Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 12 - 30 dicembre 1898

RWISTA. POPOL4RE 'O[ 'POUTlCA. LETTERE E SClfiNZE SOCLALl 233 al quale ora sono felicemente pervenuti. Erano anche ~~1v1 ad ost~colare il trionfo dd Socialismo municipale 1 1_ateress~d1 classe, l'abitudine ai vecchi sistemi, i primi tentanvi mal riusciti e rovinosi, i gravi esquihbri verificatisi nei bilanci ; e ciò non ostante il Socialismo municipale pervenne ad un completo trionfo; giacchè, in confronto al bene pubblico che da esso si prevedeva dov~sse derivare, come difatti avvenne, parvero deboli ogm ostacolo e lieve ogni sacri6zio; perchè all'attuazione del nuovo programma riformatore furono rivolte le energ!e di altri istituti amministrativi, i quali in parte prov- ;"ldero alle spese occor reo ti per le opere di riforma ; ed mfi~e perch~ lo esercizio delle imprese, che mano mano vemvano sorgendo, fu coordinato in modo da servire spesso le risorse di una al nascere ed al pr~sperare della vita di altre. ~ _se,cosi ~ avvenuto nell'Inghilterra e negli Statil!m~1 d Ame~1~a, se anche quivi lo svol11,imento del Soczalisn:io11111111cipale è ndato incontro agli stessi ostacoli, che smo al giorno d'oggi in quasi tutte le città d'Italia hanno fatto sembrare inattuabile qualsiasi monopolio pub blico dei servizi collettivi; perchè lo esempio dei metoJi s~guiti e dei mez~i adoperati da quei due paesi per appianare tutte le difficoltà non dovrebbe servirci di guida nella nostra opera di riforma? Ch~ dire? infine, in ordine alle altre pretese difficoltà, che s1 nfa1rebbero al nostro grado di sviluppo morale, poco progredito, alla no,tra cattiva educazione politica e simili? Rispondiamo, anzitutto, che, se alcuna importanza può attribuirsi a uli cause, non si sa invero poi scorgere, perchè le stesse dovrebbero esercitar~ la loro dannosa influenza sul bu:>no andamento dei servizi collettivi, qualora i medesimi fossero esercitati per via d'imprese pubbliche, e ciò tanto piu, quando la esperienza ci insegoa, che mali di simile natura nel sistema delle concessioni acquistano forme meno palesi, ma certamente piu gravi e pericolose; ed inoltre che alla eliminazione di tali cause dovr~bber~ appunto con~orr~re gli sforzi di coloro, i quali chiamati ad organare 11 sistema delle imprese pubbhche dei servizi municipali, dessero al medesimo quella forma e quell'indirizio, dai quali fosse condotto al suo fine precipuo, immune da qualsiasi illecita ed arbitraria ingerenza. Del resto le ragioni fin' ora indicate come contrarie, per quel che si dice, al Socialismo 111111,icipnle i Italia presentano un aspetto veramente scientifico, che possa farle sembrare degne di considerazione? A noi pare di poter rispondere negativamente; come, pare altresì, che la vera base giustificativa del Socialismomunicipale debba trovarsi nelle sue ragioni giuridiche, economiche ed etiche; alla ricerca delle quali rivolgiamo la nostra attenzione. (Continua). F. CARONNA-BONA, LA SCUOLA NON EDUCA (dedicato agli on. Bianchi d'Italia) San Paolo e Sant' Agostino, dimenticando in un acc~sso di resipiscenza pagana, il sinile pucros del loro divino maestro, ebbero a sostenere che 1 faociulli nascono " rabbiosi • e « per dannarsi ». J. J. Rousseau l'eretico au_tore del!' Emilio, oppon_eva invece, con piu 'cristiana mitezza: « Tutto esce fd1cemente dalle mani dell'autore delle cose; tutto degenera fra le: mani dell' uomo ». Helvetius, seguito in questo dal Kant, sostiene tra le due tesi una terza, che, cioè, il fanciullo non nasca nè buono nè cattivo, e che solo l'onnipotenza dell'educazione poss~ imprimergli una personalità morale. La teoria della dipendenza che oramai informa di sè tutte le scienze, ba fatto giustizia di tali affrettate illazioni assunte a principì: e le innegabili differenze potenziali tra fanciullo e fanciullo, come quelle attuali tra uomo e uomo, tutte spiega colla formota seguente: r = (m P +. n at) + (m' P' + n' at') + x acq. nella quale I inJ1,a le note com?lessive dell'individuo, P s::mo i carJtteri ereditabili pakrni, P' quelli materni, at gli atavici paterni, at' gli atavici materni, acq gli acquisti individuali, ed m, n, m', n', x, i coefficienti indetermhati di tali caratteri. Pertanto il neonato sarebbe reso da un frammento della formo la, cioè: (m P + n at) + (m' P' + n' at'): e sarebbe serbato ali' educazione appuntO il compito di integrare il bambino ad uomo, coli' indurre in lui nella misura e qualità voluta i caratteri acq. Si capisce subito che, variando i cofficienti dei diversi monomi onde la formola si compone, varierà anche la natura e la grandezza del risultato - varieranno, cioè, le predisposizioni morali negli educandi. Inoltre, il risultato ddla formola, com' è data, non potendo essere zero, resta escluso il caso della tabula rasa di Elvezio. Un ragazzo, pur nato da genit0ri buoni, non sarà organicamente predisposto ad atti di bontà, se in lui operano prevalentemente i caratteri atavici, e viceversa. Non buono, non cattivo, non tabula rasa, a priori - il fanciullo, dunque. I punti di partenza son vari, e vario dovrebbe essere il trattamento dell'educatore ai diversi alunni: tale alunno, tale maestro, tale metodo, tale programma - precisamente come a dato uomo I' igitne, mascoltata pur lei, prescrive dato regime correttivo di vita. Ma queste sono esigenze troppo eterodosse: scendiamo alle nostre scolette. Dati sessanta organismi, così e così caratterizzati, come operare a che tutti si svolgano normalmente e raggiungano la massima perfezione relativa? Ecco il problema educativo da risolvere. Evidentemente, per quanto è dttto sopra, non può bastare alla soluzione uo solo maestro; ma non vi basterebb !ro nemmeno sessanta. Purtroppo l'educazione non ~ data dalla sola scuola: vi cooperano lll modo inconscio, ma spesso prevalentemente, lo ambiente fisico ed il sociale, in cui il ragazzo è destinato a svilupparsi. Infatti, oltrechè l'alunno delle scuole elementari - parliamo appunto di queste - passa quando è un moddlo di frequenza, in un anno, non p1u di 700 ore in compagnia del maestro, mentre per più di altre 8000 ne resta lontano - sta il fatto che la scuola è costretta a valersi degli aridi precetti, mentre l'ambiente persuade suggestivamente coll'esempio che dei maestri è il più efficace. Delle 700 ore però, almeno la metà non vanno calcolate, come necessarie all'esplicazione dell'insegnamento strumentale del leggere, dello scrivere, del calcolare e di tanto altro scibile occorrente ai futuri cittadini. Non ne restano da dedicare all'educazione morale che 350: un'ora in media per giorno contro appena 2 3. Se po; si considera che tre anni, quanti si ritengono sufficienti per licenziare i ragazzi ad elettori e giurati incorruttibili, non rappresentano che un ventesimo della vita normale umam ; e che continuamente l' uomo apprende e si modifica finchè respira, il rapporto di uno a 23 va modificato leggermente nel senso che se il maestro può influire sull'alunno appena come uno, il doppio ambiente v'influisce in definitiva· come 69. La lotta in ~ali condizioni è possibile? - Sarebbe - pensa l'Ardigo, col permesso dell' on. Bianchi, s'intende - come il pretendere che i tre anni d'istruzione obbligatoria cd altrettanti di studio del latino. dovessero preservare per sempre i bambocci italiani dall'apprendimento automatico e dall'mevitabile tirannia di uso del dialetto materno e della lingua nazionale. La scuola non educa. Concesso. Ma, in grazia, doveva proprio educare? * Già degli alunni, alcuni sfuggono all'influenza del maestro comunque premuroso, perchè fortemente predisposti

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