Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 15 - 15 febbraio 1899

'RJfTISTA POPOLAREDI 'POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALl Cosa importava loro di morire ? Erano venuti a scrivere un poema ed a cantare un rnno sulle antiche e gloriose macerie di Roma repubblicana. Poi - volontari della morte - riempirono con le proprie ossa il sepolcro della libertà e vi segnarono sopra la formula del nuovo ineffabile riscatto, la Roma del Popolo nell'Italia del Popolo. Caddero I ma caddero dopo aver gettato la pietra fondamentale di un edifizio che bisognava erigere - i termini di un problema che bisognava ancora risolvere - l'edifizio dell'Unità, il problema della Libertà. Caddero come cadono gli eroi de Ile leggende modulando i canti soavi di patria e d'amore, inebriandosi di sacrificio, immortalandosi di coraggio. Caddero, ma caddero frammezzo ad un popolo che aveva saputo strappare, in pochi mesi, alle tombe dei Lsuoi padri, il segreto delle grandi Ìm· prese. ci vendicammo col tingere le zolle dei suoi campi di Borgogna del sangue generoso dei nostri migliori combattenti per la sua libertà. Però molto ancora ci resta da fare, onde raccogliere degnamente il voto dei caduti del 1849. Vi arriveremo noi? La nazione è calma alla superficie - inquieta al fondo. Vi é come un rimorso nella sua tranquillità che le impedisce di gioire in pace. Essa sente che la si deruba, ad una ad una, durante la sua apatia, di tutte le sue glorie, di tutte le sue pubbliche liberta. Sente che la si materializza per farle obliare il ricordo - e lo slancio dei progressi morali politici e materiali conquistati con tanti sudori. La sua quiete le sembra il prezzo di un'apostasia. Eppure è inerte! ... Dr. EDOARDO PANTANO. Laviltàeroicadellareazione italiana ~ Caddero circondati da fanciulli fatti eroi, da madri combattenti al fianco dei loro figli. Caddero dopo aver cementato nei giorni della Tardi, ma sempre in tempo, la stampa francese tutta sventura ciò che non avevano cementato nei gior- - ad eccezione, per noi assai gradita, dell' fntransigeant ni dello splendore. diretto dal rinnegato Rochefort - ha mandato « ai conCaddero col soffio potente <li amore e di fede « fratelli della stampa italiana un saluto d'incoraggiache dà la coscienza delle gioie fruite e dei dolori « mento e di simpatia per coloro che cominciarono e sofferti in comune. « continuarono la nobile e generosa campagna a favore Caddero, come si cade quando il sepolcro di- .. « dell'amnistia immediata e completa per tutti i conventa un altare e il lenzuolo funerario una han- « dannati politici italiani; e l' ha mandato credendo di diera. « non mancare alle convenienze internazionali interes- « sandosi della causa delle libertà e dell'umanità ». * * * Su-:"quel sepolcro, su quella bandiera, il popolo italiano non può nè deve riconoscere altro, fuorchè la splendida consacrazione di un'Idea - l'Idea repubblicana. Qualsiasi stemma di nobiltà impresso sulle ossa frementi dei caduti per la Repubblica, sarebbe una crudele ironia. L'ultimo dei superstiti dal tremendo disastro, e dalla leggendaria resistenza, avrebbe il diritto di raschiare dal tumolo contaminato l'insegna insultatrice. Dove sono ora tutti quei generosi che sopravvissero alla grande epopea ? Mentre alcuni fanno di quelle sacre memorie strumento alla loro ambizione, i più - quelli che nulla chiedono, nulla sperano - giacciono nell'ombra, tranne pochi ; per ricercarne la grande maggioranza bisognerebbe forse scendere a frugare nelle pareti affumicate de!le officine, nei ricoveri di mendicità, nelle sale degli ospedali, nelle case di lavoro, nei reclusorii, nei ree.essi oscuri del proletariato. Toccherebbe ad essi di elevare una colonna, un tumulo, una lapide al Vascello che portasse incise soltanto queste parole: ai Martiri repnbblicanidel 1849, i loro superstiticompagni. A noi tutti che abbiamo una fede ed un cuore - il debito di concorrere col nostro obolo ad elevare quella pietra che rivendichi dall'oltraggio gli eroi dormienti. Quasi 30 anni sono trascorsi dalla Repubbica Romana del 1849 a tutt'oggi. Molti eventi si sono compiuti da quel giorno. Una gran parte delle speranze cullate per anni si realizzarono per volontà di popolo. Della Francia di Bonaparte, che assassinò la Repubblica romana, È venuto lardi il saluto se si pone mente che la stampa inglese e belga ba preceduto di molti mesi l'atto di solidarietà della francese ; ma e arrivato sempre in tempo perchè è pervenuto io Italia nel momento più opportuno: mentre era più viva la discussione sull'amnistia. Come sia terminata la discussione tutti sanno, e ~arebbe cosa superflua ricordare la figura miserevole di quei deputati, che l'approvarono fuori e la respinsero entro Montecitorio. Questo fenomeno della doppia coscienza non è nuovo e non abbiamo bisogno di stigmatizzarlo adesso. A parte, però, ogni osservazione sul merito intrinseco dell'atto di giustizia che s'invoca dal ministero, noi crediamo conveniente ritornare sulla motivazione sbagliata e pericolosa data da molti all'ordine del giorno Riccio, col quale si faceva il comodo del ministero, che crede di pacificaregli animi colla cura continuata della galera, e con quella ripetuta del piombo se la prima non bastasse. Stoltamente si è ripetuto, dai ministri e dai loro degni accoliti, che la Camera non può e non deve inva• dere il campo riservato alla Corona, perchè l'amnistia è atto riservato esclusivamente alla generosità del Re, Noi abbiamo già ricordato che il nostro Mirabelli,illustrando ciò che aveva scritto un eminente professore di diritto costituzionale, il Mortara, aveva dimostrato che il diritto di amnistia può e deve essere discusso dal Parlamento. Adesso un valoroso giornale di provincia, La Nuova Sardegna, ha riprodotti lunghi brani di un eloquente discorso di Angelo Brofferio nel Parlamento su• balpino, in favore della legge per l'amnistia del maggio del 1848; legge che non fu combattuta dal Guardasigilli di allora, Conte Federico Sclopis - un giureconsulto che valeva, se non erriamo, l'on. Finocchiaro Aprile! - e che venne approvata quando erà Presidente del Consiglio Cesare Balbo - un conservatore autentico, che valeva, se non sbagliamo, dieci Pelloux. Quelli del 1848 si potrà dire che erano i tempi della luna di miele tra la monarchia sabauda e la libertà. Ma assai più tardi, quando non poche grinze eransi delineate sul viso della prima, nel 1870 e nel 1872, gli on. Rattazzi e Mancini - due sovversivi coi fiocchi ! - sostennero

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==