Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 11 - 15 dicembre 1898

'l{.IVIST A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI pei primi. Il domicilio coatto, le meditazioni forzate di Tremiti, di Lipari o di Assab, riuscirebbero ad una selezione: gli uni, secondo le proprie tendenze, tornerebbero in grembo al partito monarchico forcaiolo ; gli altri diverrebbero schiettamente repubblicani. Non è un augurio che facciamo: tutt'altro; è una malinconica previsione. Noi prevediamo che essi ci ricorderanno la esistenza e lo svolgimento rigoglio;o di un liberismo liberale in Ioghilterra; ma la evoluzione della cosidetta monarchia popolare in Italia non rassomigli~ a quella i_ng_lese: Con ragione Vilfredo Pareto scriveva pochi gtorm or sono che a Riccardo Cobden in Italia anzichè l'apoteosi sarebbe toccata in sorte la galera. Lo ZoT1co. ~/'-..~~ Nell'articolo, Per l'amnistia, pubblicato nel N. 10 della Rivista avevamo attribuito alle premure dell'on. Palumbo, ministro ddb marina, la nomina a senatore del Comm. D'Errico. Persona amica degnissima di fiducia, ed in grado di poterlo sap~re con precisione, ci assicura invece che tale nomma fu tutta fatica speciale di un militare che occupa un alto grado nell'eserci10, di cui non ci volle dire il nome, ma che facilmente riconoscono coloro che freq ueo tan o M,Jnteci tori(,. Abbiamo creduto nos·ro dovere fare questa rettifica senza esserci invitati da chicchessia. LA RIVISTA. Perl'emancipazione ùelproletariato intellettuale Da sei mesi quella parte della classe colta d'Italia, che dipende in qualche modo da la classe dirigente, offre il più triste spettacolo che si possa vedere: senza interruzione coutinuano le proscrizioni a danno di essa: professori d'università e di scuole secondarie, maestri e mae~tre, impiegati governativi e comunali, giudici e medici condom vengono illegalmente ammoniti, puniti, sospesi, cacciati per opinioni politiche eterodosse; e intanto non una protesta collettiva delle migliaia e migliaia di colleghi dei colpiti, non un grido di sdegno; salvo qualche eccezione, essi si contentono di mormorare ed imprecare tra di loro in un segreto prudente o ancor più prudentemente professano di non occuparsi di politica o magari danno anche ragione al governo: non mai, credo, si vide una simile prostituzione della parte intelligente di un popolo ai padroni che col denaro del popolo le gettano un tozzo di pane. Ma lo spettacolo da triste diventa disperante quando si pensi insieme al gran problema della salvezza e dell'avvenire d'Italia: d'onde può essa venire? Sperarla e attenderla, come molti fanno, da le classi dirigenti e contentarsi perciò di incitar queste a mutare radicalmente via è o da ingenui privi di senso storico o da gente prudente ché vuole conciliare !a propria tranquillità col dovere di coscienza d'opporsi in qualche modo a l'attuale sgoverno. Le classi dirigenti non possono agire diversamente, date le attuali condizioni, da quel che fanno ed esse agiscono come hanno fatto, fanno e fara :mo tutte le classi dirigenti di tutti i luoghi e di tutti i tempi, quando il popolo dorme, sotto il doppio anestetico della miseria cronica e dell'incoscienza politica, il sonno pr1cfondo che dorme il popolo d'Italia. Nè si dica che l'Italia s' è desta e che si tratta appunto di renderne persuase le classi dirigenti, perchè anche nel loro interesse si convincano che è ora di mutar rotta ; no: se la plebe dormente, di tratto in tratto, quando la fame che la rode si fa insostenibile, sorge e, chiedendo l'elemosina di un tozzo di pane. incendia, saccheggia, distrugge, questo non è segno di risveglio, ma proprio del suo contrario: il governo che lo sente si contenta di affrettarsi a far insieme l'elemosina e la repressione e non pensa a far di più ben sapendo che la belva, passato il momento di furore, si riaddormenterà più profondamente di prima, e pensando che, finchè il popolo resta com' é oggi, c' è sempre tempo a far getto dei propri privilegi. Pensa bene? pensa male? Poco i~- porta: la classe dirigente non può pensare ed agire diversamente. Il risveglio adunque del popolo italiano : ecco ciò solo che può richiamare al dovere le classi dirigenti (chi altri ha richiamato al loro le tanto lodate classi inglesi simili a le nostre d'oggidi prima del 1830 e del Cartismo ?), ecco ciò solo che può salvare l'Italia. Ma chi può esser il dormitantium ani~orum _excubi!or ? E certo che lo sviluppo tecmco e mdusmale è stzto il fattore principale di risveglio popolare presso le nazioni più proo-redite : ora si può anche per l'Italia sperare in questg risvegliatore automatico? In recenti articoli e discorsi il Colombo facea rosei sogni su l'avvenire industriale del nostro paese : ma date le condizioni politiche, morali e finanziare in cui ci troviamo e la formidabile concorrenza del mercato mondiale, uno spontanrn sviluppo industriale in larga scala appare quasi impossibile : e lo stesso è a dirsi per le stesse ragioni di quel risorgimento agricolo, in cui altri pia che nell'industriale crede poter sperare. L'uno e l'altro non po3sono essere cause, ma piuttosto effetti d'un risv1:glio della piccola borghesia e della classe lavoratrice, che costringano classi dirigenti e governo, cause prime dell'odierna depressione, a un indirizzo economico non paras~itario e sfruttatore com' è il presente. Ma, ancora una volta, donde adunque può venire il canto del gallo silvestre a destare la nazione? Questa sembra chiusa in un cerchio magico senza uscita, e veramente, se l'assoluto materialismo storico che qualcuno sostiene fosse vero, essa sarebbe condannata per sempre a l'attuale ignominia. Per nostra fortuna c'è ragione di sperare che, come già una volta essa si è sottratta a le ferree leggi del determinismo economico, così possa lare un'altra volta. La rivoluzione che ha condotto a l'unità d'Italia è stata, si sa, una rivoluzione a base non prevalentemente economica, ma sopratutto politica e morale, imposta più che da necessità economica dal mirabile apostolato d'una aristocrazia intellettuale: perchè non si potn bbe ripetere il miracolo? ora che è tanto cresciuta di numero perchè non potrebbe la classe intelligente essere per la seconda volta la dormitantium animorum txcubitrix, e quindi la salvatrice d'Italia? - Se non che la speranza è apptoa apparsa sul cielo del pensiero che che già sembra dileguare. Dov' è questa intelligenza italiana che resta unica àncora d: salvezza a l'Itali:t? In tanta miqeria di vita intellettuale, industriale ~ commerciale, essa è quasi tutta costretta ad accorrere a la greppia che, sotto forma d'impieghi civili, magistratura, insegnamento, condotte mediche, consulenze di istituti pubblici e altre infinite, k offre il governo e la classe dirigente. ed è per aver un posticino, una corsa, una lotta feroce. Se non che essi trovano la dinanzi il padrone, che, novello Giacobbe. con un piatto di lenticchie in mano offre ai poveri Esaù di scambiarlo con la cessione del loro diritto di avere opinioni diverse da quelle del padrone, e manifestarle e difenderle e propagarle. - Come rispondano i poveri Esaù si e già visto : vendono la loro primogenitu!a per un piatto di lenticchie e qualcuno pro bono pacis giunge perfino a persuadersi che il padrone che paga non ha poi torto a pretendere la gran rinunzia : cosi l'infinita maggioranza di quella classe colta che dovrebbe risvegliare il popolo d'Italia si trova per un complesso di circostanze in una

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