Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 14 - 30 gennaio 1899

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI blica Napoletana, fu il più abile e fortunato tra i condottieri di volontari repubblicani. Compi nel febbraio una prima spedizione per ristabilire l' ordine nella provincia ù: Avellino; accompagnò con la sua legione le colonne 11 aocesi comandate daf Broussier nelle Puglie, e contribui eJiìcacemeate alla presa di Andria e di Trani; mandato poi a Pescara, a sostituir la guarnigione francese, difese a lungo quella piazza contro le masse del capobanda Pronio. La critica storica l'ha ormai purgato della taccia di crudeltà e di ferocia pei saccheggi di Andria e di Trani, le prima delle quali città era suo feudo, essendo dimostrato che, valoroso nella guerra, era stato pietos'ss'mo a vittoria guadagnata, giungendo fino a gettarsi a' ginocchi del generale france~e per otteneré che fosse rivoc:tto l'ordine di saccheggio. Resosi a Pescara con una c,1pitolazione, che fu poi rotta per circostanze finora poco note, venne trasportato a Napoli « in uoa gabbia cl'. ferro », dice un contemporaneo; e coronò la nobile vita con una morte intrepida. Eleonora de Fonseca Pimentel (moria il 20 agosto 1799) Colla Repubblica sorsero nel Napoletano i primi giornlli politici, e tra quei primi scrittori di giornali, va inOlnzi a tutti la donna, di cui abbiamo segnato sopra il nome. « Donna quanto dotta altrettanto pazza, imprudente e sciocca ", la definì un diplomatico del!' ancien regime, che la vedeva tutta accesa delle nuove idee: parr le, che per noi si traducono facilmente in un elogio. Di famiglia portoghese, nata a Roma nel 1748, venuta a Napoli giavanetta, ella fu un tipo compiuto di letterato del secolo XVHI : poetessa sul gusto metastasiano, s• ·iùiosa di scienze matematiche e fisiche. di filosofia, di economia, di diritto pubblico. Scrisse sull'abolizione della cl .inea e contro il feudalismo : espose disegni di riforme economiche. Anche a lei toccò il carcere alla vigilia del '99; e, liberata nei giorni di anarchia del gennaio, si chiuse con altri patrioti in Castel S. Elmo, ed ivi tenne a battesimo la nascente Repubblica. Per circa cinque n:esi, scrisse il :Monitore'N,àpoletano: documento di elev Jtezza intellettuale e morale, e, qualche volta anche, di irgenuità, che non guasta. Stava per partire per la Francia con altri rei di Stato, condannata allo sfratto dal F egno, quando i giudici borbonici, ravvedendosi, la fecero togliere dal numero, e la consegnarono al carnefì.;e. BENEDETTOCROCE, Proliberteatjeustitia Sotto questo titolo si è costituito in Sidney un comitato ed ha rivolto un calorosissimo Appello agli Italiani dimoranti all'estero, che amano la gius iz.iae la libertà. Noi non possiamo riprodurre i brani più salienti e più giusti di questo appello perchè li vedremmo inesorabilmente sequestrati ; constatiamo però, con indicibile amarezza, che solo pochi anni or sono, quantunque fosse evidente e vertiginosa la decadc1Jza politica e morale nostra, non avremmo mai creduto possibile che dovesse arrivare il giorno in cui un siffatto appello sarebbe stato necessario, e che Yi si potesse parlare, senza offendere la Yerità, delle Cajenne e degli Spielberg italiani, e si dovesse ricordare agli italiani che sono andati all'estero in cerca di pane e di libertà, il dovere di ajutare coloro che sono in patria, e che dell'uno e dell'ali ra sono privi! Il Comitato Pro libertateet justitia, imitando gli irlandesi - che in America con tutte le loro forze cooperarono affinchè un pò di giustizia fosse fatta all'Isola Verde ed un po' di liberta le venisse restituita - invita tutti gl'ita!ilni, che vivono all'estero ad unirsi e ad agire energicamente per restituire all'Italia il posto di naz·one l.bera e civile, e chiude con queste calde e sante parole: « Chi combatte per la Causa del a Libertà - chi tituba nel prendere parte attiva alla lotta per affetto ai suoi cari - fa d'uopo sia sicuro che, soccombendo, la sua famiglia non rimarrà priva di pane e di tetto. « Tocca a noi rassicun,rlo di ciò - a noi cui la lotananza non permette pagare di persona il tributo alla patria in pericolo. Se soltanto ciaquantamila fra le tan,e cen:inaja di migliaja di italiani relativamente agiati, residenti all'cstero, si astenessero da una bibita o un sigaro esuberanlè alla settimana p~r dedicarne il costo alla Causa, i suoi militi maochertbbero di nulla e il suo trionfo sarebbe assicurato. Connazionali, tempo è che ci scuotiamo dalla abituale letargia, dalla colpevole indifferenza per le cose patrie. Il gemito del recluso, il lamento della sposa derubata del sostegno e dell'affetto, l'angoscia della madre Italiana che teme vedere il figliolo truciJato dai militarizzati fratelli, o, irregimentato anch'esso, trucidJre il proprio padre, lo esigono, ce lo impongono ! « All'opera e non ci ristiamo se non quanJo sapremo l'Italia libera e soddistatta; quando ·Ja Legge - emanazione della maggioranza - vi sia di fatto uguale per tutti, e al capo dello Stato non sarà più lecito sottrJrre un delinquente alla giustizia punitrice; quando al pensiero sarà dato di manif, starsi liberamente e al cittadino di censurare gli atti dei tunzionarii pubblici - dal « PR1MO » all'ultimo - senza tema d'arresto; quando all'umile lavoratore verrà riconosciuto il diritto di emanciparsi da tuttociò che ti ritiene causa dei suoi malanni, e a ogni partito politico quello di lavorare per la realizzazione dei suoi onesti ideali. « La libertà è indispensabile al progresso, allo sviluppo intdleuuale e materiale di una nazione. Senza di quella. questa intorpidisce, si paralizza e cade come la Cina, nel più abbietto servilismo, rendendosi spregevole agli occhi dei popoli civili. Parecchi di costoro, che si credono alla testa del progresso, e ai quali, rejetti dalla patria, ci rivolgiamo per ospitalit~, ci rinfacciano certe qualità odiose che sono precisamente le caratteristiche delle razze sottostate ad un lungo serva!!gio. Se il terrorismo perdurerà in Italia, se il formale colpo di Stato - il ritorno all'assolutismo - che gli amici della dinastia vanno ivi preparando sarà consumato, eglino avrebbero ragione di malvederci e obbiettare alla nostra immigrazione anche peggio. A far ricredere gli stranieri dal concetto in cui ci tengono, a far _sì che ci trattino da pari, come si conviene ai figli di una nazione che ha civilizzato e poi ingentilito il mondo, tutti i nostri sforzi i!ovrebbero essere diretti. E se sarà impossibile di riformare radicalmente in un giorno tutt'un sistema che produce il pellagroso e l'anemico, l'analfabeta e il superstizioso, il camorrista e l'accoltellatore, il prostitutore del salario e il refrattario alla vita sociale, adoperiamoci almeno acciò il reggimento anormale, scellerato che vige dalle Alpi al Lilibeo cessi immantinenti dal rendere gli italiani schiavi nella propria patria e dallo spingerli, disperati e coperti di cenci in paesi ove non son voluti, e dove la bandiera che sventola sul Qpirinale non sa, nè può proteggerli dall'insulto e dal maltrattamento. « Compatriotti, all'opera I Ascoltati o no, noi intendiamo fare il nostro dovere ». Noi a dir vero non nutriamo molta fiducia sull'accoglienza, che avrà in America e in Tunisia - dove sono numerosissime le colonie italiane - la nobile e generosa proposta di Sceusa, di Munari e degli altri pochi italiani, che vivono in Australia, perchè, pur ,troppo, gl'italiani odierni non sono gran fatto diversi da quelli conosciuti da Mazzini - rronti a dare la vita, assai restii a dare quattrini; nè a bene sperare c'incoraggiano le sottoscrizioni aperte in Buenos Ayres e nel!' America del Nord - e qui per opera generosa della buona e gentile Fidelia Dinsmore, la vedova del non mai abbastanza compianto D~rio Papa - in favore delle vittime dell'ultima reazione. Non speriamo molto perchè nelle nostre colonie - fatte le debite e nobili eccezioni - i ricchi sono ammiratori di

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