Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 15 - 15 febbraio 1899

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ha reso stabili e definitive le trasformazioni sociali, utilizzando con un processo di fusione, di adattamento e di assimilazione I opera tumultuaria de' giorni di rivoluzione. La violenza per le sue forme più immediate e palpabili è capace di allettare ed illudere; ma, o si attribuisce ad essa il merito di tutto un lavorio anteriore, o i suoi effetti sono caduchi. Quella forma odierna di violenza che prende il nome di propagandadi fatto mi pare destinata ad avere scarsa efficacia, al pari àelle altre formt: di violenza, Essa si proporrebbe, a quanto sembra, di raggiungere il suo scopo, eliminando gli organi del potere costituito, e, servendosi di questo stesso mezzo come di una pressione e di una intimidazio_ne sul resto del corpo sociale, obbligarlo a trasformarsi. E con quest'ultimo intento che i propagandistidi fatto si decidono ad attaccare l'organizzazione politica e sociale, che vogliono dissolvere, in qualunque de' suoi elementi anche non investito di un pubblico potere. Ma questa propaganda di fatto si basa sopra parecchie illusioni e sopra molti errori d'ordine così psicologico come sociologico. Eliminare violentemente tutti gli organi de' poteri costituiti è impresa più impossibile che difficile. Oltre di che la struttura della nostra società capitalistica fa delle persone, che operano come organi del potere costituito, un'accidentalità, dal più al meno. L'ordinamento permane col mutarsi delle persone mediante le quali esso agisce e che vengono rapidamente sostituite non appena spariscono per ragione materiale o violenta. La violenza ribelle, in questo caso, al pari della violenza reazionaria, coglie il male negh effetti o nelle sue forme esteriori piuttosto che nelle cause, e quindi non raggiunge menomamente lo scopo che si propone. Nè meno vane delle conseguenze immediate, sono le conseguenze più remote della violenza, la pretesa di costringere, sotto l'incubo della intimidazione, il presente ordinamento sociale a dissolversi e trasformarsi. La società pur essendo un organismo, è un organismo discreto e discontinuo. Quindi la violenza esercitata su di una delle sue parti non si propaga o riflette in maniera uniforme, sicura e durevole, su tutte le alt. e parti. L'intimidazione è subito attenuata ne' suoi effetti dal- !' illusione della violenza reazionaria, prontamente sfruttata con sentimento opportunista da partiti e fazioni. Sopravvengono pure presto, nel giro rapido e vario della vita, altri avvenimenti che richiamano l'attenzione o la distraggono; e così l'ultima eco del tragico attentato si dilegua senza lasciare traccia apprezzabile. Il propagandistadi fatto conta sulla forza dell'esempio e della suggestione, e immagina che l'effetto del!' intimidazione possa essere reso durevole con la ripetizione tenace degli attentati. Gli esplosivi, osserva qualcuno di essi, sono capaci di moltiplicare straordinariamente il potere di un individuo; e basta quindi un numero relativamente ristretto di persone per organizzare, pur sotto forma individuale, un movimen~o di ribellione e di resistenza persistente e pauroso. E, in altri termini, Muzio Scevola che col racconto de' suoi trecento compagni di riserva induce Porsenna a sgombrare il territorio di Roma. Ma il vero è che il propagandistadi fatto è un prodotto anomalo maturato in ispeciali condizioni e determinato da particolari ambienti, nè lo si può moltiplicare a volontà. Tutta l'esperienza passata, antica e recente, mostra che si tratta di manifestazioni sporadiche, le quali, per quanto si ripetano, restano rare e prive di connessione. Ed è fortuna che sia così perchè diversamente si avrebbe in vista la possibile formazione di oligarchie e di cospirazioni che potrel:>bero agire tanto sotto l' illusione di spingere violentemente la società a forme più umane, come sotto il proposito di mire meno pure e più personali, · Non meno vana è la speranza di ottenere con questo mezzo che la società si trasformi. Anzitutto la grande massa, poco educata a riflettere e indagare le cause remote de' fatti, o vinta da diversi ordini di pregiudizì, si ferma al semplice fatto e a' suoi episodi, delizia di cronisti e di perditempo, senza risalire molto alto. Poi, anche l'effetto che sembra più certo e più vicino, quello di richiamare l'attenzione pubblica su tante stridenti ingiustizie sociali, è in buona parte neutralizzato dalla stessa natura della massa, dominata quasi esclusivamente dal sentimento e che di fronte alla vittima di oggi dimentica il prepotente di ieri. Ma, se anche quest'ordine di fatti rendesse più forte l'impulso della trasformazione sociale, non perciò ne agevolerebbe il compimento. I mutamenti sociali, invocati a sanare tante delle nostre piaghe, non possono essere istantanei, ma hanno bisogno per compiersi di una lunga elaborazione. Non s'improvvisano dunque in un momento di panico, nè si attuano altrimenti che provando e riprovando con un giuoco sapiente di pressioni e di resistenze. Queste innovazioni non si ottengono dove manchi una massa compatta e concorde che fe reclami assiduamente; ma non si ottengono neppure in un ambiente poco educato, eccessivamente inquieto, dissipatore di tempo e di forza. Allo stesso modo che una riforma tributaria non si fa che con un bilancio equilibrato ed elastico, una riforma sociale si fa più facilmente, se non solamente, in un paese più ricco, più ponderato, più schivo di violenze, meno impulsivo. Nello stesso ambito delle istituzioni borghesi i maggiori passi verso una riforma sociale l'hanno fatti i paesi più prosperi, dove il proletariato ha avuto più agio di scegliersi la sua via e di batterla più continuamente con minori scosse. La stessa precisa indole della nuova trasformazione sociale, lo stesso compito de' partiti rivoluzionari sono destinati a dissuadere ed eliminare sempre più gli attentati e le altre forme di violenza ; e li eliminerebbero in tutto, se a suscitarli ancora non concorressero talvolta cause puramente individuali, e più spesso i gravi disagi e la bestiale violenza reazionaria. Come l'attentato si presentava quale un mezzo comune ne' tentativi di redenzione politica, così diviene ora assolutamente sporadico nel movimento di redenzione sociale. Negli Stati antichi, organismi limitati e semplici e nelle organizzazioni politiche impersonate in un uomo, l'attentato poteva dare l'illusione di produrre effetti apprezzabili; e in ambienti molto ristretti poteva anche produrne. Negli Stati moderni, organismi vasti e complessi, e con la mira di trasformare un ordinamento impersonale, qual' è il sistema economico capitalistico, l'attentato e i metodi ad esso consentanei perdono di significato. Lo stesso sentimento pubblico, inconsapevolmente, istintivamente, sente 'questa differenza" e assume un atteggiamento diverso dinanzi alle manifestazioni violente. Nella nostra vita pubblica è cominciata a penetrare e va sempre più penetrando l'apologia della calma, la suggt:stione del sanguejreddo. Le violenze di linguaggio demagogiche, che altra volta entusiasmavano, ora sono accolte con diffidenza. L'antico rivoluzionario era un ribelle veduto attraverso le lenti del romanticismo ; il nuovo rivoluzionario si atteggia perfino a statista. Di fronte alla gravità del compito e alla necessaria diversità di metodi muta pure l'atteggiamento individuale. E, per colmo di sorpresa, di fronte alla legalità che l'uccide, è il potere costituito che rinnega e viola la legge, che abbandona il terreno della legalità e diventa, insieme, insidioso e violento. La violenza così rientrata per una via forse inaspettata nella vita sociale, non solo turba per se stessa, direttamente, ogni progresso ottenuto ne' metodi di lotta sociale, ma tende ad abbassare il livello del terreno comune di lotta ed esercita un'azione indiretta sulla parte ;tvversa, che sempra in apparenza CO$tretta ad adattar~i

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