Rivista popolare di politica lettere e scienza sociali - anno IV - n. 18 - 30 marzo 1899

'](!VISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 357 Chi conosce la storia della povera anima? In quei gridi non c'è qualche cosa di vero, di vissuto? La gente profana mormora : - Qualche cosa c' è sotto, qualche cosa deve:: esserci. - Il povero pazzo continua. Oh, ch'egli non trovi conforto in quello sfogo? Non potrebbe anche Augusto Strinsberg, misero ammalato, provare la sua calma, godere il suo raggio di pace, scrivendo il Padre ? Qualche cosa deve esserci ! Qualche cosa e' e sotto! (Continua) GIUSEPPE PARATORE. Sperimentalismo Sociale Influenza delle Bancl1e sull'Industria e sul Proletariato L'industria moderna, in seguito alla formazione delle società anonime, subisce sempre più l'influenza delle Banche, non solo nelle operazioni di credito, ma anche nella direzione tecnica delle industrie. L'azione che la Banca esercita è determinata dai corsi dei valori industriali alla Borsa, che dipendono quasi sempre dall'alta banca, essendo in essa più accentuata la concentrazione del capitale. Da qualche tempo l' influenza della banca sull'industria ha preso una forma più diretta in certi rami soprattutto, come per esempio nell'industria elettrica in Germania, allo sviluppo della quale le banche hanno potentemente contribuito. L'azione delle banche, se ha i suoi vantaggi incontestabili, non è però senza pericolo per l'industria e pel proletariato. Il carattere internazionale del capitalismo ha permesso di dare all'elettrotecnica, che è di data recente, un'estensione ed uno sviluppo considerevole. La tendenza, che s'accentua ogni givrno di più, di dare ~1l'industria un carattere collettivo col mezzo di società anonime e di sindacati capitalisti, non ha potuto che favorire l'io• fluenza della banca sull' industria. Le banche inoltre vogliono essere rappresentate nei consigli di amministrazione e di sorvfglianza per esercitare sempre un controllo sull'andamento degli affari. 1., così che l'influenza delle blllche noo si limita soltanto alle operazioni di credito, m 1 s'estende anche alla direzione tecnica degli stabilimenti nei quali esse s'interessano. La fissazione dei dividendi, di cui la portata sul corso dei valori industriali è cosi grande, si trova cosi sempre più sottomessa all'azione delle banche, senza tener conto il più delle volte delle condizioni che imporrebbero, -- nell'interesse dell'impresa di cui si tratta, e per assicurarne l'avvenire •· l'aumento dei fon ii di riserva come le disponibilità in ragione più larga. È così che non solo gl'interessi delle imprese, ma quelli anche degli operai che vi lavorano, possono essere minacciati dall'assoggettamento dell'industria alla banca. Coll'acquisto delle azioni alla Bors1, le banche che dispongono di capitali importanti riescono facilmente a tarsi rappresentare nei consigli di amministrazione e ad avervi la maggioranza. La banca dopo aver raggiunto il suo fine e fatto salire il corso delle azioni, se ne disfà, spesso lasciando l'impresa alla quale si era interessata in una situazione poco invidiabile. I proletari non dovrebbero restare indifferenti a quel che fanno le banche perchè da che esse s'impegnano nell'industria la formazione dei sindacati capitalistici si trova favorita, almeno in certi rami industriali, come lo hanno provato i trnsts che in questi ultimi tempi sono stati creati negli Stati Uniti. L'intervento delle banche nell'industria avrà cosi per effetto di esercitare nell'avvenire un'influenza più diretta sulla produzione, rendendo più difficile al proletariato la lotta sul terreno economico, riguardo alla produzione formidabile di cui esse dispongono, e che esse impiegheranno per aumentare i dividendo a spese degli operai. È perciò che il proletariato non deve disinteressari dall'azione sempre più grande che le banche esercitano oggi sull'industria, ma deve seguirne invece i movimenti da vicino per impedire che i suoi interessi e quelli dell'intera società non s ieno sacrificati alla ingordigia degli speculatori. Biblioteca della Rivista Popolare Dr. Napoleone Id. Id. Id. Colajanni: Per la Razza Maledetta, . L. 0,50 : La grandebattailia dellavoro » 0,75 : Mouvementssociaux e11 Italie » 1,- ( Settentrio11alei Meridionali Prof. Ettore Ciccotti ( Settentrio11eeMez.z.ogiodm'Iotalia I,- RIVISTADELLERIVISTE CesareLombroso: Il pericologiallo. Le facili .:onquiste di alcune regioni dell'Estremo Oriente, dd Madagascar e del- )'Africa, e gli strappi che si son fatti al decrepito colosso turco, il quale, un po' alla volta, si è sprgliato della Grecia, della Bulgaria ed ora di Creta, hanno fatto credere alla diplomazia europea che si possa far lo stesw colla China. Le ultime guerre in cui la China ha mostrato veramente assai poco conoscimento della strategia moderna, pare debbono incoraggiare; ma gl'indotti diplomatici non hanno considerato una cosa importante, e cioè che se i chinesi si mo,trano inferiori a noi nella guerra, non vuol dire che lo sieno nelle altre arti di cui la guerra non è che un applicazione. Essi ci sono inferiori in guerra perchè hanno un gran disprezzo del militarismo, ma avere un tipo diverso di civiltà non vuol dire averlo inferiore. L'esser riusciti ad eliminarele quattro grandi piaghe - fi:udale, militare, sacerdotale, capitalistica - ha fatto di questo immenso colosso di 400 milioni il corpo non solo più grandioso, ma il più politicamente compatto che esista nel mondo. In China ci sarà un arresto di sviluppo, ma ci sono minori bisogni, minori ineguaglianze e minori rivalità. Adesso, presa ali:,. sprovvis.ta, sarà facile impiantarvi gli stendardi della conquista, ma guai se questo popolo, tutt'altro c~e non perfettibile, migliorerà la sua istruzione, sacrificando il culto classico e inutile attuale a quello della scienza moderna. Con delle fucilate si potranno uccidere anche delJe migliaia di soldati ma ne n si potrà cambiare il cervello a milioni di persone; e il giorno in cui si vorrà costringerveli essi insorgeranno colla forza della solidarietà e del fanatismo reagendo trionfalmente contro le nazioni europee, che divise e rivali saranno così povere in loro confronto. Il fatto di ripugnare da ogni novazione non è speciale alla China : esso si osserva, benchè in proporzioni minori, anche in Europa. Che in China s'impari l'arte della guerra, come in gran parte si è imparata quella della marina, che negli esami pei mandarini si aggiungano in proporzioni maggiori le materie te~niche, e ci accorg~remo allora che gatta a pelare ci saremo presa. Anche a parte la guerra, il giorno in cui il popolo chinese si metta a rivaleggiare con noi nell'industria, esso che può fornire la mano d'opera a prezzi cosi minimi, e che già di riflesso ci porta un gran danno per le industrie della seta, della ceramica e della lacca, ci rovinerà in molte altre : e Dio non voglia che dittro le colonne degli emigranti e degl'industriali non seguano quelle delle popolazioni conquistatrici: da una invasione di cavallette, di formiche e di topi l'uomo non si può direndere col cannone. Se questa occupazione di territori in China si può perdonare all'Inghilterra che ha colla China un movimento commerciale del 70 '[, di quello di tutta Europa, è addirittura imperdonabile per l'Italia che non vi ha alcun commercio notevole. Nella guerra noi avremmo tutto da perdere e niente da guadagnare. Si capisce che l'Inghilterra, come ci ha spinto a Cassala, ci spinga ora a San Mun. Questo popolo eminentemente egoista quanto grande, dopo averci più volte sconsigliato, per bo~ca dei suoi statisti, la nostra inconsulta politica coloniale, dal momento che non volevam.:i proprio correggerci, ha trovato, che era meglio profittarne. È una delle più grandi illusioni credere che la parte più proficua dell'espansione coloniale sia il dominio territoriale. Se ciò era vero ai tempi dei romani, oggi, invece, il vero guadagno è nell'impiego fruttif.ro dei capitali quando ci sieno minime spese d'impianto e massimo utile. Mancando tali condizioni si deve preferire l'espansione dove l'impianto non costa nulla, come in America. Se i capitali disponibili ci fossero sarebbe meglio impiegarli nelle terre italiane incolte, e nell'istessa America dd Sud dove se noi avessimo mandati dei capitali in~ieme alle braccia dd nostri lavoratori, si avrebbe una seconda Italia morale come furono ~li Stati Uniti del Nord verso l'Inghilterra nel secolo passato. ('N..uovaA11tologia, 16 marzo). Guido Cora: La baia di San Mun. L' A. dopo aver fatta una accurata descrizione di San Mun e della provincia di Ce-Kiang a cui appartiene, dice che la baia di San Mun « non entra « quasi per nulla nel movimento commerciale ed industriale « della provincia » e che non gli sembra « che abbia dinanzi « a sè un avvenire economico o che meriti che il nostro pae;e ,, v'impianti una stazione importante, tanto più se esso non « potrà. estendere la sua influenza al di là dei monti. " Nè meno fondate gli sembrano le speranze messe innanzi da taluno di attirar il commercio dello Jang-tze-Kiang con una ferrovia che dalla ba;a dovrebbe giungere per 500 km (!!) al lago Po-iang. - Tirate le somme, sarebbe meglio, prima di avven turarsi, mandare sul luogo persone pratiche in tali indagini

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