Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 15 - 15 febbraio 1899

RI'fTISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 293 sco immediato assentimento del direttore come su di un dovere (e su questo, tenendo presente l'indole dell'uomo, non aveva torto, perchè della generosa tolleranza pel diritto di difesa, le persone come l'on. Colajanni si fanno verso chiunque e sempre, uno scrupoloso dovere); ma sembra che pretendesse altresl la nostra più grande e precipitosa obbedienza, a costo di sconvolgere l'ordine del nostro lavoro e danneggiare gl'interessi di un'a- :denda a noi affidata. Tutto ciò ha tanto irritato !'on. Ferri da inJurlo ad accusarci al p1.1bblico con una tragica lettera, inserii a nell'Avanti! del 9 febbraio nella quale finisce quasi per minacciare di potere notificarci, ove lo avesse creduto, a mezzo d'usciere la sua difesa! Se il Ferri l'avesse veramente fatto, invece di contentarsi di annunziare la pubblicazione della sua difesa in altro giornale, e il nostro direttore ci avesse permesso certi umoristici passatempi giornalistici, - poichè il fatto riguardava noi soli ci saremmo sentita la tentazione di atter.- dere quella no:ifìca, per poi pubblicarla, come vuole la legge, secondo le esigenze dello spazio; il quale non sarebbe stato che di qualche linea per ogni numero, cosi che la pubblicazione dell'atto giudiziario sarebbe potuto durare, di continua in continua, quanto un romanzo di Gaboriau, occupando parecchie annate della '1{.ivistaPopolare! Ma l'on. Colajanni vuole invece, che nella sua Rivista non si venga mai meno alla serietà, neppure quando vi si sarebbe provocati dalla natura di certi colpi di scena; e a lui si, dobbiamo obbedire. Pubblichiamo perciò integralmente l'articolo dell'on. Ferri, al quale l'on. Colajanni non ha nemmeno creduto di dover rispondere in questo stesso numero, per lasciare - con una tolleranza che ci permettiamo di trovar forse eccessiva - il campo assolutamente libero alla difesa del suo avversario. E ciò, nonostante che !'on. Ferri abbia creduto di poLere, nella sua risposta, tenere in dispregio certe elementari convenienze, le quali, quando si sceglie di far certe discussioni in casa del proprio contr,1dittore, vietano ad ogni persona ammodo un linguaggio poco corretto all'indirizzo di chi, per qualunque ragione, ci .tccoglie convenevolmente, PER LA REDAZIONE. .Arturo Catelani. Per quanto io conoscessi la virulenza polemica del Colajanni, non ho potuto evitare tuttavia un sentimento di dolorosa meraviglia leggendo gli improperi e le accuse di slealtà, opportunismo, gesuitismo e farabuttismo da lui stampate contro di me, nella Rivista Popolare del 15 gennaio. E mi sono domandato, anzitutto, come mai il Colajanni abbia potuto avere con me dei rapporti personali sino a quando io... non pubblicai la recensione sulla II edizione del suo Socialismo ! Ma se egli mi credeva « giovinastro impenitente » ed « uno sciagurato », e di me faceva il giudizio morale, di cui aveva persino il documento in una mia lettera dell'8 novembre 1883, come mai non mi tolse il saluto ed ogni rapporto amichevole? Per conto mio, quando di una persona ho un concetto morale, anche meno disprezzante di quello che il Colajanni vorrebbe far credere di avere per me, io la cancello dalle mie conoscenze e le nego ogni relazione personale. Il contegno del Colajanni verso di me - ben noto a lutti i comuni conoscenti di Montecitorio - non si può dunque spiegare, che o come prova di mancata sincerità, doverosa in ogni galantuomo, verso cosi spregevole « giovinastro », o come accecamento postumo di livore polemico. Qualunque sia la spiegazione e tralasciando le parole oltraggiose, che non sono ragioni e che io potrei provare e raddoppiare al suo indirizzo con altrettanta gratuita facilità, vengo all'esame dei fatti, che sono i soli elementi sicuri di un giudizio decisivo. .. ,. * Ed è qui appunto che, insieme alla meraviglia dolorosa provocatami dalle contumelie del Colajanni, io provo una vera soddisfazione (oltre quella datami in que• sti giorni 4a tauti amici dentro e fuori Montecitorio) perchè i suoi attacchi mi danno modo di rispondere coi fatti, notorii ed evidenti di tutta la mia vita; e ne ho quindi l'occasione di ribattere accuse, che non volli mai raccogliere, quando mi furono lanciate dai lanzichenecchi del giornalismo avversario. Nè le avrei raccolte nemmeno ora, perchè i fatti valgono più delle parole, se il Colajanni non avesse preteso di presentare i documenti delle mie colpe. Anzitutto però, siccome questa polemica non è cominciata sulla RivistaPopolare, ma altrove, così non posso per le minori ingiurie che rimettermi alla mia risposta pubblicata nel Germina! del 1° gennaio. E vengo agli oltraggi più velenosi. Di Colajanni come uomo politico io non mi sono mai occupato, nè pro nè contro. Perchè, mentre la sua m1ziativa contro le vergogce della Banca Romana mi era piaciuta, di lui invece non mi è mai piaciuta la sua nebulosità politica, per la quale (giacche il debole suo è la stima smisurata e l'importanza colossale ch'egli accorda a sè stesso, e ciò spiega la sua violenza contro i suoi critici) mentre egli si dice uno degli iniziatori, anzi il solo, vero, autentico iniziatore del socialismo scientifico in Italia, non ha mai voluto f.r causa comune col partito nettamente e recisamente socialista; di che tutti gl'incolori, gl'indecisi e gli eclettici gli hanno prodigato sempre le lodi piu ampie. Di Colajanni, come dilettante di sociologia crimivale (e dico dilettante, perchè egli non ha mai studiato dei delinquenti nè sulla tavola anatomica, nè in carcere o nei manicomi) mi sono invece occupato abbastanza spesso, per combatterne quello spiritualismo larvato, che informa tutte le sue critiche sillogistiche alla scuola antropologico-criminale e per svelarne i trucchi polemici, coi quali egli sostiene la sua critica scientifica. Di questi trucchi polemici, egli ha dovuto ora confessarne uno (come errore involontario, ben s'intende) quando mi affibbiava la proposta di ghigliottinare 3000 omicidi ogni anno in Italia, che è precisamente l'opposto di que1lo che io ho sostenuto, come argomento pratico contro la pena di morte. Di altri suoi trucchi scientifici ho dato le prove nel 1° capitolo della mia Sociologia criminale, dimostrandogli come egli copiasse Berenini, Fournier di Haix, Tammeo ecc. senza citarli, facendo passare per proprie le loro teorie sul delitto naturale, sull'alcoolismo, sulla distribuzione geografica delle nevrosi ecc. Ma di queste non è il caso di parlarne più. Del Cola/'anni mi occupai anche, a proposito della Ia edizione de suo Socialismo ( 1884) in una bibliografia da me pubblicata (badi bene il lettore) negli Studi Senesi del ,f88o, cioè un anno prima che io potessi, per l'età entrare nella vita politica. Ebbene se io mi fossi convertito al socialismo nel 1894, come feci, dopo di esserne stato un avversario, non ci sarebbe niente di nuovo, perchè in Italia e fuori si contano a dozzine questi cas•, appunto perché del socialismo gli avversari lo sono troppo spesso soltanto perchè non ne conoscono le vere dottrine e conclusioni e ne diventano fautori appena le studiano e le conoscono. Ma io ci tengo invece a provare che verso il socialismo il mio pep.siero è sempre stato attirato; per questo ho

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