Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 17 - 15 marzo 1899

332 'J{.IY'ISTA 'POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIAU grante italiano si fa ascendere nel 1897 98 a 465,322 dollari, pari a lire 2,326,610; cioè una media di dollari 8,21 per emigrante contro una media di 45,90' per la emigrazione tedesca; 89,41 per la frwcese; 82,08 per l'inglese; 28,28 per la turca-europea; 16,74 per la turcaasiatica. E l'italiana appena 8,21 ! Gli analfabeti italiani giunti agli Stati Uniti nel 1897-98 erano 23,368 sopra 45.161 rmigrrnti al di sopra dei 15 anni, cioè il 51,77 010. Mentre l'emigrazione danese dà il 0,07 010 di analfabeti, qudla svizzera 0,38, quella tedesca 0,57. quella svedese 0,59. quella inglese 2,42, la scozzese 2,64, la francese 4,36, la turco-europea 14,47, l'emigrazione italiana dà il 51,77, più del doppio della emigrazione russa che dà il 23,50 OJO ! Noi siamo dunque i più poveri e i più igoorauti ! Non è una scoperta, è pur vero !, ma come mai non sentire sempre nuova la tristezza di questa vecchia vergogna? * * Andiamo avanti. ::,u 56,641 emigranti italiani arrivati a New York, 1,328 furono respinti percbè indigenti, e 107 perchè affetti da mali contagiosi. I commissari federali pensano che 1.: nostre ccmmissioni sanitarie ai porti d'imbarco non si dieno la pena di esaminare attentamente, come dovrd bero, gli tmigranti. Pensare che gli emigranti tedeschi curati nell'ospedale di immigrazione a New York furono soltanto 14 nell'anno t897-98; gli inglesi 15; gli austriaci 36; i russi 38 e gli italiani - c'è da sbalordire al paragone - 450. Gli italiani sono dunque i più poveri, i più ignoranti, i p.ù malati I Ohi è pratico di 'Barge Office - l'attnale stazione di sbarco per gli emigranti che arrivano a New York - sa come le vie adiacenti sono &tipate di un pnbblico vario, una strana accozzaglia di gente d'ogni specie: all>ergatori, vettnrini, agenti di banche, fattorini, capoccia di lavoro (bosses) accaparratori ecc., i qnali ad altro non mirano che ad imposstssarsi dcli' emigrante appena fuori del Barge Office, ,e indurlo, con ogni sorta di artifizì, ad accettare i loro pretesi servigt. Naturalmente i più povt:ri, i più ignoranti, i più dero!i - ed è appunto il caso dei nostri - danno il maggior conting~nte di vittime al tributo forzato che l'inesperienza paga agli esperti e agli scaltriti nelle cose americane. Che cosa è New York! Il maggior numero dei nostri emigranti entra negli Stati Unni. I nnovi, che arrivano spesso senza indirizzo di sorta, si fermano quà, o per cercare consigli di amici e di compaesani, o per orizzontarsi un po' circa le località più convenienti al lavoro che desiderano, o percbè infine, il locandiere, il. .. banchiere - insomma i succhiatori di ogni genere - li hanno ridotti all'osso. In Greater New York ci sono più di 100,000 italiani. In Ntw Yo1k ci sono due « piccole ltalie n come le chiamano, con la maggiore sodisfazione possibile per il nostro arr.or proprio. Dove italiani si agglomerano, gli altri scappano. solo gli ebrei resistono qua e là tra il sudiciume la miseria e l'abbrutimento dei no• stri connazionali : i poveri irlandesi stessi rinculano, cedono il posto. Il celebre quartiere dei Five Points l'hanno buttato giù. Non c'e rimedio: quando un qnartiere è invaso dagli italiani, non si può far altro, dopo un certo tempo che demolirlo I Ma lo sventramento di Five Points non è ancora il decentramento desiderato dalle antorità federali, use per lo più a considerare i q_uartieri italiani di New York c.ome altrettanti focolari di infezione. Noi qni siamo dunque anche i più ... infettivi ! « * * Ora, l'efficacia le glorie la grandezza del pensiero italiano gli stranieri generalmente non sanno o pure dimenticano al conspetto di noi miserabili vivi esulati. " Noi siamo abitnati a pensare con le nostre idee - mi diceva un americano - e la massima parte di noi, la massa di noi, giudica l'Italia da quello che se ne vede in America. Noi tutti siamo condotti 2d argomentare da quello che cade sotto i nostri occhi. È ingiusto ; ma è d'altra parte gmstissimo, anche. « Perchè il nostro biasimo si arresterebbe a codesta folla irresponsabile della propria miseria materiale e morale? Noi abbiamo molte volte disgusto di questa gente delle « piccole Italie • la quale vive una vita cli animali a paragone dei poveri americani nostri. « Voi non capite esattamente la nostra lingua, e potete confondere col disprtzzo la nostra espressione di disgusto. Ma in generale noi non siamo mai severi con questa povera gente gente italiana. La nostra severità. di giudizio va all'Italia. E questo che vi sembra eccessivo, per il vostro amore di patria, a me sembra ginstizia. « Il nostro biasimo va agli italiani d'Italia che amministrano male il vostro bel paese. Nel vostro pae,c non ci sono scuole, non c'è lavoro e non c'è pane ab• bastanza, e la colpa non è di questa povera gente di Eli-zabetStr-eet o di Elevmlb Streel. I nsomm.i qnesta geme ci suscita il disgust0, ma quc:li che producono tale disgusto, sono i signori d'Italia; essi non conoscono la loro missione ; essi non sanno come si governa tbey like 011/y il dolce far niente •. b non seppi rispondere. Oh, me la diano loro, la risposta, i patriottardi di Italia! Loro che invocarono sempre il patriottismo per sostentre e difendere le _loro imprese losche, per soffo. care i processi rivelatori della loro turpe responsabilità in tntte le sciagure della patria. Io non so se coloro che amano veramente la patria, vivendo in Italia tra la uniformità delle tristi cose - alle quali il popolo p-re si rassegni e si abitui - possano sentire, o pur soltanto comprendere come il cuore di noi italiani che viviamo all'estero sanguini, e come il nostro animo sia soffocato dalla ovunqne innegabile bassezza dell'ambiente italiano ! Ad Algeri io vidi gli italiani quotati al di sotto dei poveri indigeni; a Boston, come a New York, io li ho veduti al livello dei cinesi. Ora, non foss'altro che per virtnosità di fnrbi e per iscaltrimento d'ipocriti, a me pare che quelli stessi che hanno rovinato l'Italia per .... farla rispettala ali'estero ( 11) dovrebbero oggi adoperarsi a non peggiorare nno stato di cose che accresce l'indigenza, che perpetua l'analfabetismo, che rende ogni anno la patria più impropizia a migliaia di italiani costrett ad esulare - senza mai scemare - le miserie d'Italia « * * Ma sogniamo, pertanto, una meno impossibile cosa. Finchè l'America del sud sarà travagliata da crisi politiche e finanziarie, gli Stati Uniti rappresenteranno sempre uno sbocco importante alla nostra emigrazione. Rispetto a codesta emigrazione New York ha un'importanza capitale. Essa è la più grande città dell'Unione; essa riceve quasi tutti gli emigranti; in essa è la maggiore colonia italiana; essa ha tutto intorno, quasi, 11 New England, e la nostra emigrazione ha ancora la tendenza ad arrestarsi e asconcentrarsi per la massima parte negli Stati litorali della Nnova Inghilterra, do\e si trova tuttora il maggior numero dei nostri connazionali. Bisogna dunque aumentare i mezzi all'Ufficioper il Pro/ettoralodegli Emigranti Italiani - che, dopo l'incendio dei snoi locali ad Ellis Island, ha la sna sede temporanea a 'Barge Office - in modo che pos3a più e meglio efficacemente soccorrere all'ignoranza r alla povertà dei nostri emigranti. Certo, l'Ufficio per il Protettorato degli Emigranti italiani - così pazientemente diretto dal Dr. Egisto

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