RIJTISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI apprezzare al vero i sacrifici che si vogliono imporre al personale, dimostrnre se e quali vantaggi saran per derivargli dalla rinuncia ai vecchi Statuti, stabilire se i minacciati nuovi aumenti di contributo rivestano carattere di equità. Noi non dividiamo il concetto che della Pe!lsione ha il Relatore, e proprio non ci dorrebbe se il massimo proposto in L. 8000 venisse ridotto a misura assai piu modesta. Ma se pure questi eccessivi assegni di vita si vogliono ammettere, sembra a noi che tenue, ben tenue, imposizione sarebbe quella che dell'eventuale aumento di contributo a carico dei partecipanti gravasse i piu elevati stipendi per esonerarne i piu modesti. L'idea non è nostra ma dello stesso Relatore e ci meraviglia di non vederla estrinsecata nelle proposte della Commissione. Forse il tempo ristretto non ha consentito ai Commissari di maturare in questa idea, nè l'altra, avanzata crediamo da una delle tante Commissioni di studio, sulla quale sarebbensi accordate, ai rappresentanti del personale nei Comitati amministrativi degli Istituti, le pensioni stesse attribuite dal Codice di Commercio ai Sindaci delle Società anonime. * * * Nella convinzione che alle responsabilità ed agli oneri del disavanzo attuale non possano totalmente sottrarsi le Società esercenti, la Commissione, nel Titolo III, Provvedimenti relativi al disavanzo esistente, a modificazione delle proposte ministeriali, domanda che l'accer-. tamento del disavanzo, in base agli Statuti definitivi, segua entro un'anno dall'approvazione della Legge, e che stabiliscano sia il disavanzo complessivo che quello dovuto alle gestioni anteriori alle Convenzioni. Inserisce poi apposita clausola per assicurare il pagamento della quota di disavanzo che, accertate le responsabilità, venisse imputata alle Compagnie. Il termine di un'anno per la detc:rminazione dei disavanzi è limitato, tanto piu se si considera che sei mesi, sempre dalla appovazione della legge, sono concessi per la compilazione degli Statuti definitivi. A limitare il tempo pei nuovissimi studi la Commissione, preoccupata della inerzia del passato, è stata guidata dalla con:iderazione che i quattro anni, voluti dal progetto mini~teriale, ci porterebbero alla scadenza del primo ventennio d'esercizio, contemplato per la rescissione del Contratto della le{?ge del 1885. In causa, non il veleno, ma un freno salutare alle quiescenze favorite. invocate, provviste, propone la Commissione col suo Art. 20, che attribuisce alle Società i disavanzi nuovi che fossero per emergere da bilanci tecnici istituiti all'epoca della risoluzione degli attuali contratti di esercizio. * * * Concludiamo. - Il progetto Pavoncelli, migliore dei precedenti, pecca di indetermiaatezza, l'opera della Commissione avrebbe potuto riuscire completa coi dati di fatto di cui deve aver fatto ricerca la Commissione di Inchiesta, cogli studi tecnici, che il non breve periodo intercorso, per cause alla Commissione non imputabili, dalla presentazione della Relazione ad oggi, le avrebbe consentito di procurarsi. Nella Relazione dell'on. Saporito, pur discutendo in alcuni particolari, riconosciamo l'opera di una mente eletta che non trascura ma segue gli impulsi del cuore. Da chi scrive speriamo non dissenta il personale ferroviario, il quale, sciolte o disorganizzate le Società di resistenza, perseguitato ne' suoi migliori, trova, nel Relatore della Commissione Parlamentare chi rivendica i diritti dei quali si eran fatta bandiera l'Associazione di Risparmio, la Mutua Macchinisti, la Lega ferrovieri. Dalla Relazione Saporito traggono i ferrovieri gli auspic'i pt:r un meno incerto avvenire, la misura della estimazione dovuta ai colpiti dalla bufera di Maggio. !ng. ITALO GASPARETTI. I partitiedi trattatidicommercio in. Germania Come è noto, quasi tutti i trattati conclusi dalla Germania colle potenze vicine ali' epoca, del Cancellierato Capri vi, vengono a scadere nel 1903. E quindi il Reichstag attuale quello che dovrà di nuovo fronteggiare la frazione degli agrari, la cui influenza, a Corte, non ha oramai piu oppositori. L' interpellanza Kanitz, sulle relazioni della Germania cogli Stati Uniti, non è stata che una prima scaramuccia. Le armi si stanno affilando per ricacciare la nazione in braccio al piu esoso protezionismo agrario ed industriale. Sotto Bismarck, dal 79 al 92, la Germania volle avere le mani affatto libere di aumentare a suo beneplacito le barriere doganali; il che fece una prima volta nel1'85 ed una seconda nell' 87. Questa autonomia doganale è rimasta l'ideale dei pro• tezionisti tedeschi. Caprivi però, sin dal 9r, aveva dovuto ammettere i danni di questo sistema che lasciava incertissime le dogane dei paesi confinanti dirimpetto alla produzione industriale tedesca. Fra il 9r ed il 92 furono stabilite tariffe reciproche e permanenti fra la Germania e l'Austria-Ungheria, I' Italia, la Svizzera ed il Belgio, e poi, nel 93, colla Serbia e colla Rumania. La Russia non venne ad un accordo se non dopo l'infelice campagna di esportazione agraria da essa sostenuta in Germania nel 94, Ma il caprivismo del quale con molto disprezzo parlavano ancora ieri le Hamburger Nachrichten, è morto definitivamente, dal giorno che il conte Eulenburg potè giuocare il grazioso tiro delle VolssischeZeilung al silenzioso ex-cancelliere. Ora la situazione è perfettamente mutata ed è di grande interesse per gli italiani di seguirne le fasi, perchè il trattato italo-francese è stato accolto non bene in quelle sfere le quali trattano la politica italiana come se non vi fosse che un contraente solo neI nostro patto statutario. Oggi gli agrari nella loro 24• adunanza generale di Berlino (nella quale si consolidò il patto d'alleanza fra tutti gli interessati colla famosa dichiarazione che se protestanti e cattolici possano esser divisi da molte, questioni la segala, cattolica o protestante, è sempre la stessa) hanno ragione di congratularsi del cammino percorso. Sono passati i tempi nei quali la sconfitta faceva dire alla aulica Krewzzeitung: noi dobbiamo rompere i trattati coli' Austria-Ungheria e colla Italia ad ogni costo, fosse anche colla spada! La fine diplomazia ha servito meglio delle frasi violente e la Korrespondenz della Federazione degli Agricoltori rimpiange di aver additato l'amato sovrano come nemico dell' agricoltura nazionale. Nella 20• adunanza generale, chi non ricorda gli applausi che toccarono al von Mangeheins, quando ripetè la domanda di Federico il Grande: E meglio che un popolo vada in rovina o che un principe rompa un trattato? Una grande parte di indu~triali però sente il pericolo di una tale politica. Sino dal marzo 1898, cioè quando si stava già combattendo vivacemente l'ultima lotta elettorale, vi fu a Berlino, coli' intervento dei deputati di tutte e due le frazioni progressiste e del partito del popolo ( democratici del Sud), una grande adunanza delle principali ditte industriali e commerciali. In essa fu deliberato di diramare una circolare nella quale si avvertiva « che il successo del programma agrario avrebbe necessariamente tratto seco un rincaro nei mezzi necessari alla vita. Quindi sarebbe indebolita indirettamente la facoltà di consumo della Germania, col danno non
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