Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 16 - 28 febbraio 1899

'R._IP"ISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI nostro) a noi sembra che giovi esaminare ciò che bi fa altrove· e da ciò che si fa altrove dobbiamo sempre apprendere qualche cosa per migliorare e corregg~re le nostre istituzioni. Ci piace intanto avvertire, che 1 n?- stri istituti agrari superiori non hanno atteso l'esempio degli Stati Uniti per diflondere istruzioni e risultati dj esperimenti ; quello di Portici, ad . esemp!o, fa _lod~vol! sforzi in questo senso, nonostante 1 _deboli ~e.zz1 d1 cu! dispone, e la indifferenza del pubblico mend1onale, cm e3so con particolarità si rivolge. Mentre tocchiamo questo argomento ci sembra u~il~ rilevare che gli avversari delle nostre scuole .supenor! agrarie si fanno forti dello scarso numero degh studenti che le frequentano per proporne l'abolizione. Il fatto è vero ; ma le consegue;1ze che_ se ne t_raggono son_o f~lse Se in Italia è un bisogno 1nnegab1le quello d1 nvol~ gere ogni cura all'~gricoltura, noi non . dovremmo mai pensare alla soppressione delle scuole agrar,e; ma doy~emm? studiare le cause, che ne rendono poco frequentati 1 co~.51Non è nostra intenzione, almeno pel momento, dmtraprendere questo studio; sin da ora, però,. possiamo rilevare che i giovani non accorrono numerosi nelle scuo!e di Milano, di Perugia e di Portici perchè la laurea In agronomi.a non è rimunerativa. Perciò coloro c~e do-: vrebbero frequentare tali scuole p~r ~rar~e dopo I mezzi di sussistenza non lo possono; e 1 ncch1, che dovrebbero intraprendere tali studi per utilità propria ed anche sociale, non ne comprendo?o l'importanza : ~o~o troppo infingardi, troppo ignoranti o ~roppo org?ghos1 pe_r contentarsi di una laurea nella scienza agrana. Prefenscono il titolo, ad honorem, di avvocato. Ritorneremo sull'argomento. RIVISTADELLERIVISTE U110 di :Mo11tecitorio : La reazionecontrola libertà. Il ministero Pelloux è arrivato al suo punto crilico. O;ipo essersi barcamen.to per 7 mesi tra il si e il no, viene ora, con un insieme di provvedimenti gravissimi, a mettersi brutalmente nella via della reazione. Il nostro mondo ufficiale è veramente inferiore al suo compito. Il concetto da cui parte il governo è che l'eccesso della liberà sia quello che ha prodotto il disagio, il malcontento, le rivolte. Cosi, allegramente, si to_rna ai peggiori tempi, e ai più sospettosi, del governo borbontc?. Il governo essendo il primo ad uscire dal potere statutario apre la via ad ogni ecces~o e ad ogni violen!a . dalla _parte opposta. Dove si andrà d1 questo passo ? Ogm giorno si farà più forte il distacco tra le esigenze del paese reale e quelle del governo artificiale, ogni giorno si moltipliche~anno 1~cause degli attriti, e il malcontento cre,cerà m ragione d1rett~ dell'autoritarismo governativo, e, infine, paese e governo st troveranno di fronte come due nemici irreconciliabili. C'è chi saprà arrestare Pelloux nella sua opera anti-patriottica ed ami-sociale ? « È quel che aspettiamo di vedere. « Perchè dal 1848 ad oggi sarebbe questo - senza che ap- « paia in tutto - il passo più grave che farebbe la Monar- " chia: e lo diciamo noi tutt'altro che rivoluzionari e nem1c1 « delle attuali istituzioni 11. ('R._oma - Rivista politica parlamentare, 12 Febbraio). R. ;).(,,,,.;: Per la libertà. L'azione dei cattolici viene colpita al cuore dalle leggi reazionarie presentate dal governo italiano. I cattolici oggi non devono avere che un solo scopo: forzare gli avversari a conservare la lettera e lo spirito delle libertà costituzionalmente sancite, perchè quelle libertà che ad essi cominciano a sembrare pericolose per noi sono l'aria, l'a• Jimento l'unico mezzo di attività e di agitazione. Ai cattolici italiani '1a reazione che intende codificare il ministero Pelloux i:idica un dovere nuovo. Se essi, oggi come cinquant'anni addietro confidassero nelle sole loro forze e nella santità della religi~ne e del pontificato, essi sarebbero vinti, oggi come allora e :nessi o tenuti fuori, volenti o nolenti, da ogni attività' pubblica ed esposti così senza difesa ai colpi dello Stato. Ma innanzi ad essi si apre, felicemente, un'altra via: quella di allearsi, per comunità d'interessi civili, con tutte le fo~zesane e vive della nazione e con quella parte ddla borghesia non dominata da p~incipt irreligi?si, ch7 _desid 7ra. sinceramen~e la libertà per tutti, anche per 1 cattohc1. Qumdt, sotto un altro motivo, il dovere in noi di stringere più intimamente l'attività nostra all'attività economica e civile degli italiani, di determinare nettamente, in tutto il campo dell'opera pubblica; i propositi e le intenzioni nostre. Il primo, il più manifesto punto di contatto è oggi la lotta della libertà, messa innanzi a tutto il resto, combattuta con ogni arma po~sibile, da ogni parte, contro ogni reazione presente e futura. E necessario che gli equivoci si chiariscano: quelli di noi che amano sinceramente la Chiesa ed il Papa debbono stringersi tutti insieme, coc una concordia un po' più stretta d'idee, per difo1dere il diritto di esistenza per sè e per i propri principi politici: quella parte di liberali che vuol fare insieme il giuoco della reazione e degli interessi veri nazionali, deve anche essa scegliere; molti si metteranno con lo Stato, ma molti anche si sentiranno avvicinati a noi e sentiranno il bisogno di quelle lotte che noi ci proponiamo di sostenere. Insomma, a ogni italiano che si occupi di cose pubbliche, o per elezione o per necessità, è messo, non dal volere degli uomini, un dilemma al quale è oggi impossibile sottrarsi: o per la libertà, per il progresso nella democrazia, per il paese e per i cattolici, o per la reazione e la dominazione politica di coloro che vi trovano il loro interesse. Noi cattolici non siamo evidentemente, nella necessità di scegliere : ma siamo tuttavia nella necessità di accettare la nostra parte qllal' è, di smettere le incertezze e i timori 1 unghi, dimostrando nelle parole nostre e nei fatti quest'accordo intimo fra la libertà di azione riconosciuta ai cattolici a tutti gli interessi veri del paese e della vita civile ed economica sua. (La Coltura Sociale, 16 Febbraio 1899). De Marcere: La Costituzione la Costituente. La costituzione vVallon del 1875 ha durato quanto verun altra in Francia: circa 2 5 anni. Da questo fatto non ,e ne deve argomentare ch'essa sia buona e adattata al paese ; poichè, invece, tutti sanno e confessano che il malessere è generale e profondo, e che l'organismo politico-sociale minaccia di non funzionare più. È necessario, è urgente perciò che si proceda alla riforma dell::1Costituzione per mezzo di una Costituente. I capisaldi della riforma dovrebbero essere questi: « Un Capo dello Stato di una origine più larga e di una durata più lunga dell'attuale; non rieleggibile. Ministri presi al di fuori delle Assemblee politiche e senza responsabilità collettiva. Camere poco numerose, elette : una da un collegio elettorale formato per selezione; l'altro dal suffragio universale funzionante, dopo che lo si potrà, nei gruppi e nelle associazioni preesistenti. (?) Le Camere ridotte alla loro vera funzione, eh' è essenzialmente il voto del bilancio, il controllo della direzione degli affari pubblici e il voto delle leggi, colla restrizione che le leggi, anche quelle dovute all'iniziativa parlamentare, sarebbero preparate da un consiglio di Stato, il cui compito dovrebbe essere ingrandito. Una instituzione rassomigliante alla Corte federale degli Stati Uniti, salvaguardia dei cittadini contro le leggi ingiuste, che fossero contrarie ai principi generali del diritto pubblico, come possono farle le maggioranze oppressive. Infine largo decentramento amministrativo ». La Costituzione non dovrebbe essere imposta alla nazione ; ma nemmeno dovrebbe essere sottoposta a plebiscito, perchè si sa che i plebisciti sono una farsa; la nazione potrebbe manifestare le proprie intenzioni redigendo i suoi cahiers come nel 1788 e 1789. Ma perchè ricorrere ad una Costituente quando la Costituzione attuale p·evede la revisione per mezzo del Congresso? La Costituzione attuale non possiede veri poteri costituenti: può rifonmre i dettagli, non toccare il fondo. Qualunque Congresso, poi, non è disposto a riformare sostanzialmente una Costituzione da cui tiene i poteri. È vero, però, che il Congresso dovrebbe essere capace di un atto eroico rinunziando ai propri pcteri ; ma i francesi sono capaci di questi atti di eroismo. ('.l{_ev!lpeolitique et parlementaire. 10 Febbraio). C. 'Bel/aigue: Le idee musicali di un rivoluzionarioitaliano (1) La musica essendo la più sociale o la più sociologica delle arti, è naturale che abbia spesso attratta l'attenzione e la simpatia dei socialisti, dei democratici, dei rivoluzionari. Più che le altre arti essa offre infatti non solo l'immagine, ma l'ideale d'una società. In essa tutto è numero. Quelli stessi suoi elementi che paiono i più uni - la melodia, la nota - sono in realtà composti e multipli. Pel suo carattere collettivo essa agisce sul numero ed è l'arte popolare per eccellenza. Il popolo non è architetto, non è pittore, non è scultore, ma è musicista. Se gli umili amano la musica, essa non è loro ingrata, perchè li istruisce, li rallegra, li consola, li rende meno grave il lavoro, li alletta nel riposo. - « Mazzini, ha· (1) Mazzini - Filosofiadella D.fosica. Scritti editi ed inediti.

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