Rl'l'ISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SClENZE SOC1AL1 esplicitamente la competenza del Parlamento, non solo nel discutere dell'amnistia, ma anche del diritto di grazia, ch'è un pò diverso. Il 2 r Giugno 1872, P. S. Mancini esplicitamente dichiarava : « Bisogna ignorare i primi rudimenti del sistema costituzionale per non sapere che anche le prerogative più sacre ed elevate della Corona si possono discutere, perchè s'intendono sempre esercitate sotto la responsabilità dei ministri. Fu quindi ognora incontestato nel Parlamento il diritto di chiedere conto del modo con cui essi han fatto esercitare alla Corona le sue importanti prerogative ». Ministri e deputati, dunque, che invocano il rispetto ai diritti della Corona danno un esempio clamoroso di ignoranza del diritto costituzionale; e fanno peggio, dal punto di vista monarchico perchè : « Coloro fra i con- " servatori, chetroppohanno insistito e insistono sulla pre- « rogativa sovrana come su cosa di wi non possa discu- « tersi, hanno favori/o la tendmza pericolosamenteradi- « calechemuta le parti e capovolge le responsabili/af aceu- " do credere che se l'amnistia non si dà è il 'R..eche non « vuol darla ». L'osservazione non è nostra; è dell'on. Torraca che l'ha fatta nell'organo ufficiale della reazione in guanti gialli, nel Corriere della Sera di Milano. * ,. * Al movimento popolare, che si ripercosse nella Camera dei Deputati, in favore dell'amnistia, come atto di giustizia, che lasciasse sperare in un mutamento d'indirizzo inspirato al rispetto della legge della libertà, il generale Pelloux ha rispc,sto eroicamente con atti e con parole, che non consentono il menomo dubbio sulla sua intima essenza di reazionario neanche ai meglio disposti a giudicarlo benevolmente. In quanto agli atti non ci riferiamo a quelli passati, tristissimi e notissimi, ma a quelli presenti, cioè: alla presentazione dei disegni di legge coi quali s'intende mettere il bavaglio alla stampa, restringere il diritto di riunione e di associazione e militarizzare gl'impiegati delle ferrovie, delle poste e dei telegrafi ( 1). Non vale la pena di rilevare le voci che corrono sulla presentazione di questi disegni di legge, che si vuole improvvisamente determinata dal voto di alcuni zanardelliani contro il ministero nella questione dell'amnistia. Se così fosse, avremmo una nuova prova della lacrimevole meschinità dei criteri politici dei nostri uomini di Stato, i quali mutano di punto in bianco, dall'oggi al domani, per fare dispetto ad una diecina di deputati, che non li hanno voluti seguire sino in fondo in una condotta contraria alla Costituzione, alla legge, alla giustizia. Sul fatto del mutamento in ventiquattr'ore il Mattino osserva che nessun Aristofane avrebbe la potenza d'immaginare e di scrivere una scena così grandiosamente ironica; ma è chiaro che se il reazionario-liberale, come lo chiama Scarfoglio, si addormentò liberale e si svegliò reazionario, ciò si deve al fatto che il suo liberalismo fu sempre un travestimento indecente: doveva perciò costargli ben poca fatica il togliersi la maschera. Che se la dovesse togliere, e presto, lo aveva esplicitamente annunzfato l' on. Sonnino, che non è il primo venuto, nella sopracennata discussione nella quale dichiarò che accordava la sua fiducia al ministero perchè era sicuro che avrebbe presentato le tante invocate leggi reazionarie. La quintessenza di queste leggi venne formulata dall'on. Prinetti, che si è fatto il portabandiera della Vandea Lombarda e che par non pensi altro se non a cancellare la memod1 del po' di bene fatto passando dal Ministero dei Lavori Pubblici. E la quintessenza è que&ta: legalizzazione.... del/' arbitrio, cioè della violenza e della iniquità. Il contrasto tra la legge e l'arbitrio è tanto gigantesco che il concetto racchiuso nella formula prinettiana cre- (1) A proposito de11a, legge sulla stampa. il Don Chi!iciott.e U.$1.Sìcu1·a ch'essa sia. fa.tica. speciale dell'on. Porti~. Noi crediamo di non audare errati affermando che l'ex deputato repubblicano di b'orlì letto l'mtrcfilet voleva dare quercia per calunnia, llll\ che ne fu trattenute d..1 sentimento della sOJidaricti\ ministeriale. diamo che nemmeno in Serbia avrebbe potuto trovare buona accoglienza. Delle restrizioni alla iibertà di stampa, al diritto di riunione e di associazione per ora non c'intratteniamo. Avremo agio di occuparcene altra volta. Una sola parola vogliamo dire sulla militarizzazione degli impiegati delle ferrovie ecc., perchè incontra minore opposizione - pare impossibile! - anche tra individui e giornali, che combattono strenuamente contro le altre leggi liberticide. Questa militarizzazione implica la più enorme violazione dei sani principi politici, economici e giuridici. A chi si preoccupa della necessita di non vedere interrotta la continuità e la regolarità di certi importanti servizi pubblici noi non abbiamo che da ricordare questi pochi precedenti eloquentissimi: in Inghilterra avvenne uno sciopero di policemen; nella stessa Inghilterra e in !svizzera si ebbero scioperi di ferrovieri e non si andò incontro al finimondo. Ai governanti e ai legislatori inglesi e svizzeri non passò mai per la mentt! di' presentare un grottesco e turpemente reazionario disegno di legge che avesse la più lontana rassomiglianza con quello presentato dal generale Pelloux. Anzi nella repubblica elvetica i governanti presero le parti dei ferrovieri scioperanti ! - .. ,. ,. La presentazione dei progetti intesi a legalizzare l'arbitrio assicura la vittoria nel record della reazione balorda all'Italia; ma il linguaggio che da qualche tempo tiene il Generale Pelloux con una baldanza che solo un soldataccio può adoperare di fronte alla Camera ed al paese, può essere tollerato soltanto in questa Italia senza energia. In fondo, in fondo, il Presidente del Consiglio, ai Deputati, che in nome del paese gli hanno chiesto il ritorno allo Statuto e l'amnistia ha sempre risposto: più domandate questecosee meno ve le daro; voglio resistere alla piazza; non mbisco imposizioni! Queste risposte arroganti, che hanno raccolto talora gli applausi della Camera immemore dei proprì diritti e dei proprì doveri, costituiscono la negazione più sfacciata del regime rappresentativo. In Inghilterra da circa settant'anni nessun ministero avrebbe osato dirle, perchè sicuro che si sarebbero ribellati tutti i rappresentanti del popolo, appartenenti a tutte le gradazioni politiche. La resistenza folle alla pubblica opinione venne elevata a sistema di governo dai Polignac e dai Guizct, e condusse in Francia alle barricate de 1830 e del 1848. Ma la resistenza, può essere deplorevole e mantenersi rispettabile, quando chi la enunzia e la pratica sa di an• dare incontro a qualche pericolo. Purtroppo questo non è il caso tra noi! Il generale Pelloux si atteggia a ministro sacripante perchè egli sa che nè lui, né le istituzioni corrono alcun pericolo annunziando e praticando la resistt:nza. Resistenza! Contro chi? Ecco il punctum ... L'atteggiamento del Presidente del Consiglio quindi, vorrebbe apparire eroico, ma non serve che a nascondere la suprema viltà di chi sa di potere impunemente infierire contro un organismo sociale la cui coscienza è oblite• rata, e che non possiede la volontà e la forza di far rispettare i propri diritti. La conoscenza piena di questo doloroso stato di cose indmse !'on. Colaj.mni a mtttere come epigrafe al suo recentissimo libro, L'Italia nel I898 queste parole di Filippo Turati: il quarantotto italiano compiutonel 60 non fu neppure politico, fu strettamentenazionale e meschinamente unitario e dinastico L'Italia attende ancora il suo quaranlottottopolitico, cbe le dia le condizioni essenziali della vita moderna e le permetta di studiarne il passo sulla via già percorsadalle 11azionesorelle. Così è. L'Italia deve ancora fare il quarantotto politico; e dopo deve fare gl'italiani. Solo allora la soldatesca iattanza che eleva a criterio di governo, la resistenza potrà essere seria e rispettabile, ma attualmente non è che una eroica viltà. LA RIVISTA.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==