RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI tempi di Abelardo, Parigi raccoglieva gli spiriti assetati di scienza: si può dire che i 314 degli intellettuali di Germania uscissero dalle scuole francesi. Quando Filippo Augusto dette i primi privilegi alle scuole di Parigi l'affluenza dei tedeschi andò crescendo, e tanto oiù qnmdo si organizzJrono le università di Montpellier, Orleans, Angers, Tolosa, Avignone, Cahors, Grenoble, dal I 289 al 1339. Poco a poco, poi, la Germania si coprì di scuole in mano degli allievi di Francia, scnole che poi si trasformarono in Universi1à: Praga nel 1348, Vienna nel t356, Heidelberg nel 1385, Colonia nel 1388. Ma non per questo Parig\ perdette le sue attrattive perchè tutti vi volevano completare i loro ,studi. (Revue brilamiìque, Gennaio). Vincenzo ;J,forello: L'educazione nazionale. L'ultimo incidente tra la Compagnia di Gesù e lo Stato Italiano ha dimostrato che il nostro mondo parlamentare ha bisogno di essere ribat• tezzato alle fonti del pensiero e della tradizione nazionale. Il fatto che 6 o 7 deputati abbiano trascinato 100 a sottoscrivere, Crispi compreso, a favore di una scnola di gesuiti rivela un fenomeno cosi pericoloso che non si può lasciare di prenderlo in esame. Meglio delle scuse, delle spiegazioni, delle giustificazioni che da alcuni sono venute, è stato l' atto leale e coraggioso del ministro Baccelli nel riconoscere il proprio errore, e nel correggerlo. - Ogni partito ha i suoi mezzi di propaganda. Il gesuita ha la scuola, ossia la penetrazione continua, l'assorbimento sicuro nel suolo, alle radici del pensiero del discepolo, la formazione della sua coscienza a immagine e somiglianza del maestro, la forza fuori del sospetto umano e del controllo sociale che han sempre cer~ato di esercitare ed imporre i legionari del Falso, ai quali Loiola diede un codice ed una psicologia resistente a tutte le tempeste e persecuzioni. La lotta per la scuola è la loro lotta per la vita; sotto Napoleone I, sotto i Borboni, sotto Luigi Filippo. Gli uomini politici italiani non hanno tempo di pensare a certe cose. Una scuola ? che male può fare una scuola? Se vedeste che brava gente qud. padri di Mondragone I Che larghezza di spirito! che spregiudicatezza! L'ostilità contro di loro non può essere che effetto di pregiudizio! - Dunque i tristi ricordi, le inique azioni, le bieche tradizioni che si raccolgono intorno alla scuola dei gesuisi sono dimenticate I La storia è un pregiudizio, le lotte combattute una vana scherma oratoria, i fatti assodati il pallido scenario di un sogno! Pur troppo noi conserviamo nel sangue la morbida linfa dell' educazione ecclesiastica che ci rende torpidi nell'azione, tardi nel pensiero, miseri nel giudizio! Mentre ci par giusto che si sospendano professori che insegnano teorie che non sodlisfano la borghesia parlamentare; mentre ci par giusto che si tolga la cattedra a professori di storia che la insegnano secondo la critica e la scienza moderna, e s'incoraggia e si accetta tutto questo allegramente, non ci sembra un reato, un vero e proprio reato di lesa patria, a rimetter su i Gesuiti per farli ritornare nel circolo della vita nazionale da dove la legge li aveva cacciati I Se lo Stato italiano avesse coscienza dei suoi diritti, fede nella sua missione, forza nell'attuazione di tutti i principi di libertà, saprebbe qual metodo tenere per impedire l'infiltrazione dell'educazione clericale nelle scuole e nella vita. Cavea11tconsules si diceva una volta. Ma se i consoli dovessero seguitare a difendere nel solo interesse dei Gesuiti le libertà che offendono o non riconoscono in tutto il resto, io auguro all'Italia che si sappia guardare da loro, e non permetta mai che facciano sentire la loro voce in qualsiasi questione che si riferisca all'educazione, all'insegnamento, alla coltura italiana. ('R_ivisla politica e letteraria, Febbraio). Quantocostal'Eritrea? È stata distribuita alla Camera la relazione della Commissione del bilancio sul rendiconto consun• tivo dell' Ammistrazione dello Stato. Vi è annesso il rendiconto della Colonia Eritrea, il primo che siasi pubblicato nei conti consuntivi. L'Italia ha speso per Massaua L. 198,666 nel 1882; 275,778 nel 1883; 193,222 nel 1884; 8 981,153 nel 1885; 5,437,555 nel 1886; 9,426,384 nel 1887; 42,946,184 nel 1888; 18,517,162 nel 1889; 25,020,887 nel 1890; 21-430,330 nel 1891; :5,176,150 nel 1892; 8,941,778 nd 1893; 9,769,905 nel 1894; 13,727,684 nel 1895; 123,738,064 nel 1896; 48,970.462 nel 1897; 16,170,462 nel 1897-98. In totale, dal 1882 al 1898, L. 368,921,832. La battaglia di Abba Carima è costata !75,220,877 di cui 50,420,877 vennero fronteggiate coi mezzi ordinari di bilancio, L. 110,239,834 col prestito del marzo 1896. In queste cifre, come osserva il Sole di Milano, non sono comprese L. 4,500,000 destinate al Ministero della Marina e 3,200,000 destinati al Ministero della Guerra per quella guerra sciagurata. Due altre cifre poi occorre sieno aggiunte: 1° gl'in1ertssi che sulle spese d'Africa si sono andati accumulando; 2° l'onere derivato al debito vitalizio in seguito alle numerose pensioni liquidate alle famiglie dei morti nella disgrazi!lta guerra. E s tratta di altre parecchie centinaia di milioni! (Riforma Sociale, 15 gennaio). K. Politica sociale e statistica delllavoro. Non è esagerazione affermare che molti, moltissimi sono ancora quelli che alla utilità della statistica credono come i bimbi al babau. E lo strano è proprio questo, che essi appunto, gl'increduli, vanno proclamando il bisogno di una politica sociale I Contraddizioni simili abbiamo sentito in questi giorni al nostro Reichstag. Se saggia politica è quella che non tralascia e dimentica le classi sofferenti, anzi ad esse volge uno sguardo speciale, una conoscenza delle condizioni del lavoro e dei l:ivoratori si impone. Una statistica esatta delle professioni, dai salari, dei disoccupati, degli scioperi, giA da per sè stessa avrebbe una importanza fenomen2le, e sarebbe sufficiente per mettere non dico sulla vera via, ma sulla buona via i governatori. C'è ancora dippiù. Simili cifre possono essere paragonate - e l'utilità dei raffronti nella statistica non è mai abbastanza lodata - con altre. Quanti grandi insegnamenti non possono trarsi da uno sguardo simultaneo ai consumi ed ai salari, ai salari ed alla mortalità, alle abitazioni ed ai morti per malattie, ai disoccupati ed alla mendicità, ecc. ,Qual sorgente preziosa per i legislatore, per l'uomo di governo! (Berliner Tageblatt, 21 Geni naio '99). W. H. Montgomery: Le pensionpi er la vecchiainaellaNuova Zelanda. La caratteristica della legislazione delle colonie è la tendenza verso l'esperimento; mentre l'Inghilterra, la madre di molte colonie, vede formare lentamente una pubblica opinione disposta a lasciare le vecchie vie. Tutto ciò che contribuisce a mantenere la prevalenza dello spirito conservatore manca nelle colonie. La Nuova Zelanda è la colonia tipica gli esperimenti; e i pessimisti pronosticano che molte delle sue leggi verranno abbandonare come inUtili o dannose dopo qualche tempo. Intanto l'emancipazione della donna ivi Jìroclamata fa la sua strada; la legge sulla conciliazione e su l'arbitrato richiama l'attenzione anche in Inghilterra; le altre leggi sulla colonizzazione sulla espropriazio:ie forzata della terra sono state riconosciute buone anche da coloro che le avevano combattute. Probabilmente la legge più sperimentale, più progressiva, più democratica è quella testè adottata sulle pensioni per la veccl,iaia. L'intonazione della legge è socialista; ma è passato il tempo in cui si condannava un progetto solo perchè presentava tale tendenza. Il movimento in favore della legge cominciò nel 1895-96. Due volte il bili fu respinto - nel 1898 e nel 1897 - e venne accettato solo nel 1898. Vi erano centinaia di progetti che differivano tra loro in questi tre punti principali: 1° Chi doveva ricevere la pensione? 2° Quale doveva essere l'ammontare delle medesime ? 3° Chi doveva somministrare i mezzi? La legge stabili che la pensione dovesse ammontare a circa 45o lire e che dovesse essere data a tutti. Però nella realtà venne concessa soltanto ai vecchi poveri meritevoli. In quanto all'età il limite minimo fu commesso a 65 anni. Ma chi sono i poveri ? Ecco i criteri seguiti : avrà l'intera pensione chiunque non ha un reddito al disopra di L. 860 circa, o una pro• prietà di L. 1250 nette circa. Il reddito superiore diminuisce la pensione gradatamente; e per ogni L. 300 di proprietà al disop,a di quella accennata la pens:one diminuisce di L. 25; cosicchè chi ha una proprietà di L. 8000 non ha diritto a pensione. I ciuadini della Nuova Zelanda non sono disposti ad accordare la pensione a tutti gli operai che andassero nella colonia in età avanzata; perciò essa non viene accordata se non a coloro che vi hanno domicilio fisso da venticinque anni. Sono esclusi dalla pensione i pazzi, gli epilettici, i delinquen:i, gli Asiatici (!). Tra i delinquenti vanno compresi coloro che sono disonorati nella pubblica estimazione. Queste parole furono prese dalla legge danese; ma avrebbero bisogno di una buona interpretazione giudiziaria. La spern non può essere calcolata, che approsim.,tivameute. La Nuova Zelanda ha una popolazione di 750000 abitanti e il governo ritiene che I, spesa per le pensione non possa superare un milione e mezzo di lire all'anno. Per affrontarla non occorrono nuove imposte perchè il bilancio dello Stato presenta un'eccedenza di Vènticinque milioni all'anno nell'introito. Un segretario è incaricato della esecuzione della legge e i suoi poteri o doveri vengono determinati dal governatore. Ogni richiedente la pensione deve provare il suo diritto alla pens·one innanzi al magistrato, che rilascia un cenificato valevole per un anno. Alla fine dell'anno deve prova.re che il suo rèddito e la sua proprietà uon sono aumentati e che ha diritto alle rinnovazione del certificato. Le pensioni vengono pagate negli uffici
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