Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 17 - 15 marzo 1899

'R..IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 329 al vigore germanico, può l'istesso elemento non rinforzare la nuova nazione al di qua dal mare? ». Se all:l fiumana si darà lo sfogo naturale, se l' analfabetismo diminuirà in Italia, come è a sperarsi, e quindi ne' suoi emigranti, noi, ben lungi dall'essere non desiderati dall'Unione del Nord, saremo i ben venuti e contribuiremo alla forza morale, se non al lustro, della madre patria. L'ostilità degli Irlandesi è un fattore, la cui influenza sulla nostra emigrazione non è cosi perniciosa, come si vorrebbe far credere. Essi se sono potenti nel!' amministrazione della città di New York e nella polizia, e se anche della loro !orza abusano, nou lo fanno solo con gli Italiani. Fuori di New York non hanno il peso che loro si ascrive. Se con provvedimenti giudiziosi si saprà diribere l'attività dd contadino italiano, in modo che si eviti la ragiOPe di conflitto, quelli che oggi si credono nemici e ;i temono come tali, m .1gl rado lè prevenzioni religiose, saranno ind·fferenti se non no&tri amici. Si è parlato di egoL•mo e di concorrenza da parte dei Tedeschi e Scandinavi, e della sinistra influenza che esercitano s ul no&tro elemento, perchè più facilmente di noi essi si amalg.mano con I' element > americano. La solidarietà, la poca espaus'.one di sentimento che Tedeschi e Scandinavi addì mostrano con gli altri, e s:a pure I' egoismo nelle rdazioni di affari, non turbano punto le nostre relazioni con la terra americana. L'elemento trntonico è desiderato qui appunto pel suo attaccamento alla nuova patria e perchè fin dal primo arrivo si stabilisce nella campagna e la feconda con la propria attività. Neswna ragione per temerli, n1cilte per seguirne l'tstmpio. Le colonie scandinave del Maine e del Vermont sono tenute in istima perchè ivi hanno fertilizzato per circa due secoli e mezzo campagne deserte, hanno portata la vita in boschi annosi e si sono dimostrate indmtri e pacifiche. Non vi è poi possibilità di confli1to con essi, che si dedicano precipuamente allo sviluppo delle contrade del Nord e del Centro, mentre la nostra colonizzazione dovrà svolgersi in località più meridionali secondo le attitudini dei coloni, le necessità del clima ed i bisogni dei diversi Stati. li doloroso precedente del linciaggio di New Orleans g( ttò una luce sinistra sulle relazioni del popolo italiano con l'americano e fu interpftrato come un segno di incompatibilità verso la nostra emigrazione. Commesso su persone già dichiarate non colpevoli dai giurati, quel linciaggio rappresenta un delitto di lesa umanità; comunque esso fosse stato, però, il suo movente fu male interpretato e le conseguenze, che si sarebbero ripercosse sulla emigrazione m largo, furono esagerate. Ognuno sa che il linciaggio, specialmente nel Sud e nell'Ovest, è una forma di giustizia per cui il popolo ha una tendenza accentuata. Il furore popolare non rispetta razza, nè nazionalità. Molti cittadini americani, nati in America, sono stati sottratti alla giustizia ed appiccati ai pali telegrafici, agli alberi, nella prigione medesima sotto gli occhi dei carcerieri, delle guardie di pubblica sicurezza e perfino dei giudici. Ogni anno avvengono linciaggi, ed essendo per lo più impossibile punirne gli autori, vieppiù si rafforza nel popolo la teoria della giustizia sommaria. Perciò al fatto di New Orleans non può ascriversi il significato di esponente dell'odio verso l'elemento italiano. A questo punto qualcuno obbietterà: Ma noi, ciò non per tanto, non ci siamo affermati nella Confederazione Nord-americana. Questa è un'espressione tanto ambigua, per quanto usata. Avere un peso sensibile come popolazione, se pure tutti gli Italiani qui residenti fossero cittadini, non è possibile di fronte ad una popolazione totale di circa 75 milioni. li nostro movimento di emigrazione verso il Nord-America è di data relativamente recente, mentre quello dei Tedeschi, dei Francesi, degli Scandinavi, degli Irlandesi è secolare. Da qualunque parte d'Europa si venga, si giunge qui in condizione di grande inferiorità rispetto agli Americani nati e a quelli già adottati. li neo-americano è ignaro per lo più della lingua, sempre dei metodi e del sistema di vita del paese e senza i necessari capitali per svilupparsi. La lingua non è difficoltà insormontabile, salvo per gli illetter .1.ti, specie se in età avanzata : il lavoro è ancora facile a procurarsi. L'adattamento, e al bisogno il sacrifizio di sè, al qual~ gli Italiani sono già educati in patria, sono di frequente le virtù che ricevono il primo saggio. Il paese offre numerose risorse per quelli che abbiano coraggio e fiducia nelle proprie fone, sviluppa le attività, rivela le tendenze e le accentua, siano esse dirette al btne che al male. Il principio del self made, che rese grande I' Unione come collettività politica, esiste nei suoi abitanti individualmente e si trasfonde in quelli che vi giungono. La condizione di inferiorità va prima attenuandosi, poi scompare; chi a principio era forastitro divenu. cittadino, si apre la via alla politica, si afli::rma nell'industria. nel commercio, qualche volta nel mendo finanzia rio. Gettate le basi della fortuna, difficilmente· vengono scosse. Si vuol discutere forse il freno all'immigrazione come misura odiosa a noi ? La selezione è legge di natura. Gli Stati, che accettano l' immigrazione alla rinfusa o la sollecitano con ogni mezzo, non hanno coscienza della loro supremazia civile. La nostra emigrazione è antica e fu sponta- . nea ntll'Argentina, ove l'elemento italiano è in condizioni numeriche, morali e finanziarie vantaggiose. Ma nel mentre la repubblica del Sud si trova in istato di grave depressione economica senza accenno a miglioramento serio, quella del Nord è florida; nè le risorse, <.he offre la prima, sono anche lontanamente paragonabili a quelle della seconda. Gli Italiani nell'Argentina sono in grande numero dediti all'agricoltora: fatt: che si affidassero alla terra quelli che negli Stati del Nord oggi costituiscono, o costituiranno domani, un elemento superiore ~1 bisogno dell'intrapresa americana in genere, e solo allora si potrà porre il parallelo della prosperità. Qualunque sia poi il peso numerico della nostra emigrazione, cittadini o no del pae~e ove si dimora, noi dobbiamo rispettarne le leggi. E per noi nobile orgoglio che l'elemento italiano prosperi nella Repubblica Argentina e dia buona prova di sè; ma quando anche rappresenti uno più della meta dell' intiera popolazione e possegga i due terzi della ricchezza del paese, l'Italiano adottato, prosperante nell'Argentina, non varrà più ddl'ltaliano adottato, prosperante negli Stati del Nord. Sara repubblicano e l'uno e l'altro, i loro figli parleranno la nostra lingua, finchè si avrà cura di insegnarla loro, ma non saranno più Italiani nello schietto senso della parola. Il ootere di assimilazione, che le colonie esercitano, potrebbe dirsi che è in ragione diretta della loro ricchezza, libertà e stabilità di governo; in ragione diretta delle energie, dell'istruzione e dell'adattabilità degli emigranti ed in ragione inversa della prosperità del paese d'origine. Essendo quest'ultimo fattore uguale, ed essendo uguale in massima il secondo, specie se il movimento negli Stati del Nord saprà dirigersi con criteri pratici, l' altro fattore àeterminera il risultato finale. Nel caso nostro sarebbe l'America del Nord che offre maggiore opportunità di sviluppo, malgrado la concorrenza di altre razze. La popolazione relativa degli Stati Uniti è cosi bassa ed il campo di attività cosi grande, che il conflitto si eviterà senza difficoltà di sorta. Ma pur ammesso questo conflitto economico con razze forti e già costituite, il quale riuscirebbe a nostro discapito, che cosa dire del conflitto sanguinoso che gli Italiani, per affermarsi in molte contrade del Sud-America, devono incontrare con razze inferiori? Ed ammesso che in tal conflitto riuscissimo vittoriosi, per lo meno la nostra attività non sarebbe altamente proficua du-

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