RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALJ a' soli mezzi di vita e di lotta resi possibili da un potere incivile e antisociale. La tattica legalitaria de' partiti rivoluziona1l, che sembrava così riuscita e così piena d'avvenire, è certamente messa a dura prova e pare che debba infrangersi contro una difficoltà obbiettiva e insormontabile. E, difatti, i suoi avversari mettono innanzi la questione in questi termini, con l'aria trionfante di chi la crede già risoluta : « Che cosa ne avviene della conquista de' pubblici poteri mediante il voto, se il voto è tarpato, sofisticato, soppresso? Che cosa ne avviene della rivendicazione affidata alla parola e allo scritto, se la libertà di parola e di stampa sono oppresse ? Che altro rimedio si ha fuor della violenza per resistere alla compressione violenta e all'arbitrarie limitazioni di libertà ? » E, in apparenza, sembra che non vi sia nulla da replicare e che altra via non resti fuor di quella suggerita dall' impulso del momento e che non resti da opporre se non violenza a violenza. Pure, ciò facendo, si dimenticherebbe facilmente tutto quanto si è avuto asio di osservare innanzi sugli effetti e la funzione della v10lenza nella vita sociale, e, al tempo stesso, si farebbe troppo onore a qualche lupo ........ e a qualche dittatore da strapazzo, attribuendo loro la facoltà di potere con una violenza cicca e convulsa arrestare o spegnere il movimento di redenzione sociale. Chi ha una notizia esatta della struttura del corpo sociale e di tatti i continui movimenti di azione e reazione che in essa hanno luogo e del mutamento intimo che in esso avviene nel corso del tempo, sa che tutte le compressioni arbitrarie perdono da sè stesse la possibilità della loro durata e si esauriscono per fatto loro stesso. Contro allo sforzo meccanicamente volontario e violento del despota, della classe, della fazione, che pretende comprimere e soffocare il naturale sviluppo ddla società, vi è l'espansione lenta, ma continua, ma orgauica, ma rinascente e invincibile del corpo sociale che vive, e cresce, e non può vivere e crescere altrimenti che svolgendo tutte le sue attività. La continuità e la natura organica di questo movimento non può che vincere la resistenza tutta fittizia dell'altra. La compressione è obbligata ad esercitarsi sull' involucro esteriore, sugli effetti, lasciando quasi immutate le cause e moltiplicandole talvolta per la reazione che suscita. Per giungere alle cause, per soffocare assolutamente il movimento di redenzione, dovrebbe giungere ad un punto, in cui il movimento di redenzione e le ragioni di esistenza della società moderna si confondono in una sola radice. È la società stessa quindi che bisognerebbe sopprimere, le sue fonti di v:ta e le sue funzioni. Le stesse condizioni materiali di esistenza della società nostra rendono impossibile, anche più che non fosse difficile una volta, di reprimere il potere delle stampa e impedire la diffusione delle idee. Con i frequenti contatti internazionali, con l'intreccio cosi avviluppato de' mutui rapporti, come si riesce ad impedire che alcuui sentimenti si comunichino e si diffondano, che alcune idee facciano la loro strada ? Le ansie sospettose che fanno fi ugare e rifrugare tutto quanto varca la frontiera, la censura che comprime e tortura il pensiero sono un incubo insopportabile per una società moderna, e finisccno col non potersi reggere per opera di quelli stessi, a cui favore s'invocano. Ciò può avvenire solo in un paese d'economia primitiva, com'era sino a ieri ed è in gran parte la Russia; ma ecco che il suo crescente sviluppo industriale, la sua latente evoluzione economica minano lentamente ma continuamente questa complicata architettura di ritorte e cancelli; sin che non accada che il paese, come il gigante di un poema cavalleresco italiano, non si senta tanto forte da rimettersi in cammino portando con sè la rete, in cui era caduto e che non valeva ad arrestarlo. De' paesi, che pretendono al nome di civili, solo l' Italia può pensare altrettanto ; o, meglio, possono pensarlo per essa alcuni faziosi e alcuni ti-oupiers - alcuni soltanto e de' più ignoranti e de' più tristi, spesso di quelli che, battuti vergognosamente quando solo erano chiamati a dar saggio di sè, pensano ora di riabilitarsi in patria, facendovi trionfare la causa dell'arbitrio e della barbarie. Ma ecco che lo stesso avvilimento dell'Italia di fronte al mondo civile scalza e demolisce la stolta e criminale opera loro. Questo proposito liberticida, oltre ad essere stolto ed insostenibile a lungo, è anche in gran parte ineffettuabile. La stampa, compressa e imbavagliata in un paese, leva più altamente la voce in un altro, e gli stessi progressi materiali dell'arte della stampa fanno sì che uno scritto possa facilmente essere riprodotto a centinaia di migliaia di copie, che la facilità de' mezzi di comunicazione e di scambi diffonde dovunque. A p1escindere poi da quanto è scritto e stampato, c' e nel mondo morale, come nel mondo fisico, un fenomeno di endosmosi e di esomosi, per cui idee, opinioni, sentimenti si scambiano e si allargano senza che si possa seguire e talvolta nemmen sospettare la traccia visibile del loro cammino, e senza che gli argini e i diaframmi materiali lo possano impedire. Dopo tutto, le parole dette o scritte non sono che le ombre delle idee e de' sentimenti, come questi sono le ombre di certe condizioni di vita; cd è triste e ridicolo pretendere di sopprimere le ombre, quando restano in - tatti i corpi che le proiettano. Tanto meno queste difese esteriori valgono a porre rimedio ali' intimo dissolvimento, ali' inesorabile scompaginarsi d' istituzioni invecchiate e sacre alla morte. Un'istituzione decrepita fa allora con i suoi furori reazionari la figura di quell'eroe di poema eroi-comico che andava comballendoed era morfo; nè tutto il suo armeggiare e i lutti che sparge intorno a sè valgono a prolungarne sensibilmente la vi:a. Quella rabbia cieca e com•ulsa di tiranno che non conosce confini alla reazione e tinge spensieratamente di sangue gli artigli, suole molte volte essere un sintomo della fine prossima, e l'accelera. Chi fa de' martiri, mette, presto o tardi, il sentimento pubblico dalla parte de' perseguitati. Un senso di solidarietà sociale fecondato ed educato da millenarie esperienze e da' bisogni rinascenti della conservazione sociale fa guardare con sentimento di pietà e di simpatia chi soffre e con sentimenti di avversione chi fa soffrire. Questo sentime11to impulsivo di natura riflessa, che non trova nemmeno il tempo di cercare le cause remote di certe rnfferenze, mira senz'altro a eliminarle, travolgendo tutto ciò che ne sembra la causa più vicina o n'è lo strumento ; e la simpatia pel sofferente si allarga alla causa a cui egli è devoto. Inoltre, nella nostra vita mutevole e disattenta, niente è tanta adatto a richiamare la nostra attenzione su di alcuni principi quanto il martirio, a cui vanno soggetti per sostenerli quelli che ad essi sono devoti. li martire personifica e individualizza un'idea, una fede, una causa, un indirizzo sociale e rende concreto ciò che è astratto, determinato ciò che è vago ; il che vuol dire che rende sensibile e apprensibile anche al volgo ciò che gli sfuggirebbe sotto altra forma. Finalmente il martirio, che è virtù ed è gloria, mentre attrae nell'ambito di una nuova fede le persone più solidali col perseguitato, suscita emuli cd imitatori, crea ammiratori e seguaci. li Cristianesimo deve molti de' suoi regressi alle violenze fatte in suo nome ; deve invece molti de' suoi pr0gressi alle violenze che ha patite. Le tombe de' suoi martiri sono rimaste la sua traccia luminosa, come sono state le sue pietre miliari.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==