Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 16 - 28 febbraio 1899

310 'FJ/TIST A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI fle;sa l'ombra e l'energia del direttore spirituale. Di tal che anche qui gran parte del merito, vogliamo intendere della colpa, è da rivendicare all'ambiente. Dunque, come I: 230. * * Ma - si potrebbe opporre - altra è l' influenza dell'educazione sui bimbi, organismi morali in formazione, altra negli uomini già formati, i quali resisteranno in qualche modo all'influenza dell'ambiente modificatore. · Infatti fu detto con fras~ suggestiva che la coscienza dei fanciulli, appunto perchè in via di formazione è eminentemente plastica e come molle cera non facilmente pei:de le impressioni ricevute dalle prime nozioni mo- . ral_1.P1u e~cacem~n~e ancora, fu paragonata l'influenza der precem scolast1c.1sulla condotta futura del bimbo, ad una lettera alfabetica, incisa sulla corteccia verde di un a giovine pianta. L'influenza di quei precetti non che a1tenuarsi, andrebbe crescendo come col cresc'ere della pianta cresce anche la lettera incisa. Or questo non è vero ed è proprio il caso di ribattere che para_gone non è !agioae, se pure non si voglia attaccare addmttura la ventà del secondo termine osservand~ che anche le ferite alla corteccia della piant~ si rimargmano col tempo come le fonte sulla corteccia ... cerebrale umana. - Si, ammettiamolo, la lettera incisa cresce • ma, badate: è i1;1ci~ea 1:10~semplicemente disegnata. In que~ s~? caso poc~n gio:01 d1 sole o di pioggia, pochi giorni d 10fluenza dt ambiente la porterebbero via. Ora l'educazione morale, a base di aridi precetti, che tre annetti ?i scuola posson? impartire, non riesce per niente .ad Intaccare la coscienza del fanciullo persistentemente lavorata dagli esempi estrascolastici ( 1) che gli s'impongono c?me l'aria che. respira : e dunque, non che perdurare rngran~endo di e~cacia - essa, tenue superfetaztone, è ordmata a van1re e costantemente vanisce al primo buffo di vento che sfiori la fronte del fanciullo uscente di scuola. E non parlo naturalmente delle fu. ture inevitabili raffiche della vita - chè in verità per ispazzare quella miseria, non occorre tanto. ' Che nel periodo di crescenza noi si abbia maggior forza di assimilazione così nel campo intellettuale e morale come nel fisico, concesso ; ma facciamo ad intenderci. I precetti non sono gli esempi: e l'uomo - visto attraverso la legge biogenetica - a non voler malignare, almeno nel primo periodo di sua vita, è, meno la coda elegante, una scimmia. Esempi dunque vogliono essere e gli esempi vivi, suggestivi e in numero efficacemente bastevole 1:1onpuò _offrirli la scuola. La quale, come forza educatrice, poggia sulla base, dimostrata falsa dallo _Spencer, che la cognizioneproduca l'azione. lnd1Ce e misura della responsabilità dovendo essere la potenza, e la scuola non potendo che per uno, mentre la so~ietà può per 230, !'on. Bianchi ed i sigg. Procura ton del Re ( 2) ci permetteranno di concludere intanto che la scaletta nostra, nelle presenti condizioni non ha alcun·compitoeduc<!tiv_o ~a esp_licare e_non merit~ dunque le benevole attenz1on1 d1 tanti 1llustn come frettolosi denunciatori. * .... . Tutto 9 uest? .no_n_vuole ~sse: detto a discarico degli msegnantl acc1d10s1,1nsuffic1ent1o scettici. Non ci costa nessuno sforzo l'ammettere che un insegnante bravo e (1) « L'educazione della scuoiai Ma una mezza bricconeria inJovinata in famiglia, una scenetta vista dal buco di una serratura, una pagina di un libro dimenticato dal padre distruggono gli effetti di sei mesi di morale parlata del m;estro : e questo accade tutti i giorni. Che serve che sentan discorrere di virtù un'ora al giorno, se senton vedono, fiutano delle brutture da tutte le parti per )'altre undici ore ! » De Amicis, Il Romanzo di tm Maestro, Vol. II p. 274. (2) «... ingollati certi errori di statistica - è nato in essi !I con~incimento che l'istruzione impartita dallo Stato debba 1m~ed1reche la gente si conduca male ». SPENCER _ Introduzione allo studio delJa sociologia - Cap. XV. buono, dove l' ingiuria di concomitanze avverse non lo stravinca, non possa accingersi con probabilità di esito alla reale _educazione de' suoi_alunni. Date_mi l'insegnante modello, ti qual~ sapp1_afar~t _amare dar p_ropri alunni durante e dopo 1 pochi. anm di scuola e 11 quale sia constderato dalla cJtta:ltnanza, per la sua cultura per il suo inge_gno, p~r il suo carattere, come araldo e' preparatore d1 un nuovo mondo con uomini nuovi - e noi c:ederemo. al miracolo .. Ma per avere questo noi dobb1am~ us~1re ~alla ~tona per_ galoppare ~erso i campi sterm10at1 del! utopia. Ora c1 mancano d1 regola e cittadinanza e maestro. Chi si fa maestro oggi ? Non certo i chiamati all'apostolatoeducativo come infallant_emente_li. salu~era~no le bugiar_de necro'logi<:, s1bbene 1.poveri d1a~oh cm mancarono 1mezzi_pe_raggiungere pm_ al~a e p1u lucrosa meta. Or questi g10vani - poven vmtl della vita - mal retribuiti e guardati dai non_ ab~ienti_, per i~coscie~za, con occhio in vido, dagli abbienti (chi non ricorda 1l voto strabiliante dti sociologi di Sala Ragona in Palermo ?), per bieco misoneismo, sospettati e denunciati come nefasti sovvertitori - questi disgraziati giovani dovrebberc, in mezzo alla corruttela _generale, mantenersi così puri, così sereni, così fidenti come nessun apostolo fu mai ! Premuti dalla forza delle cose invincibile, essi si andarono differei:iziand? - per a~attamento a tempi, luoghi, persone - 10 vane categone. Un cer~o. num~ro, carpita la patente, durante la prima coscnz1one 10 massa, con un esame per così dire p~triottico,_ br~ciò i libr!, respinse, anche se gratuito il g10rnale d1datuco, e ... s1 fece condonare. Questi maestri non sanno, non possono essere educatori. Altri, provvisti di cultura e d'ingegno, trovandosi a disagio nelle scuole elementari, anche perchè la mancanza di reale vocazione non li compensa in alcun modo delle privazioni cui li costringerebbe lo stipendio - o abbandonano per altro impiego l'insegnamento, o dàn,10 coraggiosamente l'assalto al!' Ispettorato, al Ginnasio alle Tecniche, alle Normali. Nemmeno que;ti posson~ educare, perchè la scuola considerano come duro ingrato tirocinio da vincere al piu presto. Altri ancora, giovani onesti e laborbsi, abb1ndonata la Scuola Normale, piena la mente di rosei ideali educativi - urtarono così sconciamente nella realtà delle ~ose e ne restar~no_ così disgustati da rinnegare ogni 1d~ale, _e prop_orst d_1non l_av~rarc _che, per quel po' di st1pend10. Essi, quei poven g10va01- accartocciati nelle formale apprese in iscuola e che trascritte nei libretti di appunti, spesso ri]eggo~o onest~mente - fanno la scuol« con fredd~ pun_tu_aht~d1 a1;1to_m1o,bbediscono passiva• mente agh ord101 de supenon e.... - Questi mestieranti scettici - comunque scettici non per colpa loro - non possono educare perchè dell'educatore lor mancano i requisiti principali: la serenità, la fede, la coscienza di avvicinarsi, lavorando, ad un altissimo scopo. Altri, sforniti di sodo ingegno - e, larvanti l'assenza di cultura con una scintillante superficialità, si adattarono subito all'ambiente, anzi agli ambienti e lavorando di opportunisID;o, tutto leggendo e niente approfondendo e nnnegandost costantemente - galoppano verso la pensione, onusti di premi e di gratificazioni. La scuola? Essi la fanno cosi en touriste mentre potrebbero anche non farla, e lo stipendio correrebbe lo stesso: sono un poc'J maestri onorari. - Per ritenere che questi funamboli possano educare bisogna aver rinunciato alla ragione. Rimangono i bravi e buoni. Di essi nella classe degli insegnanti esiste, sia detto ad onore, un forte numero. ~iovani di alacre in~egn_oe di varia cultura e sempre avidi d1nuovo sapere. anch'essi urtarono fin dall'inizio della loro c~rriera e rude~ente nella torpida indifferenza disingannatnce del pubbhco; ma, nature privilegiate, invece di affogare nello scetticismo, d' incretinire o di tentar di

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