Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 14 - 30 gennaio 1899

'R._IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI I REPUBBLICANI DEL1799 Dall'denco dei ceniodiciotto p1triotti, giustlZ!atl a Napoli e nelle isole dd golfo negli anni 1799-1800, togliamo alcuni nomi, accompagnandoli con brevi notizie, ~cevre di rettorica e conformi ai risultati della più recente critica storica ( r ). ìUario Pagano (morto il 29 ottobre 1799) Era nato l' 8 dicembre 1748 a Brienza in Basilicata. Fu letterato, filosofo, giurista riformatore, rivoluzionario. M.1 se come letterato è di pertinenza dei ricercatori di curiosità letterarie, che vedranno non senza piacere la sua commedia l'Emilia e :I suo monodramma !'Agamennone; se come filosofo merita una pagina nella storia della filosofia della storia e dell'estetica in Italia, e non solo io Italia perchè le sue opere (quale che ne sia il valore definitivo) ebbero voga anche all'estero e furono tradotte in francese e in tedesco; se maggior vanto gli s'pttta come riformatore del diritto penale avendo combattuto con la sua Teoria delle prove e Logica dei p.-obabili gli avanzi del medio-evo nella proctàura penale; - la sua gloria veramente salda è quella di rivoluzionario. A lui non -vennero meno onori e favori dai sovrani di Napoli ; e chi ha tacciato d'ingrato .Mario Pagano, professore dell'Università, giudice dell'Ammiragliato, incaricato uffi :ics1mente e fiduciosamente dalla Corte della difesa dei rei di Stato, Mario Pagano, il quale si narra fosse avvisato dalla regina Carolina di star bene in guardia perchè gravi accuse le pervenivano contro di lui, - chi lo ha ta.:ciato d'ingrato, ha detto il vero; ma ha ricono;ciuto nel -tempo stesso che nessun privato risentimento lo spinse tra gli avversari della monarchia. I conflitli di doveri sono qualcosa di esistente, di reale ; e la soluzione di essi non si fa da nessun tribunale che non sia quello della propria coscienza. Il Pagano entrò, e cena mente con parte non secondaria, nella prima grand~ cospirazione liberale-repubblicana. Arrestato tra il 1796 e '97, fu poi rilasciato, con altri arrestati, nel luglio 1798, quando la corte di Napoli stava in buone rei azioni apparenti con la Repubblica Francese. Si recò nella Repubblica Romana, dove ebbe una cattedra di diritto pubblico che accettò rinunziando allo stipendio ; di là fu costretto, per l'invasione napoletana, a rifugiarsi nelll Cisalpina; e tornò a Napoli ai principi del ft'bbra'o t 799, a consacrar la sua atti vita e la sua vita alla nuova Repubblica Napoletana. Fu tra i venticinque dd Governo Provvisorio; e, disciolto questo nell'aprile, fu membro e presidente della Commissione Legislativo. Collaborò alla legge sui feudi, rappresentando nella discussione di essa la parte moderata degli abolizionisti, e ai p'ù importanti atti legislativi della Repubblica; a lui fu affida 1 a la redazione del Progetto di costitu1,_iondeella Repubblica Napoletana, che ci resta come progetto, non avendo a ,·uto il tempo di entrare in vigore. Domenico Cirillo (morto il i9 ottobre r799) Francesco Caracciolo (morto il 29 giugno 1799) Non senu ragione ravv1c1mamo i nomi dello scienziato illustre e del valente ammiraglio. Erano entrambi tra le caf)acità dell'Italia meridionale alla fine del secolo passato; e entrambi passarono a servire utilmente la Repubblica. Ma nessuno dei due fu rivoluzionario nel semo proprio dtlla parola ; il Caracciolo an- (I) Dobbiamo questi medaglioni alla cortesia di Benedetto Croce, uno dei più dotti e onesti critici napoletani, al quale porgiamo vivi ringrnbmen_ti. LA REDAZIOKE, cor meno del Cirillo, del quale ultimo si sa che negli anni precedenti manifestava in discorsi confidenziali il suo vivo entusiasmo pei fatti della grande rivoluzione. Il Cirillo si era tenuto estraneo alle cospirazioni ed alla politica; il Caracciolo, - che aveva combattuto con for• tuna molte volte contro i barbareschi e nel 1795 con gl' inglesi contro i francesi a Capo Noli, - comandava ancora nei primi mesi del r799 una divisione napoletana. Durante la repubblica il Cirillo fu della Commissione Legislativa, e succtsse al Pagano come presidente; il Caracciolo organizzò la flottiglia repubblicana e tenne in iscacco le navi inglesi che bloccavano il golfo. La difesa dell'uno e dell'altro suonò in fondo la medesima; accusati di tradimento verso il sovrano, il Cirillo disse che non era stata opera sua l'aver attirato i francesi a Napoli e !"aver creato un nuovo ordine di cose; e più eoergi• camente il Caracciolo, che il Re aveva tradito lui e tutti i suoi fedeli sudditi fuggendo in Sicilia e recando seco la cassa militare ! U oa formalità di consiglio di guerra coprì pel Caracciolo l'ordine di morte che i sovrani avevano mandato al Nelson, volendc, sbarazzarsi di quell'uomo che poteva esser pericoloso perchè « conosceva (son parole della Regina) tutte le cale e i buchi di N apoli e di Sicilia »; ed egli non chiese se non di esser fucilato come soldato e non ignominosamente impiccato all'albero della nave la Minerva: grazia che il Nelson - questo eroe dell'Inghilterra, ma non dell'umanità - non concesse. Il Cirillo, dopo aver languito alcuni mesi nelle carceri di Napoli, andò a morte insieme col Pagrno, col Ciaia e col Pigliacelli. « La sera avanti - scrive un cronista contemporaneo - cenarono poco o niente. dicendo che dovevano sostenere poco una breve vita. Tutti e quattro dotti, si parlò tra di loro come seguisse la morte negli afforcati. Ognuno disse il suo p:trere e Don Domenico Cirillo decise ». Vincenzo Russo (morto il 19 novembre 1799) Aveva ventinove anni, e mori respingendo i conforti religiosi e gridando: Viva la Repubblica! E tuttavia era un ,ero temperamento religioso: si potrebbe dire anzi il mistico, tra quei repubblicani napoletani. Le idee della rivoluzione francese si svolsero in lui nella loro punta estrema: il suo ideale politico consisteva in una repubblica comunistica contadinesca, dai semplici costumi, dalla severa morale. Espose questo suo ideale negli articoli che scrisse pel Monitore della 'l{epubblicaRomana nel 1798 e nel volumetto di Pensieri politici, che si stampò a R >ma in quello stfsso anno. Compromesso nella setta della Societàpatriottica, si rese a principio colpevole di qual• che dt bolezza, cedendo per un momento alle seduzioni esercitate su di lui dalla Regina per mezzo dei suoi zii vvenzio, che erano dei pezzi grossi della Corte e della burocrazia b 1rbo:1ica. Ma espiò aspramente il suo fallo, esule in !svizzera, nella Cis1lpina, a Roma, con una vita esemplare, colla brama della redenzione e del martirio, alfi.ne ottenuto. Nella Repubblica Napoletana fu focoso oratore popolare, e per pochi giorni appartenne alla Commissione Legislativa, dove le sne proposte di leggi sembrarono troppo radicali ed utopistiche. Combattè il r 3 giugno al Ponte della Maddalena contro le orde del Rufio, dalle quali fu preso prigioniero. Ettore Carafa (morto il 4 settembre r799) Rappresenta degnamente la partecipazione dell'aristocrazia napoletana alla rivoluzione patriottica. Nacque nel 1767; viaggiando per l' Europa si fermò a Parigi nel 1790, e tornato a Napoli, fece stampare e diffuse secretam, nte la Dicbiara.1,_iodneei diritti dell'uomo; appartenne alla Societàpatriottica; stette in prigione dal 1795 al 1798; fuggao audacemt:nte dal Castello di S. Elmo, si recò nella Cisalpina, dove strinse relazione coi francesi e specialmente col generale Joubert; allo stabilirsi della Repub-

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