Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 14 - 30 gennaio 1899

'l{_lVJSTA 'POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 275 che frammenti del socialismo ». La differenza sta in ciò: mentre il partito collettivista non crede di essere in possesso di tutta la verità, crede di possedere una parte di verità maggiore di quella degli altri partiti. Ci dilungheremmo di molto anche se volessimo raccogliere solo le testimonianze dei colletti visti più noti e più autorevoli, i quali più o meno ammettono che non si attuerà un socialismo assoluto, ma che si attuera molto socialismo e sotto varie forme. Molti degli stessi borghesi confessano - e lo diciamo colle parole di Alessandro Chiappelli - che « i socialisti non negano la varietà e la disuguaglianza delle attitudini individuali, ne riconoscono anzi l'efficacia e la necessità », ciò che ha per conseguenza che da noi non si vuole l'unifo1mità - ch'è assoluta, - ma la varietà - ch'è relativa. Il Merlino stesso in più di un punto ne conviene o, per lo meno, si lascia sfuggire certe dichiarazioni - che abbiamo riportate altrove - le quali dimostrano come i nemici del collettivismo ... assoluto non facciano altro che sfondare un uscio aperto, per non dire che combattono contro i mulini a vento. Perchè i collettivisti non escludono - e molti degli stessi borghesi lo riconoscono - che, date le grandi varietà che presentano uomini e luoghi, possono coesistere diverse forme economico-sociali, corrispondenti alle varie tendenze ed ai vari bisogni. Questo modo eminentemente positivo d'intendere il collettivismo, che appunto per questo forma la corrente più scientifica di tutto il socialismo, costituisce il vero socialismo integrale, nel senso, cioè, federale e non eclettico. · E che dai collettivisti non si sogni l'assoluto dovrebbe scorgersi chiaramente ~n_che da c_1ò,che. e~is_tenel partito una costante autocrmca; che I collett1v1st1non hanno promesso mai la felicità completa, ma un miglioramento rdativo; che, infine, non hanno pensato mai che il collettivismo sarà l'ultima forma econom1co-sociale dell'umanità. L'evoluzione universale è perpetua, come la vita; ogni riforma contiene i germi di nuove riforme ; ogni rivoluzione lascia l'addentellato per più altre; nuove serie d'incognite sociali, oggi latenti, verranno mano mano alla luce per acquistarvi consistenza storica; ogni civiltà - come ogni individuo - pona seco i germi della morte e della vita. L'umanità perciò - come osservava Enrico Ferri in una recente recensione - dovrà raggiungtre fasi più elevate di evoluzione, chè oggi si possono appena o neanco intravedere, ma che saranno il portato necessario delle mutate condizioni di esistenza, verificatesi col socialismo. G. BoNAGJUso. ILSOCIALISMO di NavolBOilB Col~anni Il giudizio di uno dei più autorevoli avversari. «-Dall'ECONOMISTA,, del r5 gennaio r899: Nel 1884 !'on. Colajanni pubblicava un libro sul Socialismo, che ebbe il merito singolare di suscitare discussioni interessantissime e non inutili. L'Autore vi difendeva il Socialismo, combattendo le applicazioni del darwinismo e dell'evoluziomsmo spenceriano, e con molta dottrina sapeva d:ire veste scientifica a taluni principi d1 carattere prettamente socialista. A quattordici anni d1 di- &tanza il Colajanni ha pubblicato una seconda edizione di quest'opera, rifatta in parte e in parte ridotta, così da conferire a questo volume il sapore della novita. Dire che il Socialismo del Colajanni si legge con continuo interesse è rendere puramente giustizia a un'opera, di cui crediamo si possano discutere e oppugnare molte pagine, ma alla quale non si può negare il pregio di trattare ccn vasta dottrina e acume di pensiero i problemi più interessanti della sociologia. li Colajanni è scrittore di molto talento e di molta coltura; amici e avversari lo ricon,:,scono di pieno accordo, e i suoi s'critti, pubblicati con notevole fecondità negli ultimi quindici anni, sono sempre meritevoli di larga diffusione. Il Socialismo del Colajanni non è ora in tutto quello del 1884 e sopratutto non è quello degli altri pontefici della chiesa socialista. L'egregio scrittort>, nell'intervallo tra la prima e la seconda edizione di questo libro, ha certo approfondito più di una questione, ed ha potuto meglio precisare le proprie idee, togliendo loro molto di ciò che di eccessivo contenevano e integrandole con nuove vedute. Egli quindi non è propriamente un marxista o un seguace di qualche altra scuola eterodossa, ma semplicemente un socialista che aspira a una non ben definita e chiara ttasformazione sociale ed lC0nomica. 1 titoli dei capitoli daranno un'idea del contenuto di ouesto libro : il socialismo e la scienza moderna - b:ologia e socialismo - la legge superiore dell'organismo sociale - attenuazione della causa della lotta - Malthus e il problema sociale - l'uomo e la natura - la lotta pel piacere e pel posto migliore - la morale e il socialismo, il problema della felicità - selezione e pri- ,ilegio - la conservazione dei deboli e il miglioramento della razza - le leggi naturali - Fra questi dieci capitoli il meno concludente ci pare il pnmo, nel quale invano si cerca il concetto che l'Autore si fa del socialismo ; interessante e profonda è invece la discussione sull'attenuazione della lotta per la esistenza e la sua trasformazione in lotta ptl pi. cere e pel posto migliore. In generale però il Socialismo è studiato dal Colajanni dal punto di vista sociologico, anzichè da quello tconomico, e questo e riconosciuto dallo stesso autore che scrive nella prefazione di aver voluto consacrare questo libro esclusivamente alla trattazione dei orincipii generali e fondamentali del Socialismo. Ma \Ogli•mo sperare che il Colajanni ci farà conoscere in seguito anche le sue idee intorno al socialismo considerato come siskma economico e allora sarà per noi il caso di discutere con lui su queste colonne. Intanto, se non per le conclusioni alle quali perviene, certo per la estesi dottrina il suo libro merita d'essue letto dai conservatori e dai liberali, non meno che dai socialisti collettivisti e dagli autoritari, fautori del Socialismo di Stato. RIVISTADELLERIVISTE ' 'J{_. Della Volta: La prima breccia nel Dazio Consumo dei Comuni italiani. li dazio sulle farine, sul pane e sulle paste è tra le gravezze la più dannosa ed urgente: dannosa perchè eleva il prezzo dei prodotti dell'alimentazione umana, ingiusta per la sua di;tribuzione. - Se l'abolizionedel d:izio governativo ha fatto perdere allo Stato r6 milioni, l'abolizione del dazio sulle farine, sul pane e sulle paste farà perdere ai Comuni 31 milioni circ2,ossia, in media, il r4 87 010del prodotto totale del Dazio Consumo. Ma se la media è del 14. 87 010 vi sono molti Comuni che pagano il doppio, il triplo, ed anche il quadruplo. Il Comune di Belmonte, per esempio, paga I' 89. 9'? O[O, quello di Terrasini l' 86. 70; Bagheria 1'89 010 Massalubrenseil 75,20;S. Giuseppe Jato il 73; Caivano il 66, 59; ~uiusta e !"lisi!meri il 65,60; :",vola_il 64,80; ~econ_digliano 1103,70; Mmon 1163,60; Manneo 1163,40; N1scem1il 57; Gragnano il 55,92; Crispano il 53,40; Procida il 52; Canosa il 51,60; Sorrento il 51,40. - Di 166 Comuni che superano la media del 14,87010, eccetto 15 che fanno parte delle province di Genova, Livorno e Porto Maurizio gli altri appartengono tutti alle province meridionali ed alla Sicilia. L'esame delle riscossioni dei 31 milioni pel dazio sulle farine, paste etc., mette anche in rilievo il forte aggravio ddle provincie meridionali in confronto delle settentrionali. Infatti se la Sicilia concorre per L. 7,794,452, il Veneto concorre per L. 1,032,067 e la Campania che ha soltanto 42,ro6 abitanti più del Veneto paga 7 milioni. - Per non dare una scossa troppo grave ai bilanci comunali, bisognerebbe procedere per gradi, il che permetterebbe allo Stato di sistemare, d'accordo coi Comuni, le finanze di quest'ultimi. ( Giornale degli Eco110111isti. Gennaio).

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