RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 2 59 • elementi per giungere approssimativamente a tracciare fedelmente i caratteri nazionali dovrebbero ricavarsi dalle statistiche criminali, della beneficenza, delle spese di culto, dei suicidi e delle loro cause, dei lavori drammatici che pi(1 si rapprèsentano nei teatri, del colore politico dei giornali, dei libri che più si leggono nelle biblioteche, della produzione letteraria studiata nel valore morale degli autori e degli argomenti trattati etc. Conviene chinare il capo dinanzi alle cifre che ~overnano il mondo. Le cose prima, i numeri poi, e, alla fme, il premio più alto del pensiero, la verit:\. « Se i ilumeri non ci « dicono sempre il vero, e perchè son numeri fals;, e spen- « dendo falsi biglietti si va in galera, e la galera della scienza « è l'errore ». (Nuova Antologia I gennaio). P. Leroy Bea11/ieu: li problemachinese. li popoloChinesee le sue relazioni cogli europei. Il popolo chinese oltre essere il più numeroso del globo, è quello che ha la più lunga esistenza come nazione: fin da 20 secoli or sono lo stato chinese era costituito sui principi 5tessi sui quali riposa cggi. Anche il buddismo è stato trasformato dal popolo chinese sulla propria immagine. Molto giustamente lo Stato chioese è stato paragonato ad un dado che su qualunque faccia si rivolta ha sempre un aspetto immutabile. Ma, se, a prima vista, nulla può parere p'ù omogeneo di questa immensa razza di circa 383 milioni di uomini, bas1a esser stato un po' nella China per notar subito tutte le diversità dei suoi tipi. I dialetti chinesi sono delle lingue completamente distinte, e nelle stesse provincie esistono diversità di linguaggio notevolissime: per es., io quella di Fokieu si contano tre dialetti principali - di Amoy, di Swateon e di Fou-tchèou - completamente diversi. Tra gli uomini di diverse province, e specialmente tra quelli del Nord e dd Sud, non vi sono troppe simpatie, e questi ultimi si distinguono per maggiore energia, maggiore spirito di iniziativa, noochè per maggiore ostilità verso gli stranieri. Il potere centrale è quasi sconosciuto, e in China tra le diverse grandi province si riscontrano su per giù le stesse differenze, tranne dal punto di vista etnologico, che tra gli Stati del continente europeo. - L'esistenza dei dialetti è la conseguenza dell' isolamento delle popolazioni dovuto alla mancanza delle relazioni ed all'istruzione che si dà in China. Salvare l'apparenza è la preoccupazione che domina in China tutte le altre, e che dà la chi.ive di u .'inftoità di cose che paiono alla prima incomprensibili. Ogni funzionarie, per quanto sia salutato dai sudditi come un padre od una madre, è, salvo un caso su 1000, un mentitore, un ladro ed un tiranno, e Li-Huog Chang non figura certo tra le eccezioni. Qualche volta le popolazioni si rivoltano e riescono ad omoere che sia loro restituito il rubato, ma di rivolta contro tutto il sistema non c'è nemmeno a parlarne. - Questa gran macchina amministrativa è sopratutto detestabile perchè impedisce ogni progresso. Chi volesse introdurre qualche industria nuova ci rimetterebbe le spese per saziare gli ingordi mandarini. Ma chi non è litigioso nè progressivo vive tranquillo. Le imposte sono abbJstanza leggere. Quella fondiaria non produce che 35 milioni di taels e non si eleva nel Nord che a 9,2 5 al!' Ea, e al Sud a 40 ~1 ma5simo; le dogane dei porti aperti danno 2 3 milioni di tai!ls; i diritti di transito interno (liki11) 12; le dogane indigene 1o; le gabelle 10; le vendite dei titoli 5; i tributi ctel riso 3; le licenze 2: in tutto 100 milioni di taèls, pari a circa 375 milioni di lire. La massa del popolo sopporta il governo c !ntrale perchè non lo sente troepo, e inoltre per la sua natura paziente, perseverante, filosofica, e anche allegra. I flagelli naturali ristabiliscono poi l'equilibrio che sarebbe turbato dallo straordinario accrescimento di popolazione. Lo spirito di rassegnazione dei chinesi si spiega anche perchè essi non guardano alla morte con l'angoscia con cui la guardiamo noi europei; essi, per esempio, negli ospedali sopportano senza un grido e senza bisogno di anestetici le più dolorose operazioni. Ciò forse deriva dalla loro poca eccitabilità nervosa. E come sono indifferenti per i dolori propri lo sono per quelli degli altri, come lo dimostra l'indifferenza con cui assistono alle deformazioni dei piedi delle loro donne, e alle torture variate ed ai gastighi feroci icfl,tti dai loro tribunali. La vita umana ha pei chinesi cosi poco valore che il suicidio è comune per futilissimi motivi. Se sono cattivi soldati è perchè la salute e la grandezza della patria ai chioesi non importano proprio niente. Del resto sono sempre i mandarini che danno il segnale della fuga, e se questo segnale non si desse forse le cose cambierebbero aspetto. - Il vizio nazionale dei chioesi è l'amore del giuoco : vi sono dei [,natici che giuocano persino la moglie, i figli ... e le falaooi delle dita. M.i l'intemperanza - tranne per l'oppio - tra Jo;'o è rara, ed essi hanno le grandi qualità della pazienza, della volontà di lavorare, dell'attitudine commerciale, della resistenza fisica, della contentezza del proprio stato. L'abitudine di guardare sempre al passato ha prodotto però l'atrofia dell'origina lità, dello spirito d'invenzione, cedendo il posto all'imitazione servile, talora senza discernimento. - Le condizioni degli stranieri in China sono state ogget10, per la prima volta io questo secolo, del trattato di Nankin (1842) con l' loghilterra, del trattato del 1844 colla Francia e Stati Unit;, del trattato del 1858 colla Francia ed Inghilterra, e, infine, di quello di Shimononos;ki imposto dal Giappone vit:orioso nel 1895. Gli stranieri che ora risiedono io China sono diwibuiti nei 25 porti aperti e in 6 ci1tà alla frontiera dell' Indoch•na. Essi occupano territori concessi in enfiteusi, sottratti all'ingerenza delle autorit:\ locali. specie di piccole repubbliche amministrate da europei alla dipendenza di consoli elettivi che hanno il potere esecutivo e giudiziario sotto):; protezione delle leggi europee. Dopo il tranato di Shimonosaki fu stipulata l'apertura di 4 nuovi porti, la navigazione dei fiumi e canali che vi fanno capo, il diritto di aver gratuitamente dei luoghi di deposito per le merci cha importano, e, pei sudditi giapponesi, quello di stabilire manifatture di ogni specie nelle città e porti aperti, noochè il permesso d'importare ogni sorta di macchine mediante un dazio fisso di dogana. ln tre anni a Shangai sono sorte 9 fabbriche di cotone e 30 filande di seta. La durata del lavoro nelle filande è dalle 6 ant. alle 6 pom. con un' ora e un quarto d'intervallo per il desinare. Nelle manifatture di seta le ragazze guadagnano da 10 a 15 centesimi al giorno e talor.; fino a 20 e 2 3. Le buonissime lavoranti guadagnano 90 centesimi. Nelle manifatture di cotone le operaie guadagnano 25 centesimi e gli operai adulti 62 e 70. I salari però sono aumentati : in confronto di prima sono diventati quasi il doppio; ed è un errore credere che la China sia destmata a restar sempre il paese dei bassi salari. Nell' inverno scorso a Shaogai vi fu anche uno sciopero. V'è dunque una parte di fantasmagoria a credere nel famoso pericologiallo tanto più che i chioesi più saranno ricchi e più compreranno merci estere. Per ora tutto è limitato ai porti aperti e alle località circonvicine. Le difficoltà maggiori per lo sviluppo commerciale non sono all'entrata e all'uscua dalla çhina, ptrchè la tassa, il 5 •1 ad valorem, è leggera e percetta con gran regolarità dal go~ verno imperiale a mezzo di un'amministrazione con quadri europei ammirabilmente organizzata da sir Robert Hall. Le difficoltà sono i diritti di liki11 ossia le dogane interne, ali' entrata ed all'uscita delle cinà, ai confini delle varie provincie, organizzate nel modo più arbitrario e variabile dalh: autorità venali. Malgrado tu11i questi intralci il commercio fu nel .895 di circa 1250 milioni, di cui 680 per l'importazione, e nel 1897 di 1320 milioni, di cui 720 per l'importazione. Ma il movimento commerciale sarà sempre inferiore a quel che dovrebbe essere fino a che gli stranieri non potranno penetrare nel paese per sfruttare tutte le sue risorse. L' « uomo malato » di Pekino potrà sopportare i rimedi violenti che gli si amministrano oggi ? Non si rischierà di perderlo ? E facendo ciò non si risponderà più esattamente ai s~greti desideri di coloro che se ne disputano l'eredità? (Revue des 'Dtttx DrCondes, 1 Gennaio). Leo/le Tolstoi: Bevandemicidiali. Sterminate estensioni di terreno, che potrebbero nutrin milioni di famiglie sono poste a coltura, di tabacco, vite, patate, ed altr.i roba destinata alla produzione dell'alcooliche btv.rndt', al vino, alla birra, ,tll' acquavite. Milioni di operai lavorano alla produzione d1 codeste bevande. Un dècimo della popolazione lavorai! i~e inglese è occupato in simili industrie. Qu•li sooo le conseguenz.: della produzione e ddl' uso dcli' aLool? Narra un'antica leggenda: un monaco fece una s:rana scommessa col diavolo, il quale giurava che sarel-be entrato, ad ogni modo, nella cella del santo uomo. Ed infatti, subito dopo, sotto le spoglie di un corvo ferito lo Spirito malefico guadagnò la sua scommessa: chiedendo al monaco la posta, e lasciandolo scegliere tra i seguemi reati: omicidio - adulterio - ubbriachezza. Il frate fu per la ubbriachezza credendo che solo sè stesso avrebbe danneggiato. Ma, ubriacato che fu, venne al villaggio, entrò in una casa, si rese adultero, uccise il marito ingannato. Ecco le conseguenze dell'ubbriachezza secondo la leggenda. E tali sono in realtà. Difficile è che uo ladro o un assassino rubi od uccida in piena coscienza. Le statistiche provano che dove il consumo dell'alcool è minimo, la quantÌlà e !:i qualità dei reati è minima. Chi non sa tutte le malattie che son la conseguenu dell'uso degli alcoolici? Chi non sa in fine quanti casi d1 p ,z. zia non vad•no uniti, anzi non dipendano direttamente dall'alcoolismo? Si suol ripetere che il vino, l'alcool in generale dia forza e calore all'organismo. E a prova di ciò, una infinità di proverbi - la sapienza popolare - vi si riferiscono. « Non l'uso, ma l'abuso fa male " - « Re David ha detto: il vino rallegra il cuore dell'uomo » - « Se non si beve vino, il go-
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