Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 17 - 15 marzo 1899

'R.IP'ISTA 'POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 337 solo della industria e del commercio, ma anche della stessa agricoltura. Se qualche ramo della produzione avesse trovato in ciò il proprio vantaggio, le classi lavoratrici avrebbero sopportato le spese, specialmente quelle che appartengono alle industrie di esportazione. La Germania, nel!' interesse generale della sua sempre crescente popolazione deve rimanere una nazione di esportazione. Soltanto trattati di commercio di lunga durata con reciprocità e fissità di tariffe p0ssono dare la stabilità necessaria allo sviluppo della economia nazionale. Pc:rciò noi ci manteniamo fermi nella politica degli ultimi anni. Noi vogliamo provvedimenti in favore di tutti, non a favore di pochi, a spese della generalità. Questo contrasto di interessi non è tuttavia. a parità di condizioni, data la struttura feudale della Germania e l'egemonia prussiana nella costituzione del Consiglio Federale. Il grande, enorme progresso industriale del paese, che ancora l'altro giorno si riverberava in un grido d'allarme delle FenancialsNews di Londra, non ha avuto nessuna influenza nel far pervenire il potere in mano a quella classe che è così benemerita di questo fortunato sviluppo della pubblica economia. Anzi, di mano in mano che le classi industriali, produttive, commercianti elevavano la bilancia della nazione, la loro fissa politica si indeboliva anche in quel Reichstag nel quale un tempo avevano contato un partito di primo ordine. Ali' opposto la fondazione di magazzini di deposito, con sussidi di Stato, ha tolto gli agricoltori dalla conseguente fluttuazione dei prezzi, potendo essi attendere migliori condizioni di vendita. La Prussia colla legge del 3 siugno 96 aveva già dati a questo scopo 3 milioni d1 marchi, colla legge dell" 8 giugno 97 ha messo a disposizione altri 2 milioni. A tal fine pure concorrono i sussidi alle ferrovie secondarie che nel 95 - in due volte - ebbero 21 milioni di marchi. Di più la riforma dell'imposta del Miquel ha alleggerito la proprietà fondiaria del pfso di 28 milioni e mezzo, chè a tanto si riduce il minor contributo di essa verso lo Stato. Ma anche fra gli agrari gli interessi non sono sempre identici. Così quando r.el 94 fu abolita la tariffa differenziale ferroviaria, la quale diminuiva il prezzo del trasporto delle granaglie di mano in mano che percorrevano più lungo cammino, gli agricoltori della Germania meridionale e del Reno si trovarono in condizioni svantaggiose. I grani degli ostelbeirs, i conservatori fra i conservatori, trovandosi ad una più lunga distanza dai centri di mercato, vi dovevano arrivare ad un costo maggiore. Il che non è però giusto, dovendo corrispondere ad un miglior uso del capitale delle macchine e del personale. Ricordo, a questo proposito, che il partito socialista non fece alcuna opposizione che questa tariffa differenziale fosse inaugurata in Prussia, nel 95, per il trasporto del bestiame. Ma gli agrari sono riusciti a formare una organizzazione poderosa - il 'Bund der Landwirthe - la quale, servendo quasi esclusivamente ai grandi proprietari, conta su 180,000 soci, una grande maggioranza di piccoli proprietari. Quello che minaccia la costituzione politica del grande partito attuale di governo - il Centro coi suoi 104 membri in un Parlamento di soli '\97 deputati - cioè l' urto fra piccoli e grandi proprietari, è ancora un elemento di forze di cemento su questi compagni di caccia dell'irrequieto imperatore. E vengo alla ormai famosa proposta Vannitz. Nelle sessioni del 93, del 94, del 95-96 la proposta ebbe la firma delle due frazioni conservatrici, degli antisemiti e di alcuni nazionali-liberali. Con essa si invitava il Cancelliere a proporre una legge secondo la quale la compera ali' estero e la vendita ali' interno di determinate granaglie occorrenti a completare il consumo nazionale, compresa pure la molitura, fossero fatte per conto esclusivo dello Stato. Il prezzo di vendita, in Germania, di queste granaglie acquistate .all'estero dallo Stato, avrebbe dovuto esser stabilito secondo la media dei prezzi rispettivi praticati in Germania nel periodo dal 1850 al 1890. E cioè per tonnellata a marchi 215 il frumento, a 165 la segala, a 155 l'orzo, a r 55 pure l'avena, a 80 i luppoli, a I 55 il maiz. Nell'ultima sessione la proposta fu presentata colla modificazione che essa avesse la durata dei trattati di commercio e si stabiliva a favore dello stato un fondo di riserva arricchito dalle buone annate per le deficienze delle cattive. La prima volta fu respinta con 159 voti contro 46, perchè molti membri delle due frazioni conservatrici non erano presenti al voto. Al 13 marzo 95, essa fu di nuovo presentata colla firma di 97 deputati al Reichstag, e fu rimandata ad una commissione. Quasi contemporaneamente essa veniva respinta dal Consiglio di Stato prussiano con 39 voti contro 4. Allora l'imperatore parlando agli elettori di Brandeburgo, dando una nuova prova della iufinita volubilità del suo temperamento, disse che non poteva tolluare ulteriori aumenti al prezzo del pane delle classi povere. E il 29 marzo, al Reichstag, tanto il Cancelliere attuale principe Hohenlohe quanto il ministro Marschall si schierarono risolutamente contro. Il 17 Gennaio 96 fu una terza volta respinta con 219 voti contro 97. Fra i primi erano i due partiti progressistivil centro cattolico, i socialisti, i polacchi, i guelfi e tutti i nazionali liberali, tranne 5. Secondo la statistica delle professioni vi sono in Germania 5,556,900 persone esercitanti l'agricoltura, di cui 2,604,937 posseggono poco più di un ettara, 1,723,347 da uno a cinque ettari, cioè nella proporzione del 77,7 per cento stanco i proprietari con meno di 5 ettari di terreno di fronte a tutti i proprietari di terre dello Stato. Questi proprietari non hanno granaglie da vendere. Calcolando dunque che questi 4,328,284 abbiano la media famigliare nazionale di 3 persone e mezzo, si ha che circa 15 milioni di tedeschi non ricaverebbero alcun vaot;;ggio dall'aumento del prezzo delle granaglie. Ma neppure i 3 milioni che ancora restano per arrivare ai 18,126,610 che costituiscono l'intera popolazione agricola sarebbero i favoriti. Sui 1,305,492 che hmno più di cinque ettari ve ne sono 605,747 che non sorpassano i dieci, i quali avrebbero più danni che vantaggi, evidentemente. Restano punque 2~,057 grandi proprietari i quali hanno più di 100 ettari, il 24,8 per cento delle intere superfici coltivate, i quali hanno interesse alla proposta Vannitz così come ali' elevamento delle barriere doganali. Essi producono senza dubbio almeno un quarto della intera puoduzione annuale della Germania. Secondo i calcoli di Vannitz ogni tonnellata di generi agrari avrebbe un aumento di 20 marchi di prezzo, colle medie proposte per l'acquisto all'estero, il che vorrebbe dire un regalo di 30 milioni di marchi a 2 5,ooo grandi proprietari a danno della nazione. Per una famiglia di cinque persone, dato il consumo medio, il carico annuale sarebbe di 15,37. Ecco à che cosa si riduce la proposta che qualcuno in Italia ha creduto avesse un carattere socialista. Questo cercarono di attribuirgli in Germania gli avversari, ma anch'essi cum grano salis. Ricordo il discorso di von Bennighen, il valente oratore dei nazionali-liberali, del 94 quando affermava che se la proposta fosse passata sarebbe stata la maggior forza d'acqua per il molino della democrazia sociale. Ma il protezionismo non compie, anche senza i congegni Vannitz, la stessa funzione? La grande battaglia economica pare dunque assicurare in Germania la vittoria a coloro pei quali Bismarck fu davvero il grande rappresentante. Si fa dunque macchina indietro.

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