Rivista popolare di politica lettere e scienza sociali - anno IV - n. 18 - 30 marzo 1899

'l{_lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 35 I <lare un significato unilaterale e pessimista alla legge dell'antagonismo fra salario e profitto. Egli però non cadde nella confusione fra produttività fisica e produttività economica del lavoro: se quella trascurò, non commise l'errore di chiamar questa un diretto fattore del salario. .E bastava correggere quel preconcetto, perchè tenendo ferma la sua teoria del valore o prescindendo da questa, anche la teoria del profitto riacquistasse quella elasticità che nella forma classica, sotto la nuova luce delle moderne leggi sulla popolazione e sulla produzione territoriale, la fa atta a spiegare i fenomem più recenti della -distribuzione economica. · Ha r.agione il Graziadei : il plusvalorecollettivo aumenta oggi - ma non a cagione degli alti salarii, aumenta malgrado questi per l'effetto della incessante rivoluzione tecnica della produzione ; i salarii aumentano - ma non perchè son causa di maggiori profitti, ma perchè i profitti sono stati tali da creare colla loro altezza quelle circostanze transitorie e definitive dell'ambiente economico, per cui tutta o in parte della classe operaia divien partecipe dei benefizii conseguenti alla evoluzione dei -sistemi tecnici. •*• Ne sembra dunque dimostrato quel che prima affermammo, avere peccato il Graziadei insieme per eccesso -e per difetto di critica. La teoria economica marxista ha bisogno urgente di sbarazzarsi, più ancora che dalla teoria -del valore-lavoro, dal praconcetto dell'egemoniaassoluta degli interessi capitalisti, dalla concezione metafisica del -capitalismo come organismoclasse : il Graziadei non le ha reso questo grande servigio: ma le ha reso invece un -danno immeritato, tentando scalzarne la solida eredità classica, il prùicipio dell'antagonismofra profitti e salarii. Chi invece eliminerà quel preconcetto tenendo saldo •questo principio, porrà in una luce benpiù socialista il fenomeno degli alti salarii. Rivelandone la causa obbiettiva nelle nuove condizioni dell'ambiente economico, -conforterà il socialismo ad affermarsi con quella politica di riforme attuali, di lotta al capitale parassita ed improduttiYo, che da quelle condizioni riceve la sicurezza della sua efficacia pratica : affermandolo un fenomeno supe• riore e contrario agli interessi capitalisti, darà al socialismo una spinta per uscir fuori dalla morta gara delle battaglie elettorali, dal dottrinarismo della tattica catastrofica, dalla contraddizione fra la teoria materialista della storia e il principio del collettivismo per via di rivoluzione : riconoscendo che condizione dello sviluppo di quel fenomeno e mezzo di reazione alle tendenze contrarie, è la crescente forza economico-politica delle masse operaie, riaccenderà l'entusiasmo per l'opera della loro organizzazione economica, del loro miglioramento intellettuale e morale : e mentre così darà al socialismo nuova energia e vitalità pratica, ne riaffermerà anche le basi filosofiche e sociologiche, ravvisando negli alti salarii, non già una armonia economica che ne giustifichi un'idillico riposo, ma un'espressione più complessa e altrettanto significante della sua legge fondamentale - la legge dell'evoluzione attraverso una lotta incessante, che porta fin da oggi colle ultime vittorie del capitalismo già in crisi, il primo maggio alla forza nascente del salariato. Più vera e più utile dunque poteva riuscire l'autocritica socialista del Graziadei. Ma chi scrive - se ha cri• ticato qui come un socialista avrebbe potuto fare - non -è al postutto un marxista che pro domosua se ne lagni : è uno studioso di cose ecooomtche, che può in coscienza affermare non essere il libro del &iovane autore un torto fatto alla scienza economica. Tutt altro: questa ne riceve la rivelazione di un forte e nudrito ingegno, una sicura promessa di nuove e solide conquiste. Il Graziadei si è lanciato con coraggio nel più folto -della mischia fra i principii economici, e vi si è guadagnato subito un posto d'onore fra il valoroso gruppo -dei nostri più giovani economisti. Per adempiere coscten- ;iiosameote i doveri inerenti a quel posto, egli dovrà - oè gliene mancheranno le forze - continuare ancora nella perigliosa via della critica alla sua fede socialista· per quella via giungerà certo alle serene e calme regioni della vera scienza. c. A. CONIGLTANI Prof. nell' Unfo. di Modena IL JINGOISMO (ChauvinismeMegalomania) In Inghilterra si chiama fiugoismo ciò che i francesi chiamano c/Jauvinisme. Al fugo contrappongono il piccolo inglese; l'uno e l'altro rispettivamenterappresenterebberol'esageraz,one dei due partiti conservatore-imperialistae radicale. Dall'una e dall'altra parte io questi ultimi tempi sono corse delle sfide per definire il fingo e il piccolo inglese. Lo Stead nell'ultimo numero della Review of Reviews cosi riassume le definizioni: « Non vi è che una sola buona definizionedel fingoismo ed è qu~sta: imperialismo ubriaco, o se si preferisce il bisticcio: imperialismopiù gin (liquore molto alcoolico), con una dose maggiore di gin che d'impero. È un imperialismoavventato, non ·trattenuto da alcun senso di responsabilità. Un fingo è gonfiato di insolenza e di orgoglio, e il suo sentimento per la nazione rappresenta,ciò che l'alcool è per gl'individui, e generalmente esso perisce delle conseguenze dei propri eccessi. « La definizione del piccolo inglese uoo è cosl semplice. Chamberlaio (un fingo) lo definisce così : « il piccolo inglese è un uomo che onestamente crede che l'espansione del nostro paese genera degli obblighi, che non sono proporzionati ai vantaggi ». La definizione non è felice, oè epigrammatica. Ciò che è peggio, fa a pugni coi fatti. Sir Heory Towler, alla spiccia, leva ogni difficoltà prendendo Labouchere (uno dei radicali più decisi) come il tipo del piccolo inglese e sir Ashmead Bartlett (un conservatore imperialista) come il tipo dello fingo. Morley,con maggiore ambizione, dà questi articoli del credo jingoista: 1 • Ogni territorio è territorio ed è degno di essere conquistato. 2· Ogni territorio, specialmente se qualcuno lo crede utile, merita di essere acquistato a qualunque prezzo. 3' L'Inghilterra possiede la borsa di Fortunato, gonfia di oro, e deve spargere milioni di quà e milioni di là colla certezza che una fata benigna magicamente deve forse riuscire tutto bene ; cosi noi spendiamo con mano prodiga e con tranquilla co~cienza. 4· Non si deve tenere in alcun conto l'opinione delle altre nazioni. 5· Infine l'interesse del popolo inglese, sen• za distinzione di classe, il suo progresso nelle arti della vita civile, il suo ben~ssereeconomico, i suoi bisogni sono del tutto uua quistionc secondaria e subordinata ». Da tutto ciò si vede che lo cbaiwinisme francese è superato dal Jingoismo inglese e nord-americano. I nostri guerrafondai sono d~gni di stare tra jingbi e chauvim, e crearono la 111egaloma11ia che si ruppe le ossa ad Abba Carima.Hanno tentato di ricostruirla a spese dei cootadim di Sicilia, e r.olla breccia nel Convento dei Cappuccini di Milano. Lo ZoT1co. L' A. vvenire del Cattolicismo Illustri scrittori come il Laveleye (L'..Avenirdespeuples catholiques), il De Caodolle (Histoire des Sciences et des Savants depuis deux siècles), il Ricotti (La Rivoluzione Protestante), e Raffaele Mariano (Il Ritorno delle Chiese cristiane ali' Unità Cattolica) hanno dimostrato la superiorità morale e sociale del Protestantesimo sul Cattolicismo, e profetizzato a quest'ultimo un avvenire assai contrastato e difficile per la sua costante opposizione alle aspirazioni dei tempi nuovi, ed alle esigenze delle condizioni mutate della civiltà. Ora invece e giornali e riviste fanno a coro per vantare i progressi che il Cattolicismo va facendo specialmente nei paesi anglo-sassoni, che sono all'avanguardia del progresso. Naturalmente se ciò fosse, non si potrebbe più dire che il cattolicesimo non avrà per sè l'avvemre ; ma converrebbe vedere in esso una potenza che sa adattarsi e corrispondere ai bisogni nuovi del tempo presente. Un articolo che ha destato l'attenzione del pubblico,

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