326 'f{_IVISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCJENZE SOCIALl Forse che l'on. Sonnino si presume ancora tanto giovane da ritenersi dispensato dal conoscere questi avvenimenti? Ma, on Sonnino, almeno la storia contemporanea un legislatore deve pur conoscerla, col sussidio non foss' altro dei giornali vecchi e delle biblioteche ! Or bene: le leggi politiche furono sempre rit~nute bastevoli prima e dopo tutte quelle agitazioni; e soltanto oggi se ne trova l' insufficienza? Forse che le istituzioni si ritenevano allora più sicure in mezzo al popolo, pur agitato e tumultuante? O forse che oggi l'on. Sonnino opina diversamente a tale riguardo ? L'illazione - per quanto logica - sarebbe tutta sua, dell'on. Sonnino, e noi gliene lasciamo intera la responsabilità. Non ci riguarda. Ma, francamente, son proprio cose queste da andare a lasciar trasparire alla Camera, da chi é in pectore un prossimo futuro Presidente di S. M. ? •:t ❖i' * Il Sonnino, poi, volle completare la sua difesa, rimettendo a novo uno dei più antiquati sofismi della reazione. « Me~lio una legge chiara, che non una vaga e soggetta ali arbitrio » disse. « Quando avremo fissato bene ciò che è concesso e ciò che non lo è, potremo essere anche clementi coi responsabili del passato, e vivercene tran:i_uilli ». Soltanto, per l'on. Sonnino e pei suoi amici, le leggi chiare sono quelle che proibiscono tutto, dovunque e comunque. E allora crediamo anche noi che egli e i suoi amici potranno sperare di non aver altre seccature al governo. Non vi saranno più arbitri, soltanto perchè, in forza delle nuove leggi, i cittadini italiani non potranno più nè pensare, nè stampare, nè associarsi, né riunirsi senza il preventivo beneplacito del Governo: il quale beneplacito non sarà dato più a nessuno, ci vuol poco a capirlo, tranne che ai Circoli Savoia e alle Congregazioni religiose, come argutamente faceva rilevare il deputato Gallini. Eppure è con tali ragionamenti che il leader dei conservatori italiani pensò di difendere alla Camera le leggi reazionarie. Abbiamo, dunque, del tutto torto quando diciamo che codesti signori non parlavano nè per la Camera, nè per la parte intelligente del paese? Quel che volevano lo si sapeva e lo hanno ottenuto: ma non avranno certo pensato d'esser_ presi sul serio in linea di argomentazioni legislative. E vero anche che oramai non se ne danno neppur pensiero. * * * Nè qui si fermarono le « eccentricità », chiamiamole cosi, degli oratori reazionari. Che fior di patrioti sono essi mai, e come tengono al decoro e al prestigio dell' Italia, ali' interno e all'estero! A sentirli, in meno di due o tre anni l'Italia è diventata un covo di malfaaori, di briganti, di delinquenti nati, di degenerati. Non si salva più nessuno, stando alle loro descrizioni. E la stampa e i giornalisti? Una geldra di ricattatori, di scrocconi, di calunniatori, di diffamatori, coutro cui la restaurazione del cavalletto, del taglio della mano e della lingua sarebbero dei provvedimenti appena appena, si e no, sufficenti. Anzi addirittura insufficienti, perchè, visto che i giornalisti in fondo in fondo pagan sempre di persona, e ormai vanno in carcere, ci sia o non ci sia il gerente, con istoica filosofia, gli oratori reazionarii della Camera si sono mostrati generosi in fatto di pene personali afflittive, e hanno invece suggerito la confisca e la cauzione estesa fino al tipografo, e magari anche al fonditore, alle cartiere e agli operai che vi lavorano, rei di fabbricare, magari a mille chilometri lontano, quegli esacrabili strumenti di reato che rendono possibile la pubblicazione dei giornali. Nè si chiedano i lettori se siamo diventati matti ad esagerare così. Nessuna esagerazione. Si leggano i discorsi del Gabba del Lucchini, del Torraca, e si vedrà come non v'è ombra di alterazione nelle nostre parole. Ma il record delle eccentricità si può dirè l'abbia riportato l'on. Colombo - il cdebre ministro della lesina - il quale, pur dimostrandosi scettico riguardo all'dncacia delle leggi repressive, perché nessuno poi - dice lui - osa applicarle, scappò fuori a dire che in Italia ormai " ai soldati è solo permesso di farsi ammazzare ». Testuale, dal resoconto stenografico. Sembrerebbe uno scherzo se dopo i fatti di Maggio, dopo la tragedia del giovane Mussi a Pavia, dopo i fanciulli le donue e i vecchi spenti a Milano, tutto ciò non sapesse di macabra ingenuità. Eppur tutto questo fu detto alla Camera italiana, nella forma più parlamentare possibile, per sostenere i progetti reazionari e sopratutto per aumentare .... il prestigio degli italiani all'estero. * •• Dopo ciò che mai rimaneva a fare, che mai potevano dire i deputati dei partiti popolari? . Discutere con chi non vi risponde? E come picchiare sui materassi. E non di meno, tutti i nostri amici delle Estreme presero il loro coraggio a due mani, improvvisandosi - in mancanza di meglio - difensori delle leggi esistenti, propugnatori delle libertà statutarie. Il caso era nuovo. Chi l'avrebbe loro detto soltanto pochi anni sono ? Ma questo era il compito che le circostanze loro imponevano: e questo compito sostennero con vigorosa potenza di logica, non mai scompagnata da alta serenità di contegno. Ciò va loro riconosciuto senza sottintesi nè riserve, in ragione appunto dell'abnegazione di cui dovettero e seppero dar prova, pur conoscendo anticipatamente che il prendersela con la tendenza del Paria mento attuale e de' parlamentari avversari, gli era come imitare un po' il Don Ferrante dei « Promessi Sposi " quando, incalzato dalla peste, se la prendeva con le stelle. Memorabili resteranno du 1que i loro discorsi , e tali da onorare qualunque libera tribuna. Ma cui bono tanto valore? Ben potè il Lazzaro mettere ancora una volta a confronto i fatti di Bari con le tragiche favole di Milano; - potè il Pantano ricordare i sapienti sacrifici sempre fatti dalla democrazia nelle ore supreme del paese; - poterono il Tecchio, il Girardini, il Gallini dimostrare tutto il substrato di subdolo, tutta la rovina del pubblico diritto e dei patti statutari da cui eran intessuti i progetti reazionari; - poterono il Barzilai, il De Nobili, il Mazza con implacabile arguta ironia dimostrare come gli stessi progetti mentre da un lato esautoravano la magistratura nell'onnipotenza che sancivano all'arbitrio poliziesco,dall'altro, col tranello del famigerato articolo 247 del C. P., fornivano al governo il mezzo di trattare qualunque avversario politico come un delinquente comune, carcerandolo, deportandolo e privandolo dei diritti civili e politici; - poterono il Socci, il De Felice, il Lojodice rivendicare con commossa facondia il decoro della classe dei giornalisti, esposti all'odio e al disprezzo del paese degli oratori avversari, e trovare apostrofi eloquentemente ammonitrici contro la paura e lo spirito di ven - detta da cui sono invasi i potenti dell'ora, richiamando loro l'esempio delle passate precipitate dominazioni;- po• terono il Galimberti, il Maggiorino Ferraris e il Lncca, nel loro ancor verde buon senso subalpino, gridare ai loro Hessi amici conservatori « badate ai mali passi - non tirate troppo la corda: a buon conto noi ci appartiamo da dei pazzi furiosi come voi minacciate diventare "i - poterono il Sacchi, il C. Del Balzo, il R. Luz-
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