'1{.IJTISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI versati tutti i disegni scientifici, e vorrebbe finalmente strappargli la figlia. Qui scoppia la tempesta. Il marito ricorda che al padre spetta l'educazione dei figli, i quali da lui debbono, nella massima parte, dipendere. - E sei tu sicuro d' essere il padre di codesta fanciulla? - grida la moglie. li dubbio è gettato. - Sono io il padre di Berta? - grida il povero uomo chiuso nella sua stanza. I figli solo la madre hanno. Mater semper certa est. Il padre? Chi sa!.. .. Ed a tutti coloro che gli si presentano: - Avete dei figli? Si? Siete sicuri di essere il loro padre? Siete sicuri che vostra moglie non vi abbia traditi, in un momento, in un'ora? 'li dubbio piglia proporzioni gigantesche, e la povera mente, già malata, ricercando con sforzi dolorosi attraverso il passato, trova dei piccoli incidenti, che diventano prove inconfutabili della colpa della moglie. E si trascina ai piedi di lei. - Toglimi da codesta incertezza! Magari dimmi che è vero I - le dice. La donna ha vinto: non ha più bisogno del marito, morto il quale, potrà sempre vivere con la pensione che lo stato assegna alla vedova dell'ufficiale. - Tu sei pazzo ! - gli risponde. Ma il capitano non è pazzo, nemmeno quando cerca di uccidere la figlia e la moglie: è un uomo che non ha più ragione di vivue, poichè non ha più fede. Egli lo sa : bisogna credere per essere felice. Credere, credere ciecamente, senza discutere, senza pensare. « La vita è l'inferno, mentre la morte è il cielo. Oh. « che gioia più la filosofia e la scienza ! » (I) Egli è il vinto nella lotta. Ma prima di farsi finire, si dibatte, leone ferito a morte, cercando di svellere tutto ciò che gli sta attorno. E corre colla pistola io pugno, facendo fuggir tutti. Solo la balia, la vecchia balia, ha il coraggio d'affrontarlo. (XV Scena - Atto V - pag. 56) « li mio Adolfo, il « mio piccolo Adolfo, ricordi quando eri così, piccino? u Tanto irrequieto, tanto caparbio! Veniva in cucina, « ogni giorno, a prendere la grossa focaccia che la vec- « chia Marta gli nascondeva. Ed allora: - sarai buo- « nino, nevvero ? - gli dicevo. E se egli prendeva il « grosso coltello da cucina, Marta gridava: - dà quà, « dà qua. - (fa alto di prendergli la pistola) Ed il mio « Adolfo subito me lo dava, quel brutto coltello. (gli « prende dolcementela pistola). Oh, quanta commovente dolcezza, e quale profondo significato in questa breve scena! E un momento : la rabbia, la disperazione, prendono il sopravvento, ed il capitano soccombe ad una apoples• sia fulminante. Nessun libro mi pare d'aver fino ad ora letto, in cui tanta triste parte sia riserbata alla donna. Certo, molto d'esagerato c'è io tutto il lavoro. Sentite l'ultimo grido del moribondo: « - Mia madre non mi voleva al mondo, per non « veder sformata la sua bellezza. Mia sorella mi insegnò « a ubbidirle e a starle soggetto. La prima donna che « abbracciai mi procurò una malattia, per la quale stetti « dieci anni io letto. Mia figlia mi disconosce e mi abban- « dona per seguir la madre. Mia moglie mi toglie l'o « nore, mi uccide. » (Atto V, Scena XIII, Pag. 58). Orbene, dico, non si ha la forza leggendo, udendo questa disperata invettiva, non si ha il coraggio di gridar falso, poichè c' è qualche cosa - a me così pare - sia la disperazione stessa, sia l'ambiente così lugubre, che impedisce qualunque giudizio. .Così anche nella SignorinaGiulia : lo Strindberg giustifica la bassa caduta della marchesina con dei motivi fisiologici e psicologici; ma diventa forse il caso descritto più comune e più verosimile! (I) Der Vater - Atto IV scena ultima. Nessuno può negare che Augusto Strindberg sia una delle più grandi ecf originali intelligenze moderne. La coltura di quest'uomo che dall'arte è passato alla scienza, dalla scienza alla filosofia, non tralasciando nessun problema, deve essere spaventevole; e una soverchia coltura presenta anche dei pericoli. I personaggi non escono già sani dalla sua mente: se il Rittrneister Adolfo, se Madamigella Giulia fossero state delle creature normali, nessuna delle sue tragedie avrebbe ragione d'esistere. E potevano codesti tipi uscir sani dalla mente: dall'a• nima del!' Autore? Così io pongo la questione, e non diversamente. Nè vale, come qualcuno vorrebbe, parlar d'eccezioni. lo sostengo che mai scrittore descrisse uu fenomeno della vita, sapendo di parlare, di lavorare ottorno ad una eccezione. Ognuno ha un concetto della vita, cui si informa ogni sua opera, ogni sua manifestazione. Alla stregua di codesto concetto bisogna giudicar l'opera. E sicura, proficua sarà la critica e l'analisi, quando ciò che agli occhi obbiettivi una eccezione sembrava, una necessaria e logica conseguenza apparisca, del conce/lodella vita, cui si ispirò lo scrittore.\ Augusto Strindberg disprezza la lotta dei partiti, e non riconosce che un problema, quello del salire e dello scendere, di chi sta in alto, ed in basso, dell'uomo e della donna. Bisogna lottare, per pigliare il posto degli altri, per salire, per signoreggiare i caduti. « La vita non è cosi matematicamente idiota, che i u grossi solamente debbano mangiare i piccoli: l'ape « può uccidere il leone. » (I) Nessun assoluto male esiste. « Nella eterna e continua caduta d'un individuo, d'un genere, e nella salita d'un altro sta la più grande possibilità della vita, po1che nel confronto, nel paragone, consiste appunto la possibile felicità. » Quindi necessaria la lotta, quindi la utilità di gettar giù per sempre un sesso. Ed ecco la funzione dell'amore, ecco il più gran problema da risolvere. Senza discutere questa strana interpretazione della lotta sociale, veniamo a vedere se lo scrittore svedese tenti la risoluzione del problema, e con quali mezzi. - Tempo verrà - egli dice - che la macchina dei sentimenti sarà messa da parte, come dannosa, e fonte di parecchi mali. (2) - Non par di sentir Zarathustra? Come se alcun problema fosse possibile risolvere senza l'aiuto del sentimento I C'è dippiù. Lo Strindberg prima dello svolgimento dei fatti, ha già formata la soluzione, ha già deciso della vittoria. Vinto, quasi sempre, è l'uomo. Oh perchè? - domando io. Forse per meglio uscire in imprecazioni contro la donna? - Voglio vedere come un uomo passi dalla felicità, alla rovina piena, dalla vita alla morte. (,) - Lo proclama e lo fa, cosi che durante lo svolgimento, nel dilungarsi, in certe ripetizioni, facilmente scorgi la gioia di Mefistofele, che prolunga lo spasimo della sua vittima. Quante idet!, quanti motivi, nn quanta contraddizione, e quanta tristezza I E l'una e l'altra, nessuno oserà rimproverare allo sventurato, e l'una e l'altra nessuno oserà combattere. Avete mai assistito, io quelle fredde sale dei manicomi, dove anche il sole perde la sua allegria, al monologo d'un pazzo, pieno di imaginarie torture, di disperati dolori ? li medico non combatte, ma accenna col capo, al povero ammalato che continua la sua narrazione. A che discutere le idee di quell'uomo, a che persuaderlo? li medico lo accarezza, come un bimbo. Ma quella filosofia - conclusione del triste monologo - quella filosofia che solo nella sua spaventevole negazione ed anarchia, impressiona, è il frutto anche dello squilibrio mentale ? (1) Prefazione al Padre - Reclamm's Bibliothek. (2) Prefazione al Padre. (3) lvi.
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