Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 15 - 15 febbraio 1899

294 'RJ'fTISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SClENZE SOCIALl sempre sostenuto la prevalenza della questiont sociale sulla questione politica; e per questo, poi, tranne la borghesia, che forse aveva calcolato io diventassi ortodosso, come tanti altri, nessuno che mi conoscesse negli scritti nella propaganda trovò strano, che io facessi l'ultimo passo, dichiarandomi apertamente socialista, nelle circostanze che dirò fra poco. Per ora ci tengo a riportare quello che pubblicai nella mia bibliografia del 1885: « Il sociali~mo di Colajanni, e dico del Prampolini e del Candelari nelle loro risposte al mio Socialismo e criminalità (1883) è ben diverso dal socialismo,chebo combattutoio. Già il Colajanni riporta (a p. 303 della ra ediz.) le mie parole onde stabilivo la differenza tra la sociologia e la parte meno scientifica del socialismo : ora questo appunto era il mio obbiettivo. Combatterele esa• gerazioni empiriche del socialismopopolare e sinora (come riconosce il Colajanni e ha ripetuto il Turati) di gran lunga il più ditfum in Italia: Non combatterele vedute scientifichedel socialismo,che, ripeto, sono perfettamente le mie, perchè allora si confonde colla sociologia , ma del quale socialismo scientifico (dice lo stesso Colajanni a p. 214) « le modeste vedute esigono lo si distingua nettamente dal socialismo utopistico ». « E cosl facendo, io credo di avere col mio libro agito utilmente, tanto per il socialismo - perchè lo eccitavo a liberarsi dalle esagerazioni empiriche (per cui allora si credeva in Italia di poter cambiare l'ordinamento socille con un colpo di mano, senza preparazione lunga e tenace di coscienza popolare) che nuocciono a\[a sua diffusione nelle classi medie della società ed alle povere preparano il contraccolpodelle disillusioni; quanto per la sociologia, perchè affermavo fin dove e come essa suffraghi le idee socialiste, separando essa pure dall'empiri,mo contrario dell'immobilismo ». « Ora la posizione, in ultima analisi, si riduce a questo : i conservatori ortodossi dicono : - vi sono certe barriere più in là delle quali non si va - ; i socialisti non scienziati, e sono troppo i più e son quelli cbeio bo criticalo, dicono : - non c' è nessuna barriera mai e si può anzi d'un salto arrivare di qui sin là ». I sociologi dicono invece : - è vero che non ci so110barriere mai, ma altro è correre ed altro è arrivare ; imprescrittibile nel popolo il diritto al proprio continuo, indefinito, miglioramento materiale e morale, ma senza voli di fantasia e sino all'ultima possibilità senza violenze nè delitti di lesa umanità ». Ora non si possono negare due fatti : I°, che io allora ( 1885) ero un riformista soltanto, ma riconoscevo la verità fondamentale del socialismo scientifico; n°, che dopo d'allora il socialismo marxista portò anche in Italia il concetto dello sviluppo naturale dei fatti economici e sociali ed ha quindi, come diceva Engels, eliminato il socialismo utopistico, che credeva si potesse attuare un nuovo ordine sociale o per il buon cuore dei dominanti o per un colpo di mano popolare. Ed ecco allora la mia coerenza logica e scientifica, quando essendosi la sociologia ortodossa e incolora di questi ultimi anni mummificata in quello che nel 1885 io chiamava « l'empirismo dell'immobilismo », io sostenni 1.t mia vecchia idea che la sociologia deve essere tutt'uno col socialismo scientifico, mentre essa è inconciliabile col socialismo utopistico. E in quella bibliografia sul libro di Colajanni, io concludevo: cc Io non dico di essere in questi problemi (l'av\'enire della proprietà, della famiglia ecc.) d'accordo collo Spencer. E per la proprietà ammetto che l'avvenire vi possa condurrealla proprietà sociale della terra; ma affermare (come faceva allora il Colajanni, che poi ha dovuto ricredersi) che l'ideale di Spencer sia socialistico, mi pare arrischiato, in linea di fatto ». Il che collima con quanto io scrissi, nove anni dopo, nel Sqcialismoe scienzapositiva e soste11nj ;inch~ i11 t\□a, polemica con Erberto Spencer, che l'essersi egli, perso· nalmente, dichiarato anti-socialista, non esciudeva affatto che l'evoluzionismo universale, da lui scientificamente dimostrato, sia in perfetto accordo col Marxismo, che è evoluzionismo e trasformismo economico. E terminavo, nel 1885: « Mi pare, in conclusione, che il socialismo, facendosi scientifico, ed abbandonando quindi i vecchi sistemi aprioristici e le vecchie illusbni ed esagerazioni empiriche, sia esso che si temperi al cimento dei fatti e delle leggi rilevate dalla sociologia ; la quale perciò non viene a chiedere smentite dal socialismo, ma è dessa, invece, che conforta della potenza scientifica la gran parte di vero e positivo, che è nel socialismo stesso ». E che ha fatto, appunto, la scuola di Marx. e Engels, se non sostituire ai sistemi aprioristici e fantastici del vecchio socialismo, il metodo positivo della ricerca sociologica e naturalistica? Giacchè - per esaurire questo lato scientifico dtlla polemica e passare poi al lato personale e politico - in va 10 il Colajanni crede di trovarmi in contraddizione, perchè dice ora che il marxismo io lo dovevo conoscere e anzi lo conoscevo sin dal 1883 e nè dà due prove: 1°, che allora c'erano già in Italia Loria, Bignami, Gnocchi Viani, Costa, Bissolati - n°, che io in Socialismoe criminalità ho pure citato una volta o due il 1° volume del Capitale di Marx. Dunque, non è vero, dice Colajanni, che Ferri combattesse allora il socialismo utopistico, perchè non conosc!sse il socialismo marxista. Ebbene, la bibliografia che ho ora ricordata è una prova così evidente, che dovrebbe bastare. Ma poi, il Colajanni non può ignorare che nel 1883, quando io scrissi Socialismoe criminalità, Bissolati non aveva ancora pubbli;ato niente di marxista ; Loria si teneva all'economia politica, con pochi accenni generici al socialismo ; Costa era allora nella fase sentimentale del socialismo, da cui egli si ritrasse, in seguito, al cimento dei fatti e degli studi. Ma fu però Andrea Costa che col suo contegno amm;rabile alle As;is! di Bologna, quando io vi ero studente d'Università, nel 1875, a darmi e lasciarmi nell'animo una profonda~impressione di simpatia per le idee socialiste. Ma oltre questo, la verità, nota a tutti, è che il socialismo scientifico (cioè quello della scuola di Marx e Engels) fu portato e divulgato in Italia dal Prampo· lini e specialmente dal Turati, qnalche anno dopo che io pubblicassi Socialismoe criminalità, il quale anzi, ho l'orgoglio di dire che fu sprone appunto, per loro, a fare propaganda di dottrine scientifiche sul socialismo. Tanto che la diffus'one del marxismo non divenne completa in Italia, se non colle recenti monografie di Antonio Labriola sul materialismostorico, che era stato lasciato in penombra dalla propaganda del Turati: di quell'Antonio Labriola, che è altro notissimo esempio di conversione al socialismo per forza di studi e di raziocinio scientifico. Che poi io nel 1883 abbia citato una volta o due, e di sfuggita, il I volume del Capitale, non vale a smentire la mia affermazione, che del resto tutti gli amici mm conoscono perfettamente vera (basta chiederne al Prampolini, che fu mio scolaro di positivismo e mio maestro di socialismo) e cioè che io del marxismo non cominciai ad occuparmi, lo ricordo con precisione, se non dopo il resoconto che del congresso socialista internazionale di Bruxelles (1892) fece il Turati nell'ltalia del Popolo e cht: egli mi mandò personalmente perchè sapeva le mie inclinazioni verso l'idea socialista. E ricordo persino, che il tracollo per me ad occuparmi ex professo del socialismo marxista, fu una risposta del Lombroso, che appunto nell'autunno del 1892 venne a trovarmi in Aquila e discorrendo meco delle grandi correnti del pensiero moderno, alla IY,ia osservazione : Mi pare che il socialismo sia sulla strada maestre

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