Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 12 - 30 dicembre 1898

226 Rl/TLSTA POPOL4.RE DL POLITICA LETTERE E SC!EVZE SOCJALl parvenza. A parte 1~ tinta evidentemente metafisica d'un siffatto ragionamento (bastando per ricadere nella metafisica disconoscere la realta e l'efficienza reciproca dei fenomeni e considerarne uno come piu vero degli altri), a parte ciò, manca nel concepimento materialistico della storia, una spiegazione adeguata del fenomeno economico stesso, ed uno studio giusto dei suoi rapporti cogli altri fenomeni e àelle specifiche funzioni di ciascheduno. Tanto basta perchè il Marxismo, sia pure in mezzo a molti incontestabili meri1i, appaia un sistema imperfetto e dia luogo ad errori e metodi esclusivi. Esso dissimula in tal qual modo che la stessa economia ha alla sua volta, base e fondamento su fenomeni antropologici e psico:ogici e che quando si è detto che il substrato dell'economia sono gl'interessi, si è, si, abbattuto quell'idealismo, che poneva a fondamento della storia l'idea accampata nelle regioni dell'infinito, ma non si è sbandita dal mondo ogni idealità, nè si è abbattuta ogni efficienza degli ideali. I fenomeni intellettuali, morali ed economici, si intrecciano nel fatto umano e nel fatto storico e quelli che si chiamano fenomeni economici, sono decomponibili in molteplici altri fenomeni, e specie d'ordine intellettivo, morale e psichico; e gli interessi altro non sono se non fenomeni antropologici o sociali assai complessi, apparendo essi.come un risultato di molte attività psichiche, di impressioni, sensazioni, pensieri, calcoli, piaceri, dolori, desideri, simpatie, antipatie, abitudini, bisogni insomma, che cercano una soddisfazione e che nati nell'ambiente sull'ambiente reagiscono per il relativo adattamento. In questo stesso campo degli interessi vi è una moltitudine di fenomeni vitali, onde essi sono tutt'altro che il fenomeno· semplice e primordiale, cui possa ridursi la storia. . Per lo men,, è necessario prendere tal fenomeno, nella sua complessità ed ammettere fin da principio che quando si dice economia, quando si dice interesse, non si dice nulla di semplice come si direbbe l'atomo; e che invece fa d'uopo intendere queste cose come molto complesse. Non si può nemmeno parlare di interesse, come sinonimo di economia, poichè sebbene l'economia sia il campo degli interessi materiali, degl'interessi piu propriamente detti, pure vi sono interessi che esorbitano da siffatto campo, e gli stessi interessi economici hanno talvolta un obietto ideale. Nè basta. Determinato come base della storia l'interesse economico, preso come fondamento logico della spiegazione storica, molti fatti si spiegano; ma la spiegazione non è assoluta; e ad ogni modo resta sempre a rilevarsi, quali sono i rapporti fra l'economia - la scienza dei cosiddetti interessi materiali - e gli ideali, ossia fra l'economia e la morale, il diritto, la reli - gione, la politica, etc. E a questo riguardo non è esatto l'affermare che tutti i fenomeni secondarii e derivati, sono apparenze, quasi, del fenomeno economico e senza una propria consistenza ed effettività. È invece vero che gli altri fenomeni, per quanto suppongano alla loro base il movimento sensazionale d emozionale degli interessi (movimento che segue del resto la speciale condizione psicofisica dell'ambiente sociale e nel periodo storico, in cui esso vive, per modo che, al disopra del mero intere,se e' è tutta una creazione'llitale) hanno una importanza ed una efficienza p rnpria: ed una volta creati hanno una propria e specifica consistenza e reag!s~ono in tutti i sensi sugli altri ordini feno rne01c1. Ne consegue pertanto che ha d'uopo di essere rettificato e riveduto il materialismostorico, che è il sottinteso di tutta la teoria socialista della scuola presso noi prevalente e dd metodo analogo delineata nel predetto articolo : lottadi classe. Bisogna cioè che si renda una migliore ragione del vero essere dell'economia f' dei cosidetti interessi, e che ciò fatto si dia una piu adeguata nozione dei rapporti fra gli interessi e i principi. I semplici potranno credere che con queste distinzioni, che sembreranno sottili ed oscure, e con questa critica, poco ci sia da modificare del materialismo storico che è in fondo alla teoria Marxista e alla lotta di classe enunciata come metodo. Ma non è così. Questa critica, che sembra affatto ideologica, è eminentemente positiva ed esige uno spostamento delle piu comuni teorie socialiste e del metodo piu in particolare. Accenniamo procedendo nell'esame dell'articolo surricordato: « La lotta di classe, quivi si dice, è « concepita dal pensiero, quale è richiesta dai fatti; « è vera e giusta dentro dell'uomo, che la pensa << e che essa spinge ad agire, e fuori di lui nelle « condizioni fatali della produzione moderna. » (1) Quì pare che si voglia affermare il rapporto fra il pensiero, l'ideale e le condizioni materiali, esterne o economie.be. Innanzi tutto ci è il convenzionale pregiudizio di considerare come base di og-nicosa, il fatto economico, o per lo meno di prenderlo, come fatto semplice primitivo (e questo è già grave difetto). Ma ci è di piu. Ci è tutto l'errore dd materialismo storico, secondo cm le idealità, non sono espressioni di bisogni.<entiti, non sono postulati della ragion pratica, quale è nell'ambiente storico, fluttuante e progressiva, non sono un fenomeno prevalentemente sentimentale, ma sono pure previsioni della ragione speculativa, tradotte non si sa come, in bisogni, sentimenti, esigenze della ragionepratica. Ciò che fatalmente sarà, è sinonimo di ciò che deve essere, secondo il desiderio umano; e nessuna forza resta, nessuna potenza dell'umano arbitrio, se non quella di agire, secondo ciò che si è preveduto, ammessoche cib che si e preveduto sia assolutamente cib che sarà. Prevedere, sarebbe adunque sentirr,moralmente.e giustamente; e soprntutto tale ~arebbe il prevedere alla luce infallibile del materialismo storico e sotto le grand'ali del genio di C. Marx. E tutto ciò non è vero. O è per lo meno una grande adulterazione d'una verità a mezzo intravveduta. Per noi necessita distinguere nettamente la ragione speculativa dalla ragione pratica, allargando il senso dato da Kant a questa distinzione. La ragione speculativa può solo verilicare ciò che è, ciò che è stato, può ordinare i fatti ad unità, studiarne i rapporti, formularne !e leg-gi, che non sono mai assolute ; ma relative e rivedibili. Può anche sulla base delle cose studiate affermare le possibilità fu. ture; ma riservatamente, essendo difficile: preveèere (1) Daremo in altro articolo un cenno degli errori pratici in cui cade la scuola e dei quali il germe è evidente nell'ar• ticolo della Critica socia!(;.

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