RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Esce in Roma il I 5 e il 30 "d'ogni mese ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un n.uniero separato: Oen.t. ~ AnnoIV. - N. 16. Abbonamento postale Roma 28 Febbraio 1899. SOM.i"1ARIO: On. Avv. SALVATORlE3ARZILAI: « Le leggi di Febbraio " FERDINANDFOONTANAI:n difesa degli Stati Uniti. LA RIVISTA:La repubblica in Francia. GIACOMOLo FoRTE: La decadenza contemporanea. A. S.: Conseguenze sociali. CAMILL0VACCARO: La scuola non educa. NICOLABARBATOC:ritichiamo un po' meno e agiamo un po' più. ENRICOGRIMALD:IL'arte « cenciosa». HJALMARSiiDERBERGU: n cane senza padrone. Dr. NAPOLEONECoLAJANN!P: olemica personale. Sperimentalismo sociale. 'R._iv1stadelle Riviste. - 'R...ecmsio11i. « LE LEGGI DI FEBBRAIO n ---···~- .. --- La Camera sta per passare all.i seconda lettura dei progetti di legge contro la libertà di stampa, d'associazione, di riunione e di sciopero. Presentati dal Governo senza convinzione, come un espediente parlamentare, sono stati accolti senza s n :erità, con un cumulo di riserve espresse e sottin:esr, per ragioni per lo più affatto indipendenti dal loro merito intrinseco. Quando l'Austria, abolita la costituzione del 3 r Dicenbre 1851, pubblicava il 6 Luglio 1852 le Ordin mze contro la stampa che ammettevano la so• speos·one del giornale per tre mesi dopo due inutili ammonizioni, e stab liva la consegna del periodico un'ora prima e la c mzione; quando in Fran~ia dopo il colpo di stat.o, coll'articolo 32 del decreto 17 febbraio 1852 si decretava la sospensione del giornale di pieno diritto dopo due condanne per delitci e contravvenzioni nello spaz:o di due anni, almeno a queste disposizioni tanto simili alle attuali, presiedeva una convinzione ben chiara, una determinazio:ie precisa, un concetto reazionario organico, la fiducia che gl'istru :nenti di tortura applicati alla libertà fossero il presidio più sicuro dei troni male acquistati o vacillanti! La maggioranza dei ministri e dei deputati di oggi sono convinti che le leggi reazionarie non avranno, in definitiva, maggior effetto sulla marcia progressiva della democrazia, che non abbia la paglia che si stende sotto il palazzo dove giace un infermo: le carrozze, con meno scalpore, passano innanzi lo stesso, e l'ammalato muore nell'identico modo. Ma si appagano essi di fare quella che si direbbe la cura del sintomo ; di sopprimere il clamore della manifestazione esteriore, poco curando se più intensa .durera e si elaborerà l'agitazione intima, che non potrà mai rimoversi senza provvedimenti di ben altra natura. Che la storia sia maestra della vita e luce di verità sembra già stato ormai dai governanti di molta parte del mondo smentito con la maggiore efficacia di esempi. La libertà di stampa non esisteva prima della Rivoluzione dell'89 - non esisteva prima delle ri • voluzioni che cacciarono dal Trono Carlo X e Luigi Filippo; - avevano soppressa la libertà di stampa il Comitato di Salute pubblica, il Direttorio e la Restaurazione, e non prolungarono, per il silenzio che s'eran fatti d'intorno, d'un giorno solo la loro es:stenza. Occorreva che fosse relegato all'Isola d'Elba, perchè Napoleone I esclamasse, con amarezza di rimpianto: « discussione pubblica, ministri respon.- « sabili, libertà di stampa ; libertà di stampa so- < prntutto· » Eppure di questa esperienza collettiva non si tiene alcun conto ! Nè più della storia nel senso largo della parola si ricorda la traccia della politica nazionale, nei periodi in cui la irradiava qualche raggio di luce. Fra i discorsi parlamentari del Conte di Cavour ricordati in questi giorni da coloro che, col dovuto beneficio d'inventario, ne hanno raccolta, momentaneamente, l'eredità giacente, ve n'è uno in cui si dimostra con evidenza di frasi ai conservatori miopi, la inanità, anzi il pericolo dei loro progetti liberticidi, nei riguardi di quei Partiti estremi, dei quali temerebbero annullare la propaganda. « Se lasciate una larga libertà ai partiti estremi « essi non potranno contenersi a rappresentare sem- " plicemente la parte di moderati difensori dei di- (( ritti della maggioranza, !Il.i abbandonati al proprio (< impulso, a poco a poco saranno condotti a pre- « sentar.;i al pubblico sotto il loro vero aspetto, e « saranno meno temibili. Infatti le leggi repressive « se rimangono nella slera della legalità, non giun- « gono mai ad impedire la manifestazione del pen- « siero. Giungono solo a modificarne la forma ; e « finiscono per obbligare le minoranze ad un mi-
RIVISTA POPOLARE D1 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI < nimum di propaganda nel quale si costituiscono « organi dei sentimenti e dei desideri della mag- « gioranza; apostoli delle riforme che la maggior « parte del paese reclama: il paese 11011 spaventato « dalla violenza del linguaggio, dalla violenza dei « dei propositi, quasi inconsciamente li segue.» ,. ,. " I progetti non sono solamente agli ultimi momenti del secolo un anacronismo politico: sono in ogni loro parte, un non senso giuridico. Uno dei capo-saldi del progetto sulla stampa è l'articolo sulle false notizie; a ri1rnardo del quale non si può a meno di ricordare ciò che fino dal 1852, scriveva il venerando capo della scuola criminale italiana Francesco Carrara. « Se 11 fine è delittuoso, non occorre farne una « figura particobre. La utilità della creazione di « questo tiralo di reato, consiste tutto nel dare « balia di perseguitare i giornalisti del partito opu posto al Governo. « La scienza criminale sdegna discendere dalla sua « altezza per servire di strumento ai partiti politici. » Tutte le altre disposizioni sulla stampa radunate dalle leggi più reazionarie d' Europa, come da un'ape che abbia succhiato il suo miele volando da questo a quel fiore, darebbero luogo ad un tale difficile congegno preventivo e repressivo, a una tale confusione effettiva di attribuzioni fra i varii funzionarii politici e giudiziarii, ad una casistica siffatta circa le varie categorie di giornali che andrebbero ad instituirsi, da creare una situazione non molto più allegra per gli esecutori comandati che per le vittime designate. .. ,. ,. Nella legge sulle associazioni, per quel che riguarda lo scioglimento, si dà con una mano alla magistratura ciò che le si toglie con l'altra. Per quel che riguarda il giudizio, mentre il Co• dice Penale prevede tutti i casi di associazioni sovversive, quelle per delinquere, quelle per fare apologia di reati, quelle per eccitare all'odio fra le varie classi sociali, quelle per cospirare contro la sicurezza dello Stato, per attaccare la Corona, l'ordine delle successioni, i sovrani esteri, crea una nuova figura di reato, senza gli estremi del reato, perchè non si concreta nemmeno in un atto prepararorio, e così dà a giudicare al magistrato, la cui azione dovrebbe essere sempre segnata dalle norme del dritto comune. E lunga sarebbe la disamina a voler continuare (1). * ** Forse le leggi che come quelle settembrine fa. mose passeranno alla nostra storia col nomignolo di leggidi febbraio, dalla seconda lettura usciranno avendo perdute le penne maestre. forse lo spirito reazionario prevalente nella Camera saprà compie- (1) Il progetto che incontra minori opposizioniperchè sembra informato da un alto interesse sociale è quello della deportazione dei recidivi ; ma è il più insidioso - l'ha rilevato benissimo L'Avanti I - perchè in nome della lotta contro il delitto, come ddinquenti verranno prima condannati in forza degli articoli 246, 247, 251 e 252 del Codice penale e poscia deportati tutti i giornalisti, tutti i propagandisti di qualunque specie e condizione. La sorte di Scarfoglioe di Don Albertario insegna che monarchici e clericali non saranno risparmiatiI Meno male: ciò li costringerà ad essere solidali con noi in difesa della libertà, (N, d. D.) tare con nuovi e più raffinati congegni il meccanismo antiliberale ideato dai governanti. Certo 1' Estremo Sinistra, senza distinzione di gruppi, dovrà fare e farà fino all'ultimo il proprio dovere. Contrasterà palmo a palme\ minuto per minuto, il terreno alla reazione incalzante, farà dinanzi al paese, la sua mass'rr.a prova di resistenza di fronte alla coalizione dei partiti senza avvenire! SALVATORE BARZILAI GIOVANNIBOVIO IL GENIO 1°. Origine naturale, storica, e definizione del Genio. 11°.Luoghi, tempi e tipi ne' quali si rivela. Il processo della critica, rispetto al genio, nelle ultime due generazioni: critica estetica, critica storica e critica antropologica. III0 • Gradi del pensiero rispetto alla coltura e rispetto al Genio. IV0 • Distinzione del genio, secondo la facoltà (genio scientifico, genio artistico e genio operatore) e secondo il soggetto (genio individuale, nazionale, ed etnico). V0 • Naturale distinzione tra l'uomo di genio, l'uomo geniale, il genialoide, ed il cattivo genio. Vl0 • Suoi caratteri nella vita intima ed esteriore: amori, religione, morale, politica, lingua e stile del genio. VII0 • Parallelo tra genio e follia, cioè tra l'associazione volontaria delle idee e l'associazione passi va. VIIl 0 • Genio e delinquenza. IX0 • Avvenire del Genio. In difesa degli Stati Uniti Mi sia permesso qualche commento a quanto si va dicendo e stampando da qualche mese circa il contegno degli Stati Uniti verso gli insorti di Cuba e delle Filippine e circa i tanto deplorati desideri di annessione (nel senso europeo) che, si suppone, gli Stati Uniti vorrebbero realizzarvi. Fin da quando « il grido di dolore » dei Cubani decise la Repubblica degli Stati Uniti a liberarli dalla piovra spagnuola, che li aveva straziati con ogni più orribile tortura, (leggasi il bel libro del Dott. Falco : La lotta di Cuba) dalla stampa europea in generale, e dalla reazionaria e persino dalla socialista, si scrisse press' a poco così : « Poveri Cubani, essi non faranno, in ogi:iicaso,che cambiar di padrone ! » E i socialisti, pur troppo, insistevano su questa nota, poiche, si sa, per loro, (e sono logici... a loro modo !) non e quistione mai di politica, ma sempre di lotta di classe; sicchè, fosse Cuba governata dalla monarchica Spagna o dalla repubblica delle Stelle, dal momento che non vi doveva essere abolita la proprietà privata, e non vi dovevano essere collettivizzaati gli arnesi del lavoro, poco su, poco giù, era la stessa cosa ! Quanto ai reazionari, essi devono per forza vedere di
"/{_!VISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI malocchio tutto ciò che si fa da una aborrita repubblica! - Se gli Stati Uniti non si fossero mossi, avrebbero esdamato : « Vedeteche cuore hannole repubbliche ? C' e un bobolo che tende le bracciaa loro ; ed esse... non si muovono ! E non si muovono, perche hanno paura !... E hanno pallra perchè la loro forma di governo impedisce loro di avere degli eserciti veri, cioécome i nostri I » e così via. Gli Stati Uniti si sono mossi, e i reazionari intonarono l'altra antifona. Per un momento li fecero tacere le esplicite dichiarazioni del Congresso americano. Poi vennero le vittorie davvero inaudite ; poi venne il periodo odierno di assetto;.. ed eccoli daccapo a ragliare. E trattandosi di loro, sta bene. Ma a me pare che chi è ne reazionario, nè socialista, non debba nè possa assolutamente mettersi della partita, ricorrendo persino a citare il Corriere della Sera, come autorevole testo in proposito. * .. Ben lontani da esser confusi col Corriere sono i giornali che, in buonafede, dirigono " all'America,, un monito sincero e da uomini civili nel timore che essa si abbandoni al Cesarismo. Ebbene a me pare che anche costoro siano onestissimamente e in piena buona fede indotti nell'errore ; 1° perchè forse non hanno, anzitutto, tenuto il debito conto del • periododifficilissimodi transizione • in cui si trovano gli americani neooccupanti di fronte alle po• polazioni della Antille e delle Filippine ; II0 perchè dimenticarono di osservare il movimento fortissimo contrario al Cesarismo sorto subito negli Stati Uniti; III0 perchè, forse, non r.anno tenuto debito cor.to della Costituzione della Repubblica federale ( dico federale) degli Stati Uniti. la quale, da sola, non soltanto proibirebbe ma renderebbe di fatto impossibile qualsiasi annessione, nel senso europeo, di conquista, com' è appunto quella che si teme da noi repubblicani d'Europa, ben sapendo noi quale grave danno ne verrebbe (benchè ingiustamente) al nostro ideale, se una grande, una vera repubblica - cioè federale - com' è quella degli Stati Uniti, divenisse anch'essa preda della lue che è retaggio imprescindibile delle monarchie. Mi sia concesso di soffermarmi su questi tre punti : .. * * I. - Circa il • periodo difficilissimo di transizione • in cui si trovano gli Americani nelle isole liberate dalla piovra monarchica spagnuola, (ed e già un bel passo, il passo capitale, nevvero?) gli stessi giornali in buona fede lo riconobbero, osservando che • a Portorico gli americani si preparavano a difendere le persone e le proprietà degli spagnuoli, che gli indigeni minacciavano di attaccare; tanto che a Pence i negozii spagnuoli, che erano stati riaperti dopo la firma del protocollo, sono stati chiusi di nuovo per paura del saccheggio • . E quel che sta per Porto Rico, sta per Santiago e per Manilla. Ora, che fare? .... Che direbbe l'Europa (cosi benevola verso la Repubblica ... delle Stelle) se questa lasciasse accadere, senza tentar di prevenirli, massacri e saccbeggi ?... Apriti cielo I - Certo, non pochi in tutto il mondo non vedrebbero di mal0cchio che quei poveri insorti, i quali hanno sofferto tante torture, si avessero a... sfogare un momentino... Ma la Civiltà e la Politica non possono permetterlo. Ed è giusto. Quando un popolo riesce a scacciare la tirannia, se egli è veramente degno di libertà, deve romperla col passato e pensare all'avvenire. Ogni vendetta, per quanto giusta, chiama una rappresaglia; questa un'altra ancora, e così via; e il paese, anzichè rinnovarsi, strugge sè stesso. Impedendo dunque agli insorti delle Antille e delle Filippine di abbandonarsi a simili vendette, gli Stati Uniti, :ion solo non hanno fatto atto di dispotismo, ma di illuminata e civile politica, e, anzichè dubbi e insulti, avrebbero dovuto suscitare in Europa inni di laude ... Ma, si sa, in Europa metà siamo monarchici, e quindi in mala fede : e l'altra metà siamo... ignoranti o sognatori... E, anzichè laudi, ecco piovere sui poveri Ya11/uies la gragnuola del nostro biasimo ! Ricordate la famosa frase del grande, veramente grande, Carlo Cattaneo, allorchè, durante le 5 gloriose giornate del 1848, gli insorti ghermirono l'infame Balza e chiesero a lui che dovevano farne. - « Uccidetelo,e farete cosa giusta !... 'R_isparmiatelo e farete cosa santa!• egli rispose. Gli Americani (e anche per sensata politica) non potendo ottenere dagli insorti colla parola quel che Cattaneo ottenne, dovettero accompagnarla colla minaccia. E saranno i reazionari e i socialisti, e saremo noi repubblicani, che dovremo biasimarli per ciò ?.. Il. - È vero, negli Stati Uniti è sorto un partito di conquista, cosidetto « Imperialista ". Ma, in un libero paese, è naturale che ogni opinione possa esplicarsi ! Amate meglio la libertà com'è in Italia ... o in Russia ecc?.. Servitevi. Negli Stati Uniti (e nella Svizzera da me adorata, e d'onde scrivo) la si pensa diversamente. Si avrà torto, ma è cosi, sicchè nulla da spaventarsi se negli Stati Uniti e sorto quel partito; ma, subito, s'è risvegliato anche l'opposto. Carnegie, il miliardario economista, in una grande 'R.ivista, pubblica articoli formidabili contro lo spirito di conquista. A Saratoga, Carlo Schurz, ex-senatore e ex-ministro degli interni, sempre sulla breccia laddove si tratta di difendere la giustizia e la liberti, ha raccolto ovazioni infinite in un gran meeting sostenendo la stessa tesi. Che piu ! Il 6 Settembre scorso, nel Teatro dell'Opera di New-York (l'.Academy of music, che può contenere parecchie migliaia di persone), la folla esultante si pigiava a un concerto in onore del luogotenente Hobson, quegli che, con sei marinai, fece colare a picco il Merrimac all'ingresso del porto di Santiago, sotto la pioggia della mitraglia spagnuola. Presiedeva l'Hobson stesso, il quale raccontò, con semplicità affa. scinante « com'era andata la faccenda •. Poi prese la parola un democratico imperialista, ex segretario della marina, il quale esaltò Mac Kinley. Ma Woodford - l'ex ambasciatore americano conspue a Madrid, vi ricordate? - fu l'oratore che maggiormente entusiasmò la la folla. Strani ambasciatori quegli degli Stati Uniti, e ben diversi dai nostri! Woodford è popolare a New-York come lo era Ciceruacchio a Roma... In smoking e col cappello di paglia, che aveva spesso agitato in aria durante i discorsi, egli sorse a rimbeccare l'imperialista. Con un humour prettamente americano, egli prese dapprima bellamente in giro quel democratico, che, ora, a fatti compiuti, era diventato cosi repubblicano, cioè ammiratore del Presidente! E concluse, fra un'ovazione interminabile, che pareva delirio (scrive il World) con qneste parole : • Il vero imperialismo,per /'..America,con- " siste soltanto nel far camminare attraversoil mondo il « diritto, la giusti1,.iae la libertà I » III. - Ma, se anche non vi fosse questo partito anti-imperialista in America, se anche dovesse esser vinto, come sarebbe possibile una conquista secondo il significato che noi europei diamo a quella parola? La federazione non suppone che stati liutonomi. Ora a quale di questi stati apparterrebbe il paese conquistato ? Voi vedete che soltanto questa domanda fa cadere ogni supposizione. Nessuno Stato confederato, infatti, potrebbe permettere o impo,re ad un altro una simile.... operazione. E dico imporre non per nulla ; perchè è evidente, che l'educazione da rifare nelle Antille o nelle Filippine, sarebbe tal gatta da pelare che nessuno Stato vorrebbe prendersela. E ad imporgliela, poi, come si farebbe? Bisognerebbe, che tutti gli Stati si coalizzas • sera contro quell'uno ribelle ad annettersi Cuba, ad esempio, e ve lo obbligassero colla forza delle armi !.... Ma questo Stato ribelle o vincerebbe lui tutti gli altri e, in tal caso, siamo daccapo, circa chi deve accollarsi la con-
'I{.IVIST A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI quista; o è vinto e sconquassato dal disastro, e. allora, come affidargli la missione faticosa di tener a balia il nuoYo popolo ... annessogli per forza!!? Ma via, queste ipotesi sono roba da farsa, buffonate de~ne di star al pari con quelle dello spiritoso Corrie,·edella Sera. Ve li immaginate Yoi - per impossibile - tutti i Cantoni ddla Federa?.iooe Svizzera coalizz:iti contro il Canton Ticino per obbligarlo ad annettersi... un nuovo territorio ?... Viceversa: vi immaginate voi uno dei Cantoni Svizzeri il quale, dopo che un popolo, venne liberato dai suoi tiranni coli., armi, col danaro e col sangue di tutta la Confedera-zione, avanzi la pretesa di annetterselo lui? Ripeto: lasciamo andare farse simili, le quali ( losche, per giunta) se possibili là dove c'è umtarismo o Monarchia - e perciò eserciti permanenti e ignoranza idem - non sono possibili, data una repubblica vera, cioè federale, come la Svizzera e gli Stati Uniti. • * * Che accadrà adunque ? Oh dio, accadrà quello che è sempre accaduto fin qui negli Stati Uniti per la forza del patto federale, tutte le volte che si trattò di aumentare il numero delle Stette, cioè degli Stati dell'Unione. Anche i polli, infatti. sanno o dovrebbero sapere quale sia il significato delle Stelle e delle Striscie che si vedono nella bandiera americana. Le Stelle rappresentano gli Stati propriamente detti dell'Unione; le striscie i territori, cioè quei paesi, i quali hanno aderito, è vero, ad esser protetti dall'Unione e a difenderla, ma che pur troppo, non sono ancora giunti a tal punto di éiviltà da esser accolti fra le Stelle, cioè fra gli Stati. Ogni tanto, per altro, uno di quei territori raggiunge quel dato punto di civiltà; e, allora, l'Unione l'accoglie fra gli Stati; da striscia assurge a stella ! Quale nobile e vasta lizza di progresso! Che semplice e sublime (cioè naturale !) metodo di governo, veramente raffinato e paterno ad un tempo ! Ebbene, quel che è avvenuto, adunque, di parecchi territori:, avverrà delle Antille e delle Filippine. Accolte come sti-iscie nella bandiera, a!lorchè esse avranno trovato colla loro autonomia e colla protezione dell'Unione la via più o meno breve per raggiungere il richiesto punto di civiltà, vi brilleranno come stelle I Ma ciò accadrà senza tribunali giberna, senza stati di a1 sedia ecc.; e questo secca ai m ...ilitari d'Europa! Ma ciò accadrà senza che la proprietà venga abolita, senza che si collettivizzino gli arnesi del lavoro; e questo secca ai socialisti. Ma ciò accadrà coll'espulsione dei gesuiti, e di tutte le fraterie (vedi i telegrammi dalle Filippine e l'articolo ad boe del protocollo); e questo secca a tutti i reazionari ! E, pur troppo, questi essendo tempi di snobismi per eccellenza, ecco tutti coloro, i quali, pur aspirando a progressi politici poco studiano i mezzi, gli ingranaggi, con cui quei progressi si ottengono, ecco costoro, dico, con piglio di lamento o di rimprovero far eco alla gazzarra di diffamazione, con cui l'Europa, vecchia, e perciò pettegola, va assillando la giovane America. O vecchia Europa, o grande ospedale di matti - feroci, vaneggianti, bigotti o chiacchieroni - tu la senti bene venire la folata americana che ti obbligherà a rinsavire!.. - È, come i matti dinnanzi al soffione, tu strilli I È logico ! Ma non è logico che strillino coloro - per quanto pochi - che, in questo manicomio, hanno ancora la testa a posto ! F. FONTANA. P. S. - Febbraio '99 - Come il lettore vede, questo articolo data fin dal Novembre! - Dopo quattro mesi, a Cuba (come proverò in un prossimo scritto) nulla più lascia temere che le mie previsioni non abbiano ad avverarsi. Alle Filippine (a malgrado d'ogni .... al/11111ertr !) dopo qualche fatto d'armc, sembra che la popolazione medesima, visto il coutegno leale del Senato americano, invochi la stessa soluzione, come appare dal contegno delle isole Negro, le più ricche dell'arcipelago. Vedansi i dispacci del 23 corrente. F. F. LA REPUBBLICA IN FRANCIA La improvvisa scomparsa di Felix Faure - forse con soverchia acredine combattuto da radicali e socialisti - ha mostrato ancora una volta a coloro che fanno voti per la fine della repubblica in Francia, che le loro aspirazioni rimarranno insoddhfatte. Oggi e stato nuovamente provato che le istituzioni vigenti al di là delle Alpi sono salde, e funzionano regolarmente e correttamente senza stati di assedio, senza Tribunali di guerra pei liberi cittadmi, senza leggi restrittive, senza museruole che impediscano magari a tutti i maniaci Baudry d' Asson di gridare: Viva il '!(e ! in piena assemblea; funzionano con la libertà piena ed intera, quale in Italia, dove si vuole ristabilire la censura preventiva, non oseremmo neppure sognare. Ne conviene lo stesso Fa11J11lla ( 20 Febbraio), uno dei più autorevoli giornali monarchici che nessuno può certo sospettare: « La repubblica va in malora, dicevano i pretendenti di tutti i colori: lo scandalo dell' affare Dreylus trascinerà tutto, farà crollare la repubblica disorganizzatrice dell'esercito, della magistratura, del paese. Chi, qualche settimana fa, avesse immaginato che, in un momento così grave come quello che attraversa la Francia, sarebbe morto il presidente, avrebbe detto, senza esitare : ecco la fine della repubblica I « Il fatto ha dimostrato che queste previsioni sarebbero state assolutamente infondate; che i nemici della Repubblica sono anco~a molto lontani dall'essere chiamati a governare la Francia. E infatti prodigioso quello che è avvenuto in Francia in quest'ultima settimana. Il presidente Félix Faure, nel vigore delle forze, muore. improvvisamente, mentre è intento ad esercit:ire una benefica azione moderatrice in mezzo ali' infuriare delle passioni che minaccia di mettere a soqquadro la Repubblica e la Francia. Il momento, come si intende facilmente, è grave e fa temere che possano scoppiare tumulti e rivolte. « Niente invece di tutto ciò; giàcchè in un momento cosi grave la Francia dà uno spettacolo solenne di serietà, di concordia, di unione e di patriottismo, che non può non meritare il plauso del mondo civile. Quasi senza lotta, e senza lunghe esitazioni, il Congresso riunito a Versailles elegge il nuovo presidentedella Repubblica nella persona eminentemente adatta alla situazione presente, del presidente del Senato. Loubet. Non un grido sovversivo, non una colluttazione tra facinorosi e guardie, non un incidente importante ; ma da per tutto calma, serietà, concordia, rispetto alla legge, all'autorità rappresentata dal Parlamento, mentre Drummont e Déroulède fanno innocue processioni e più innocui discorsi. « La Repubblica ha fatto, ancora uoa volta, la sua prova solenne: la Francia ha mostrato di avere qualità solidissime di concordia, di unione, di patriottismo; qualità le quali assicurano che ~ssa saprà uscire dalle difficoltà presenti, saprà superare gli ostacoli, vincere le contrarietà del momento e darsi, con opera alacre, al consolidamemo delle istituzioni, alla pacificazione degli animi ». In Italia per molti anni la repubblica si presentò come sinonimo di guerra civile in nome d'una certa storia adulterata e peggio interpretata, oggi non c'è più bisogno di ricorrere all'esempio degli Stati Uniti per fare intendere che certi apoftegmi sono cervellotici e falsi ; basta quello più vicino ed eloquente della Francia. E eloquente perchè la trasmissione del potere da un Presidente all'altro, in ventinove anni di re~me repubblicano, è avvenuta in condizioni eccezionah o tragiche. In questi momenti solenni più volte rifulge l'energia del carattere e la superiorità della educazione politica francese, che i nostri pigmei si sforzano di negare o di mettere in caricatura. Si pensi al dilemma posto da Gambetta a Mac Mahon : sottomettersio dimettersi; al silenzio epico col quale fu costretto o dimettersi Grevy, e si continui, se si può, a negare la luce del sole. L'ultima elezione, da questo punto di vista, a noi insegna parecchie cose. (1) Ricordiamo a titolo di onore che Silvestro Picardi e Giustino Fortunato fanno eccezione: più volte alla vigilia di assumere il potere vi hanno rinunziato per facilitare la formazione del ministero.
'R..IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI In Francia abbiamo visto, nei rispetti vi partiti, uomini del valore di Brissoa, Bourgeois, Dupuy. Constans. Cavaignac, con una disciplina e con una abpegazione ammirt:volissime, mettersi da una parte per raccomandare ai loro amici di votare compatti per Loubet o per Méline, e questi nobilmente inchinarsi nell'ultima riunione del gruppo parlamentare progressista, dinanzi al suo competi• tore. la Italia per qualche sottosegretariato di Stato va a monte una combinazione ministeriale ( 1). In Italia ogni disinteressato ed elevato sentimento politico conta tanto poco che vediamo da un lato rimanere in un gabinetto che si abbandona alla più sfrenata reazione, i Fortis e i Nasi, che fino a ieri si atteggiarono a democratici avanzati; e dall'altro i capigruppo del nostro Parlamento approvare progetti politici e finanziari, che dichiarano esiziali a quattr'occhi, e tollerare ministri che non amano per la paura che la crisi si risolva, non in sfavore proprio, ma iu prò di qualche avversario più fortunato, come non si sapesse che da noi i predestinati alla Presidenr.a del Consiglio non devono contare sulle forze e sulle indicazioni delle Camere. Questa ultima elezione del Presidente della repubblic 1 francese, infine, ha straordinaria importanza come indizio della solidità delle istituzioni e della educazione politica del popolo perchè avvenuta in momenti nei quali si prevedeva facilissimo una di questi due estremi: la rivoluzione o il colpo di stato. Egregiamente scrive a questo proposito la Corrispondenza Verde completando quel che ha scritto il Fanfulla: • Lo spettacolo che ha dato in questi giorni la Francia drv~ aver scosso un tantino i pregiudizi di coloro, i quali credono che repubblica sia sinonimo di anarchia, e sostengono che la libertà è incompatibile coll'ordine. « La morte del Presidente Félix Faure è giunta cosi repentina, cosi improvvisa, che pareva dovesse produrre un' impressione di terrore ed uno smJrrimento generale degli spiriti, « Infatti il lutto eh~ oggi colpisce la Francia repubblicana, si è verificato in uno di quei momenti, in cui la più piccola scintilla può determinare una vasta conflagrazione, ed in cui le passioni, già eccitate sino al parossismo, possono, sotto l'impulso di una emozione tragica, trascendere oltre gli ultimi confini e scatenarsi com~ l'onda di un mare furiosamente tormentato dai venti. « Invece, nulla è avvenuto sinora di tutto ciò che si poteva temere. I nazionalisti, gli antisemiti, gli antirevisionisti, tutti i pazzi, i ciarlatani, gli incoscienti ed i delinquenti che compongono le diverse Leghe, create evidentemente collo scopo di denaturare il genio francese e di rendere ridicoli i più santi cd i più rispettabili sentimenti sintetizzati dal patriottismo, hanno invano tentato di provocare tumulti e di sfruttare il triste fatto, per far di nuovo propendere la bilancia della pubblica opinione e degli eventi in loro tavor.:: furono sforzi, fiato e conati sprecati. » I tumulti di Parigi, provocati dai nemici della repubblica e della libertà dopo l'elezione di Loubet, aggiungiamo noi, sono ben misera cosa al paragone dei disordini, che avvengono in Inghilterra per la semplice elezione dei deputati: e le pagliacciate di Dt:roulède e C. appaiono ancor più ridicole dinami al contegno di Parigi commossa avanti al feretro di Faure, e riverente al nuovo Presidente che passando sul Protocollo spagnolesco, prende parte ai funerali, senza posr, comi: un cittadino qualunque. Epperò, di fronte agli insegnamenti lumincsi che scaturiscono dai fatti, ci sembra davvero incomprensibile la proposta fatta dal conservatore De Marcere nella Revuc politiq11e t parlameutaire ( 10 Febbraio) di una revisione della coMituzione del 1875 col metodo rivoluzionario della Costiturnte, mentre la stessa costituzione attuale ammette e prevede la revisione e ne assegna le modalità. Non c' é che dire: i conservatori quando si vedono lontani dal potere dànoo dei punti ai peggiori giacobini nel consigliare i metodi e criteri, che se suggi:riti dai loro avversari, vengono condannati come pericolosi e violenti. Questa elezione del Presidente della repubblica fran - cese ci suggerisce un ultima osservazione. Si è notato già - si capisce, cervelloticamente, senza nessuna vera ragione - che il Loubet vale meno di Brisson, di Bourgeois e dello stesso Dupuy, e si è ripetuta la solita antifona : nelle repubblichenon s0110 i migliori, che arrivano alle cariches11prtme. Nella storia degli Stati Uniti e della Svizzera potremmo trovare delle smentite indiscutibili a tale affrettata conclusione, e potremmo pure soggiungere che i vari Presidenti della repubblica francese hanno risposto quasi tutti assai bene al mandato loro affidato. Si potrebbe sostenere che certe qualità seC'.Ondariedivengono indispensabili e di ordine primario nel capo di uno Stato; al quale le eminenti attitudini di capo partito creerebbero degli imbarazzi non lievi ( r ). Ma dato e non concesso che le mediocrità soltanto arrivino alla Presidenze nelle repubbliche viene spontanea la domanda: questi mediocri, che rispondono al nome di Washington, di Monroe, di Madison, di Lincoln, di Grant, di Hamson, di Carnot, di Grevy, di Faure, di Thiers, di Loubet. ... non valgono cento di quei certi capi di Stato, dei quali Napoleone I dette un giudizio poco lusinghiero e Beppe Giusti considerò come travicelli? Uno scrittore eminente di diritto costituzionale trovò che tra tanti re costituzionali solamente tre emersero in questo secolo al disopra della mediocrità : Vittorio Emanuele in Italia, Leopoldo I nel Belgio e Vittoria in Inghilterra. l{iconosciamo, pro bono pacis, questa eccezionale superiorità. Ma a che com si riducono i benefizi di questi tre regni al paragone dd danni immensi che Giorgo III - re pazzo - cagionò ali' Inghilterra in sess1nt'anni? Intanto, tornando in Francia, concludiamo rilevando che l'Impero le costò due province, undici miliardi, duecentomila morti, l'umiliazione, la decadenza, la necessità della pace armata. La Francia in ventinove anni di repubblica, se non fosse altro che pel semplice stipendio del capo dello Stato, ha economizzato circa un miliardo! LA RIVISTA, Ladecadenza contemporanea Siamo in epoca di decadenza? L'affermazione ci viene da parecchi lati: è fatta in molti giornali e in pubblicazioni di indole diversa, a proposito dei più svariati argomenti. Dell'affermazione si è impadronita una parte del pubblico, si che v' è quasi la minaccia che l'idea della decadenza contemporanea diventi un luo~o comune. Ciò sarebbe una vera disgrazia, perchè i luoghi comuni - che si ripetono da tutti apparentemente con cieca fede - sono per lo più quelli ai quali di solito non si ammette più importanza alcuna, mentre invece la decadenza, che difficilmente si potrà mettere in dubbio, è un fatto notevole e grave. Le ragioni addotte per suffragare l'accusa di decadenza fatta alla nostra epoca da articolisti e scrittori, sono r(Stati: sempre incomplete, perchè per lo più si e considerata una sola manifestazione della vita contemporanea, da un punto di vista speciale, e spesrn in un solo paese, mentre invece la decadenza abbraccia tutti i popoli nei quali la civiltà è di\"enuta quasi omogenea, la loro vita pubblica e la privat~. Qualche volta questa decadenza è stata affermata a proposito dell'arte, ed in questo caso si ebbe per farlo un'ottima ragione d'indole generale, poichè l'arte, qualunque essa sia, è sempre l'espressione completa di un'c-poca. Si è perciò colpito nel segno, quando si o; affermato che la civiltà contemporanea decade, poichè decade l'arte che ne è l'espressione. (:) Si potrebbe anche aggiungere che in una repubblica parlamentare i capi partiti esplicano speci~lmcnte la loro azione come presidenti del Gabinetto. 'X,. d. R.
RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl Ma considerando partitamente e nel loro insieme le manifestazioni tutte della vita contemporanea, molto più evidente diviene il fatto della decadenza, finora più intuito cd affermato, che dimostrato. Nelle società :tttuali tutto è decadenza : la politica e la morale, lo stato e la famiglia. Guardandoci d'attorno non scorgiamo che miseria, miseria nei cervelli e miseria nei cuori, inerzia nel!' intelletto e inerzia nelle membra. li fatto è molto più evidente nelle razze latine, per le quali ·si è già intonato il de profundis, e nelle quali pare che si sia quasi del tutto consumata quella somma di energia, che le fece assurgere a sommi splendori; lo è molto meno se si considerano le razze nordiche, arrivate da ultime nel gran teatro della vita. Questo diverso grado di evidenza ha prodotto il dispregio per i popoli latini, l'entusiasmo e l'osanna per i barbari del nord. Ma la differenza non è che apparente. Nelle razze latine il distacco fra lo splendore passato e la miseria attuale è enorme, in quelle nordiche questo distacco non può esistere con tale evidenza. Queste ultime sono razze che producono - si dice - che si espandono, sono quindi nella piena vigoria della vita. Ma la decadenza non significa già l'esaurimento della vitalità di una razza; il vasto impero latino decadde, eppure ciò non impedì che i Latini d'Italia, debitamente rinsanguati da altri popoli, dopo una lunga epoca trascorsa nel limbo dell' intelletto, arrivassero al cinquecento. I popoli uordici sono stati anch'essi attaccati dalla decadenza, che se non si rivela an.:ora - come tra i Latini - con la corruzione immensa della vita pubblica, si comincia a rivelare in quel malessere che invade a poco a poco la loro arte, in quella demenza di llfohi dei loro scrittori filosofeggianti. Ma cos' è dunque decadenza ? Non tenterò io certamente di dare una definizione di essa, fenomeno complesso quant'altri mai, e che mal si potrebbe inquadrare in una formula rigida e precisa ; vediamone piuttosto i caratteri più generali. In un'epoca di decadenza manca un ideale capace di indirizzare il lavoro degli uomini verso un utile reale dell'individuo e della società. Non già che facciano difetto ideali svariatissimi, che si vanno enunciando ogni giorno per mezzo dd libri pseudo 2 rtistici o pseudo filosofici, e che si affermano nelle varie forme dell'arte; ma quand'anche questi nuovi, strani e complicati ideali si raggiungessero, cosa si sarebbe ottenuto di utile? Gli è ben vero che spesso si vedono degli uomini volenterosi, che col loro lavoro assiduo arrivano ad una posizione invidiabilissima ed utile a loro; ma il loro lavoro in che è riuscito utile alla società? Per converso, altre volte si promulga una legge destinata a giovare molto metafisicamente alla nazione, ma di quale utilità sarà tale legge agli individui, se ne togli quei pochi che trovano sempre da guadagnare, sia che si debba aumentare il naviglio da guerra, sia che si debba provvedere ad una fornitura per un pubblico servizio ? E ciò produce la meschinità di un'epoca. Manca l'equilibrio tra l'utilità pubblica e la privata. L'utile del solo individuo è decadenza, lo è anche quello della sola nazione. Nelle pubbliche amministrazioni i funzionari ricercano soltanto il proprio vantaggio, e non sempre nei modi più puliti : il proprio utile ricercano i rappresentanti dei cittadini ; i governanti non hanno altro recondito ideale, e questo è uno dei caratteri dell'epoca attuale che è divenuta immoralissima nella sostanza, quantunque tenti di conservarsi monda nelle ipocrite leggi. È quasi regola per gli individui ottenere utili immensi per mezzo del furto, sia che questo venga consumato nelle forme per le quali incorre nel codice penale o nella leg!!e morale, sia che venga consumato in modo da oon sembrare tale. Dal ladro di piazza che ruba il portafoglio a un passante, risalendo via via per tutti i gradi del ladroneccio, per la cambiale non pagata e per il sacçheigio del pubbliço den;iro 1 si arriva fino a quel ladro intellettuale, che, giovandosi dei colpi di grancassa che l'imbecillità o l'interesse altrui gli profondono, trova il modo di smerciare migliaia e migliaia di copie di un suo libro ove non è scritto niente, a quattro lire la copia, commettendo una vera sofisticazione artistica, come un droghiere commette quella delle sut: derrate. Si raggiunge così la ricchezza o il benesstre, ma possiamo dire con Henry Becque che ai nostri tempi « !es grandes fortunes sont faites d' infamies, le petites de saletès. » Nè giova il dire che in ogni tempo sono stati ladri, malversatori del pubblico denaro, e letterati ridicoli; bisogna anche vedere in quale proporzione essi esistano nel nostro secolo. Un altro non dubbio segno di decadenza è il nioltiplicarsi spaventevole delle leggi, che s'incalzano t'una sull'altra, come le toppe su un abito cadente a brandelli. Fatta appena una legge si scopre un inconveniente di essa, che tosto si tenta rattoppare con un'altra legge, o con un regolamento, o con una circolare di un ministro. L'esuberanza delle leggi produce evidentemente una tale complicazione nella vita pubblica, che molto lavoro viene inutilmente sciupato. L'organizzazione sociale, come una vecchia nave in balia dell'uragano, fa acqua da tutti i lati, essa decade e forse il giorno in cui si inabisserà definitivamente nelle onde non è molto lontano. Nei periodi di decadenza sembra che una specie di pazzia si estenda su tutto un popolo. Viene ricercato dappertuttJ lo strano e il meraviglioso, e il pubblico applaude sodisfatto. All'inizio della rovina dell'impero romano gl'imperatori diedero sulle pubbliche arene spettacoli inauditi, spesso feroci, ma pur sempre grotteschi. Leggete piuttosto gli epigrammi di Marziale. I nostri teatri sono stati invasi dagli is,ni, e le rappresentazioni che in essi si danno sono meravigliosamente strane. L'arte degli autori e diventata quella del poeta secentista: È del poeta il fin la meraviglia, Cbi non sa far stupir vada alla striglia! Accentuandosi la decadenza, si sente quasi il bisogno di un grande bagno di metafisica, che per un certo tempo renderà piu fitte le tenebre. Nei primi secoli del Cristianesimo i cervelli si sbizzarrirono a loro agio, fu una vera orgia di metafisica e di d~menza. Ora - sembra quasi un paradosso - nel secolo delle scienze sperimentali, v 'hanno non dubbii segni di una tendenza ~imile. Essa forse non si è ancora molto bene concretizzata, ma si vanno enunciando delle astruserie religiose, mistiche, simboliche, che trovano dei proseliti. Uomini d'ingegno ripudiano la scienza, l'unica cosa che sin'ora - e forse non per molto tempo - si è salvata dal generale sfacelo, per affidarsi al loro intendimento personale, al loro criterio non sempre sano, considerando fenomeni e cose soltanto soggettivamente. Quante teorie non si sono enunciate più o meno chiaramente in questi ultimi anni! Non v'è novella, non bozzetto, specialmente nell'enorme produzione letteraria francese, che non contenga una teoria bella e fatta sulla felicità, sull'amore, sulla donna, sul vizio, sulla virtù, e cosi via. Son venuti alla moda così gli scrittori psicologi, i quali ci vendono come psicologia la loro patologia speciale! E come allo sfacelo della latinità, si sente il bisogno di declamare in pubblico e per il pubblico. Noi s'amo abituati a vedere dei ministri o clei deputati, persone di levatura comunissima, dalle abitudini ordinarie, intonare in pubblico con gesto eroico il: Suoni la tromba, intrepida.... Vi è la smania di recitare, come gli attori sul teatro, sul gran teatro della v:ta. Nessun crede affatto all'inno intonato, ma il gesto è stato bello, e si applaude. Gli entusiasmi per gli ideali, celebrati nei banchetti, :illa Camera, o nelle commemorazioni, fanno parte del copione della partitura politica. Calato il sipario e spenti i lumi, ministri e deputati se ne andranno tran,
RJVIST A 'POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI quillamente a casa a dormire e a riprender forza per la prossima, recita a richiesta ienerale. . . . . . Si recita dappertutto: nei caffè, sui g1ornah, nei ntrovl mondani, al parlamento, al governo. Ognuno vuol sembrare quello che non e, animato da quei se~timenti che non ha, ricco di quelle idee che non possiede. Il gesto dev' esser bello! Se gli astanti potessero veder senza veli tutto l'esser suo, l'uomo pubblico, quand'anche non avesse alcun neo sulla coscienza, ne avrebbe vergogna. Eppure non v'è alcuna lPgge che esiga che si sia grand'uomo ad ogni costo! Quando un cittadino non commette dei delitti, delle infamie, delle indeli~ate~ze, può mostrarsi sinceramente nella sua aurea med1ocntas. Le ricchezze, l'ingegno, il buon gusto, i sentimenti grandiosi non sono cose obbligatorie, come il servizio militare. Ma quando tutto ciò non si possiede, siccome vi è il bisogno effimero che fa credere che tutte queste cose siano assolutamente indispensabili, - altro carattere questo della decadenza - si fa mostra di averle. Si è arrivati ad ornarsi di falsi gioielli! Ora io comprendo l:cnissimo che si porti un'orologio di rame o di accia:o, poichè prima ancora che un oggetto di lusso, !'orologi? è un oggetto utile, 1;11a il portare un diaman~e f~lso è 1\ segno più caratteristico della decadenza. E. d1 diamanti falsi la società contemporanea ne porta a iosa. Tutte le menzogne convenzionali, splendidamente rilevate dal Nordau, uno dei pochi scrittor_i che in m_ezz_oalla _genera_!~ malattia si conservano sam, sono falsi diamanti. Tutti 1 nostri tanto celebrati sistemi di educazione sono dei falsi diamanti un falso diamante e la fa miglia, un falso diamante 1~ stato, un falso diamante l'arte. Tutti questi veri tesori sono stati falsificati, e noi ci contentiamo della loro apparenza. La decadenza insomma è costituita da questo fatto: che ogni azione dell'uomo ~on raggiu~ge ~iù lo sc~po per il quale è stata mes~a 1n opera. S1 scnve un hbro con l'in1endimento di fare un'opera d'arte, e si produce un grot·es o aborto; si contrae un matrimonio per costituirsi pacificamente un ambiente domestico, e l'indomani dai due la ti, si cade inevitabilmente nell'adulterio; si st;bili~ce una legge per impedire le malversazioni, m~ la cassa di lì a pochi giorni si trova vuota; si ha sete d1 vero, di luce, ma si arriva alla metafisica pura. Di chi la colpa di tutto ciò? La decadenza si determina sempre quando le classi dirige~ti non.son? più capaci del compito loro : quando un'anstocraz1a, sia quella dell'ingegno, sia quella della forza, o sia qualunque altra, domina da molto tempo, a poco a poco, per quanto gloricse siano le origini, si addormenta nell'orgoglio e nella mollezza, e perde l'abitudine di pensare. Il vuoto si fa in quelle teste ove non penetra alcuna nuova idea, alcuna nuova nozione. L'organo dell'intelligenza o meglio la sua funzione, si atrofizza gradatamente di ge~erazione in generazione, perchè i matrimoni si contraggono in generale tra perse ne della stessa classe. La casta per un certo tempo resiste. grazie all'intervento dei gladiatori, come al tempo delle romane ~essa line, o dei cocchieri al tempo dtlle nostre, ma nondimeno fimsce per avvenire come una regressione verso il tipo di un'epoca precedente, verrn quei cranii di selvaggi che a dire di H. Spencer contenevano 33 centimHri cubici di materia cere• brale meno del nostro. Ciò è accaduto secondo Edgard Quinet (r) ai Greci del basso impero. L'abitudine del sofisma, trasmessa da padre in figlio, aveva alterato o diminuito in loro la massa del cervello. Le medaglie bizantine, le figure ddle cat~edrali gotiche con le loro teste gracili, strttte, le loro fronti compresse, attestano la decadenza ereditaria d'una razza d'uomini, che per mille anni avevano cessato di pensare. ( 2) (r) Edgard Quinet - L'Esprit 11011vea11 - Paris 1875 (2) Io non sono in ciò interamente dell'opin!onedel Q!1in_et. Un periodo di mille anui mi sembra insufficiente a mod1fiLe classi dirigenti divengono cosi fatalmente le classi retrograde, e l'eredita che semb1·erebbe dover accumulare nei loro discendenti le qualità che hanno dato il potere agli antenati, coi tempi mutati, ha per effetto principale di affrettare la loro irrimediabile rovina, e quella della so• cieta ch'esse avevano fondato. GrAcoMo Lo FORTE IH5 marzo, un nuovoconfratello l'Italia - gi()rnalequotidianorepubblicano- qui nellaCapitale,entrerà in battaglia con noi contro la reazione forsennata dilagante. Un anno fa, le difficoltàd'ordine diverso, per la fondazionedel giornaleerano state moltissime:oggi, in un momento, si può dire in pochi giorni, si sono appianale cl' incanto. Che sia anche questo un elfelto del governo della sciabola? . Al nuovo giornale che sorge con una valorosissima redazione capitanata dall'amico ELtoreSocci, nonchè su solidissimeb~si finanziarieche l' assicurano da tutte le possibili tempeste, al nuovo combattente che baldo e vigorososi appresta a scendere sull'arena dell::ilibera stampa non trnviamo altro augurio migliore da fargli che quello di p~tersi ~al~ var sempre dalle unghie del Fisco. A ques_t1lu_m_1d1 luna però,sarà, pur troppo, come l' auguno d1 vmcere una cinquina al Lotto! Conseguenze sociali Tutte le volte che un commovimento politico o sociale venne a turbare la pace del paese e i quieti sonni dei nostri governanti, noi vedemmo alla repressione violenta e cieca succedere non meno violenta e non meno cieca reazione, la quale tutta si esplicò nello sciogliere circoli associazioni, comitati, cooperative; nell'imprigionare ; nel processare, condannandoli a secoli di reclusione, gli adepti più o meno illustri del part_ito che si volle capro espiatorio degli avvenuti rnalanm. Per non andar molto oltre, ricorderemo quanto è accaduto dopo i moti di Sicilia del 1894 e dopo i !umulti di quest'anno, i quali, però, hanno dato alla reaz10ne un carattere nuovo, un nuovo indirizzo. Mentre le altre volte si lasciarono indisturbati tutti quegli impiegati, dipen• denti dallo stato o dai comuni, i quali, fuori d'ufficio e nei dovuti modi, mai fecero mistero delle loro opinioni politiche e sociali, questa volta si mise la mano anche su costoro, licenziandoli infliggendo sospensioni ammonendoli e diffidandoli. Così è - limitandoci ai casi più recenti e più noti - che, per ragioni politiche, avemmo a Torino due maestri licenziati ed uno sospeso ; a Milano uno licenziato, due sospesi e venti avvertiti riprrsi diffidati (tutto in una volta a maggior gloria della progressione nella pena); a Mantova due sospesi ; a Parma uno sottoprocesso e poi assolto ; sospeso un professore della scuola tecnica di Rieti; licenziato un altro del ginnasio di Alessandria; sospeso un'altro ancora dell'Università di Macerata, e non confermato uno illustre dell'Ateneo pavese. Naturalmente i giornali gravi dell'ordine batterono le mani e fecero una campagna in favore della più illiberale castrazione di pensino: si disse su tutti i toni che il pubblico funzionario, anche fuori d'ufficio, non può e non deve mostrare come la pensi ; se lo fa, viene m, no alla fiducia che la patria ha posto in lui, e non si può non considerarlo un nemico. Ma, per vero, non è abbassando care la forma o il volume di un organo, sufficicntissimo invece a mod ficare la fu11zione,che poi influirà col tempo anche su quelli. La forma anormale delle teste bizantinebisogna invece ricercarla nella decadenza dell'arte di quell'epoca.
RTPIST A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl offendendo, distruggendo la dignità e la personalità umana che si dimostra di amar il paese, di averne a cuore gl'interessi e il decoro ; e a chi nei fenomeni sociali guarda bene addentro e di ogni fatto ricerca e studia le conseguenze, non e oggi possibile, anche trascurando la grave ingiuria fatta alla giustizia, non fieramente protestare contro i presi provvedimenti, e ammonire che in tal modo assai male si provvede all'avvenire e alla prosperità della nazione. Il fatto odierno, che implica, senza dubbio, un'alta questione di principio, è pieno di conseguenze gravissime, fra le quali notiamo prime quelle d'ordine morale, tanto nei riguardi del maestro che degli alunni. Conseguenze che acquistano poi una grave importanza sociale, specialmente per il provvedimento adottato a Milano, ove si è colpito non solo chi, nei modi e nelle forme consentite dallo statuto e dalle leggi, ha usato de' suoi diritti di cittadino, ma pure altri che, per concorde testimonianza òi tutti, non hanno mai discorso nè trattato di politica. Ed è appunto di queste conseguenze sociali, che immancabili nascono da quelle morali nei riguardi dell'insegnante e dell'educazione, che noi vogliamo parlare, premendoci di mostrare verso quale abisso possano incamminarci certi metodi di governo, allorchè una inconsulta intolleranza di partito li ispira e li dirige. • * • Nessuno ce lo vorrà negare: gl'insegnanti sono uomini come tutti gli altri; hanno una mente ed un'anima, un pensiero ed un sentimento come ogni altra persona che non sia un matto od un degenerato; e perciò anch'essi avranno idee filosofiche politiche sociali religiose, le quali sentiranno talora il bisogno di esprimere, per le quali vorran pure qualche volta dire una parola, combattere una battaglia. Nessuno mai in una pubblica amministrazione si è sognato di negar ali' impiegato, che solo in ufficio è pubblico ufficiale e la cui carica non esige un dato modo di sentire e di pensare, quella ragionevole libertà che spesso si dice inviolabile patrimonio di tutti i cittadini e che, senza dubbio, è una delle condizioni indispensabili al progresso. E non lo si è mai fatto, perchè il più meschino buon senso ha detto su bito che simile pretesa è cosa contraria non solo ad ogni sentimento di giustizia e di dignità, ma anche agli interessi medesimi della nazione; non lo si è fatto mai, perchè si è subito capito essere cosa inumana e, diremo pure, impossibile senza una degenerazione del carattere. Difatti in tal modo si viene a distruggere quanto nell'uomo vi ha di più sacro, e a togliere dal cozzo delle idee e delle lotte per l'ideaie - per cui il mondo progredisce - tante energie e tanti entusiasmi: non è dato certo ad alcuno rinunciare, quandochessia e indifferentemente, al proprio sentimento e al proprio pensiero, che formano come l'essenza del l'essere nostro. • * * Orbene, in quali condizioni morali verranno per ciò a trovarsi i maestri? e di tali condizioni quali le conseguenze rispetto all'educazione e quindi anche alla società? D'era in avanti due spettri terribili - quello del licenziamento o dell'avvertimento riprensione diffida per ragioni politiche - saranno la spada di Damocle sospesa sul capo degli iasegnanti, i quali, per quanto ossequenti alle patrie istituzioni, sino ad oggi hanno pur pensato un pochino colla loro testa. E se consideriamo che questa classe di pubblici ufficiali, sopratutto per la non invidiabile condizione economica, non è certo quella più indipendente, quella che alla vita politica dà il maggiore contributo di uomini e di forze, facilmente ci possiamo render conto di quanto i maestri dovranno ancor più comprimere sè stessi, violentare mente ed anima. Saranno coiltretti a dar al loro pensiero, alle loro aspirazioni e speranze l' indirfazo voluto dal superiore del momento, e la loro opera dovranno uniformare agli interessi di questo o quel partito, di questa o quella chiesuola. Per cui preoccupazione continua e precipua dei nostri insegnanti, timorosi di offendere le opinioni e i sentimenti di chi sta a capo della cosa pubblica, sarà quella di pesar tutte le parole che, col cambiar delle amministrazioni, dovranno esse pure cambiai e contraddirsi e distruggersi magari. E non basta. Quale sarà la condizione del maestro fuori di scuola ? Evidentemente egli si troverà in questo dilemma : o rinunciar a pensare e, si può dire, a vivere, o esporsi ai fulmini dell'autorità, tenendosi pronto a cercar altrove, col pane, quella libertà di pensiero che in patria gli si nega e che pure è potente fattore della sua coltura e della fermezza del suo carattere. E pur troppo, giacchè anzitutto la vita ha bisogni materiali e lo stomaco è quel gran tiranno che tutti conoscono, la maggior parte degli insegnanti dovrà violentare il suo spirito ; dovrà, in omaggio a' suoi doveri di marito di padre o di figlio, chiudersi nel suo monco sorvegliato e mal retribuito ufficio. Solo i migliori ed i più liberi potranno emigrare, e cosi di,enterà maggiormente grave quella sventura, cui or non è molto accennava nella Vita Internazionale Cesare Lombroso, scrivendo intorno all'emigrazione dell'ingegno. .. * * Gli è chiaro che il maestro, il quale non sa e non può altrimenti provvedere ai bisogni della vita, non potrà più dedicarsi anche idealmente alle questioni che agitano la nostra società, agli studi moderni che la scienza e la scuola vivificano : perchè - appassionandovisi, prendendovi parte viva e attiva, sentendo nella mente e nell'anima un pensiero ed un sentimento capaci di portar nuova luce - facilmente - per un fatto psicologico contro cui gli ukase dell'autorità nulla possono - entrerebbe nel campo proibito, dal quale i nostri governanti, con quanta ones1à e saggezza non iappiamo, vogliono esclusi tutti gli insegnanti. Naturale conseguenza, pertanto, di questo stato di cose sarà il servilismo che il Sergi chiama altra forma degenerativa del carattere, della massima importanza individuale e sociale, poiche negli uomini servili, intesi qui nel senso morale. vi ha un cc oscuramento » del carattere prossimo all'abolizione della personalità psichica. « Il sentimento di compiacere ad una persona potente, scrive l'illustre professcre dell'Università di Roma, predomma, nell'uomo servile, su tutti gli altri sentimenti ; le sue azioni volontarie sono sottoposte principalmente a questo sentimento predominante. Chi si trova in questa condizione subordina ogni sua energia psichica a quella della persona cui è sottomessa, cui serve, e fonde cosi tutti i suoi sentimenti e le sue idee con quelli del padrone, perchè non sa pensare e sentire diversamente ». E continua: « li danno sociale del servilismo è che gl'individui che patiscono siffatta degenerazione nonsono atti a grandi azioni e specialmentesono incapaci di iniziative. Queste si generano nei caratteri inipendenti che hanno, perciò, una perrnnalità spiccata e distinta. E una conseguenza non meno dannosa segue da c:ò: la gente servile consideragli uomini di carattereindipendente assoluti padroni delle proprie energiepsichiche comeribelli, come ~ente inquieta, turbolenta,pericolosaalla societae ne é perciò la maggior nemica ». Ma pur troppo, è sempre Giuseppe Sergi che parla, questi pensieri non entrano nella mente dei rettori di popoli i quali « purche mantenganola disciplinae l'ordine come in un brancodi animali domestici » non hanno interesse a mantenere le persone di carattere spiccato, le sole atte al progresso, al perfezionamento umano d'ogni genere. Or dunque, quale opera di educazione sarà quella dei nostri maestri, i quali non potranno avere un carattere
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