgravi non intaccano che in apparenza e momentaneamente il bilancio dello Stato : essi sanano le ferita, che fanno perchè ravvivano la economia nazionale e rendono più produttive le imposte, che rimangono: cogli sgravi la materia imponibile, cioè la ricchezza vera, si accresce ed armonizza, in ultimo, il pareggio aritmetico nel bilancio dello stato coll'assetto economico della nazione. ~ * * Senza accorgemene sono andato troppo oltre; ma la importanza della quistione, che è di attualità in vista delle imminenti discussioni parlamentari, è tale -che i lettori della Rivista vorranno perdonarmi la lunghezza di questo articolo, a cui non posso mettere termine senza insistere su questo rapporto, tanto spesso dimenticato, tra il bilancio dello Stato e l'economia nazionale. L'on. Sonnino si difende fieramente dall'accusa di miopia lanciatagli da chi lo crede preoccupato solo dt I mantenimento del bilancio aritmetico dello Stdto in contrasto col bilancio economico del paese; « quasichè, egli dice, il deficit aritmetico dell'og - « gi non fos~e la causa determinante e il prean- « nunzio fatale di un aumento di fì5calismo pel « domani. Il p1reggio aritmetico non è con- « dizione sufficiente, ma è condizione necessa• « ria di qualsiasi ripresa normale e durevole del- « l'economia nazionale». E in ultimo soggiunge: (( non si tratta qui, secondo la distinzione molto (< comoda con cui pretenderebbero di chiuderci la « bocca i partigiani della fiaanza leggera a base « di riduzione di tasse e di scialo nella spesa, di « scegliere tra due scuole diverse, di cui l'una « voglia l'equilibrio del bilancio come scopo a sè « stesso facendo completa astrazione dell'economia « nazionale, e l'altra c0nsideri invece come indis- (< solubilment<! associati questi due grandi interessi. (< Si tratta bensì dello asservire o meno la buona « finanza a scopi di op;,ortunismo parlamentare, « tutto sacrificando, anche i maggiori interessi na- (( zionali del domani, alle preoccup1zioni della fa- « cile popolarità del momento ». Indubpiamente e' è del vero in questa ritorsione di accusa, che tenta abilmente !'on. Sonnino; ma egli appassionat0, accecato anzi dal miraggio della solidità del bilancio dello Stato non si accorge, che nel npporto dell'ultimo colla economia della nazione si deve guardare soprattutto alla mimra senza potere stabilire criteri assoluti. Ora, tenendo conto della misura del rap;,orto egli dovrebbe avvedersi che il deficit economico della naziore è male presente gravissimo, che, trascurato, renderebbe inguaribile il deficit aritmetico dello Stato. Che sia questa la verità dolorosa è stato ripetutamente dimostrato da me e d2. altri in questa Rivista, e tornerò a dimostrarlo un altra volta colle parole e colle cifre raccolte dall'egregio amico personale Giulio Fioretti, che fece opera veramente lJuona pubblicando il suo libro : Pane, governo e tasse. Per ora mi limito a conchiudere rivolgendomi agli amici ed avversari dell'on. Sonnino per dire loro che sino a questo istante tutti hanno fatto a gara nel dare addosso al bilanc:o dello Stato senza migliorare le condizioni del bilancio della nazione. Il giudizio mio severo potrà sembrare suggerito
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