'R..lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Ecco di che cosa dobbiamo tener conto, per decidere quale direzione dobbiamo dare alla nostra politica doganale. li rfalzo momentaneo dei prezzi dei cereali non aeve inquietarci. Si può rimediare a questo male provvisorio con misure provvisorie, come in questo momento si fa in Italia. Per la direzione dtlla politica doganale, bisogna trovare uoa base durevole. In quanto alla concorrenza d'oltremare, non bisogna dimenticare che un uomo, fedele partigiano della libertà di commercio, Emilio Levasseur, predisse, nel suo rapporto sulla produzione americana, pubblicatoqualche anno fa, che la concorrenza dell'America per il grano pdrà ben diminuire, ma allora si farà sentire con maggiore energia in lutti gli altri rami della prod11zio11ae2ricola. La politica dei grandi Stati del continente non è p;u diretta da una burocrazia che non fa alcun conto di tutti i mali della vita economi~a. In nessun altro campo la volontà del popolo, negli Stati costituzionali, si fa sentire in misura sempre crescente come precisamente si fa sentire nel campo economico ; ma è sempre l'opinione dei produttori che prevale e non quella dei consumatori, perchè le classi produttrici sono organiz.-.ate poHticamente, mentre le classi consumatrici non lo sono. E vero che questa influenza dell'agricoltura non si fa sentire che dopo che i suoi interessi sono minaccfali dalla concorrenza d'oltremare; ma finchè questo paicolo non scomparir:\., tale influenza cont,nuer:l. a far sentire il suo eff~tto in tutta l' Europa, e ciò nella mi~ura in cui gli agricoltori avranno parte nel potere politico. In tali condizioni, non è prob1bile che la protezione dei pro;lotti agricoli potr:l. essere attenuata, e ne risulta per noi il dovere di accordare ag\'interessi della nostra produzione agricola una produzio-1e più efficace di quella concessa finora, e ciò tanto per qu !1 che concerne la produzione d'oltre mare tanto per quella dell'Oriente. Pa l'Ungheria il grande compito economico dell'avvenire consisterà indubbiamente nello sviluppo tanto energico che possibile della sua industria, poichè un paese esclushamente agricolo non potrà mai elevarsi alla condensazione della sua popolazione o ad un grado s1!periore della ricchezza. l\la chi vuol lavorare per l'avvenire non cte,·e dimenticare il presente. Ora, per il momento, la nostra forza economica, e con essa la nostra forza sociale e politica, risiede ancora sopr::tutto nell'agricoltura. La protezione dei suoi interessi non è soltanto nostro dovere, ma è anche la condizione preliminare di ogni altro progresso. Fra gl, agricoltori ungheresi, ve ne sono che ancora aggiustano f~de alle parole di persone che pretendono che i differenti rami della vita economica ungherese si trovino in opposizione tra loro. Può darsi che un giorno questa opposizione si manifesti ; ma fra noi, questo tempo è ancora tanto lontano, che il più giovane di noi non lo vedrà. Nella fase attuale dello sviluppo della vita economica, i differenti rami della produzione dipendono gli uni dagli altri, e l'industria non pr ò svilupparsi che per l'eccedenza dell'agrkoltura. In presenza delle grandi prove che attraversiamo, è della maggiore importanza insistere su quesu solidarietà fra gl'interessi dei diff~n:nti rami della vita nazionale, e di spanderne la conoscenza quanto maggiormente sia possibile. Il Lang di cui abbiamo dato in riassunto l'articolo è vice-presidente della Camera dei Deputati ungherese e prolessore dell'Università di Buda-Pest. Le sue conclu ;ioni riguardano l'Ungheria, ma si adattrno perfettamente all'Italia, la cui costituzione economica si rassomiglia a quelb del regno di Santo Stelano Le conclusioni del L rng so:10 perfettamente identiche a quelle che l'on. Colajanni ha svolto e continuerà a svolgere nella .Nuova Antologia. In quanto alle previsioui di Levasseur sulle nuove forme di concorrenza agraria che ci verrà dal1' America avyertiamo che la Sicilia e la Calabria hanno gii potuto sperimentare cogli agrumi la realizzazione delle meJesime. Del resto è ancora assai lontano il giorno 10 cui l'America non potrà pi~ mandarci cereali. LA REDAZIONE. Intoranlolpero[etata[t[einnetme oùificaziont alla legge elettorale politica (Continuazione. Vedi Numero precedente). L'Orlando asserisce che il diritto elettorale ha, come tutti i diritti politici, una ragion d'essere es-- senzialmente storica; si connette necessariamente collo sviluppo armonico delle istituzioni politiche di un dato popolo; compete, non all'uomo ma al cittadino, e trov.i la sua origine ed il suo limite nel diritto pubblico che lo conferisce e lo regola. In questo modo mi pare che, per voler girare attorno alla verità effettiva senza riconoscerla esplicitamente, si finisca coll'avvo'gersi in un circolo vizioso. Per non dire che il diritto pubblico è fatto dalla volontà degli uomini, si dice che è fatto dalla storia; qua5ichè la storia non fosse, alla sua volta, costituita dallo svolgimento delle diverse umane attività spirituali e materiali. E per non dire che il diritto elettorale è necessariamente connesso col fatto della appartenenza ad una consociazione politica, si dice che è conforito e regolato dal diritto pubblico. Cos;cchè, in ultima analisi, la vita politica di tutte le consociazioni ci vili sarebbe governata da una pura e semplice astrazione: dalla Storia; intesa, non già come un complesso di atti umani volontarii e coscientemente compiuti, ma come uno sviluppo armonico naturale di istituzioni, verificrntesi meccanicamente, 3utomaticamente, a mo' della cresciuta delle piante in una foresta vergine. Ma la Storia vera, quella che è intes~uta di fatti umani e d' idee, e quindi da quelli e da queste trae alimento, anzichè poter esserne presunta creatrice per ignoti misteriosi processi - la Storia vera parla con robusta eloquenza indisconoscibile, un ben diverso linguaggio. Essa dimostra che il d ititto di voto fu esercitato senza ostacolo dai consociati negli antichissimi gruppi umani politici: che solo in proces5o di tempo, difficoltà territoriali sopravvenute, e male arti poste iu e3sere da uomini cupidi d'assoluto dominio, ostacolarono l'eserci~.io di quel primordiale diritto ; al quale però gli uomini fecero daccapo ricorso con entusiastica fede inconcussa, appena, fatti accorti del danno derivante dagli errori compiuti, si rivendicarono, dopo fierissime lotte neppur oggi intieramente composte, in libertà. E sta di fatto, che la massima preoccupazione dei liberi popoli moderni, fu appunto quella di guarentire contro gli arbitrii di qualsiasi potere costituito, certi fondamentali attributi della umana personalità, che vennero considerati come anteriori e superiori al potere ste:;so. Già la Costituzione dello Stato Nord-Americano di V.rginia, in data del Giugno 1776, conteneva
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