354 RJTTISTA POPOLARE 'Di POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI condari di Alghero e di 'Nuoro. Anche la provincia di Cagliari risente più che mai il malefico influsso, avva • lorato dagli stagni di Soffo, Mercedi ecc. ecc . « La Sicilia, quando i suoi boschi non erano stati selvaggemeate distrutti, sotto gli Arabi. 0ffriva uno spettacolo pieno di vita, di moto, di attività: una popolazione numerosa affaccendata e ricca, campagne ben lavorate, pascoli ri~chissimi, percorsi da numerose mandre, monti rivestiti da una rigogliosa vegetazione, acque abbondantìssitbe e largamente utilizzate » (Sartorius von Ewaltershausen e Bertagnolli, citati sugli Atti dell'Assemblea agraria). Se Catanzaro, anche antecedentemente alle costruzioni ferroviarie, fu molestata dalle febbri, è certo che dopo lo fu di più, per l'abbattimento d'in~um~revoli. alberi: Nicastro e Cotrone, a preferenza, ne nsenurono 1 danm funesti. Per effetto del disboscamento la provincia di Reggio Calabria ba ora peggiorato le sue condizioni cosmotelluriche e sopra tutto il circondario di Gerace è afflitto dal virus malarico. Lo stesso dicasi pure di Caserta, massime a Cancello, a Fondi Mondra~one, a Sessa Aurunca, a Capua, Marcianise, Rocca d Evandro, S. Cipriano di Aversi,Acerra, Carinola, Minturno, Cassino, Cervaro, Roccasecca ecc. In molti luoghi del circondario di Melfi, da circa quindici anni, si nota una certa trasformazione di clima, da sano in malsano, per i continui disboscamenti che vi si eseguono quasi annualmente. Nella bassa valle del 'I evere (Prov: di Perugia) la malaria, sebbene relativamente leggera, pure non manca. Lo stesso è a dirsi per i paesi vicini al lago Trasimeno, per quelli situati presso il fiume Topino e lo stagno Col fiorito. Il dilatarsi della malaria per quelle contrade suole autorevolmente attribuirsi in gran parte ai disboscamenti, eseguiti su vasta scala nella valle del Tevere e nelle adiacenze del Trasimeno. Il medesimo stato di cose viene segnalato nella provincia di Lecce e specialmente nel circondario di Taranto. Circa 300 ettari soltanto sono imbevuti di aria corrotta all'ultimo grado, causata, in gran parte, dai più grandi disboscamenti « i quali disgraziatamente continuano». Tra le 19 provincie d'Italia, ove il miasma palustre miete le sue vittime, v'è compresa anche la nost~a. La causa principale potentissima è il disboscamento. (Pmto - Sul disboscamento e la malaria). Nella Relazione dell'11(ficiocentrale sul progettodi legge d'iniziativa del senatore Torelli ('Bo11ijicarnenlo delle regioni malariche lung? le ferrovie d'Italia) vi è l'.allega~~ V, in cui furono aggmnte due colonne, per des1gnarv1 1 lavori della strade ferrate ed i disboscamenti come cause dirette della malaria. In quel prospetto è detto «: lo sfrenato disboscamento di monti, l'infelice idea di voler porre a coltura di cereali luoghi ertissimi, nel dorso di monti e colline, ba per inevitabile effetto che le acque torrenziali trascurano in basso la terra, convertono rivi e torrentelli, innocui per l'addietro, in torrenti pericolosi, che mondano le campagne adiacenti e producono stagni, anche passeggeri, ma sempre nocivi in un paese come il nostro, costituito nella grandissima parte di monti e colline». Senza estenderci maggiormente, per dimostrare di quanto danno sia causa il disboscamento, reputiamo sufficienti i cenni su espressi e facciamo voti fervidissimi, perchè si ripari al mal fatto, ripetendo le parole del Baccelli < Le selve fra noi furono e so110 i fidecommmi della salii/e pubblica, ereditali dai nostri antichi padri, la urande severità cbe domandiamoper la t111eladi essee pel ~igore del vincolo igie11icodeve procedere il/11111inalodalla scienza ». li dissodamento dei terreni produce danni fur.esti. Onde a ragione cantava il poeta: « Tra i solchi rei della Saturnea terra Cresce perenne una virtù funesta Che si chiama la morte • La valle dell'Ofanto, da Nusco in poi, è tutta deserta. Tutto bestialmente è stato tagliato e la campagna offre un aspetto tetro e brullo. A Teora è successo che, dopo il disboscamento, per l'avidità di un raccolto più abbondante di cereali, tutti i terreni, sottoposti a vincolo forestale, sono stati messi a coltura. Gli ottimati, coloro che pur sanno qualche cosa sulla importanza delle foreste, per averlo studiato nel la filosofia del diritto, sono i primi a dare il pessimo esempio. Tutto si lascia distruggere dalle autorità, che assistono inerti alla vandalica distruzione. Quando si dirà : Non plus ultra ? e s'intimerà un basta? Non abbiamo dette cose nuove: ma sappiamo che è nostro dovere di ripeterle, finchè non siano entrate nella coscienza di tutti. Dott. V1To S!BILIA. TRAGEDIE NELL'ARTE (Note suU'opera e la •Ila di AugustoStrindberg) Der Mensch mag sich noch so weit unit seiner Erkeantaiss ausrecken, sich selber noch so objektiv vorkommen: zuletzt triiget er noch nichts davon als seine eigene Biographie. F. NIETZSCHE - M. ALLZ. 5 !3. A P<1olo'R._emer, il ge11ialeautore di Frau Sonne. Una illustre, quanto geniale scrittrice, la signora Arvéde Barine, pubblicò or non è molto nella Rev11edes deux Mondes tre saggi di letteratura patologiga : il vino (Th. Hoflmann), l'alcool (Poe), l'oppio (Tb. Quincey), la pazzia ereditaria (Gérard de Narval), nei quali, senza dividere le teorie lombrosiane, senza arrivare ai paradossi di Max Nordau, si indaga come l'alcool, il vino e l'oppio abbiano trasformato l'anima ed il cervello dei quattro autori, le cui opere hanno, senza dubbio, una impronta particolare. E Gérard de Naval, il critico onesto di H. Heine, che si trova appiccato nella propria casa, Tb. Hoflmaan, lo strano autore del « Violino di Cremona », che muore sotto i ferri chirurgici puzzando ancora di vino, Edgard Poe, che cade riverso nell'oscuro vicolo, appariscono, una volta, senza veli, nudi e crudi, agli occhi del pubblico. Qualcuno arriva fin anco a benedire l'alcool ed il vino, che all'umanità diedero tanti artisti e tante opere, come se quelle bevande avessero creato qualche cosa. Perchè non pensar pure, che il genio di quei grandi meglio poteva sviluppare ed aflermarsi senza l'uso, anzi l'abuso delle bevande micidiali? Percbè non pensar che invece di un'arte patologica, poteva aversene un'altra migliore, figlia d'uno spirito sano? Ma se i saggi della si~nora Arvéde Barine una penosa impressione lasciano nell animo dei lettori, se la vita di Hoffmann, di Poe, di Narval, di Quincev è tutto un dramma doloroso, la vita di Federico Nietzsche, di Augusto Strindberg è una tragedia spaventevole: li i\ suicidi0, il delitto, l'abbrutimento, causa dello stra'< izio; qui non stravizi, qui la contraddizione perpetua, il dubbio in tutte le sue forme dolorose, in tutti i suoi tormenti silenziosi, qui la pazzia, qui il monastero. ~i•~ , Questa la differenza. Ora è l'uomo che vuole abbattere tutti i suoi sentimenti, che ingag!ria una lotta selvaggia - meschino pigmeo I - con la natura, alla quale vorrebbe imporre il suo volere, e nell'impeto di distruzione, uccide fin anco la propria ragione ; ora è l'uomo, che, per una
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